Adotta un pinguino: Grillo predica male e razzola peggio

Tux - La mascotte di LinuxBeppe Grillo ha scritto un post sul suo blog intitolato “Adotta un Pinguino”. Il riferimento è al software libero ed a Linux, che ha come mascotte proprio un pinguino con i piedi da papera. Purtroppo, come accade spesso quando si parla di quello che non si conosce, in poche righe commette diversi errori molto gravi, tanto che rimane di buono solo il fatto che ne faccia parlare.

Intanto fa una grande confusione tra Linux, software libero e software gratuito. Linux è un software libero, un sistema operativo (come Windows e MacOSX), la base sulla quale girano tutti gli altri programmi per computer. Passare a Linux significa cambiare molti programmi, oppure scaricare le versioni per Linux di quelli che già si hanno nel proprio pc. Ma il software libero non è solo Linux, e spesso è consigliabile passare a programmi per il sistema operativo che si usa già (Windows o MacOSX), per facilitare poi l’eventuale passaggio al sistema operativo completamente libero (Linux).

Alcuni di questi software sono famosissimi e molto diffusi, e molti dei loro utilizzatori non conoscono nemmeno la filosofia che ha portato al loro sviluppo. OpenOffice.org, Firefox, ThunderBird, sono solo alcuni esempi. Chi non sa cosa sia il software libero e non ha mai visto questi software, dovrebbe scaricarli: il download è gratuito.
Il fatto che si possano scaricare liberamente dal web non significa che non abbiano nessun costo. Introdurre un software in una azienda spesso significa fare formazione, ad esempio, e quindi pagare qualcuno che insegni ad utilizzarli. Il vantaggio economico del software libero sta nel fatto che chiunque ne abbia le competenze può lavorarci sopra, adattare il programma alle proprie esigenze, modificandolo dall’interno.

Chi non ha mai programmato fatica a capirne così il funzionamento. Io spesso ricorro all’esempio di una torta. Il software proprietario (non libero) è come la torta che si acquista dal pasticcere. Si acquista la torta, la si mangia così com’è e se va bene la prossima volta dovremo acquistarne un’altra dallo stesso pasticcere, se ci ha soddisfatto. Il freeware, software gratuito, diverso dal free software (software libero) è come una torta che ci viene regalata. Se ci ha soddisfatto possiamo chiedere che ce ne venga regalata un’altra, oppure acquistarne una dopo che il produttore ci ha convinto della sua qualità. Lo shareware è una torta gratuita con qualche limitazione. Possiamo mangiarla solo per 10 minuti, oppure possiamo mangiarne solo la panna. Anche qui, se vuoi la torta completa devi pagare qualcosa. Il software libero è una torta di cui ci viene fornita la ricetta, con l’obbligo di dare la ricetta a chiunque riceva la torta o una torta fatta con quella ricetta (qualsiasi modifica o sperimentazione facciamo sulla ricetta). Non è scritto da nessuna parte che la torta sia gratis, anche se spesso lo è. Libertà e gratuità sono due qualità distinte, unite solo dalla parola free inglese, che crea molta confusione. “Free as in speech, not free as a beer” è la frase che spiega la differenza (la libertà di parola è diversa dalla birra gratis). Per questo è stato introdotto il termine Open Source, che ne crea meno ma non mette l’accento sulla libertà.
Tornando alla nostra torta libera, qualsiasi sia la modalità con la quale riceviamo la torta veniamo in possesso della ricetta. La ricetta è il sorgente della torta, che ci permette di replicarla e modificarla. Questa è la forza del software libero: è un accordo tra produttore e cliente che permette al cliente di replicare quello che ha acquistato e di modificarlo secondo le proprie esigenze, oppure ricorrendo a concorrenti che abbiano la capacità di fare quello che il produttore originario ci fa pagare troppo oppure non è più in grado di fare, perché magari è fallito.

