WWF: Le mistificazioni del Responsabile Regionale del Servizio Parchi

Pubblico un comunicato Stampa del WWF di Cesena sulle mistificazioni del responsabile regionale del servizio parchi e sulla figura di Pietro Zangheri, che ha tenuto a battesimo nel 1973 la sezione del WWF di Forlì e che ora si vuole cercare di contrapporre ai metodi utilizzati dall’associazione per la tutela della Campigna.

Oggetto: Le mistificazioni del Responsabile Regionale del Servizio Parchi

Sabato scorso, a S.Sofia, é stato presentato il documentario sulla vita e sull’opera del grande naturalista forlivese, Pietro Zangheri, prodotto dall’Amm. Prov. di Forlì-Cesena. Nell’occasione era presente un folto pubblico ed una variegata schiera di tecnici, naturalisti, ambientalisti e amministratori. L’incontro s’é aperto con i saluti di rito delle autorità, ma fra questi, ce n’é stato uno che é uscito dal seminato, quello del Dirigente del Servizio Parchi della Regione, il “casalingo” Enzo Valbonesi. Approfittando infatti della delega concessagli dal suo assessore e, della platea che gli stava di fronte, costui ha frettolosamente sorvolato sulla figura di Zangheri, preferendo di gran lunga dar sfogo ad una filippica alquanto pervasa da rancore personale nei confronti di non ben precisati “ambientalisti”.

Reputandomi tale e nel tentativo di comprendere quali possano essere i “fantasmi” che agitano il sonno di Valbonesi, provo ora a “decodificarlo” visto che nell’occasione non era previsto il diritto di replica. Ma prima vorrei citare alcune “perle” del suo intervento.

Essendogli l’occasione ghiotta, iniziava tessendo le lodi di chi fa ricerca in campo naturalistico “…in silenzio, senza fare un ambientalismo gridato e ostentato!” Evidentemente non conosce bene, e mi stupisce, la differenza dei ruoli fra un ricercatore e un ambientalista.

Rincarava ricordando “..la diversità d’atteggiamento (rispetto a chi?) che aveva Pietro Zangheri nei confronti delle popolazioni locali (attenzione al colpo gobbo) ..senza offenderle e senza saccenteria”. Proseguiva citando articoli apparsi sui quotidiani che sarebbero stati impregnati
d’incompetenza e (di nuovo) saccenteria (ma ancora senza chiarire a cosa si riferisse). Continuava scagliandosi contro il manicheismo ambientalista e la sacralizzazione della natura, mettendo furbescamente nello stesso calderone gli ambientalisti e gli “amici di Bambi”, così tanto per far apparire più stolti quelli a cui si riferiva. Ormai in preda ad un’enfasi crescente, concludeva pontificando che “..chi come lui il Parco l’ha voluto non ha mai avuto bisogno di tanti ambientalisti” e “..chi ci vive ha un diritto in più!”, togliendomi finalmente qualsiasi dubbio su chi fossero i destinatari dei suoi strali! Gli ambientalisti locali naturalmente! Quelli che da sempre si sono occupati del Parco, prima, durante e dopo il suo mandato di Presidenza, e chi sennò?

Ora siccome sarebbe troppo lungo rivangare vita, morte e miracoli di un Parco Nazionale per il quale negli anni 80 ci siamo battuti contro gli ostacoli di ogni genere frapposti dalle amm. pubbliche, e altrettanto lungo sarebbe illustrarne la gestione di Valbonesi, che ritengo si sia caratterizzata soprattutto per l’inerzia nei confronti di una corretta conservazione ambientale, una gestione peraltro più volte criticata e denunciata pubblicamente dalla nostra Associazione anche con un Libro Bianco che ne descriveva minuziosamente gli atti più contrastanti da lui approvati o avallati, mi limiterei piuttosto ad evidenziare l’opera costante di mistificazione ideologica portata avanti da questo personaggio.

