Anche le cose naturali inquinano

Spesso si tende a credere che un criterio per diminuire l’impatto ambientale sia il ritorno a tutto ciò che è naturale. Niente caldaia, ritorno al camino, niente auto, saliamo a cavallo.
Ogni cosa, invece, ha il suo impatto. Lo spunto viene da Ecoblog.it, per il quale ho timidamente iniziato a collaborare. Luca scrive che anche la cucina fa male al clima.

Non solo la cucina fa male al clima, ma un sacco di altre attività: anche i cavalli avevano un grosso impatto ambientale, e la mobilità di qualche secolo fa non era esente da problemi di inquinamento (a causa delle deiezioni, che producono gas serra in quantità).
Anche il petrolio è un prodotto naturale, e la sua combustione o diffusione sulle acque ha effetti devastanti per il territorio.

Io credo che il problema stia tutto nell’iniziare a pensare che ogni nostra azione porta con sé un proprio impatto. Mentre alcune azioni possono essere modificate, e con questo mi riferisco all’attuale gestione di mobilità e produzione di energia, altre non lo sono. Cibo ed acqua sono essenziali, e più aumenta la popolazione mondiale più ci troviamo ad affrontare i problemi derivanti dagli impatti anche piccoli, corrispondenti alle necessità primarie dell’uomo.

Moltiplicando questi piccoli impatti per un numero sempre crescente di persone, comprendiamo la portata di questi problemi. Tutto quello che è un problema per 6 miliardi di persone, potrebbe non esserlo per 3 miliardi, e viceversa.

All’aumentare della popolazione, quindi, saremo costretti a modificare anche le nostre attività primarie, nel limite del possibile. Sull’energia e sulla mobilità cambiare sarà più facile, mentre la necessità di cucinare sarà comunque una priorità difficile da modificare.

Anche le cose naturali inquinano
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