Internet ha dato una grande mano al software libero: distribuire le ricette e le torte se sono digitali non costa praticamente nulla, in rete. Ognuno contribuisce al miglioramento delle ricette, così che la torta è sempre migliore.
Questo funziona sia con i volontari che lo fanno per passione, sia con le aziende che ci lavorano.
Siccome c’è un sacco di concorrenza, i prezzi sono bassi e la qualità è alta.

Qualche commento superficiale e stupido nel post di Grillo parla di costi nascosti per il software libero. Di costi nascosti proprio non ce ne sono: qualsiasi software si può provare, aprire, controllare prima di decidere di investirci qualcosa sopra (se non va bene così com’è). Tutto è alla luce del sole: ti serve una mano? La paghi. Se ti serve una consulenza vai dal migliore offerente, senza nessuna limitazione.

I costi nascosti sono nel software proprietario, invece, perché non si ha la libertà di scegliere il proprio fornitore. Quando lavoravo per una scuola scoprii che tempo fa ci fu una azienda che regalò alle scuole un programma gestionale. Molte lo installarono, convinte finalmente di avere un programma gratis. Dopo qualche tempo l’azienda iniziò a chiedere 500 mila lire per ogni ora di assistenza fuori dal contratto standard, comunque costoso. Queste scuole erano piegate dal fornitore: non potevano cambiare perché altrimenti avrebbero perso tutti i dati. Se quel software fosse stato libero, avrebbero semplicemente fatto un altro bando.

Il software libero sarebbe un bene da sviluppare anche con contributi statali: se si pensa al risparmio che avrebbe lo Stato investendo dei soldi per realizzare un software libero e distribuirlo gratuitamente a tutti gli Enti distribuiti sul territorio si capisce quale importanza potrebbe avere. Ma il software libero viene utilizzato poco dalle amministrazioni perché nonostante non sia una novità pochi ne comprendono il funzionamento, anche tra gli addetti ai lavori. Figuriamoci Grillo o i parlamentari, che si occupano di tutt’altro. Forse contribuisce alla sua difficoltà di diffusione all’interno delle pubbliche amministrazioni il fatto che ci sia una concorrenza perfetta: spesso i bandi sono studiati e ritagliati per una specifica azienda, piuttosto che su un risultato che si vuole ottenere.

Grillo ha perso un’altra occasione: poteva chiedere ad un esperto qualunque, oppure ad un gruppo di esperti, di scrivere un articolo a sostegno del software libero. Io lo avrei fatto gratis, e come me molti altri che lavorano nel settore o sono semplici appassionati. Ma ha deciso di non farlo, di dire la sua in maniera demagogica ed imprecisa, portandosi dietro tutto il gregge dei commentatori del suo blog (il 99% ha scritto senza sapere di cosa stava parlando).

Ma l’errore di Grillo non sta solo sui contenuti del suo articolo. Lui che fa il predicatore potrebbe dare il buon esempio: utilizzando un software libero per il proprio blog, o per i propri forum. I suoi “seguaci” spendono fior di quattrini ogni mese per poter utilizzare un sistema che è poco più di un forum con agenda condivisa. Se si riunissero le forze e le spese di questi meetup si potrebbe pagare una ditta per fare tutto quello con software libero, finalmente in italiano, fatto da gente italiana, risparmiando soldi e dando un ottimo esempio. Invece anche lui si affida ad una azienda straniera, probabilmente multinazionale.

Ma questo è il modo di fare dei predicatori: parlano parlano parlano senza sapere quello che dicono, spesso cercando di avvicinarsi solo a quello che la maggior parte della gente vuole sentire, invece di cercare una propria verità. Grillo è peggio dei politici che tanto disprezza: loro sanno dire e fare anche cose impopolari, seguendo una propria visione coerente della società.

Grillo invece ha acquisito solo la loro capacità di comunicare, senza avere nessuna responsabilità di quello che dice anche quando potrebbe farlo, come in questo caso, nel suo piccolo.

