Mio nonno su History Channel

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Ieri sera, come avevo preannunciato, History Channel ha mandato in onda un servizio realizzato grazie al contributo di alcune riprese amatoriali inedite dei soccorsi della strage di Bologna del 2 Agosto 1980.
Questo video era già presente in rete, ma non ne ero a conoscenza e non lo avevo mai visto.
Capirete lo stupore di guardarlo per la prima volta e vedere ripreso più volte mio nonno, Ronchi Nello, mentre aiuta pompieri e medici. Così, ancora emozionato, credo valga la pena di raccontare una storia, quella della parte della strage vissuta dalla mia famiglia.

Io sono nato nel 12 Aprile dello stesso anno. Mio padre e mio nonno lavoravano per le poste italiane. Il primo a Modena, il secondo nella Stazione di Bologna. Come ogni mattina, il 2 Agosto 1980 mio padre e mio nonno salgono sul treno delle 05.10 del mattino e partono per Bologna, dove mio padre prenderà la coincidenza del treno per Milano. Così, alle 6 circa, i due si lasciano come al solito nel primo binario, quello che verrà sommerso dalle macerie più o meno 4 ore dopo.

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.

Mio nonno si trovò, quindi, sul luogo della strage prima di tutti gli altri mezzi di soccorso, assieme alle persone graziate dall’esplosione che si trovavano in stazione. Senza un graffio esterno, assiste alla scena che oggi, nonostante il distacco della televisione, fatichiamo a guardare nelle riprese.

Queste scene per un paio di anni lo cambieranno completamente, farà fatica a parlare ed a dormire, ed anche con il tempo non riuscirà più a raccontarle, tanto che le poche informazioni che ho le ho raccolte da mio padre, allora ventiduenne.

In quel momento, però, con il suo grembiule delle Poste, aiuta i soccorsi come fosse un pompiere.
Mio nonno è sempre stato così, ha sempre fatto quello che era da fare.

E poi la gente,
(perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.

Mio padre, ormai lontano da Bologna, non sapeva quello che era accaduto: senza cellulari e computer sulla scrivania le notizie più veloci vengono dalla televisione e dal passaparola. Quando dopo un tempo che sicuramente sarà stato infinito ha chiamato a casa non sapeva ancora nulla. Mia madre, senza dire una parola, sentendo la sua voce si è messa a piangere.
E lui, immediatamente terrorizzato, ha pensato che fosse accaduto qualcosa a suo figlio di tre mesi. Solo Gaetano, l’altro mio nonno, riuscì a spiegare quello che era successo ed il pianto di gioia provocato dal sentire di nuovo la sua voce.

Quello che la mattina pareva scontato e dovuto, ora era la più grande gioia del Mondo.
La mia famiglia, quindi, era stata incredibilmente graziata dalla strage.

Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.

In famiglia stiamo decidendo ancora come far sapere del video di History Channel a mio nonno e se mostrarglielo: come potrete immaginare anche dopo tanti anni la questione rimane ancora delicata.

Spesso guardiamo lontano, cercando modelli da imitare. A volte anche troppo, quando ci facciamo influenzare da persone che senza aver mai fatto fatica si trovano su tutte le prime pagine.

Io ho sempre avuto ammirazione per la mia famiglia: di mio padre ventenne che si svegliava alle 4 per andare a lavorare, di mia madre che lavorava e faceva la mamma di due figli, della mia bisnonna, giovane vedova di guerra, che faceva trenta chilometri al giorno di bicicletta per lavorare al sanatorio ora ospedale Pierantoni, del mio nonno che, costretto dalla morte del padre, lascia l’università di Venezia e torna a casa ad occuparsi della famiglia…

E poi ti dicono “Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera”.
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.

Così oggi mi alzo ogni mattina e qualsiasi sforzo faccia mi sento in debito, sperando di avere raccolto tra le tante combinazioni di geni un po’ di quel sangue onesto e lavoratore, del quale sono e sarò sempre fiero.

