A Forlì non esiste un problema per l’elettrosmog. O quasi.

Abbiamo delle leggi nazionali che impongono dei limiti per le emissioni di onde elettromagnetiche da parte delle antenne, i controlli dicono che questi limiti sono ampiamente rispettati, ma questo non significa che la preoccupazione dei cittadini nei confronti delle nuove installazioni sia immotivato.
Prima di tutto bisogna proteggere dalle emissioni gli asili nido e le scuole materne, ma anche i parchi gioco e tutti gli altri luoghi di accesso per l’infanzia, per proteggere i bambini da eventuali rischi, dato che per loro il rischio è più elevato.
Poi bisogna riappropriarsi della capacità di programmazione delle installazioni, per discutere insieme con i cittadini, senza ipocrisie, le zone più adatte per costruire nuove antenne se ne hanno la necessità. Le richieste fatte dai cittadini sono più che legittime: è necessaria una maggiore informazione sulle nuove installazioni, affinché si possa conoscere la programmazione dei gestori e fare proposte di modifica.
E’ semplicemente folle che per legge gestori diversi non possano condividere le stesse antenne, con la naturale conseguenza della moltiplicazione degli impianti. Se questo fosse possibile, allo stato attuale potremmo avere ⅓ o Œ delle antenne esistenti.
La tecnologia UMTS, quella della videocomunicazione, obbliga ad un aumento del numero degli impianti, a causa delle diverse frequenze con le quali lavora.
L’organizzazione mondiale della sanità ad oggi non riesce a fornire informazioni adeguate sull’impatto a lungo termine che questo tipo di onde ha sulla nostra salute, ma esperimenti sui topi hanno dimostrato un aumento dell’incidenza del cancro con l’esposizione ravvicinata ad una antenna trasmittente. Non esiste, in pratica, un limite minimo di emissioni che eviti con certezza problemi per la salute.Sappiamo per certo che l’esposizione ad una fonte di elettrosmog provoca un riscaldamento dei tessuti, e per un telefono cellulare significa un riscaldamento del cervello.
Il cervello è estremamente sensibile alle differenze di temperatura, anche minime, ed anche se esistono studi contrastanti sugli effetti, possiamo pensare con ragionevole certezza che questo riscaldamento non faccia bene alle nostre cellule grigie. Per questo motivo è consigliabile tenere il cellulare lontano dalle orecchie, tramite vivavoce o auricolari, soprattutto quando questo inizia la chiamata (è il momento di maggiore intensità delle onde).
Questo non significa che si debba aver paura solo dei cellulari: le onde elettromagnetiche sono prodotte anche dagli elettrodomestici (televisori, radiosveglie, computer, lavatrici) e dagli elettrodotti, per fare solo qualche esempio importante, quindi dovremmo fare attenzione a tutto quello che incide sull’elettrosmog.
L’impatto emotivo che provoca l’installazione di una antenna è molto più forte a causa della visibilità dell’impianto e dalla preoccupazione verso una tecnologia che è molto recente. A volte capita che non venga accettata una nuova installazione nei pressi di un edificio, per precauzione, ma allo stesso tempo non si hanno problemi ad edificare nuove strutture nei pressi di una antenna, come se la preesistenza di questa modificasse la sua presunta pericolosità.
Dovremmo affrontare questo problema in maniera più rigorosa, mettendo sempre al primo piano la nostra salute, rispetto ai vantaggi economici delle grandi aziende della comunicazione.
Non tutti sanno che al diminuire del segnale, il cellulare aumenta le sue emissioni per migliorare la ricezione. E’ quindi molto peggio avere in tasca un cellulare senza campo (in questi casi è meglio spegnerlo), piuttosto che una antenna a qualche centinaio di metri.
Il limite di legge per le emissioni dei cellulari, infatti, è molto più permissivo rispetto a quello delle antenne: circa 30 V/m contro 6 V/m.
Cerchiamo di agire in maniera più prudente: un bambino di 10 anni non ha bisogno di un telefono cellulare, soprattutto se rappresenta un rischio per la sua salute.
Infine sarebbe opportuno scegliere telefoni che abbiano la minore emissione possibile, anche per dare un segnale al mercato: esiste un metodo per misurarla e viene indicato con l’acronimo SAR, ed ogni produttore è obbligato ad allegare i livelli di emissione al manuale del cellulare.
La paura, da sempre, è un meccanismo di autodifesa eccezionale.
Una maggiore consapevolezza, però, non può che aiutarci a calibrare meglio i nostri timori sui pericoli più importanti.

