In Italia non si può più fare informazione?

Stamattina il TG1 nel suo servizio sui frati pestati ha evitato accuratamente di dare l’informazione necessaria girata da tutte le agenzie. Ha parlato di probabile ritorsione specificando, come se non fosse ovvio, il fatto che i messaggi ritrovati contengono accuse non confermate. Il contenuto delle accuse, però, non è mai stato nemmeno accennato. Sui post-it ritrovati c’era scritto “Vaticano…Preti pedofili, la galera non basta…bastonate”, secondo un comunicato ANSA. Ovviamente non basta un bigliettino giallo ad incriminare qualcuno di un reato o giustificarne un altro, ma proprio questo è il problema italiano della giustizia.

Basta l’accusa, l’indagine, per decretare la colpevolezza.

Se questo può star bene ai media più faziosi nel caso di un immigrato, un drogato, un politico, è più difficile da digerire per un gruppo di frati. Pure il pestaggio a morte provoca sentimenti diversi -anche se non dovrebbe- se si tratta di vendetta fatta in casa o di rapina per 100€.

La colpa, però, è anche dei media, che spingono sull’acceleratore in alcuni casi fino a cambiare la percezione comune della colpevolezza. Un’altra fetta di colpa sta nell’incertezza della pena, ovviamente, che rende ancora più difficile distinguere i veri colpevoli dai semplici indagati/accusati di un reato.

E’ una tristezza, però, parlare di diritti e democrazia cinesi con disprezzo e vedere che certe amputazioni informative continuano senza pudore anche qui. Non si tratta forse di censure imposte, ma di tagli volontari per limare le informazioni, per non avere problemi con i datori di lavoro.

Non c’è nemmeno più il bisogno di fare qualcosa: chi crea informazione sa perfettamente cosa evitare di sottolineare.
E questo è forse un passo ancora più maturo, e peggiore, della censura.

In tutto questo ovviamente la storia dei frati purtroppo è solo un esempio e con questo post non voglio giudicare la storia in sè, ma solo il comportamento degli organi di informazione sulla gestione della cronaca della vicenda.

In Italia non si può più fare informazione?

7 commenti su “In Italia non si può più fare informazione?

  1. eh certo… a 81 anni l’istinto sessuale è irrefrenabile. Controllare le fonti è anche un altro dovere dei giornalisti.

  2. Ovviamente.

    Non voglio mica processare nessuno. Ma la notizia è che sono stati trovati dei biglietti, non che quei frati erano dei pedofili, mi pare di averlo spiegato chiaramente nel mio post.

    La fonte è l’ANSA.

  3. Il frate su cui si sono accaniti di più, di anni ne ha 49: trattasi di andropausa acuta?
    Perciò, proprio tu che scrivi di “controllare le fonti”, Malaaik, ricordati che l’ignoranza quando va a braccetto con l’arroganza è patetica.
    Invece tu, Alessandro, ti sei dimenticato di sottolineare il ruolo esiziale che alcuni politici hanno avuto nell’esasperare il deliro securitario e razzista che sta imperversando: i provvedimenti di Giuliano Amato, per fare un nome, quando era ministro degli interni anche grazie all’appoggio del tuo partito, hanno poco da invidiare a quelli di Roberto Maroni – oddio, forse qualcosa a Maroni il tuo ex ministro degli interni la può invidiare: la totale mancanza di ipocrisia.
    saluti

  4. Se hanno aggredito 4 uomini di cui uno ancora giovane è logico che per renderlo alla ragione lo avranno picchiato maggiormente. Non lo hanno certo fatto per la sua maggiore prestanza sessuale. Daltronde se fosse stato lui pedofilo, perché quasi uccidere gli altri?
    Io credo che ci sia nei confronti dei religiosi cattolici un preconcetto: “deve esserci per forza un pedofilo”. Ma anche fossero pedofili, nulla giustifica ciò che è accaduto e la stampa con la “S” maiuscola, che deve educare al senso civico, deve mettere sempre in risalto il fatto (negativo o positivo) al centro degli avvenimenti, e sfumare i contorni incerti. Se poi pedofili ci sono, si ricorre alla magistratura, non al bastone.

  5. Per favore, dimmi dove hai letto che l’azione è giustificata.

    Qui tutti sono d’accordo col dire che lo strumento è la magistratura.

    Non sono invece d’accordo sullo sfumare i contorni incerti: si tratta del ritrovamento di alcuni biglietti. Si può dire che il contenuto è dubbio, ma evitare di parlare del contenuto è evitare di fare informazione.

  6. Da un altro TG di stasera pare che uno dei frati avesse liberato una prostituta a cambiare vita, quindi la ritorsione potrebbe essere della malavita ed i bigliettini un depistaggio.

    Questo non fa che avvalorare la mia tesi di questa mattina: il contenuto dei post-it non andava censurato, sono un elemento come gli altri all’interno di una complicata vicenda.

    Il fatto che la gente sia prevenuta vale sempre, non solo sui preti. Ho citato l’esempio degli stranieri: se si fosse parlato di rumeni, però, non avrebbero censurato la notizia ma ne avrebbero fatto dei titoloni.

    Questa non è informazione.

  7. (…) Qui tutti sono d’accordo col dire che lo strumento è la magistratura. (…)
    Tutti?
    Parla per te Alessandro; se io volessi vendicarmi di qualcuno o di qualcosa, non mi affiderei di certo a un magistrato.

I commenti sono chiusi.

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