Progetto ‘Mutualismo’

Venerdì 13 e sabato 14 gennaio 2006 si terranno degli incontri organizzati dalla Fondazione Alfred Lewin sul mutualismo. Per informazioni potete contattare Massimo Tesei (massimo@unacitta.mine.nu) oppure consultare il sito di Una Città

Il Mutualismo. Il Presente

Venerdì ore 15,30
Tre seminari di incontro, scambio di esperienze e riflessione sulle seguenti tematiche:
– le buone pratiche di cittadinanza: realtà, ambivalenze e prospettive del terzo settore.
– alcuni riferimenti istituzionali: principio di sussidiarietà, comunalismo partecipativo, welfare locale.
– nuove vie per introdurre nell’economia vincoli sociali, etici e politici: difesa e gestione dei beni comuni, finanza etica, commercio equo-solidale, microcredito…

Sabato ore 9
Dibattito generale
Il mutualismo oggi come esperienza di società attiva e solidale e di democrazia partecipata.

Progetto ‘Mutualismo’

A fronte della crescente complessità con cui si manifestano le problematiche sociali, c’è un nuovo impegno di cittadini, associazioni ed amministrazioni pubbliche, a ricercare e mettere in atto peculiari strategie di approccio pragmatico e partecipativo. Molte attività e progetti legati a questo impegno hanno trovato voce, visibilità, hanno suscitato la curiosità e l’interesse da parti di altri per una conoscenza reciproca nel progetto ‘Osservatorio delle buone pratiche di cittadinanza’ realizzato nell’anno 2003. L’interesse e il successo riscontrato dalle iniziative effettuate ci portano a voler continuare un impegno di ricerca, studio e organizzazione di momenti pubblici di confronto e approfondimento su ‘buone pratiche di cittadinanza’, proponendo pertanto un nuovo progetto mirato sul tema del mutualismo.

Il mutualismo rappresenta l’intreccio positivo tra interessi e valori realizzato nella solidarietà associativa democratica del movimento operaio. In esso si trova l’anima profonda ed originaria del movimento dei lavoratori che si è manifestata nella cooperazione, nelle società di mutuo soccorso, nelle leghe di resistenza, nel comunalismo sociale.
Oggi il luogo di produzione, da solo, non garantisce più l’antico patrimonio relazionale intrinseco all’esperienza lavorativa.
La sicurezza sociale statualmente garantita si indebolisce e rivela falle e lacune crescenti.
Nuove esigenze di tutela e di assistenza di prossimità nascono da una società radicalmente mutata e soggetta a forme nuove di vulnerabilità.
Una articolazione aperta e attiva tra “locale” e “globale” sembra indispensabile per trovare le nuove vie dello sviluppo.
In questa situazione sembra utile ritrovare e rivitalizzare una tradizione di pratiche e di valori che hanno fermentato esperienze popolari ricche, esemplari, che ancora si prolungano nel tessuto profondo del nostro territorio.
Questo richiamo si rivela funzionale al fine di dare respiro ideale, legittimazione storica, impulso coerente all’effervescenza di iniziative sociali e popolari che si diffondono nelle più varie forme e in tutti i campi della vita civile.
Lo sviluppo del terzo settore e il progressivo affermarsi del welfare locale ripropongono un rilancio del movimento cooperativo che, sia pure con luce ed ombre, indica nuove strade dal basso dell’iniziativa associata nel proporre servizi sociali, economia alternativa, forme etiche e popolari del credito, commercio equo e solidale, autogestione di gruppo del tempo libero e del consumo.
Dal mondo del lavoro l’esperienza del “delegato sociale” pone il problema delle ricostruzione di un nesso forte tra ambiti di lavoro e ambiti di vita per fronteggiare precarietà sociale, vulnerabilità personale e obsolescenza dei saperi professionali che generano zone ampie di insicurezze sprovviste di tutela.
Dall’interno del tessuto più intimo delle famiglie e del vicinato nascono proposte pratiche associate di auto-aiuto attorno a problemi di handicap, di sostegno agli anziani, di rimedio alla sofferenza psichica e mentale. E l’elenco potrebbe continuare richiamando l’immigrazione, i problemi dell’esclusione sociale per arrivare alla qualità della vita urbana.
L’insieme di ciò che fermenta nella società civile sembra confermare alcune ipotesi culturali e politiche che affiorano nelle sedi più avvertite e aperte delle realtà istituzionali.
Cresce il bisogno di una cittadinanza attiva che non si limita più soltanto a protestare e a rivendicare ma che vuole incominciare anche a “fare” in prima persona e in modo solidale partecipando alla vita decentrata delle istituzioni.
Il welfare locale è all’ordine del giorno. Esso non si pone come alternativa ai diritti universali di cittadinanza ma come indispensabile arricchimento selettivo e aggiornato delle risposte alla “nuova questione sociale” mirate alla particolarità delle emergenze territoriali e capaci di sommare alle capacità dell’intervento istituzionale anche le grandi risorse della solidarietà quotidiana e volontaria.
Questo significa praticare il principio di sussidiarietà al di là della polarizzata alternativa tra stato e mercato ma valorizzando soprattutto i corpi intermedi in un permanente dialogo circolare tra società civile ed istituzioni. Il pubblico non coincide e non si esaurisce nella sfera statale. La riforma del titolo V della Costituzione definisce anche lo spazio di una sfera pubblica sociale che riconosce la titolarità dei cittadini associati a produrre beni comuni.
Pensiamo di dedicare al mutualismo, di ieri, di oggi e di domani, primaria e fondamentale buona pratica di cittadinanza, il lavoro del prossimo anno dell’Osservatorio.

Su “Il Mutualismo e il passato” si è svolto una primo convegno nel giugno 2005 in cui si è messo in evidenza come il mutualismo non fosse tanto l'”infanzia” del movimento operaio e democratico quanto la sua anima profonda e poi dimenticata. La resistenza strenua delle casse di mutuo soccorso al tentativo di “statalizzazione” attesta quanto fosse forte il desiderio di autonomia e autogestione fra gli operai di allora.

Venerdì 13 e sabato 14 gennaio 2006 ci ritroveremo a discutere
del mutualismo oggi.

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