Il Governo contro il P2P

Sembra che l’Italia sia sempre un passo avanti agli altri paesi, in quanto a stupidità legislativa sulle nuove tecnologie.
Punto Informatico dedica un articolo alla legge contro il P2P che tra due giorni arriverà al consiglio dei Ministri.
Questa legge intende punire non solo chi sfrutta i nuovi mezzi di comunicazione per lo scambio illegale di contenuti, ma anche chi permette loro di farlo (cioé i provider) e chi spiega loro come fare (cioé qualunque persona parli di peer to peer).
Il problema, con questa legge, non è tanto il fine (limitare l’illegalità), che può essere condivisibile, ma i mezzi con i quali si potrà attuare una simile repressione del fenomeno.

Mentre è facile capire se una persona ruba un’auto, è molto più difficile capire se qualcuno sta scaricando qualcosa che non può possedere perché non ne ha pagato i diritti.
In questi mesi, per esempio, l’azienda Lindows ha condiviso parte del suo software proprietario tramite peer to peer, rendendo legale lo scambio del suo materiale che poco prima non lo era. Ora potrebbe stabilire che lo scambio è di nuovo illegale (perché ne detiene il Copyright), rientrerebbe nelle sue facoltà.

I provider, che rischiano di pagare multe per aver permesso la condivisione, dovrebbero controllare file per file, destinatario per destinatario, la licenza del software o del materiale e verificare se l’utente possa scaricare. Tecnicamente è impossibile, servirebbe un tempo infinito da dedicare esclusivamente al controllo (che non potrebbe essere autorizzato tramite certificazioni software, con le tecnologie attuali), ed anche nella futuribile ipotesi che questo fosse realizzabile, il tempo necessario al controllo sarebbe troppo elevato per mantenere una qualità del servizio decente.

Per evitare questa possibilità cosa potrebbero fare i provider? Chiudere tutte le porte al servizio peer to peer? Controllare pagina web per pagina web, ogni sito ftp, ogni canale irc e filtrare i contenuti?
Oppure chiuderebbero tutto, per non rischiare?

E come considerare i “favoreggiatori” del peer to peer? Anche io che in questo momento ne parlo sono nel mirino dei prossimi controlli? In futuro si parlerà di come costruire bombe, come falsificare banconote, ma non come utilizzare peer to peer anche per scopi legali?
Ricordo che alcuni di questi software, bittorrent per primo, vengono sempre più utilizzati per fare copie di software legali, evitando di moltiplicare i server che condividono materiale libero da licenze con sistemi appropriati di mirroring. Chiuderanno anche questi?

Il controllo di tutti gli utenti è impossibile.
L’unica ipotesi, quindi, sarà quella di denunciare solo qualche scaricatore, come accaduto negli USA. Questo ovviamente contraddirebbe il principio che la legge debba essere uguale per tutti, e permetterebbe di puntare la pistola solo alle persone “scomode”.

Senza viaggiare troppo di fantasia, una multinazionale avrebbe quindi l’opportunità di denunciare concorrenti scomodi, anche per aver violato una clausola vessatoria di una licenza, mentre tutto il resto del mondo può continuare a scaricare tonnellate di software proprietario e divx a raffica.

Per prima cosa, se fossi un dipendente della Guardia di Finanza, controllerei proprio a casa del ministro per i Beni e le Attività Culturali Giuliano Urbani, nei suoi uffici e presso quelli dei suoi dipendenti. Scommetterei tutto il mio futuro che ci sia ben più di una violazione, anche in questo piccolo praticello.

Poi cercherei di capire “perché” la gente scarica e non compra i CD ed i DVD originali (rispettivamente 20€ contro 2€ di costo, e 30€ contro 2€di costo). E’ lì che si corregge il problema, eventualmente cambiando strutturalmente un sistema che sta mangiando la nostra cultura a colpi di Macete(tm) e CopyRight (c), eliminando tutti i piccoli produttori di arte.

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