Quale momento migliore per votare il ritorno al nucleare?

In politica le regole scritte e non scritte sono più importanti delle opinioni sui temi. I costituzionalisti italiani, pur avendo visioni completamente diverse, si trovarono d’accordo sulle regole con le quali discutere, votare ed approvare le Leggi.

Due cose sono ancora peggiori del voto al ritorno al nucleare di ieri alla Camera (incluso l’uso dei militari nei siti delle centrali).

Primo, gli italiani hanno votato un referendum contro il nucleare. Quindi sarebbe stato necessario un altro referendum per eventualmente annullare il primo.

Secondo, il momento scelto per questa discussione così importante è scandaloso. Oggi il Corriere della Sera riporta la notizia in 37° pagina, dietro alle ovvie considerazioni sulle elezioni USA e persino dietro alle nozze di Marina Berlusconi.

Le regole scritte e non scritte, insomma, in Italia non esistono. Le discussioni sui temi, quindi, perdono conseguentemente ogni significato e cadono tutte come in un domino.

Quale momento migliore per votare il ritorno al nucleare?

15 commenti su “Quale momento migliore per votare il ritorno al nucleare?

  1. > In politica le regole scritte e non scritte sono più importanti delle opinioni sui temi

    Giusto, bravo. Dovresti allora preoccuparti di conoscerle, le ghidipalliche regole! Infatti dici

    > gli italiani hanno votato un referendum contro il nucleare. Quindi sarebbe stato necessario un altro referendum per eventualmente annullare il primo

    Quanto richiesdi non è possibile, in quanto:
    a) nella Costituzione e nella legislazione italiane non è previsto il referendum propositivo, ma solo abrogativo
    b) nella Costituzione e nella legislazione italiane non è previsto il referendum abrogativo su un altro referendum

  2. Questo aspetto della Costituzione si può anche cambiare, se si ha la volontà di farlo.
    Sul referendum propositivo si era espressa anche la bicamerale, quindi si potrebbe riproporre quella modifica, che potrebbe tornare utile anche per altri ambiti.

    Anche senza modificare la costituzione, si poteva utilizzare lo strumento della legge di iniziativa popolare, in modo da raccogliere almeno 500’000 firme di cittadini (e contemporaneamente far sapere all’Italia che si sta cambiando idea sul nucleare) prima di andare in Parlamento.

    Si poteva almeno procedere in un’altra giornata, con maggiore trasparenza, non credi?

    Se vogliamo essere inutilmente precisi, possiamo anche dire che gli italiani non hanno votato contro il nucleare perché il testo dei 3 referendum non poteva spingersi senza andare contro i trattati internazionali già sottoscritti. Detto questo per tornare indietro su quella decisione popolare sarebbe stato corretto risentire il parere della cittadinanza. Probabilmente la maggioranza sarebbe stata comunque favorevole, ma almeno ci sarebbe stata più trasparenza.

  3. @ Alessandro Ronchi:
    Non mi pare di essere stato inutilmente preciso.
    Cambiare la Costituzione? Benissimo, ma non è affatto semplice. E deve farlo una maggioranza qualificata del parlamento. Senza contare che, per il momento, l’idea di utilizzare il referendum per annullarne uno precedente, da te inizialmente proposta, è una fantasia irrealizzabile.

    Che in Italia si voglia fare marcia indietro sul nucleare lo sanno tutti: se lo scopo è informare la gente, credimi, è già raggiunto.

    Se lo scopo è invece sentire il parere del popolo per una questione di principio, sinceramente non ne vedo l’utilità, e mi sembrerebbe anzi un inutile rallentamento.

    Infine, se è vero che il referendum abrogativo non può concernere disposizioni del parlamento assunte in ratifica di accordi internazionali, non mi risulta che l’Italia si fosse impegnata con trattato a produrre energia nucleare.

    Quel referendum me lo ricordo bene, e ricordo che fu la classica decisione all’italiana presa sull’onda emotiva della recente catastrofe, senza alcuna seria riflessione sulle conseguenze (anche economiche) e sui reali rischi del nucleare.