Adotta un pinguino: Grillo predica male e razzola peggio

17 commenti su “Adotta un pinguino: Grillo predica male e razzola peggio

  1. Grande!
    Il parlare a vanvera di cose che non si sanno purtroppo è una pratica assai diffusa.
    Ciao

  2. Mi sembra che si stia spostando il tema: consigli di leggere bene prima di rispondere!
    Il tema era: diffondere nella PA il software libero, non nelle case degli italiani!
    Inoltre la pedissequa distinzione fra software free, open source, gpl, copyleft e quant’altro, non spostano di una virgola i termini del problema!

  3. Lo sappiamo che sei un esperto di Linux (io lavoro in unix da almeno 12 anni), ma Grillo sinteticamente ha detto tutte cose giuste, nulla di sbagliato.
    Se poi gli vuoi fare il pelo, accomodati, ma il titolo mi sembra ECCESSIVO.

    P.S. Sei arrabbiato con lui per altri motivi?

  4. Caro Simone, non sono arrabbiato con lui per altri motivi, come sai sono un assistant organizer del suo meetup forlivese… Non è vero che ha scritto cose giuste, sinteticamente.

    Una su tutte il fatto di scrivere che il software libero costa zeroeuro.

    Diffondere il software libero nella PA non è facile, perché nel tempo non si sono mai utilizzati formati aperti per lo scambio di dati. Prova ad andare in un qualsiasi ufficio e proporre Linux o OpenOffice.org: troverai qualche problema di compatibilità, almeno.

    Anche su firefox è uguale: i siti delle PA sono i peggiori dal punto di vista della fruizione con browser diversi da Explorer.

    Confondere software libero e software gratis è un grave errore che impedisce la diffusione del software libero, invece di facilitarla. Le aziende pensando al prodotto gratuito e senza assistenza non provano nemmeno a vedere se il passaggio è possibile.

    Il fatto che abbia fatto dei danni, con il suo post, è dimostrato anche dalla confusione che regna nei commenti che sono stati inseriti. Poteva scrivere del linux day, fare l’esempio della torta, o qualsiasi altro, per cercare di fare buona informazione su un tema purtroppo trascurato da tutti. Invece ha solo sollevato la sabbia, due giorni prima del linux day in 104 città italiane.

  5. Per rispondere a Valerio: ho letto benissimo. Non ho spostato affatto il problema. Come pensi di diffondere il software libero in un settore pubblico se anche quando ne parli fai confusione?

    Se pensi che domani un dipendente pubblico possa scaricarsi un software qualsiasi ed installarselo da solo, senza costi per l’amministrazione e lo stato, fai un errore grave.

    Molto meglio sarebbe obbligare chi scrive software custom per le PA a pubblicare i sorgenti con licenza libera, come chiede l’ottima iniziativa scarichiamoli.org

    Le iniziative in questo campo ci sono, è la gente comune che non capisce di cosa si sta parlando, e non sceglie i propri rappresentanti in base a quanto dicono su questo tema (e sull’innovazione in generale).

    Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, diceva Gandhi.

    Prima di insegnare alla pubblica amministrazione che una cosa è vantaggiosa, bisognerebbe provarla o quantomeno conoscerla, non credi?

  6. Il fatto che i siti delle PA non siano conpatibili con altri browser oltre ad IE significa che il problema è della scarsa professionalità dei web-designer scelti (o pseudo tali).

    Molte società informatiche o pseudo tali pur di spendere poco arruolano un esercito di “finti” programmatori, senza esperienza e senza una guida con cui farla, allo sbando delle grandi multinazionali, male instradati dalla scuola o dall’ università.

    Ma a livello generico, per il pubblico, parlare di Open Source e parlare di costo zero non è sbagliato. Tutto il software Open Source costa zero, costa qualche soldino ovviamente la personalizzazione dello stesso alle esigenze dell’azienda. E speranza vuole che se soddisfatti si debba contribuire anche economicamente al sostegno dell’Open Source, con donazioni pernulla sgradite ai produttori od ideatori.

    Ma se parliamo di “utenti” allora stai fresco…. La maggior parte di questi (e non solo quelli pubblici) faticano a cambiare tastiera o mause (ho degli aneddoti che fanno crepare la pelle dalle risate….), figuriamoci cambiare metodi e/o strumenti operativi.

