Sicurezza

What3Words: una app che potrebbe salvarti la vita

L’incidente accaduto all’escursionista francese ha scatenato un dibattito sull’assenza in Italia del sistema AML (Advanced mobile location), che permette di individuare con esattezza precisa la posizione di chi chiama un numero di emergenza con lo scarto di qualche metro.

Esiste però una app per Android ed iOs che viene consigliata dalla polizia britannica, chiamata What3words, che può comunque essere di vitale importanza se si vuole far conoscere la propria posizione a chi stiamo chiamando. Funziona generando una sequenza di 3 parole che individuano una posizione con una precisione di un quadrato di 3 metri per lato.

In sostanza prima o duranza la chiamata ai soccorsi, si apre l’app e si legge la sequenza di tre parole, che sono molto più semplici delle coordinate numeriche GPS. Con queste 3 parole l’interlocutore potrà individuarci con precisione e raggiungerci.

Se vi perdete alla fontana dei cavalli marini di Villa Borghese, ad esempio, potete dire “calzino.uscita.dritti”

Vi consiglio quindi di installarla e vedere come funziona. Potrebbe anche essere interessante per rispondere la prossima volta che qualcuno ti chiede dove sei.

 

Per Genova serve un colpevole

Ho paura che nei prossimi giorni / mesi si troverà un funzionario / ingegnere colpevole di aver dato il nulla osta o non aver chiesto la chiusura del ponte Morandi.

E’ già nell’aria: si sapeva che lo stato del Ponte non era buono, perché non è stato chiuso?

Il problema in questi casi è che spesso ci sono pressioni per non ostacolare il business, economiche ed anche elettorali. Pressioni che alla fine ricadono su chi mette la firma, e la responsabilità, sulla decisione.

Ora, col senno di poi, è tutto semplice e lineare: il ponte andava chiuso, almeno limitato il traffico dei mezzi pesanti.

Ma un anno fa, se si fosse deciso di chiudere il viadotto per qualche mese necessario alla messa in sicurezza, cosa sarebbe accaduto? Il funzionario o il dirigente che si fosse preso la responsabilità di chiudere, sarebbe rimasto al suo posto senza problemi?

Possiamo guardare alle analogie sulla chiusura del ponte di Agrigento, che riversava in condizioni peggiori e nonostante questo ha generato polemiche.

La mia paura è che si trovi uno Schettino anche per Genova, una persona che certamente ha fatto male il suo lavoro, ma che si è preso tutte le responsabilità, comprese quelle non sue, di un modo di fare che era utile economicamente, che l’azienda conosceva e probabilmente stimolava.

La sicurezza è un’altra cosa rispetto alla caccia alle streghe dopo che l’evento è accaduto. Significa pagare un prezzo affinché la probabilità che questo non avvenga si riduca  al minimo.

Perché in Italia abbiamo rischi elevati?

Politicamente, perché conviene sistemare un danno invece di evitare che questo accada. Non votiamo chi mette in sicurezza una strada, votiamo chi ci promette di aprirne una nuova.

Economicamente, perché nessuno paga per tutti i danni che provoca. Basta guardare, a distanza di anni, come sono andati i risarcimenti. E’ facile privatizzare quando i costi vengono esternalizzati al pubblico.

Festeggia il capodanno senza botti!

I botti di capodanno uccidono gli animali. Non lo dico per sentito dire, il cane di un mio vicino morì perché scappando terrorizzato finì investito.

Se volete festeggiare, non c’è bisogno di bombe carta. Se non potete fare a meno di bruciare dei soldi, comprate qualcosa che faccia luce invece di solo rumore. E potete anche andare lontano dalle case, dalle persone e dagli animali se siete incapaci di trattenervi. Chi ha un cane o un gatto segua i consigli che trova anche in rete per ridurre al minimo i danni. Chi pensa di festeggiare sparando con la rivoltella per aria, me lo faccia sapere che magari gli troviamo un bravo medico.

Storia di un Allarme Antincendio a Roma Termini

Oggi pomeriggio, sulle 17, pare che qualcuno abbia dato fuoco ad una pila di quotidiani nella galleria della Metro di Roma.