  4. Guarda, “Ernesto Che”, l’Italia aveva aderito all’Euratom, quindi si era impegnata in tal senso a livello internazionale.

    Ripartiamo dalla questione di partenza.

    E’ vero che l’Italia ha deciso sull’onda emotiva di Cernobyl. E ti sembra un motivo poco valido?

    In questo momento l’Italia non riesce nemmeno a smaltire i rifiuti speciali pericolosi non radioattivi, non pensi che ci sia un motivato rischio per la nostra salute sul trattamento delle scorie? Per anni sono state affossate navi piene di rifiuti inquinanti poco lontano dalle nostre coste, per smaltire rifiuti nocivi, pensi che avremmo la sicurezza che questo non avvenga?

    E per quanto riguarda gli attacchi terroristici, non pensi che sia una esposizione inutile di siti molto pericolosi?

    Parli delle conseguenze economiche di questa scelta. Io sinceramente vedo con seria diffidenza i conti economici che sono stati fatti, che non tengono in considerazione la disponibilità della materia prima. Se pensiamo che il nucleare sia economicamente sostenibile, perché investire denaro pubblico con i decreti di questi giorni? Basterebbe dare il via agli investitori privati, no?

    Sono molto più amareggiato della nostra arretratezza rispetto ad altri paesi europei sul fronte delle fonti rinnovabili, dal momento che siamo in una zona favorevole per moltissime produzioni.

    Per ultimo, fammi tornare sul discorso dell’informazione.
    Tu pensi che i cittadini siano stati veramente informati di cosa stiamo discutendo? Dei rischi, dei costi, dei tempi? Oggi tutti parlano di 4° generazione, di ricerca, non è una cosa che faremo domani.

    Inoltre i nostri problemi di approvvigionamento energetico non riguardano principalmente l’elettrico, ma il termico. Il nucleare produce elettricità a costi molto maggiori dal termoelettrico.

    Con la cogenerazione, l’efficientamento e le energie rinnovabili avremmo risultati migliori, tanto è vero che in Europa non sono state costruite centrali nucleari dopo il 2000, in america dopo il ’78.

    La verità è che il nucleare ha 3 soli vantaggi:
    – il primo è che sembra l’uovo di colombo. L’energia dal nulla è il sogno di tutti, ed il nucleare è stato mitizzato proprio per questo. Chi fa dei conti seri (veda quelli di ASPO, che è tutt’altro che di parte) fa ragionamenti molto diversi ed al limite è possibilista nel futuro, successivamente all’introduzione di nuove tecnologie.
    – secondo, permette di mantenere la produzione di energia nelle mani di pochi ed evitare la democratizzazione delle fonti.
    – terzo, permette di esternalizzare tutti i costi maggiori. La ricerca è in gran parte finanziata dal pubblico, il problema dello stoccaggio viene ignorato ed andrà a ricadere sulle generazioni future (non sulle aziende che ci guadagnano) ed eventuali problemi di carattere strategico militare sono caricati sulla difesa nazionale.

    Invece che approvare di nascosto dei cambiamenti, facciamo un dibattito serio e confrontiamoci pubblicamente, lasciando decidere ai cittadini cosa vogliono per il loro futuro.

    Dare per scontato che tutti siano oggi favorevoli grazie al fatto che di queste cose non si parla da vent’anni a mio parere è doppiamente sbagliato. La democrazia è un’altra cosa, e dipende moltissimo dall’informazione.

  5. Hmmm… certo che stiamo discutendo di un tema davvero bipartisan. Anche i Kompagni di repubblica, così “komunisti” nel sostenere il movimento anti gelmini degli studenti (per far sponda al PD) rilancia e sostiere il nucleare…
    leggete qui (http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/ambiente/nucleare2/demos-nucleare/demos-nucleare.html) e fate caso al titolo: gli italiani ci ripensano?
    A cosa? Quale domanda è stata posta?
    I sondaggi sono sempre bastardi, e manipolarne i risultati è facilissimo… ecco un ottimo esempio (ennesimo) di cattiva informazione… e di pubblicità al ritorno del nucleare.

