Politica

Ritagliarsi la legge elettorale su misura come un vestito

Ai partiti piace ritagliarsi una legge elettorale anche poco giusta, ma molto conveniente. Sulla base dei sondaggi del giorno, cambiano idea sull’argomento.

Per questo motivo bisognerebbe fare subito una legge che valga tra 10 anni: una legge onesta, inapplicabile per convenienza di pochi alle prossime politiche. Insieme a questa, per legge, impedire l’applicazione di ogni nuova norma elettorale alle consultazioni dei 5 anni successivi.

In questo modo smetteremmo di discutere ogni anno delle regole del gioco, che il padrone del campo ogni volta cerca di ricamare sulla sua convenienza.

Volete un esempio facile? La soglia di sbarramento, fino all’altro giorno ipotizzata al 3%, con la scissione del PD in due oggi è desiderata al 5%, in modo da impedire l’ingresso della nuova forza in Parlamento e raccogliere “il voto utile”.

In realtà il voto utile non si raccoglie mai così, e ad ogni nuova legge peggioriamo la situazione precedente, perdendo voti in numero assoluto.

Ogni nuovo padrone del campo decide di giocare con meno avversari, per convenienza.

Il campionato, però, è sempre più brutto ed il futuro sempre peggiore.

L’estate di Marino

Gilioli sul suo blog fa una ottima analisi degli errori di Marino, sindaco di Roma, compiuti in questo caldo agosto.

In questa analisi è parecchio benevolo nei commenti, sembra quasi che le pessime scelte politiche compiute non siano colpa sua.

Io penso però che un politico debba saper fare politica,  che significa anche comunicarsi e comunicare le sue idee, per poterle portare avanti.

Io credo che siano due le ragioni per cui non si va alle elezioni immediate nella capitale: l’imminente giubileo e la pessima reputazione del PD a causa di mafia capitale e scandali collaterali.

Ha Ragione Gilioli: il sindaco siamo noi

Il sindaco siamo noi. Il sindaco siamo noi che abbandoniamo le lavatrici vecchie accanto ai cassonetti, e se fa caldo non li apriamo nemmeno per buttarci il sacchetto della spazzatura domestica, troppa fatica.

Vi consiglio di leggerlo tutto: Il sindaco siamo noi

E’ legittimo lamentarsi, ma oltre alla protesta occorre che ognuno faccia, nel proprio lavoro e nelle proprie abitudini, la propria piccola ma fondamentale parte.

Segretari vs Presidenti

Quello che sta accadendo in questi giorni nel PD mostra a mio parere che la scelta di candidare automaticamente il segretario eletto con le primarie come possibile presidente del Consiglio sia sbagliato.

I segretari dei partiti dovrebbero svolgere il loro ruolo in autonomia dal Governo, supportandolo nelle scelte che sono in linea con i principi del Partito, ed opponendosi alle scelte che non lo sono, perché frutto di compromessi. Un modo diverso per contrattare e bilanciare meglio i risultati dell’azione politica della maggioranza.

Il segretario dovrebbe fare il segretario ed il Presidente del Consiglio dovrebbe fare il Presidente del Consiglio. Lo stesso vale anche per il ruolo del Ministro ed il Segretario dei partiti minori, ed a livello cittadino con il Sindaco e gli assessori.

Il segretario potrà ricoprire in futuro lo stesso ruolo, ma non contemporaneamente alla sua carica politica primaria all’interno del Partito. Non per evitare di assumersi la responsabilità di quello che farà il Governo, perché attraverso i suoi voti ne sostiene la fiducia, ma per avere ruoli distinti, una cosa che giova ad entrambe le parti.

Ovviamente questo può funzionare se il segretario eletto avrà una forza adeguata, cosa che non è successa a mio parere con il ruolo di traghettatore e sostenitore delle larghe intese svolto da Epifani.

L’arrocco di Alfano

Io credo che questa mossa di Berlusconi di spezzare il suo partito sia studiata a tavolino. Non credo alla bramosia delle poltrone di Ministro di Alfano e soci, poltrone che sono sì prestigiose, ma anche a scadenza.

Tutto ruota intorno a due sole possibilità: o una parte del PdL veramente crede che Berlusconi sia irrimediabilmente finito, e cerca di crearsi una alternativa al pensionamento politico, oppure il PdL intero pensa che sia più opportuno dividersi per raccogliere maggiori consensi.

Si è visto in tutte le recenti elezioni, le mire bipolaristiche dei vertici dei due maggiori partiti attuali non hanno trovato il consenso di tutti. Una parte voterà sempre per un partito alleato, ma non totalmente allineato, almeno sulla carta.

Io penso che l’ipotesi della separazione volontaria e tattica sia la più probabile, perché viene proprio da uno dei più fedeli del capo, da quell’Alfano tanto criticato proprio per essere stato scelto per il suo appiattimento nei confronti del padrone di casa.

Così mentre Alfano ed un gruppo terrà in piedi il Governo Letta, raccogliendo i consensi di chi crede nelle larghe intese per uscire dalla crisi, un altro gruppo di Falchi farà parte dell’opposizione più becera, quella che facilmente raccoglierà consensi contro le tasse, l’euro, la Merkel.

Ma chiediamoci una cosa: se andassimo alle elezioni tra un mese o due, con chi si alleerebbero Forza Italia ed Alfaniani? Con altri o tra loro, per vincere? È nella risposta a questa domanda che si racchiude tuta la strategia di questi mesi.

Una strategia che trovo semplicemente orrida, così come è oscena la benevolenza con la quale viene accolta dal PD e dal Governo.

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