La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
(La storia siamo noi, Francesco De Gregori)

Mio nonno su History Channel

26 commenti su “Mio nonno su History Channel

  1. Ho registrato la trasmissione, ma non posso passarti il file perchè sarà sui 1,5gb.
    devi venire da me col tuo pc

  2. Ci hai emozionati, grazie……Morena e Maurizio
    Alè ALE sei un grande!!!!!

  3. Ho visto il filmato ieri sera, e la mia mente è andata a pensare alle fibre di amianto inalate dai soccorritori.

    Qualcuno può pensare che si tratti di una cosa da poco considerato il contesto, ma a me viene da rabbrividire.

  4. Beh, che dire? I tuoi sentimenti, espressi in quel modo, ci hanno notevolmente commossi. Dire che siamo orgogliosi è riduttivo, possiamo dirti che tu riesci ad essere, pur nel ruolo di figlio, un bel punto di riferimento per noi.
    Ci hai ricordato che nel 1980 avevamo 20 e 22 anni, un figlio (uno in arrivo nel 1982) e qualche responsabilità.
    E’ stata sin d’allora, una bella, piacevole e fortunata avventura. Grazie, Ale.

    Bologna in quel periodo era un crocevia di ferite. Il 2 agosto seguì di poco più di un mese la disgrazia di Ustica. Anche quell’aereo partì da Bologna. E a San Benedetto val di Sambro nel 1974 ci fu l’attentato al treno Italicus dove un nostro concittadino, Silver Sirotti, donò la vita nel tentativo di prestare soccorso.
    A chi convenne una tragedia come quella del 2 agosto 1980? Un busso del genere, all’epoca fu facilmente attribuito al terrorismo “di destra” in contrasto a quello “di sinistra”. Dare un ulteriore ergastolo alla Mambro e a Fioravanti non costò nulla, ma non c’è nessuno che realmente pensa alla loro colpevolezza. Nemmeno come esecutori.
    Si dice che è ora di togliere il segreto di Stato sulle stragi di quegli anni. Non ci si accorge che dicendo questo, si assegna automaticamente la patente di mandanti a chi aveva l’interesse e il mandato alla salvaguardia di un Paese che stava prendendo una direzione considerata di “deriva”.

    1. sono anch’io orgogliosa di te Ale, di essere tua amica nonostante tu sia piu’ giovane dei miei figli.
      Io sono stata pendolare con tuo nonno e venni trasferita a Forli’ pochi mesi prima dell’attentato.
      Ora sono in vacanza e quando tornero’ dall’America vorrei che tu mi facessi avere il filmato con le immagini di cui parli.
      Le tue parole mi hanno toccato il cuore e non scordero’ mai il dolore di quel giorno e il pensiero per i tanti amici e colleghi di cui non riuscivo ad avere notizie.
      Pe quanto riguarda i responsabili e i mandanti di quella strage,condivido pienamente le parole dei tuoi genitori.
      Bravo Alessandro, un abbraccio….

  5. Gran bel racconto, è il genere di cose che danno motivo e forza all’esitenza della blogosfera.

    Continuo a pensare che il 2 agosto sia pieno di storie da raccontare e un appuntamento da non mancare mai.

  6. Grazie della testimonianza.
    Ottimo post…
    Secondo me potete farglielo vedere il video.
    Per come mi par d’aver capito che siete, come famiglia riuscirete a farlo sentire a suo completo agio con il passato e con i ricordi.
    Complimenti…

  7. grande post! è anche bello quello che dici alla fine dei modelli da imitare, condivido e mi piace pensarla così. un saluto!

  8. Io ero invece nato da un po’. Ricordo quella mattina con una nitidezza inusuale, che non c’è più per cose di quell’anno né di parecchi di quelli a seguire. Anche per questo ne ho voluto parlare dalle mie parti, quelle in cui blatero abitualmente. Sarà perché anche senza familiari alla stazione, quella tragedia entrò pesantemente dalla porta di casa nostra. E sarà che in età adulta ho conosciuto i miei concittadini Torquato e Lidia Secci, padre e madre di Sergio, morto in seguito alle ferite, diventati poi animatori dell’associazione dei familiari delle vittime.