Negli anni 80 egli fu compartecipe di una campagna per far si che il Parco fosse regionale e non nazionale (come invece meritava e come ancor prima richiesto anche da Zangheri) affinché, escludendo così gli ambientalisti e gli ordini accademici dall’ente di gestione fosse di più facile appannaggio di una gestione politica e pienamente controllata dai comuni. Come Sindaco di S.Sofia si adoperò anche per “compensare” subdolamente i suoi elettori/cacciatori tentando di destinare ad essi i territori demaniali circostanti, rimasti esclusi dal Parco, che avevano una superficie di gran
lunga superiore di quella dei territori invece sottratti alla caccia (tentativo sventato grazie ad un nostro ricorso). Quando finalmente nel 1990 venne decretata l’istituzione del perimetro del Parco Nazionale da parte dello Stato, proprietario delle riserve naturali più preziose in esso comprese, il Parco Regionale da lui presieduto continuò a permettere opere e attività economiche (es. apertura di strade, captazioni idriche ecc.) in contrasto con le norme di tutela che gli furono affidate. A nostro giudizio e per ironia, proprio l’aver tutelato interessi economici e particolari più di quelli della natura, gli é valsa in seguito la nomina politica alla Presidenza del Parco Nazionale voluta dalla Regione. E così via, fino ai tempi più recenti quando, scaduto il suo mandato, venne smembrato l’Ufficio Regionale Parchi e trasferite le persone competenti che vi lavoravano, per far spazio alla creazione di un nuovo ufficio in cui vi fu insediato lui come dirigente. Come non sospettare dunque anche in tale circostanza di un’ennesimo “incarico politico per servigi resi” (ci sono ancora ricorsi
pendenti in merito) come da prassi di un “sistema” di cui anche la trasmissione Report s’é recentemente occupata?

Quindi oggi se proprio volesse suffragare ogni dubbio, sarebbe meglio chefosse lui “a cominciare a lavorare in silenzio”, si cospargesse il capo di cenere ed evitasse di strumentalizzare Zangheri facendo sermoni, visto che non si direbbe sia proprio la persona con tutte le carte in regola per
ricordarne la memoria. Le parole di Zangheri, semmai, sono ancora oggi di monito, per quelli che vorrebbero potenziare gli impianti sciistici all’interno degli habitat più delicati del nostro Appennino, non “popolazioni”, ma semplici imprenditori, portatori d’interessi particolaristici, che nessuno insulta ma che opportunamente intendiamo contrastare quando propongono interventi del genere.

Sarebbe curioso capire infine quale sarebbe “l’ambientalismo scientificamente corretto” che piace tanto a Valbonesi? Per caso quello che gratifica il suo astio personale nei confronti del WWF? Come interpretare diversamente i suoi sistematici e goffi tentativi di non riconoscimento del ruolo della nostra Associazione in materia di aree protette? O il ripudio di qualsiasi proposta pervenutagli da parte nostra riguardo alla designazione delle aree della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS)?

A tal riguardo solo pochissime proposte presentate da alcuni comuni sono state considerate! Pertanto se gli altri comuni non si sono degnati neppure di sapere cosa fosse la Direttiva Habitat, ne quali fossero le emergenze naturali del loro territorio, se ne deduce che il “Servizio” da lui diretto
abbia preferito “servire a poco” piuttosto che accettare proposte dal WWF!

Si può allora ben comprendere perché Valbonesi approfitti di ogni pulpito per screditare le nostre competenze ed elogi invece “..chi fa ricerca in silenzio”. Mentre altrove sono proprio i ricercatori e gli scienziati a denunciare la perdita inesorabile di biodiversità! Qui da noi invece si può dichiarare che ” é in aumento!”, poco importa se le cose non stanno esattamente così! L’importante é farci dei begli opuscoletti promozionali e allentare le briglie dei vincoli di natura ambientale!

WWF Sezione Comprensoriale di Cesena

il Responsabile, Ivano Togni

WWF: Le mistificazioni del Responsabile Regionale del Servizio Parchi
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