Il futuro dei Verdi, secondo me.

In questi giorni si parla del futuro dei Verdi, ed ho letto/ascoltato tante opinioni utili ed interessanti per il futuro dei Verdi.
Io credo che intanto si debba chiarire l’esperienza di una sinistra unita oggi terminata, o quantomeno estranea al progetto dei Verdi. La Sinistra Arcobaleno poteva a mio parere sopravvivere con un risultato dignitoso delle urne, e quello che è avvenuto è tutt’altro che dignitoso.
Penso che Verdi e Post-Comunisti abbiano in comune solo l’analisi del fallimento di questo sistema economico, che poggia le proprie basi sullo sfruttamento dei paesi in via sviluppo (che oggi rischiano la fame per gli aumenti di grano e riso).

Quello che li divide profondamente è l’analisi delle soluzioni. I Verdi non sono anticapitalisti, ed il loro elettorato non si trova nelle fabbriche (tra la copia e l’originale si sceglie sempre l’originale) ma prevalentemente nel ceto medio. Occorre ripartire dall’analisi critica della crescita e del consumo, cosa che gran parte degli iscritti ai partiti anticapitalisti purtroppo non affronta se non marginalmente.

Ma I Verdi non sono certo esenti da colpe. Per prima cosa chi ha portato a scelte fallimentari dovrebbe rimettere il suo mandato in maniera seria. Quindi presidente ed esecutivo nazionale, che si presenteranno dimissionari al consiglio federale nazionale, devono farsi da parte veramente.
L’opzione politica dell’avvicinamento alla sinistra considerata a torto o a ragione radicale non ha pagato nè con i risultati al Governo nè elettoralmente.
I Verdi devono tornare ad essere un partito marcatamente ecologista ed autonomo.
Penso inoltre che si debba ricominciare dall’elaborazione del pensiero verde e dall’analisi politica. Vent’anni fa si facevano convegni ed Università Verde proprio per ascoltare e fare dibattiti con esperti nazionali ed internazionali, avvicinando belle menti capaci di costruire un’idea di futuro.

Non a caso i Verdi sono l’unica forza politica che parte da un’idea di futuro, mentre le altre oggi si fondano sull’amministrazione del presente.

L’obiettivo da conseguire è da un lato quello di riappropriarsi di temi che vent’anni fa venivano ridicolizzati, ma che con il tempo sono diventati agli occhi di tutti reali e tangibili, dall’altro quello di ottenere risultati elettorali dignitosi come in altri paesi europei, che ci collocano spesso come terza forza capace di dialogo e di governo, senza pregiudizi sul collocamento.

Con questo PD e questo Centro-destra probabilmente il dialogo sarà impossibile nel breve periodo, chiaramente, ma il risultato di queste elezioni per fortuna non ci consegna ancora un futuro bipartitico, dove la democrazia ed il voto dei cittadini viene appiattito sulla stessa idea di fondo dello sviluppo.

Oggi c’è da (ri)costruire un progetto di questo tipo, anche partendo dai nuovi strumenti che abbiamo a disposizione, che permettono un dialogo ed una elaborazione anche approfondita senza spostamenti fisici. Penso ad esempio alla riapertura dell’Università Verde sul web con strumenti di e-learning, che permettano di chiedere aiuto a professori ed esperti per la creazione di videocorsi e di documenti di analisi fruibili in qualsiasi momento e senza sforzi.

Penso sarebbe bello ed utile avere una piattaforma dove personaggi come Ugo Bardi, Luca Mercalli, Iacopo Fo, Pallante, & c. tengano loro piccoli seminari, e costituire su internet un progetto di formazione di un nuovo pensiero ecologista a 360° (non solo alberi e Panda, quindi, ma anche nuove tecnologie, cultura libera e brevetti, per intenderci).

I Verdi devono dimostrarsi capaci di elaborare i problemi complessi per proporre soluzioni reali, tangibili, senza inseguire i populismi del momento che portano ad una disaffezione delle persone più attente ed ad risultati elettorali inappropriati.

Non sarà facile, con questa informazione e questo Governo, ma è una operazione assolutamente necessaria e possibile, se sapremo unire le forze.