A Forlì non esiste un problema per l’elettrosmog. O quasi.

3 commenti su “A Forlì non esiste un problema per l’elettrosmog. O quasi.

  1. Chi conosce un Fisico o Ingegnere che siano veramente approfonditi in materia di campi elettromagnetici. Ho una domanda da fare che da anni la ripeto ma che fin’ora nessuno mi ha dato risposte esaurienti.
    Pietro Friso

    1. Falla, così so se posso risponderti o inoltrarla a qualche amico ingegnere.

  2. La domanda l’ho gia inviata alla “Sapienza” a Roma che mi ha chiamato per dirmi chel’avrebbe girata a Firenze, perchè loro non avevano competenza. L’ho fatta di persona al vicedirettore dell’ISPELS a Roma ma dopo un’ora di discussione eroal punto di partenza. L’ho inviata due volte al sito “Ulisse” una volta ho avuto una risposta da Padova ma poco chiara e per niente conclusiva. Una volta mi hanno detto di non potermi rispondere. Una volta sono stato chiamato da un certo Dott. Bini di firenze, mi fece cenno solo del riscaldamento cerebrale e basta.
    La DOMANDA:
    SE DUE ANTENNE TRASMETTONO LO STESSO SEGNALE VRSO UNA STESSA DIREZIONE, NEL PUNTO D’INCONTRO DEI DUE SEGNALI IL SEGNALE RISULTANTE SARA’ IN FUNZIONE DELLA FASE DEI DUE SEGNALI, SE PER CASO I DUE SEGNALI SONO SFASATI DI 180 GRADI, CIOE’ IN CONTROFASE, IL SEGNALE RISULTANTE CHE SI MISURA E’ “ZERO” ANALITICAMENTE LO SI PUO’ VERIFICARE CON LO SVILUPPO DELLE EQUAZIONI DI MAXWEL SULLA PROPAGAZIONE. qUESTO ESEMPIO E’ STATO RIPORTATO ANCHE DALLA RIVISTA “LE SCIENZE” N° 420 AGOSTO 2003. ANCHE LA RIVISTA NON VA OLTRE.
    RICORDANDO PERO’ CHE PER IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMDINAMICA L’ENERGIA NON SI CREA NE SI DISTRUGGE MA SI TRASFORMA, E NEL PUNTO D’INCONTRO DEI DUE SEGNALI PRIMA MENZIONATI, SI MISURA ZERO, “”DOVE E’ FINITA L’ENERGIA IRRADIATA DALLE DUE ANTENNE”” COME SI E’ TRASFORMATA.
    Da precisare che l’esempio delle due Antenne è puramentedidattico e semplificativo. Nella realtà una antenna che trasmette , l’onda elettromagnetica può schindersi e propagarsi attraverso percorsi diversi che poi giungono allo stesso punto. Se come caso limite si hanno due onde che giungono in controfase perchè una fa un percorso diverso dall’altra per una mezza lunghezza d’onda, nel punto d’incontro si misura zero.
    Da questo il rilevamento del segnale che vien fatto con una sonda isotropica per valutarne il così detto livello di rispetto, i famosi 6 V/m, indicano giustamente il livello del segnale misurato? I tre dipoli presenti nella sonda isotropica rilevano i segnali da tre direzioni diverse. Se però questi segnali sono non sincronizzati in fase, ricordando l’esempuio delle due antenne, quello che lo strumento misurerà non saà il livello di tutta l’energia presente in quel punto.
    Per chi ha conoscenza di trasmissioni in Ponti Radio per alte frequenze dell’ordine dei Ghz, sa che in certi impianti si installano Antenne a diversità di spazio. Basta che una antenna sia spostata di una mezza lunghezza d’onda, che il segnale rilevato varierà da un minimo ad un massimo.
    L’argomento per trattarlo bene bisognerebbe farlo a viva voce. Anche se le due volte che l’ho fatto, non sono arrivato a conclusione.
    Saluti
    Pietro Friso

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