La televisione pubblica ed i programmi online

Con l’aumento delle persone che in Italia hanno a disposizione banda larga, con Fibra ottica e linee ADSL, cresce anche la possibilità di utilizzare materiale audio-video su Internet. Si parla tanto di banda larga, ma non se ne incentivano gli utilizzi.

Prendiamo ad esempio la Rai, la nostra televisione pubblica. I materiali video di cui essa dispone sono di grandissimo valore, e specie per alcuni programmi sarebbe sicuramente interessante avere a disposizione gli archivi storici delle vecchie puntate anche su Internet. Sembra che questa possibilità non venga presa molto in considerazione, e volevo cercare di riflettere sul perché. I risultati di audience sono quelli che influenzano nascita e morte di un programma: meno spettatori riesce ad attirare, meno probabilità si hanno di continuare ad esistere.

Inserire le vecchie puntate dei programmi, con le relative pubblicità come in televisione, non avrebbe un costo molto elevato, e sicuramente porterebbe nuovi spettatori al programma.

Tutto il materiale che va in onda all’una di notte, quando molti cittadini devono dormire se vogliono svegliarsi in tempo la mattina, potrebbero essere visti di giorno, in tutta comodità.

Chi pensa che tutto questo sia scomodo per l’utente (“dovrei guardare la televisione davanti al computer?”), non conosce affatto il fenomeno del filesharing dei film e delle serie tv in divx. Basta metterli in un formato comodo, e sarà anche facile metterli su cd e guardarli nel lettore dvd che lo supporta. Se migliaia di film vengono scaricati ogni giorno, io credo che altrettanti programmi interessanti, e dico interessanti, potrebbero essere scaricati legalmente. Programmi di informazione come Report, ad esempio, che radunano un numero sempre crescente di appassionati, potrebbero tranquillamente trovare posto in una video-cd-teca. L’anno scorso era possibile guardare le puntate precedenti tramite streaming real video, ma ad una qualità talmente infima che era difficile scorgere le facce degli intervistati, leggere le scritte dei documenti che ogni tanto venivano mostrati, e così via. Per questo probabilmente il servizio non ha avuto molto successo, anche se io ed altri miei amici ne abbiamo usufruito spesso, e quest’anno le puntate non sono più a disposizione su Internet.

Videoregistratore, allora, ma sappiamo tutti quant’è scomodo, con la difficoltà di puntarlo all’ora giusta e tagliare i pezzi di altri programmi che vengono prima e dopo, e soprattutto il costo dei supporti è abbastanza elevato, rispetto ad un cd vergine.
Perché, allora, solo in qualche sporadico caso i programmi non passano su internet? Perché continuiamo a pensare alla rete come ad uno strumento di solo testo, solo per le email e qualche sito pornografico? Io credo che la possibilità di sperimentare si sia persa nel tempo, non ci sono più soldi per fare delle prove e sviluppare nuove strade.

La volontà di cercarle e di procedere con lo sviluppo dell’informazione, poi, non c’è più. Probabilmente c’è interesse nel creare e coltivare le persone come fruitori passivi di quello che i media vogliono proporci, piuttosto che farsi concorrenza per interessare il pubblico su materiale che abbiano valore nel tempo, che continuino ad essere fruibili anche dopo anni dalla loro produzione. In un caso lo spettatore è passivo, guarda quello che viene lui imposto, nel secondo caso è attivo e decide veramente cosa è interessato a seguire.

Per lo stesso motivo non c’è stato ancora un boom delle televisioni satellitari, eppure è strano: avremmo la possibilità di vedere due o trecento canali in chiaro (altro che i sette-otto canonici), ad una qualità nettamente superiore di quella delle onde radio. Il costo dell’antenna è di circa 70 euro inclusa installazione. Però si è voluto far credere che il satellite sia solo per i ricconi, che si possano permettere un costoso abbonamento di una pay-tv.

Nell’era della televisione satellitare e di internet a banda larga, che offrono una grandissima opportunità di informazione, siamo legati ad un universo di mutismo comunicativo, legato a trasmissioni condotte da Cucuzza e dalla Maria De Filippi.

La televisione classica non è più in grado di comunicare. Per questo sempre più ragazzi, che sono i veri promotori dello sviluppo futuro, hanno smesso di guardarla. Se non sapremo cambiare il nostro modo di inviare le informazioni, renderle fruibili in maniera continuativa tramite banche dati permanenti su internet, perderemo una grandissima occasione per aumentare il nostro benessere.

Una buona informazione costruisce benessere, non un incremento del PIL.

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