Per questo oggi più che mai è importante aderire ai Verdi (contattami se sei interessato), per rifare un progetto marcatamente ecologista ed autonomo.

Chi starà alla porta per attendere cosa faranno gli altri purtroppo si renderà complice in caso di fallimento, e penso sia ormai evidente quanto sia grave lasciare agli altri la possibilità di decidere per noi.

Il futuro dei Verdi, secondo me.

7 commenti su “Il futuro dei Verdi, secondo me.

  1. Da qualche tempo leggo volentieri il tuo blog e con molto piacere ed interesse. Oggi mi sono registrato così da poter commentare questo tuo interessante punto di vista, ed è con lo stesso piacere con cui leggo che mi accingo a “risponderti”.

    Preliminarmente, credo che sia un errore tentare di analizzare il futuro della sinistra arcobaleno, e dei suoi componenti, sulla base del risultato elettorale, così come fu un errore mettere in piedi il cartello Sinistra Arcobaleno con l’unico scopo di avere un risultato elettorale. Fu un errore allora, continua ad essere un errore adesso. Se un’analisi va fatta (e il “se” è retorico) questa non può e non deve, a mio avviso, partire dal risultato elettorale della SA.

    I partiti che componevano la SA ora dovranno iniziare un processo di profondo rinnovamento ideologico e organizzativo, e prima di allora credo che nessuno possa dire se la SA sia un progetto morto o meno.

    In sintesi, oggi è necessario aprire la discussione che si doveva aprire mesi fa, o forse anni fa, quando la base chiedeva ai vertici un’unità che i vertici hanno ripetutamente ignorato.

    Inoltre ritengo che questa discussione debba essere veicolata dalle dirigenze dei partiti, ma debba essere necessariamente e inesorabilmente affrontata dalla “base”.
    E’ paradossale osservare quante persone (me compreso) abbiano ripreso entusiasmo proprio dopo questa batosta elettorale, come se finalmente si riaprisse uno spiraglio alla partecipazione della base nelle scelte di partiti che, ormai da tempo, disattendevano sistematicamente le istanze dei propri sostenitori. (ricordi Ficarra e Picone che, nella piccola sezione di partito, cercavano satiricamente di ricucire i rapporti fra “base” e “vertici” all'”ottavo nano”? stiamo parlando di 8 anni fa!).

    Detto questo, arrivo al discorso principale del tuo post: i Verdi possono far parte di un progetto di sinistra unitaria? Io credo di sì, e ti spiego perchè.

    Prima di tutto guardo il popolo della sinistra. Quali bandiere si vedevano alle manifestazioni pacifiste romane? Quali bandiere sventolano al concerto del primo maggio? Partiti Comunisti, Che Guevara, Verdi, ARCI, COBAS, i sindacati, e sicuramente scordo qualcuno.
    Non credo che questo sia un caso, ma sia l’espressione di un genuino senso di appartenenza del popolo della sinistra italiana ad un progetto unico, che prescinde dalle dinamiche, spesso aberranti, delle dirigenze, dai cartelli elettorali, e quant’altro.

    La mia esperienza, poi, è che nell’attività quotidiana, nella vita associativa e lavorativa, quel popolo della sinistra con tante bandiere diverse si ritrova fianco a fianco, sul campo quotidiano delle battaglie civiche e ideologiche, che si tratti di diritti civili o del litorale oltraggiato dagli ecomostri, che si tratti di controinformazione o di antimafia, di pena di morte o di energie rinnovabili.

    Credo sia giunto il momento di restituire dignità e rappresentanza a questo popolo, che si riconosce, tutti i giorni, in principi etici ed ideologici comuni, o quantomeno molto molto simili.

    D’altra parte, io credo che il sentire “verde” sia un sentire spiccatamente di “sinistra”, e che la coscienza ambientalista sia solo una parte di una coscienza più ampia, che comprende idee di giustizia sociale, di equa distribuzione delle ricchezze, di libertà di espressione. La lotta per i diritti civili e per un ambiente salubre, l’idea di decrescita economica e di energia pulita e rinnovabile, sono inscindibili, a mio avviso.