In quel momento stavo giusto arrivando per prendere il treno, quindi ho notato il forte rumore dell’allarme antincendio.

Prima di capire che la causa del bip continuo fosse l’antincendio, sono passati un paio di minuti. In stazione, alla fermata della metro, nessuno si stava preoccupando e non c’era nessun operatore che segnalasse cosa stava succedendo e cosa fare.

Visto finalmente il lampeggiante rosso, a scale mobili bloccate e scale normali intasate, mi sono incamminato verso l’uscita.

I tornelli per l’uscita erano aperti, probabilmente segno di un meccanismo automatico che ha funzionato.

Il clima però rimaneva surreale: nessuno era preoccupato e tutti camminavano tranquilli come se niente fosse. Non ho incontrato nessun responsabile, nessun dipendente dell’azienda trasporti, nessun pompiere, nessun vigile e nemmeno i soldati che da qualche tempo presidiano le stazioni.

Ad un certo punto si è sentita una flebile vocina registrata in lontananza, sotto il suono dell’allarme, che mi è parso chiedesse cortesemente di uscire dalla stazione. Non sono riuscito a capirlo bene, perché il suono dell’avviso era continuo e non lasciava né spazio né decibel all’avviso che ci avrebbe dovuto dire cosa fare. Oltre al bip continuo, i televisori pubblicitari non hanno mai smesso di cercare attenzione con il suono.

Continuando il percorso sono salito verso il centro commerciale sotterraneo della Stazione Termini, per poi arrivare alla stazione dei treni.

Nella salita l’allarme si è allontanato, fino a sparire.

Questa storia mi ha fatto pensare a cosa potrebbe succedere se l’incendio fosse stato serio (ad esempio a causa di uno scoppio).

  • Se c’è un incendio nel sotterraneo della metro, nella stazione superiore si può stare tranquilli?
  • E’ normale che non ci fosse nessuno a guidare con urgenza le persone verso l’uscita?
  • E’ possibile che un avviso così importante non si potesse sentire ?
  • I televisori pubblicitari non dovrebbero spegnersi o almeno ammutolirsi, o ancora meglio indicare qualcosa di utile?
  • Quando è stata fatta l’ultima prova di evacuazione della stazione?

Probabilmente i responsabili sapevano che si trattava di un problema lieve e non è scattato tutto il protocollo di sicurezza.

Speriamo che sia così.

Proteggere l’Italia dal Terremoto

Dopo il terremoto del centro Italia si ricomincia a parlare di mettere in sicurezza il Paese dal rischio sismico. Si fa così, il giorno dopo.

Poi arriva il conteggio dei costi, e si smette di parlarne. Oppure quello che viene fatto, viene fatto evidentemente male, visto che non tutte le recenti ristrutturazioni antisismiche dei paesi colpiti, seppur gocce nel mare di edilizia medievale, non hanno protetto le strutture.

Siccome non si riesce a fare tutto, non si fa nulla. Idem per il rischio idrogeologico, del quale oggi nessuno ovviamente parla.

Qualche idea però si potrebbe mettere in campo, ed in breve tempo:

  • Fare interventi di consolidamento che massimizzano i benefici a fronte di costi e tempi ridotti. Un esempio sono le catene antisismiche, a partire da tutti i locali pubblici.
  • Creare delle zone protette all’interno della casa, specialmente in camera da letto. Fissare gli armadi ai muri, evitare oggetti pesanti e mensole sopra le testate. Ci sono letti a baldacchino che resistono a tonnellate di peso e proteggono chi dorme (vedi questo articolo del 2012, successivo al terremoto dell’Emilia)
  • Incentivare subito con una detrazione fiscale questi interventi, perché comunque hanno il doppio beneficio di aumentare la sicurezza e ridurre i costi dell’inevitabile e periodica ricostruzione e di rilanciare settori benefici dell’economia. Bisogna farlo ora che il ricordo e la paura possono motivare le persone a mettersi in sicurezza.
  • Ma soprattutto controllare sempre con dei collaudi veri che tutto il nuovo che viene realizzato resista, che le norme vengano rispettate.
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