    Usare OpenOffice all’interno di una PA non necessariamente significa perdere compatibilità con sistemi Microsoft (se ne ha bisogno veramente?).

    Io personalmente promuovo e produco software (CloseSource) , ma consiglio sempre di usare sistemi operativi server Unix, magari anche Open Source come Linux, che ha raggiunto livelli di stabilità notevoli.

    Allora perchè la PA con il governo precedente ha stretto accordi con Bill Gates per i prodotti Office invece di adottare prodotto Open Source quale Open Office?

    Ovviamente risparmiando (come dice giustamente Grillo) soldi sul copyright (licenze) e magari investendo sugli sviluppatori Italiani Open Source per adattarli alle esigenze aziendali!!!!! Invece no, soliti soldi ai “venditori di Software Microsoft”.

    Quindi non condivido tutto quello che dici su Grillo, anche se non dimentico che per lui (Grillo) Internet era da bandire perchè socialmente pericolosa…..

  7. > Molto meglio sarebbe obbligare
    > chi scrive software custom per le
    > PA a pubblicare i sorgenti con
    > licenza libera

    sono d’accordissimo su questo, ma si sta entrando troppo nel tecnico. Il post di Grillo sollevava un problema, senza la pretesa di dare altresì gli strumenti x risolveri.
    La gente comune oltre al fatto che non capisce, non è nemmeno tenuta a farlo! Eleggiamo apposta i nostri rappresentanti affinché prendano decisioni le più razionali.
    Non voglio fare apologia a Grillo, ma ritengo il tuo articolo un po’ troppo rapido nelle conclusioni.

  8. > Il post di Grillo sollevava un problema, senza la pretesa di dare
    > altresì gli strumenti x risolveri.

    Il post di Grillo non solleva solamente un problema: dice che domani potrebbe essere diverso. Lui non fa una ipotesi, predica una certezza.
    Con la saccenza di chi ha la soluzione in tasca. Per questo è giusto che si pretenda anche il come.

    Se fosse così, basterebbe dire ai rappresentanti: “spendete meno”.
    Invece è il come che contraddistingue le diverse politiche.

    Si può spendere meno in licenze microsoft oppure nella sanità. Evitare gli sprechi oppure lasciare a casa lavoratori.

    Non è delegittimando TUTTI i nostri rappresentanti politici che si ottiene il risultato di premiare chi è più razionale nelle scelte.

    Non è semplificando TUTTI i problemi che si ottengono le soluzioni. Guarda ad esempio il programma Report: loro sì che fanno informazione seria. L’informazione è indagine ed approfondimento, non sparate di cannone.

    Altrimenti si fa solo inutile demagogia.

  9. >basterebbe dire ai rappresentanti:
    >“spendete meno”.

    si ok, ma individuare il software, realizzare le strutture informatiche non è nemmeno compito dei politici: essi hanno un ruolo d’indirizzo, del tipo: “dobbiamo riuscire a realizzare l’indipendenza della P.A. dal software proprietario”; poi la scenta concreta sul s.o. da utilizzare, i software e quant’altro è materia tecnica che difficilmente un politico potrà gestire con efficienza.
    Grillo ha indicato una scelta politica di indirizzo: utilizziamo il sw libero per risparmiare soldi (non è stato vago, non ha lanciato fumo).
    Forse una critica che gli si può muovere è quella di non aver sviluppato il discorso dei benefici non-economici di avere sw libero.
    Ho riletto (magari mi fosse sfuggita qualche sfumatura) il post di Grillo, ma non ho trovato tutti questi errori. Poi, per carità, questione di opinioni, non voglio entrare in polemica per una semplice diversità di vedute!