    Credo che questa sia la vera sfida della sinistra italiana: elaborare nuove risposte ideologiche “di sinistra” alle istanze di un mondo profondamente diverso da quello dei due secoli passati. Se le istanze dell’ottocento e del novecento hanno trovato risposta nel marxismo, nel socialismo e nell’anarchismo, con esperienze diverse, più o meno felici, il ventunesimo secolo va affrontato con un’ideologia più moderna che, pur partendo dai principi storici della sinistra socialista e comunista, tenga conto delle vittorie che queste ideologie ci hanno consegnato nei secoli passati.

    In questo senso, il pensiero “verde” è un pensiero “anticapitalistico” ma non “antiliberale”. Il capitalismo giustifica qualunque scempio nel nome della crescita economica, mentre il paradigma della decrescita, pur riconoscendo la dignità della libera impresa non può prescindere da idee di equa distribuzione delle ricchezze, di un’economia sostenibile e di tante istanze “altermondiste”. L’idea che i partiti della sinistra italiana siano antiliberali mi sembra decisamente assurda. L’anticapitalismo è un conto, l’idea che lo stato debba avere un ruolo di garanzia dei servizi fondamentali anche in un modello di libero mercato mi sembra benaltra cosa.

    Un partito Verde autonomo rappresenta, secondo me, la dispersione di un potenziale. Un motore comune va agganciato, tramite un volano efficiente, alle ruote di fronti comuni differenti, ma che portano in una direzione unica. Alla guida non può e non deve esserci altro che la base, mentre il volano più efficiente è rappresentato
    da organi di partito attenti e rappresentativi.

    Questo processo è bloccato dal protagonismo delle dirigenze. La base ha bocciato sonoramente queste dirigenze ed alla luce di questa disfatta elettorale chiede ai vertici di tornare a rappresentare politicamente le istanze del popolo della sinistra in termini unitari, democratici e popolari, sulla base di un manifesto nuovo, chiaro e privo di ambiguità, che trovi attuazione in diversi fronti d’azione, tra i cui pilastri c’è l’ambientalismo.

    A mio avviso la base è pronta da tempo, le realtà associative italiane hanno un fermento straordinario. Questo fermento, prima veicolato e catalizzato dalle sezioni di partito e dai sindacati, ora è disperso e decentrato.

    Spero che riusciremo a spingere tutti nella stessa direzione. Considerando che l’insieme delle parti vale molto più della semplice somma.

  2. Secondo me il problema è da analizzare non solo per i risultati (ma ignorarli sarebbe ingenuo e controproducente) per proprio sulla base.

    Ho partecipato alla campagna elettorale con impegno, pensando che le idee comuni pesassero più delle differenze.

    Purtroppo la verità è che le due basi sono estremamente diverse.

    Quello che noi auspicammo, con la nascita della sinistra arcobaleno, era l’avvicinamento di quell’elettorato che si dice di sinistra e che vede in Zapatero un leader da invidiare.

    Il problema è che questo elettorato ha pensato che questo progetto fosse quello di Veltroni, che il nostro vocabolario basato sulla lotta di classe fosse antico e da sotterrare.

    Non a caso parlo di decrescita. Questa idea nella base e nelle dirigenze distribuite sul territorio nei partiti post-comunisti non esiste.

    La realtà è che contemporaneamente alla critica al capitalismo questi partiti ne sostengono le istanze: poco importa se una fabbrica inquina e crea disastri ambientali, in cambio dell’arricchimento di pochi, se crea 10 posti di lavoro.

    E’ questo il dato di fatto.

    Probabilmente una evoluzione sarà necessaria, ma non ti sarà sfuggito che le linee vincenti uscite dai dibattiti in rifondazione e comunisti italiani sono quelle di un ritorno alla falce ed il martello.

    Al contrario credo che i verdi sintetizzino bene il pensiero che citi, includendo ovviamente nei problemi non solo quelli strettamente ambientali ma chiaramente tutte le conseguenze di un certo tipo di economia e sviluppo.

    Il principio del chi inquina paga è molto più equo anche dal punto di vista sociale: spesso chi ha meno consuma meno ed inquina meno, ed è giusto che paghi meno.

    Se ci sarà un avvicinamento di altri partiti alle nostre istanze sarò felice, ma non assisterò e non parteciperò più ad una campagna nella speranza che qualche mia idea faccia capolino da un vocabolario che ha preso molta polvere.