    Una sola consolazione: i tempi per le nuove centrali saranno così lunghe che questa classe politica farà tempo ad essere completamente spazzata via dalla crisi internazionale, economica e militare…
    compreremo energia dalla Cina?

  6. Alessandro, ciao. bazzicavo in internet per preparare un pezzo sul mio blog a tema nucleare. posso rubare qualche tuo spunto? o citare questo tuo blog?
    un caro saluto,
    francesca

  7. Certo Francesca, prendi e cita pure (magari fai entrambe le cose).

    Sui tempi concordo con te Apo, però penso che non interessi tanto la costruzione, ma spostare soldi destinati alle rinnovabili su pochi grandi gruppi privati in cambio di “ricerca”.

  8. > Guarda, “Ernesto Che”, l’Italia aveva aderito all’Euratom, quindi si era
    > impegnata in tal senso a livello internazionale.

    Per quanto mi consta il trattato Euratom, dal contenuto generico, prevedeva uno sviluppo della ricerca (al fine di favorire, è vero, un utilizzo pacifico dell’energia nucleare) ma non prevedeva alcun obbligo di produzione di energia nucleare.

    > E’ vero che l’Italia ha deciso sull’onda emotiva di Cernobyl. E ti sembra un
    > motivo poco valido?

    Cernobyl è stata un’immane catastrofe, ma le decisioni vanno prese razionalment e NON sulla base di emozioni. Quindi, se devo rispondere: NO, non è un motivo valido; qualunque sia la sciagura non bisogna evitare di riflettere e ragionare seriamente. Cernobyl non era e non è mai stato un paradigma delle centrali nucleari, ed è stato sbagliato prenderla come tale.

    > In questo momento l’Italia non riesce nemmeno a smaltire i rifiuti speciali
    > pericolosi non radioattivi, non pensi che ci sia un motivato rischio per la
    > nostra salute sul trattamento delle scorie?

    Se mi dici che l’Italia ora non è pronta a produrre in modo sicuro e pulito il nucleare, sono d’accordo. Ma non significa che non si debba considerare la possibilità di produrre energia nucleare. E nemmeno che non si debba concretizzarla.

    > Per anni sono state affossate
    > navi piene di rifiuti inquinanti poco lontano dalle nostre coste, per smaltire
    > rifiuti nocivi, pensi che avremmo la sicurezza che questo non avvenga?

    Questo è appunto un altro discorso: produrre energia nucleare non significa automaticamente che le scorie non debbano essere smaltite correttamente.

    > E per quanto riguarda gli attacchi terroristici, non pensi che sia una
    > esposizione inutile di siti molto pericolosi?

    Qui non hai tutti i torti, sebbene ragionando in questo modo moltissime attività umane dovrebbero essere bloccate.

    > Parli delle conseguenze economiche di questa scelta. Io sinceramente vedo
    > con seria diffidenza i conti economici che sono stati fatti, che non tengono
    > in considerazione la disponibilità della materia prima.

    Ti prego di non fare della dietrologia.
    O porti dei seri (seri!) argomenti economici, oppure la tua diffidenza sui conti del tuo antagonista non vale granché. Dimostra che i conti fatti sono errati. Dimostra che non è stato tenuto effettivamente conto del costo dell’uranio necessario per avviare una reazione, tale per cui alla fine l’energia nucleare si rivelerebbe antieconomica.

    > Se pensiamo che il nucleare sia economicamente sostenibile, perché
    > investire denaro pubblico con i decreti di questi giorni? Basterebbe dare il
    > via agli investitori privati, no?

    Cos’è, una domanda provocatoria?
    Sogni una Springfield italiana? Con tanto di sig. Burns?
    Chiedi che la spesa del nucleare (che è enorme) sia interamente sostenuta con investimenti privati, ma sono sicuro che se così avvenisse cagheresti il cazzo per il fatto che l’energia è una risorsa pubblica e non può essere lasciata nelle mani di pochi oligarchi.
    E dimentichi che i costi per ripartire da zero con il nucleare sono così elevati che è possibile solo con la partecipazione statale.

