Dopo il “fare” è ora di pensare

Tutti, giustamente, ora invocano ad una attenta riflessione su quanto è avvenuto in queste elezioni. Dopo la sconfitta di Roma Veltroni dovrebbe dimettersi e Rutelli almeno una pausa di riflessione: è giusto che chi perde faccia un passo indietro, soprattutto se nel farlo ha peggiorato i rapporti con tutti gli alleati storici.

Il PD da solo è destinato a perdere, semplicemente perché l’Italia non è l’America (per fortuna), e di fronte ad una scelta tra candidati e programmi uguali gli italiani scelgono l’originale.

Oggi si impone una riflessione anche nelle città, compresa Forlì, che affronteranno nel 2009 le elezioni amministrative. Il PD sceglierà di andare avanti a testa bassa, come ha saputo dimostrare anche con il recente voto contro il porta a porta a Cesena? Oppure accoglierà alcune delle proposte di riforme alle quali ha solo saputo dire di no (al contrario di quanto, mediaticamente, ha affermato di voler fare), in pieno spirito di conservazione dell’esistente?

Intanto i sondaggi del corriere e del TG de La 7 indicano che i risultati imporrebbero le dimissioni di Veltroni.

In questo quadro appare anche ridicolo l’invito fatto dagli ex iscritti verdi della nostra Provincia ai Verdi a confluire nel PD. Non solo i membri del gruppetto si contano ancora sulle dita di una mano, segno dell’incapacità di coagulare attorno alla propria proposta politica persone nuove, ma hanno dimostrato in questi mesi la totale ininfluenza all’interno del partito democratico: sono stati cacciati dalla giunta provinciale, non hanno ottenuto nessun ruolo nemmeno nella dirigenza locale del PD e non hanno spostato una virgola nei programmi e nelle decisioni del loro nuovo partito. Sono convinto che sotto questo loro comunicato, tardivo e scontato, hanno ancora il rimorso di aver lasciato delle idee per mantenere dei posti, che come era prevedibile senza sostegno della base si sono visti scippare velocemente.

I Verdi servono e devono ripartire dalla proposta alternativa dalla quale sono nati, slacciandosi da recinti identitari non propri. Il prossimo anno, sparita l’illusione del voto utile e della politica “nuova” del “si può fare”, i risultati saranno molto diversi, se sapremo ridisegnare la dirigenza nazionale e ricostruire la credibilità che abbiamo sempre avuto.

Dopo il “fare” è ora di pensare
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