2009

Cosa fare dei rimborsi elettorali

In questi giorni, giustamente, si fa un gran parlare di come cambiare il sistema dei rimborsi elettorali.
Voglio aggiungere i miei due centesimi alla discussione.
Prima di tutto una constatazione: i partiti maggiori (PD e PDL in prima fila) hanno prima sottratto i rimborsi alle liste minori e poi non hanno saputo che farsene. Ad esempio prima delle elezioni europee del 2009 hanno alzato lo sbarramento sotto il quale i rimborsi elettorali venivano concessi, rigirandoli alle liste maggiori, e probabilmente innalzeranno questo sbarramento anche per Politiche e Regionali.

Io credo, in assoluta controcorrente, che un finanziamento pubblico ai partiti serva. Dovrebbe semmai essere vietato quello privato oltre una certa soglia: per me è molto più preoccupante che una grossa azienda con grossi interessi finanzi la campagna elettorale o le casse di un partito. Tanto per fare qualche esempio, basta pensare alle quote di partecipazione delle aziende private alle feste di partito, oppure alle quote di partecipazione degli enti pubblici alle manifestazioni private, come i Meeting di Comunione e Liberazione. La politica americana, per quanto mi riguarda, non ha nulla di invidiabile, nemmeno sulle modalità di finanziamento della stessa.

A cosa servono i finanziamenti ai partiti? La domanda da farsi è questa. Se non servono a nulla, perché la politica è un hobby e non servono soldi per le sedi e per le strutture, ancorché virtuali, allora si possono abolire.
Bisogna però ricordare che anche il sito di Grillo costa un sacco di quattrini. Se non sbaglio, una cifra dell’ordine di centinaia di migliaia di euro l’anno, del tutto giustificate dal lavoro che ci sta dietro.
Pensare che i cittadini, dal nulla, si autofinanzino con cifre di quella portata è secondo me molto ingenuo.

Il movimento di Grillo funziona anche grazie alla sua immagine pubblica (che non dovrebbe essere un prerequisito all’accesso alla politica) ed alle sue disponibilità economiche. Oggi gli stessi grillini rigirano in azioni politiche parte del loro stipendio percepito grazie alla presenza nelle istituzioni, così come del resto fanno altri partiti, e non lo restituiscono allo stesso ente pubblico. L’idea di fare un convegno in meno ed un ricorso al TAR in più non è nuova ma la condivido appieno.

Questo significa che i signori che possono permettersi grandi somme di tasca propria avranno un accesso privilegiato alla politica rispetto a chi ha semplicemente buone idee. Anche se a bilancio sarebbe facile dire di aver risparmiato qualche denaro, sono strasicuro che verrebbero spese somme maggiori.
Basta pensare a cosa possono fare persone con cattive intenzioni, o sostenute da grandi interessi.

Quindi, se vogliamo proprio pensare ai conti pubblici, molto meglio entrare nella qualità delle scelte fatte e nei costi indiretti della politica, piuttosto che rimanere alla superficie dei soldi spesi direttamente. Puzzano molto di più perché sono esposti direttamente all’aria aperta dagli scandali, ma sono molto meno impattanti dei rifiuti sotterrati in tanti anni di cattiva politica.

Abbasseremo le tasse

Italia, sale la pressione fiscale

Il peso del fisco sul Pil è stato nel 2009 del 43,2%. Marcegaglia: «Così non si va avanti»

MILANO – Aumenta in Italia la pressione fiscale complessiva rispetto al Pil: secondo i dati Istat, nel 2009 è passata dal 42,9 per cento del 2008 al 43,2 per cento. Il nostro Paese si colloca così al quinto posto, insieme alla Francia, nella classifica europea (Ue-27) per pressione fiscale. Nel 2008 era al settimo posto. Per ritrovare dati simili a quelli del 2009 bisogna tornare indietro al 1997, l'anno dell'Eurotassa (ma nel 2007 la pressione del fisco era stata comunque pari al 43,1%). A pesare una diminuzione del Pil maggiore della diminuzione delle entrate.

via Italia, sale la pressione fiscale 2009 anno nero per i conti – Corriere della Sera.

Sfatare i luoghi comuni di chi sfata i luoghi comuni

L’articolo su Repubblica.it dedicato ad una “nuova” corrente dell’ecologismo, che vorrebbe sfatare i luoghi comuni del “vecchio”, è pieno di luoghi comuni sugli ecologisti. Nessuna nuova rivoluzione, semplicemente un vecchissimo elenco di alcune pratiche che riducono i consumi.

Certamente per chi pensa che la green economy comporti avere i buchi nel muro e pannelli solari da 200’000€ è una rivoluzione del pensiero.

Ma è una rivoluzione vecchia trent’anni.

Gasparri: dal solare al nucleare

Obiettivo: cancellare ogni forma di incentivo alla ricerca sul solare fotovoltaico per destinare i soldi a un rilancio del nucleare.

Fonte: Gasparri, una mente esposta al sole. Troppo. Ecologia Economia Energia politica – Il blog di Marcello Saponaro

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