La Corte di Giustizia UE condanna l’Italia per la VIA

Da un articolo su Diritto all’Ambiente:

Con una importante sentenza del 23 novembre 2006 la Corte di Giustizia Ue ha
condannato l’Italia per la non corretta applicazione della normativa sulla Valutazione di Impatto
Ambientale ed ha definito la portata giuridica della nozione di “smaltimento” dei rifiuti ai sensi
della direttiva 85/337.

Al riguardo ricordiamo come il legislatore nazionale, con DPCM 3 settembre 1999, avesse escluso
dalla VIA gli impianti per il recupero dei rifiuti ammessi alle procedure semplificate di cui agli artt.
31 e 33 del D.Lgs. n. 22/1997 (esclusione che, è bene subito precisare, troviamo anche nel nuovo
T.U. Ambientale).
Di fatto, quindi, per effetto di questo esonero vari impianti per il recupero dei rifiuti hanno potuto
ottenere l’autorizzazione pur non rispettando le disposizioni della direttiva VIA (la stessa
Commissione Ue ha fatto notare che, grazie a questa normativa, nella sola regione Lombardia sono
circa 3.000 gli impianti di recupero che si sono sottratti all’obbligo di procedere alla valutazione
d’impatto ambientale)(1).
Tale esenzione è stata ora ritenuta in contrasto con la Direttiva VIA per due motivi: in primo luogo,
in quanto esclude l’obbligo di effettuare una valutazione di impatto ambientale per progetti che
normalmente dovrebbero essere sempre sottoposti a VIA (progetti dell’allegato I alla direttiva
85/337); in secondo luogo, in quanto dispensa dall’obbligo di effettuare un’analisi preliminare per
stabilire se determinati progetti, che possono avere un impatto ambientale significativo (progetti
dell’allegato II alla direttiva 85/337), debbano essere sottoposti a VIA.
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Link:
Diritto all’Ambiente

La Corte di Giustizia UE condanna l’Italia per la VIA

Un commento su “La Corte di Giustizia UE condanna l’Italia per la VIA

  1. Capiremo mai che dobbiamo smettere?
    Dubito.
    Ci sono altri intoppi che alcuni ministeri hanno provocato nella scorsa legislatura, riguardo all’energia.
    La centrale termodinamica di Rubbia è stata fermata perchè nessuno al ministero delle attività produttive diede il via libera:
    http://www.enel.it/eWCM/salastampa/comunicati/1443697-1_PDF-1.pdf
    Non aveva bisogno di finanziamenti, ma di una firma. Capisci???
    Ormai Rubbia stà seguendo lo stesso progetto in spagna, purtroppo.

    Ora vogliamo metterci a costruire i rigassificatori, hanno alcune caratteristiche pericolose – ma il peggio è che investiremo in una tecnologia per una risorsa che prima o poi verrà a meno.

    Probabilmente lo sai meglio di me, ma finchè non ci togliamo dal mezzo i tecnici dell’ex IRI i nostri politici (e parlo di centro-sinistra come di centro-destra) si baseranno solo sulle loro idee energetiche degli anni ’40 (cioè quando erano all’università loro).

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