    cordialmente,

  10. Spezzo una lancia a favore del software proprietario. Non solo perchè è il mio lavoro e mi paga lo stipendio ma perchè ho visto troppo spesso prodotti opensource nascere, crescere e morire in tempo brevissimo. I motivi di questa mortalità precoce sono i più vari (team leader che perde interesse, uscita di un progetto più interessante, scarsa gratificazione degli sviluppatori). L’investimento che si deve affrontare in ogni azienda, all’inserimento di un nuovo software, è elevato (costo di acquisto (minima parte del costo), formazione, parametrizzazione e manutenzione) e i tempi di ammortamento sono di diversi anni. Chi sceglie un nuovo sistema informativo vuole la garanzia che ci sarà continuità di servizio per il tempo sufficiente per ammortizzare il costo. Discorso leggermente diverso per i prodotti di office automation (il problema affrontato da Grillo): per scrivere una lettera qualsiasi software oramai si equivale. Se però ciò che elaboro è una tabella pivot complessa di excel allora la differenza fra microsoft e il resto del mondo si vede pesantemente.
    Che dire di Grillo? A mio parere ha cercato di tradurre in linguaggio corrente concetti che noi informatici facciamo sembrare complicati.
    Una domanda a Ronchi. Hai provato a presentare a Grillo il problema del costo dei meetup?

  11. Sì, l’ho fatto assieme all’assistant organizer del meetup di Forlì.

    PS: semplificare troppo concetti complicati non è quasi mai un bene… Bisognerebbe dare i pochi strumenti, anche semplici, necessari per capire.

  12. A mio avviso sei stato troppo critico su Grillo; non fa l’esperto informatico di mestiere ma il comico!!!Non deve scrivere un documento tecnico ma lanciare un messaggio, anche se non del tutto corretto, ma la gente non deve prendere alla lettera tutto quello che dice, se la notizia stimola interesse poi ci si può informare e approfondire. Il concetto di base è giusto: informare la pubblica amministrazione che esistono anche dei sistemi, dei software open source. I politici possono, forse, dare degli orientamenti, ma sono i dirigenti delle pubbliche amministrazioni che devono prevedere, adottare e far sviluppare software open source. Ci deve essere più sensibilizzazione e informazione in merito perchè, la PA li potrebbe già usare sicuramente per un buon 60%, (ad es. linux nei server e openoffice in quasi tutti i client), poi sono d’accordo con te: comunque vi sono dei costi(minori sicuramente di quelli attuali) e diffondere il software libero nella PA non è facile,ma nemmeno impossibile. Bisogna solo cominciare!!

  13. Cara Ornella, non posso giustificare Grillo sul suo eccesso di semplificazione solo perché è un comico. In questo momento il suo blog è un organo di informazione seguito da migliaia di persone, quasi più dei quotidiani online. Come per i quotidiani, che purtroppo troppo spesso non approfondiscono i temi che trattano e fanno cattiva informazione, anche Grillo deve farsi aiutare da qualcuno che ne capisca qualcosa.

    E’ ormai una decina di anni che conosco Linux ed il software libero, posso assicurarvi che la confusione tra gratuità e libertà fa più danni che guadagni.

    Grillo farebbe bene a parlare dei vantaggi della libertà, dai quali DIPENDONO quelli economici. Invece parte dalla considerazione economica e non arriva alla questione importante.

    Questo è il motivo per il quale nelle Pubbliche Amministrazioni si continua ad usare Winzip non registrati (gratis) piuttosto che 7Zip (Libero). Bisogna promuovere il software libero, non cadere nella superficialità della gratuità. Altrimenti qual è il vantaggio di non avere software craccato a casa o in ufficio?

    Chi lavora nell’informatica sa bene quanto sia diffusa l’illegalità nelle licenze.

    Per Grillo non c’è differenza tra il freeware ed il software libero, e questo è molto grave. Facciamo l’esempio di Skype, freeware ma non libero.
    Domani potrebbero diffondersi milioni di cellulari e telefoni fissi skype.

    Il protocollo usato da Skype è chiuso, il software è proprietario. Questo significa che domani l’azienda potrebbe decidere che per ogni telefonata si paga qualcosa, sfruttando la sua posizione dominante.
    Torneremmo indietro di 10 anni almeno.

    Ed è così che si è diffuso Microsoft Office: sfruttando il fatto che a differenza degli altri programmi simili si poteva craccare facilmente. La gente lo ha iniziato ad utilizzare illegalmente a casa, senza licenza, ed ha preteso di utilizzare in Ufficio quello che conosceva già perché lo aveva ottenuto gratis.