  3. [quote]Purtroppo la verità è che le due basi sono estremamente diverse.[/quote]

    Perdonami, ma non condivido la tua “verita’”, ne’ l’idea che si possa assumere un’opinione personale, per quanto rispettabile, come “verita’”. Parli di vocabolario polveroso, ma la parola “verita’” prende polvere dal 1905 (relativita’, meccanica quantistica, 100 anni di filosofia, ecc…).

    [quote]Quello che noi auspicammo, con la nascita della sinistra arcobaleno, era l’avvicinamento di quell’elettorato che si dice di sinistra e che vede in Zapatero un leader da invidiare.[/quote]

    Quello che “noi” elettori di sinistra auspicavamo era che la sinistra al governo si comportasse come chiesto dai suoi elettori. Il fatto che “voi” supponeste che dopo un’esperienza di governo cosi’ triste gli elettori potessero sommarsi per magia e’ inquietante. Sono anni che la sinistra italiana (verdi compresi) ha perso progressivamente credibilita’ presso la base (votando a favore della chiesa cattolica o per il rifinanziamento delle missioni all’estero, con disprezzo dei propri elettori, altro che Zapatero!). “Noi” elettori di sinistra abbiamo sancito, e con dolore, l’inutilita’ del voto alla SA: un discreto 3% di voti e’ andato a quei partiti “polverosi” con la falce e il martello o il garofano rosso, piuttosto che a una bandiera arcobaleno nuova di zecca e con velleita’ (smentite prima ancora di partire) zapateriane.

    [quote]Il problema è che questo elettorato ha pensato che questo progetto fosse quello di Veltroni, che il nostro vocabolario basato sulla lotta di classe fosse antico e da sotterrare.[/quote]

    Qui sinceramente non ti seguo piu’. Non capisco da dove tu tragga queste conclusioni sugli elettori di Veltroni (che di voti ne ha presi pochini)… sulla lotta di classe poi, in campagna elettorale ho sentito poco o nulla. Mi pare evidente che non ti piace la lotta di classe, ma mi sembra un azzardo (nonche’ una contraddizione) ipotizzare che i partiti della SA abbiano perso la quasi totalita’ dei propri elettori per scarsa capacita’ di innovazione ideologica.

    L’esperienza di governo dei partiti della SA e’ stata deprimente, questo mi sembra molto piu’ evidente e soprattutto un candidato molto piu’ valido per spiegare l’emorragia di voti a destra (PD, IDV, Lega) e a sinistra (PCL, SC, Bene Comune) della SA.

    Ma questo e’ cio’ che succede a *partire* dai risultati elettorali per analizzare il futuro della sinistra italiana, sfuggendo ancora una volta al giudizio, impietoso, degli stessi elettori di sinistra. Dovreste partire da qualche anno fa, non dalla scorsa settimana, nelle vostre analisi.

    Il resto del tuo commento mi sembra (ed e’ una sorpresa visto cio’ che scrivi di solito) tristemente qualunquista.
    Vorrei ricordarti che gli operai, nelle fabbriche che inquinano, ci muoiono, subito o dopo anni e atroci malattie, e non credo che questo sia dovuto alla sinistra. Liquidare le lotte operaie come uno slogan “meglio un posto in fabbrica che la salute pubblica” mi sembra un’offesa oltre che un abbaglio storico. Se oggi i Verdi possono occuparsi di ambiente e’ perche’ il resto, grazie alla falce e al martello, e’ stato gia’ sistemato nei secoli scorsi. Eppure, ancora tanto va fatto, soprattutto in Italia, visto che siamo il paese europeo con il maggior numero di morti sul lavoro, un precariato cronico agghiacciante e le continue minacce ai diritti civili che sangue e sudore sono costati a questo paese negli ultimi decenni.

    [quote]le linee vincenti uscite dai dibattiti in rifondazione e comunisti italiani sono quelle di un ritorno alla falce ed il martello.[/quote]

    Queste sono le linee vincenti delle dirigenze dei partiti comunisti, che commettono lo stesso errore che stai commettendo tu, a parer mio.
    Dopo una sconfitta elettorale (qualunque sia il motivo) non si puo’ partire dalle proprie convinzioni e decidere arbitrariamente che rappresentino qualcuno.
    Credo che dopo questa batosta l’attegiamento migliore sia fare un passo indietro (tutti, non solo la presidenza), andare dai propri elettori (le sezioni sono deserte, non so dove li andrete a pescare) e chiedere: “dove ho sbagliato? Cosa devo fare ora?”.

