Digital subdivide, incomunicabilità tra connessi e sconnessi

Questo articolo sul digital subdivide, segnalatomi da Fabio Corgiolu, è senza dubbio interessante.

Non ne condivido alcune parti: io credo che le persone wired non siano semplici immagazzinatori di dati, ma sono dei veri e propri maniaci dell’informazione.

Il data mining mentale dei sempre connessi non viene fatto solo in un secondo tempo, ma in ogni istante, ogni ritaglio di tempo, modificando la vita dei wired a tal punto da soffocarla, a volte.

La validità delle informazioni assimilate diminuisce solo perché ne aumenta la quantità, ma non è vero che chi ne vede passare meno pone più attenzione e riflette tutto il giorno su quelle poche.

Il dato rilevante, a mio parere, che distingue le persone che rimangono connesse ore per lavoro o per ricerca di informazioni è che le seconde non hanno tempo per altro, spesso fanno lavorare continuamente il cervello per il solo gusto di immergersi nella conoscenza e cercare di fermarne un briciolo.

Il problema è il limite dell’assimilabilità del nostro cervello: finché non riusciamo a modificarlo (e ci vorranno generazioni o operazioni tecnologiche), non riusciremo ad immagazzinare ed elaborare più di così.

Per questo motivo i wired cercano nel digitale anche una forma di memorizzazione dei dati, oltre che un mezzo per il loro passaggio, che permetta loro di ritrovare quello che avevano perso di mente e collegarlo ad una nuova informazione per creare una nuova connessione importante.

Una volta c’erano solo le sinapsi, ora i collegamenti sono multimediali (nel senso che coinvolgono più mezzi): link, database, blog, instant messaging sono una estensione naturale del modo di lavorare del nostro cervello, e ne ampliano notevolmente le capacità cognitive.

Digital subdivide, incomunicabilità tra connessi e sconnessi

Un commento su “Digital subdivide, incomunicabilità tra connessi e sconnessi

  1. Io penso che più di strumenti si tratti di atteggiamento mentale. In uno degli ultimi spettacoli di Daniele Luttazzi, il comico stesso fece un grande esempio di data mining non tecnologico invitando tutti gli spettatori “a farsi dei dossier” per avere una visione più chiara degli uomini politici italiani.
    Ovvero mostrò alcuni ritagli di giornale conservati durante una decina di anni che riportavano dichiarazioni dello steso politico a distanza di anni.
    Correlando quelle informazioni che altrimenti si sarebbero perse nel tempo uscì fuori un quadro esilarante del politico stesso disegnato da lui stesso. Concluse invitando gli spettatori a ritagliarsi letteralemente pezzi di giornali sullo stesso argomento anno dopo anno, e rileggerli in un futuro contemporaneamente. Questo è un grande esempio di data mining per così dire..”analogico”.

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