  9. Per come ti conosco, anche se non troppo approfonditamente, penso che i geni ci siano tutti!!!

    Bella famiglia, bella la testimonianza tua e dei tuoi genitori.
    Pur avendo subito tutto questo sento che la voglia di guardare avanti c’è sempre stata e adesso si tratta di continuare a farlo, sempre.

    Grazie per la tua presenza ed il tuo lavoro.

    Saluti radiosi

  10. Ho avuto l’occasione di sentire la testimonianza di chi 27 anni fa si trovò, come tuo nonno, a prestare soccorso. Il minuto di silenzio è stato per me commovente. Posso dunque immagiare cosa significhi ancora oggi per voi quel ricordo.

  11. grazie per essere passato a trovarmi, è sempre piacevole incontrare in questo marasma di cosepersonemodididire chiamato internet persone vere e degne di nota come te… io abito a pordenone e sono del 1983 quindi quel giorno non c’ero e non ci potevo essere ma credo che i racconti e le testimonianze di chi l’ha vissuta abbiano fatto nascere dentro di me una specie di memoria collettiva su tutte le tragedie avvenute prima della mia nascita… lasciatelo dire, tuo nonno è un eroe e come lui tutte le persone che hanno aiutato in quella mattinata di terrore e morte. è per loro e per tutte le vittime di quel gesto che non dobbiamo dimenticare ciò che è accaduto e, ognuno a modo suo, cercare di insegnare anche agli altri che verranno che quella mattina del 2 agosto qualcosa è cambiato

    passa di nuovo a trovarmi, ti aspetto!

  12. Mi sono commossa, sei stato intenso! Ho qualche anno in più di te e mi ricordo bene di quel giorno (anche se lo vorrei rimuovere), perchè fra i feriti vi era anche una cara amica di mia madre che, per fortuna, guarì. Sua figlia, che aveva la mia età restò a casa mia, fino alla dimissione di sua madre dall’ospedale e io ho vissuto assieme a lei il suo dolore e la paura di perdere la mamma, dolore che, poi, ho riprovato in misura ovviamente maggiore, quando mia madre è morta in un incidente stradale e che, ancora oggi porto nel cuore… Anch’io penso che i modelli veri da imitare sono spesso vicino a noi e sono quelle persone che umilmente e onestamente fanno tutto il possibile per aiutare e migliorare la vita di tutti noi.

  13. Caro Alessandro,
    ti ringrazio per aver messo questo tuo post sul sito Fainotizia di Radio Radicale, dove lavoro. Mi ha commosso.

  14. Non avevo voglia di fare quello che dovrei fare e sono capitata in questo post. Non c’entro niente ma mi sono emozionata per le parole della canzone, per la tua storia e per la storia di Bologna. Ma un pò c’entro anch’io.
    Nell’agosto del 1980 ero in viaggio di nozze in Egitto, dal mio ex marito,.in tutt’altro pensieri presa. Capitiamo nel viaggio di ritorno proprio alla stazione di Bologna, non ricordo per quale strano motivo. Avevamo un pò litigato a Roma perchè mi era scappato detto: finalmente in Italia! Dopo che lui nel suo paese non aveva fatto altro dopo l’euforia dei primi giorni, di criticare la corruzione che c’era, ma poi eravamo di nuovo appiccicati, a detta di tutti una bella coppia mista. Ci fu un attimo in cui lui nella confusione sparì e così lo spettacolo della stazione devastata attirò tutta la mia attenzione. Era agghiacciante, e io non sapevo perchè.
    Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
    la storia entra dentro le stanze, le brucia,
    la storia dà torto e dà ragione.
    La storia si mette anche tra una moglie ed un marito.

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