    L’attegiamento “io l’avevo detto”, “ora si fa a modo mio” puo’ portare soltanto all’estinzione definitiva della sinistra italiana.

    Per concludere, non so quale sia la tua esperienza, ma la mia e’ che tutti i giorni ragazzi dei Verdi, di Legambiente, di Amnesty, Emergency, dell’ARCI (e dei suoi derivati), dei partiti comunisti (laddove c’e’ ancora un rapporto col territorio) lavorano fianco a fianco per “un altro mondo”. Se “voi” prendeste esempio da “loro” non ci sarebbe bisogno di tirare in ballo Veltroni o la lotta di classe per giustificare una sconfitta elettorale dalle radici profonde.

    (per inciso, a me il programma elettorale della SA piaceva moltissimo: se non ho votato SA non e’ stato per il programma, o per la lotta di classe. Non ho votato SA a causa della/e sua/e dirigenza/e e di discorsi come quello che, purtroppo, ho letto oggi nella tua risposta). Ad ogni modo, grazie per la risposta :)

  4. E’ chiaro che sto dicendo la mia opinione, non faccio altro che esprimere quella che è la mia verità, basata sulla mia esperienza.
    Diamo per scontato queste cose, per essere più sintetici, che ne dici?

    Sull’esperienza di Governo posso essere d’accordo con te, se mi dici quale alternativa era possibile. Siamo stati visti come i destabilizzatori del Governo, ed allo stesso tempo quelli che accettavano ogni cosa.
    Delle due l’una, ripeto.

    Sarebbe già qualcosa se chi si esprime negativamente sull’operato del Governo dicesse perché ha votato chi ostacolava le proposte contenute nel programma (perché gran parte dei voti è andata lì), oppure fornisse una sua idea sul come ci si doveva comportare (far cadere il Governo? Votare tutto?)

    Sulla questione della salute dici che sono qualunquista. Eppure è un dato di fatto (potrei portarti diversi esempi) che i partiti post-comunisti antepongano nella loro azione spesso il numero di lavoratori alla qualità dell’impiego, alla sicurezza ed alla salute.
    Se un terreno che era di mitigazione ambientale (che significa salute) diventa zona industriale per la promessa (spesso non mantenuta) di qualche posto di lavoro, subito corrono a votare e sostenere il progetto.
    E quando avremo esaurito tutto?

    Io ritengo che sia importante salvaguardare qualità, diritti e salute prima, in modo da non rincorrere continuamente il deprezzamento del valore dell’uomo lavoratore.

    E’ un po’ lunga da spiegare, ma bisognerebbe a mio parere comunciare a parlare di filiera corta, di critica al consumo (che porta meno operai ma forse più qualità della vita), ecc.

    So benissimo che molti giovani lavorano fianco a fianco per un altro mondo. Quello che dico è che non è l’unione di questi partiti a rappresentarli. Non è nemmeno detto che debba essere un unico partito a rappresentare queste istanze. Una pluralità di idee, al contrario dell’uniformità del bipartitismo, non può che giovare al dibattito politico.

    Se ci fossero state altre condizioni di partenza, forse quel progetto sarebbe stato possibile.

    E se quel progetto è fallito è anche a causa dei voti che sono andati altrove.

    Se chi credeva in un processo di unificazione della sinistra ha votato altrove, credo sia corresponsabile nel fallimento della sinistra arcobaleno.

    La proposta poteva essere migliore, ovviamente, ma bisogna capire che la politica è fatta di voti, e le belle menti che raccolgono zero consenso purtroppo sono destinate a fare molti discorsi, fuori dal parlamento e dagli organi di rappresentanza.

    E’ un modo anche questo di fare politica, ma è una continua rincorsa e protesta nei confronti dell’operato delle istituzioni, che purtroppo ha poca incidenza e prospettive di un cambiamento reale.

