Almeno in Europa. Un nuovo studio sostiene che chi scarica musica dai sistemi dal peer-to-peer compra nei negozi almeno la stessa quantità di musica di chiunque altro. Un avvertimento per le major
Trovate la notizia su Punto-informatico di oggi:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=45292
Non è il primo studio di questo tipo che conferma il risultato ottenuto. Le multinazionali della musica stanno gridando ai quattro venti una crisi del settore inesistente.
Quello che le danneggia, e che probabilmente il peer to peer e l’informazione su internet contribuiscono a creare, è un accrescimento della cultura musicale.
In questo ultimo decennio abbiamo visto un progressivo aumento delle vendite dei cd che compongono la top-ten mondiale, a discapito di tutta la cultura musicale locale, nazionale ed in genere di alto livello.
Chi scarica musica, trova il cd di Madonna, lo ascolta per un giorno, e poi passa ad altro. Incontra magari un singolo di Frank Zappa, dei Quintorigo o di Sam Paglia, un pezzo d’interpretazione per strumenti a corda di Bach, e non trovando tutto l’album lo acquista.
Il problema è che i soldi della gente vedono diminuire continuamente il loro valore d’acquisto, mentre i cd musicali aumentano di prezzo, contro costi di produzione sempre più bassi.
Di 21 vanno all’artista solamente 1.5-2.
La gente è stanca ed aumentano le vendite sui grandi siti di distribuzione come Amazon o nei siti personali degli artisti, a volte sconosciuti ed indipendenti.
Forse proprio quest’ultimo aggettivo, è il centro del vero problema che sta a cuore alle major.