    > Per ultimo, fammi tornare sul discorso dell’informazione.
    > Tu pensi che i cittadini siano stati veramente informati di cosa stiamoù
    > discutendo?

    E tu credi che lo fossero nel 1985??

    > Dei rischi, dei costi, dei tempi? Oggi tutti parlano di 4° generazione, di
    > ricerca, non è una cosa che faremo domani.

    Certo, è un investimento, ed è anzi saggio e prudente non precipitare le cose, ma partire con il nucleare più pulito e sicuro.

    > Inoltre i nostri problemi di approvvigionamento energetico non riguardano
    > principalmente l’elettrico, ma il termico. Il nucleare produce elettricità a
    > costi molto maggiori dal termoelettrico.

    Cita dati precisi e non asserzioni non dimostrabili. Mi accontento anche di un link.

    > Con la cogenerazione, l’efficientamento e le energie rinnovabili avremmo
    > risultati migliori, tanto è vero che in Europa non sono state costruite
    > centrali nucleari dopo il 2000, in america dopo il ‘78.

    Perché gli impianti esistenti, che tuttora funzionano, bastano.
    Ma credo che i tuoi dati sulle fonti rinnovabili soffrano di eccessiva semplificazione.
    L’energia eolica non è costante; i valori di energia prodotta “strombazzati” dalla propaganda ecologista in suo favore in realtà sono solo _nominali_.
    Il rendimento degli aerogeneratori è intorno al 16% dei valori indicati, perché queste apparecchiature non sono in grado di erogare corrente se il vento è o troppo forte o troppo debole; per non rischiare black out occorre sempre tenere di riserva accese e pronte a partire delle centrali termoelettriche.
    Questo porta a far sì che per sostituire 1 GW convenzionale occorrano ben 24 GW eolici, con una spesa enorme, mentre con pari cifra si potrebbero costruire ben 12 centrali atomiche (le più costose in assoluto) da 1 GW ciascuna, con continuità di erogazione del 90%, che permetterebbero però, volendo, di eliminare 12 GW termoelettrici e non uno!
    L’eolico e il fotovoltaico sono fonti energetiche pulite, ma costose e poco economiche: non credo si debbano abbandonare, ma non possono essere considerate come fonti energetiche _principali_ di un paese.

    > La verità è che il nucleare ha 3 soli vantaggi:

    Perdona se taglio, ma non condivido quasi nulla, se non la preoccupazione per il corretto smaltimento/stoccaggio delle scorie.

    > Invece che approvare di nascosto dei cambiamenti, facciamo un dibattito
    > serio e confrontiamoci pubblicamente, lasciando decidere ai cittadini cosa
    > vogliono per il loro futuro.

    Vero, ma le leggi le fa il parlamento, anche per il noto principio di rappresentanza.
    Il dibattito serio, su cui sono d’accordo, deve avvenire in quella sede e non nelle piazze.

    > Dare per scontato che tutti siano oggi favorevoli grazie al fatto che di
    > queste cose non si parla da vent’anni a mio parere è doppiamente sbagliato. La democrazia è un’altra cosa, e dipende moltissimo
    > dall’informazione.

    Ribadisco: le leggi le fa il parlamento.
    Pretendere una consultazione popolare preventiva non solo non è costituzionalmente possibile, ma mi sembra solo una pretesa di principio.
    Tu stesso infine riconosci che se anche vi fosse un referendum la risposta sarebbe positiva al ripristino di tale fonte energetica.

  9. Caro Ernesto, ti consiglio di leggere i conti di Ugo Bardi sul nucleare.
    http://aspoitalia.blogspot.com/2007/01/rinnovabili-contro-nucleare-chi-vince.html

    Penso che con il nostro scambio abbiamo toccato il punto cruciale. A parte il tuo linguaggio inappropriato, posso dirti con tranquillità che la mia preoccupazione non è nella proprietà degli impianti di produzione di energia. Non penso che l’energia sia un bene pubblico che debba rimanere in mano al pubblico (tantopiù che oggi non è così). Lo sono le reti di distribuzioni, semmai, che devono rimanere controllate democraticamente.