    Basta ricordare le migliaia di bandiere della pace. Tutti ne avevano una, ma alla fine il voto catalizzato al centro ha impedito un reale allontanamento dalla sacrosanta richiesta di un disimpegno dalle missioni militari.

  5. Quindi, ricapitolando:

    1) l’elettore ha sempre torto.

    Se l’elettore dà il proprio voto ai partiti divisi della sinistra perchè portino avanti delle istanze non deve aspettarsi che queste istanze vengano portate avanti, perchè i dirigenti dei partiti divisi della sinistra non sanno come conciliare le istanze della base con le loro alleanze di governo. Anzi, gli elettori farebbero bene a spiegare ai propri rappresentanti, che prendono stipendi e pensioni da favola, quali alternative hanno, perchè loro da soli non ci arrivano, hanno bisogno di un consiglio da parte dei precari da 800 euro al mese.

    Se l’elettore chiede a gran voce l’unificazione dei partiti divisi della sinistra non viene mai ascoltato, perchè le dirigenze dei partiti divisi della sinistra ritengono che sia un errore.
    Poi cambia la legge elettorale e finalmente i dirigenti dei partiti divisi della sinistra decidono di unirsi sotto un solo simbolo. Non perchè abbiano deciso di ascoltare gli elettori, ma perchè si aspettano di attirare i voti che verrebbero dati a Zapatero (ma gli elettori, stupidi, non lo capiscono, e confondono Veltroni con Zapatero… e in effetti per confondere Veltroni con Zapatero bisognerebbe essere proprio imbecilli).

    Dopo i continui fallimenti dei partiti divisi della sinistra, l’elettore che fino a ieri aveva votato per i partiti divisi della sinistra (schifato) sceglie liberamente di bocciare questa politica inconcludente e sancisce l’inutilità del voto a un cartello elettorale privo di sostanza e di unità.
    L’elettore a questo punto dà il proprio voto ad altri, e lo fa per tante ragioni, ma in questo modo si rende corresponsabile della scomparsa della sinistra italiana (se non altro gli viene riconosciuto solo il concorso di colpa, una parte della responsabilità ce l’hanno pure gli stipendiatissimi dirigenti, che quindi si devono dimettere in blocco e fare quello che dice qualcun’altro… ma chi? l’elettore? no, quello no, ha già combinato troppi danni).

    Ma sono corresponsabili anche coloro che, schifati, a votare non ci vanno proprio più, non sentendosi rappresentati da nessuno. Anzi, gli astensionisti sono della peggiore specie, perchè se ne lavano le mani, fanno vincere Berlusconi e non prendono posizione! Hanno torto due volte, accidenti a loro!

    In sostanza, a quanto pare l’elettore buono è solo quello che vota “a prescindere” dall’attività di governo (o di opposizione), ma solo per “partito preso”. L’elettore non ha scelta, o vota come ha deciso la dirigenza, o è responsabile della catastrofe. Democrazia?

    2) La politica è fatta di voti, non di “belle menti”.

    (Anche perchè le “belle menti” sono tutte all’estero, a farsi pagare più di 800 euro al mese.)
    Per fortuna che ho memoria della storia. Le grandi battaglie per le libertà individuali e per i diritti civili sono state fatte fuori dal parlamento. Gandhi in parlamento non ci ha mai messo piede, nè ci hanno mai messo piede Marthin Luther King, Madre Teresa e Peppino Impastato.

    Perchè hai ragione… la politica è diventata un fatto aritmetico, freddo, impersonale, fuori dal mondo. La vera antipolitica è nelle istituzioni, non nella gente che tutti i giorni si ammazza di lavoro e poi si dedica volontariamente a ciò in cui crede (è strano, perchè ti credevo in questo tipo di persone qui, sai?).

    No, la politica è diventata “un numero di voti”, che il cittadino subisce come una specie di ricatto, come se l’unico modo di incidere nella vita delle persone fosse avere il potere di far valere le proprie convinzioni in un’aula parlamentare, fra un’assenza e l’altra, fra un question time e un ordine del giorno.

    Ma la colpa di tutto questo, ovviamente, è dell’elettore.