    Non mi preoccupa il fatto che Grillo sia ignorante in materia (è impossibile sapere tutto).
    Mi preoccupa il fatto che non sia in grado di pensare a far verificare quanto scrive da qualche esperto, e mi preoccupa il fatto che ignori completamente i rischi di una cattiva informazione.

    Se in Italia siamo in una condizione da terzo mondo sulla informazione e sulle tecnologie informatiche, lo dobbiamo proprio a cattive scelte ed a superficialità di questo tipo.

  14. Certo in Italia siamo al terzo mondo, ma la colpa è in maggior parte dei politici, di coloro cioè che scelgono la direzione della barca.
    Allora perchè te la prendi con Grillo che cerca di far soffiare il vento in altre direzioni?
    Se non sbaglio siamo quasi tutti informatici ad intervenire sul tuo articolo, ma NOI lo sappiamo bene cosa vuole dire Grillo. Non a caso tu hai una società che si chiama SOASI e produce Open Source (per meglio dire “customizza” applicativi e sistemi operativi OS).
    Ma la gente comune, se no nriceve delle spinte, delle “soffiate”, non ne vuol sapere di cambiare.
    Guarda il VoIP…. E’ uno strumento fantastico, ma appena uscirà Telecom con tariffe più basse allora la gente non cambierà. Poco importa che nel 2006 ancora mandiamo Fax a dozzine di migliaia invece di e-mail, basta fare il numero ed inserire il foglio!
    Se ti ostini a guardare il dito, fai la fine dello stolto…. Guarda oltre, e considera Grillo per quello che è :”UN COMICO”, che fa ridere un casino, anche quando dovremmo piangere.

  15. Non me la prendo con Grillo, Simone. Dico solo che quando si cerca di soffiare verso una direzione, bisogna farlo bene, altrimenti si rischia non solo di non far cambiare rotta alla barca, ma di rendere inutili i tentativi delle persone che lavorano alla tua stessa causa.

    Per quanto riguarda SOASI noi produciamo anche software libero nostro, non customizziamo solo, per dovere di cronaca :)

  16. Una nota. Scrivi che “Introdurre un software in una azienda spesso significa fare formazione, ad esempio, e quindi pagare qualcuno che insegni ad utilizzarli.”

    Vorrei farti notare che ciò è vero per *qualsiasi* software, ivi comprese le “nuove versioni” dei software commerciali.

    Per dirne una: gli utenti finali che sono passati da Windows 2000 a Windows XP hanno subito un “trauma” ed hanno avuto necessità di assistenza esattamente come se fossero passati da Windows 2000 a Linux.
    E per Windows Vista sarà peggio: per gli utenti sarà meno traumatico passare a Linux che non a Vista!

  17. Certo Franco, io non ho mica detto il contrario!

    Non sto cercando di far passare il messaggio che il software libero è più costoso del software proprietario, molto spesso (purtroppo non sempre) è vero il contrario.

    Per chiarire la mia posizione, oggi ho fatto 2 talk sul software libero e sulla diffusione libera della cultura, che presto metterò online.

    Linux ed il software libero vanno incentivati ed utilizzati di più nelle pubbliche amministrazioni, questo è chiaro e condivisibile (immagino da tutti coloro che hanno approfondito l’argomento).
    Solo che farlo non è banale nè a costo zero: è un investimento con ottimi ritorni, che non ha costi aggiuntivi soprattutto se fatto nei periodi di transizione obbligatoria di un software (come i citati passaggi di sistemi operativi di versioni diverse, oppure nelle occasioni in cui si fanno nuovi acquisti per nuove funzionalità).

    Se invece si cerca di sostituire qualcosa che è già stato pagato, è più difficile averne un ritorno economico immediato. Questo non significa che per mille ragioni non sia comunque da fare. Sarebbe stato bello che Grillo avesse approfondito tutti gli altri aspetti del sw libero non legati ai costi.

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