    Sono contrario agli investimenti pubblici sul nucleare, perché sono la dimostrazione che non è economicamente conveniente.

    Io ti ho dato un link, spero che tu faccia altrettanto sui tuoi dati riguardanti l’eolico.

    Dammi dei dati che considerino oltre all’EROEI anche i costi di smaltimento e di difesa dei siti sensibili, e poi ne riparliamo, ok?

  10. Mentre in Italia si parla con una certa insistenza del ritorno all’energia nucleare c’è chi, non molto lontano da casa nostra, con questo tipo di energia proprio non vuole averci più nulla a che fare e decide di cancellarne addirittura le tracce. Tutto questo succede in Austria, dove la centrale nucleare di Zwentendorf, non molto distante da Vienna, sta per essere convertita in impianto di generazione elettrica da fonte solare.

    La centrale in questione venne ultimata nel 1978, ad un costo di circa 380 milioni di euro, e sarebbe dovuta essere la prima di sei centrali nucleari del Paese. Nel 1999, il governo austriaco ha rinunciato (scrivendolo nella costituzione) definitivamente al nucleare, abbandonando quindi l’idea di attivare la centrale di Zwentendorf. All’impianto è comunque rimasta la licenza per la produzione di energia, la quale è stata acquistata nel 2005 da EVN, il cui progetto, come detto, sarà quello di convertirlo in impianto solare.

  11. Ragazzi, il referendum che venne fatto poco dopo Chernobyl NON è contro il nucleare! Ha semplicemente abrogato degli INCENTIVI che lo Stato centrale dava alle Regioni che avessero promosso e cofinanziato la costruzione di centrali nucleari.

    Gli unici divieti sono quelli dei cosiddetti “comuni denuclearizzati” dove il consiglio comunale ha deliberato che sul territorio non debba essere presente alcuna centrale (tali divieti non hanno efficacia giuridica visto che una decisione governativa avrebbe forza maggiore).

    Vai a vedere bene COSA ha votato la camera riguardo al nucleare…

    1. Caro Emanuele, il voto contro il nucleare non era possibile per accordi internazionali, così si scelsero dei quesiti legati al tema che evidentemente interrogavano la popolazione sulla scelta di proseguire su questa strada o meno.

      La gente non ha votato contro gli incentivi, ma contro il proseguimento della ricerca sul nucleare, anche se i quesiti erano meno generali e più specifici.

      Oggi il Parlamento è tutto favorevole al ritorno al nucleare, spero che i contrari se lo ricordino alle prossime elezioni politiche.

  12. 1) L’italia NON E’ IN GRADO di gestire seriamente il Nucleare, ed anche se lo fosse costerebbe un’enormità e non ci libererebbe dall’uso del petrolio. Certo se si deve fare ad ogni costo per altri interessi che niente hanno a che vedere col bene comune, allora tutto si può fare. Questo mi è stato detto da un dipendente che lavora nel settore nucleare da una vita.
    2)Inutile poi fare paragoni con altri Paesi! Ad esempio il Giappone ha 55 centrali nucleari che si possono visitare, altro che “zona militare”…e il piano energetico è stato sviluppato in 50 anni.
    In Itala la SOGIN (un buconero mangiasoldi) non è in grado di gestire nemmeno i pochi siti con le scorie. In Piemonte nel Monferrato ci sono falde contaminate.
    3)Il nucleare non nè pulito nè rinnovabile nè sicuro. Non esiste il nucleare sicuro: si stabiliscono per legge rilasci di emmissioni radioattive (e se succede qualcosa lo si viene a sapere dopo qualche mese, come avviene in Spagna, in Francia e probabilmente da ogni altra parte del mondo.)
    Ed anche se fosse gestito come si deve rimane sempre il rischio di incidenti. E se questi avvengono possono rendere inabitabili interi Stati. Ne vale la pena?
    4) Ammesso che ci siano i soldi per tornare al nucleare, ciò probabilmente significherebbe non avere più risorse per ricerca e sviluppo delle energie alternative. Mentre gli altri Stati vanno in questa direzione, noi riprendiamo col nucleare! grandioso…
    5)Referendum del 1987 ? mah…

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