  6. Forse non ci capiamo perfettamente :)

    Nella critica all’azione del governo precedente siamo d’accordo, ma io non ho una soluzione alternativa al comportamento tenuto dai partiti della sinistra dell’Unione (se tu ce l’hai spiegamela).
    Sostanzialmente erano due: o far cadere il governo prodi (o non farlo nascere) oppure cercare di ottenere il possibile pur mantenendo una lealtà di fondo che non lo facesse cadere.
    La scelta della dirigenza dei partiti di sinistra al Governo è ricaduta nella 2°, perché la caduta del Governo prodi avrebbe penalizzato ancora di più gli stessi. Basta vedere cosa è successo: sebbene il governo sia caduto su Mastella e non per l’azione della sinistra agli occhi degli elettori è parso che fosse il contrario. Ci è stata criticata anche la presenza in manifestazioni di piazza per il sostegno di alcune iniziative politiche, mentre nessuno ha criticato Rutelli al family day (esattamente la stessa cosa).
    E’ dura con questa informazione di parte…

    Viceversa, se la sinistra si fosse imposta su certe questioni fondamentali (guerra, conflitto d’interessi, informazione, cip6, metti quello che vuoi in questa lista), avremmo ottenuto più o meno lo stesso risultato in termini concreti (caduta del Governo invece del risultato politico cercato) e saremmo stati i veri responsabili. Forse non sarebbe cambiato nulla dal punto di vista elettorale, perché comunque come tali siamo stati visti.

    L’unificazione nella sinistra arcobaleno è partita prima delle elezioni, nel 2007, contro gran parte della volontà degli iscritti. Gli iscritti sono quelli che vanno, gratuitamente, in giro ad attaccare i manifesti, a distribuire volantini, ecc. Alcuni si sono allontanati, ma si sperava di aggregarne altri, tutti quelli che pensano ad uno Zapatero come punto di riferimento politico (la sinistra che fa le cose che dice).
    Però l’urna ha deciso che questo progetto è stato fallimentare.
    Mettici pure tutte le responsabilità che vuoi, dal portavoce designato in tutta fretta alla mancanza di discussione per ragioni di tempo. Fatto sta che il dibattito aperto nel 2007 doveva durare almeno un paio di anni, invece si è chiuso con le elezioni.

    Bertinotti & C (compreso pecoraro) hanno detto in questi mesi che non si trattava di un cartello elettorale, ma di un progetto politico che andava oltre le elezioni (ergo nuovo partito).
    Solo l’8% degli elettori dei verdi ha votato per questo progetto. Questo significa che almeno per i Verdi si deve fare un passo indietro, mi pare evidente.

    Tu pensi di interpretare la volontà degli elettori, dicendo che hanno bocciato la sinistra arcobaleno ma non l’idea della sinistra unita. Io non la vedo così. Ripeto, se fossi stato un elettore deluso dall’operato dei 3 partiti divisi e volenteroso di una sinistra unita avevo l’opportunità per la prima volta di dare voce a quel progetto. Non è stato fatto.
    Almeno il PD ha perso pochi voti rispetto all’Ulivo+Radicali, segno che il suo elettorato ha gradito l’unificazione.

    Il voto è una operazione importante. Chi si è astenuto questa volta non ha voluto dare il proprio voto a nessuno. Così facendo ha stabilito che erano gli altri a decidere. Punto.
    Non sto criminalizzando nessuno, questo è un dato di fatto.

    Non sto nemmeno dicendo che è buono l’elettore che vota a scatola chiusa. Siamo in democrazia, ognuno è libero di presentare le proprie alternative. Io l’ho fatto, quando ero all’università. Non capisco però dove stia il senso di lamentarsi e non partecipare allo stesso tempo.
    Se non partecipo implicitamente accetto quello che mi viene proposto. E’ difficile da capire?
    Fondare un nuovo partito è molto facile. Se poi lo chiami movimento o gruppo di liste civiche è ancora più facile, anche se sostanzialmente non cambia nulla.

    Forse non mi sono spiegato. Non ho detto che la politica è fatta solo nelle istituzioni. Credo, al contrario, che anche la spesa sia uno strumento importante, perché i soldi oggi muovono più dei voti.
    Però è dentro le istituzioni che si fanno le leggi.

