Politica e società civile

In diverse città d’Italia a Giugno si terranno le elezioni amministrative. Mai come in questo periodo, si discute del rapporto tra comitati e dei gruppi di associazioni che compongono il tessuto sociale non partitico, con la politica stessa.

E’ chiaro che anche coloro che non salgono negli organi amministrativi che a vario livello decidono del governo del nostro stato e delle nostre città, facciano comunque politica.

Credo che sia necessario pensare ai rapporti possibili che si possano instaurare tra gruppi partitici e società civile.

Sicuramente da parte dei partiti il coinvolgimento delle persone da parte dei gruppi associativi fa gola: ormai i politici in Italia sono visti con un occhio dubbioso, alla stregua dei ladri e degli imbroglioni, mentre le grandi associazioni riempiono le piazze ed hanno una partecipazione attiva di molti più cittadini, rispetto ai partiti.

La politica, però, potrebbe essere una cosa seria: prendere un problema, discuterne, e venirne a capo con senno e portare avanti decisioni che abbiano un obbiettivo a lungo termine.

Evidentemente se si nota un distacco tra società civile e politici (intesi come persone appartenenti a partiti, in questo caso), un problema di fondo c’è: o i politici non sanno interpretare i bisogni della società, o la società non riesce ad esprimersi anche attraverso le vie istituzionali, probabilmente per cause anche legate alla struttura stessa di queste vie, troppo tortuose o incomprensibili, oppure macchiate di interessi personali.

In generale credo che sia eticamente corretto pensare ad un sistema politico che preveda la continua partecipazione, pur marginale, dei cittadini. Questa partecipazione, sicuramente, non può concludersi all’atto del voto, perché è dimostrato che una volta consegnata questa preziosa testimonianza di fiducia, poi non si ha nessuna certezza che le cose vadano nel verso che si era sperato prima di entrare nell’urna.

Non credo si possa pensare che tutti i cittadini si possano occupare di tutte le questioni: nessuno ne avrebbe voglia, ed il rischio rimarrebbe quello di favorire solamente le questioni personali, in quanto sono le uniche ad attrarre l’attenzione.

Se la società civile non si può schierare assieme ad un partito, forse non lo fa perché le singole associazioni e/o movimenti trattano temi specifici trasversali e non localizzati in una determinata area geometrico-partitica (destra, sinistra, centro, varie combinazioni dei tre elementi di base con un po’ di aggiunta di peperoncino).

Questo, però, non toglie la necessità di partecipare attivamente alla vita politica, portando sui tavoli tematiche care, magari sostenute allo stesso tempo da più partiti. Forse è questo che non è chiaro alla maggioranza dei gruppi partitici: è possibile fare politica anche su alcuni temi, senza per questo schierarsi unicamente verso una certa determinata area.

Credo che lo sforzo che stanno compiendo i partiti di sinistra, che in questo momento cercano di attrarre ed accaparrarsi il maggior numero di persone provenienti dai vari comitati e movimenti, per poi sostenere che quel comitato appoggia il partito e viceversa, sia sostanzialmente sbagliato.

Credo che il ruolo dei partiti debba rimanere quello di insieme di idee e di persone, magari cercando di slegarsi sempre di più dagli interessi personali del gruppo (un punto percentuale di voti vale più di ogni idea portata avanti), per porre più attenzione ai programmi.
Il partito deve essere contenitore di persone e di idee, collaborare con la società civile per quanto riguarda i temi che sono concordi alle due realtà.

I politici tesserati dovranno fare per mestiere il lavoro di portavoci e sostenitori delle esigenze portate avanti dai gruppi di persone che rappresentano, e farlo nella maniera più trasparente ed onesta possibile. I comitati, allo stesso tempo, sono realtà che nascono, muoiono, si trasformano con una grande velocità in base all’importanza del tema sulla quale si basano.

I comitati contro le centrali nucleari, muoiono con lo sparire delle centrali.
I partiti rimangono nel tempo, anche se in passato si sono occupati di quel tema.

I partiti quindi dovranno lavorare ai temi sulla base di un progetto a lungo termine, cosa che gran parte della società civile non può fare (per la stessa struttura della quale è composta).
Dovranno farlo, però, tornando a pensare alla validità delle idee, e non al numero di persone che cambieranno voto perché si porta avanti un’idea non propria. Perché il voto oggi non significa una politica giusta a lungo termine.
Solo in questo modo si riacquisterà la fiducia nel ruolo istituzionale del politico.

La società civile, dal canto suo, credo abbia il compito di controllare tema per tema l’operato dei partiti che dovranno decidere su questi temi, da un punto di vista possibilmente distaccato (gli interessi non coincidono con quelli del partito, e questo dovrebbe garantire un minimo di imparzialità nei giudizi), cercando di collaborare, premiare e punire in base alle scelte che questi politici porteranno avanti.

Questo dialogo e questa struttura sono ancora da costruire, e non sarà certo facile.

I mezzi a differenza del passato, ora ci sono tutti.

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