    Hai citato grandi personaggi che hanno fatto politica muovendo centinaia di migliaia di persone. Spesso questo avviene quando le istituzioni non lavorano, oppure quando c’è una ribellione più forte da fare nella società.

    Mi pare però insensato rinunciare ad uno strumento che dovrebbe essere democratico.

    E’ giusto, secondo te, che un 2% di persone decida per le sorti del 100%? io credo di no. In democrazia decide la gente, e lo strumento che oggi abbiamo per capire cosa vuole è il voto.

    Vogliamo criticare il sistema? bene, ma serve un movimento di milioni di persone.

    Quello che sto dicendo è che io posso anche schiantarmi le ossa, nelle piazze, su internet, ecc.
    Ma se nessuno mi sostiene sono da solo, e senza sostegno ed un ruolo nelle istituzioni non posso nemmeno modificare una virgola di nessun regolamento, neppure quello meno importante.

    Per questo facevo il discorso delle belle menti. Sarebbe molto più facile per me uscire dalle istituzioni e farmi le mie belle analisi solitarie. Senza cambiare assolutamente nulla, ma con meno acidità di stomaco.

    Lunedì scorso in Consiglio Comunale, per effetto del voto nazionale, si è ricominciato a parlare della necessità di una centrale elettrica a durazzanino, c’è chi ha negato il riscaldamento globale imputando solo alle macchie solari il cambio del clima, c’è chi ha auspicato che nel piano energetico del comune di Forlì entrasse il nucleare (che significa una centrale nel nostro Comune).

    La gente ha dato ragione a questi qui. Posso essere scontento e posso fare serie analisi di autocritica, sono assolutemente disposto ad assumermi le mie responsabilità di dirigente provinciale e regionale dei Verdi.
    Ma il fatto è che tra me e questi gli elettori hanno scelto questi, quindi è corretto e legittimo che questi facciano le loro proposte e le realizzino.
    Se gli elettori decideranno che devo smettere di fare politica, è giusto che io smetta e lasci il posto a chi sa ottenere il consenso necessario. E’ il contrario che non ha senso.

    Magari fuori ci saranno ancora milioni di persone che mi sostengono, invisibili. E come tali purtroppo ininfluenti.

    Non è un caso che Grillo per farsi sentire dalla totalità degli italiani abbia deciso di utilizzare strumenti democratici come la proposta di legge di iniziativa popolare (VDAY 1) ed il referendum (VDAY 2). Se gli elettori decideranno di starsi a casa al referendum, non avremo ottenuto nulla nonostante le piazze piene.

  7. Aggiungo qualcosa sulla possibilità di partecipare: iscriversi e discutere all’interno dei partiti (=associazioni che fanno politica).

    Se a Forlì, ad esempio, ci fossero anche solo 100-200 persone che pensano che sia giusto unire la sinistra, basterebbe che queste si iscrivessero ai 3 partiti e votassero mozioni che chiedono questo. Sarebbero la maggioranza. I partiti sono strumenti democratici, vota chi è iscritto.

    Gli elettori poi votano il pacchetto che arriva alle elezioni.

    Se in Italia ci fossero veramente gli elettori che dici, scontenti dell’operato dei nanetti della sinistra ma desiderosi di una sinistra unita, potrebbero semplicemente iscriversi ai partiti e modificare la loro linea oppure farne uno ex novo con questo progetto.

    Io sono convinto che questa volontà non ci sia, ma democraticamente accetterei opinioni diverse. Probabilmente lascerei il mio partito se non mi ritrovassi con la sua linea, e deciderei cosa fare di conseguenza: se crearne uno ex novo aggregando chi la pensa come me, se smettere di partecipare, oppure se aderire ad un altro già esistente.

    Purtroppo la gente chiede partecipazione ma poi delega agli altri tutto, anche per colpa del Berlusconismo (e del Grillismo) che ci fa credere che il partito come struttura sia una cosa da abolire, senza capire che senza i partiti a decidere sono le persone potenti, le banche, e le multinazionali.

    Tutti pensano che i partiti siano strutture immutabili. Al contrario sono i cittadini che decidono, ovviamente con i numeri (non è giusto che il singolo cambi per tutti, ma la maggioranza decide e porta avanti le scelte).

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