Internet Uccide la Democrazia.

Voglio essere chiaro, io penso che la rete abbia enormi potenzialità anche nel migliorare il rapporto dei cittadini con la politica. Da anni il principale scopo del mio tempo libero sul web è proprio l’attivismo.

Per questo avrei dovuto aggiungere un “per adesso, purtroppo” nel titolo.

Il problema che voglio affrontare riguarda invece l’uso che gli utenti oggi fanno di internet per questioni politiche, e della fede irrazionale verso i nuovi strumenti come portatori di nuova e migliore democrazia.
Del resto la situazione attuale dimostra che da quanto internet esiste non è affatto aumentata la partecipazione, o la tutela degli interessi dei cittadini, e non tutti i paesi dove il web è più utilizzato sono esempi di democrazie aperte e partecipate.

L’aumento dell’uso di internet sarà una componente essenziale della democrazia che mi immagino in futuro, ma di certo non è sufficiente.

Oggi la partecipazione politica su web, purtroppo, non ha aumentato il peso delle nostre azioni, ma l’ha circoscritto. La protesta è stata come inserita nel piccolo (quanto crescente) spazio che si è ritagliata nel web, finora senza influenza nella vita reale. Basta pensare al peso che i candidati maggiormente sostenuti dagli internettiani hanno poi nelle competizioni elettorali.

Basta aprire ogni giorno Facebook per capire di cosa parlo: migliaia di gruppi, di petizioni, di sondaggi, che non hanno assolutamente nessuna ricaduta nella società.

Non è colpa del web, ma nostra: internet ha reso più facile per tutti fare queste cose, e queste cose sono diventate talmente facili e diffuse da diventare inutili.

Una volta una raccolta firme era una operazione complessa, che richiedeva un impegno di mesi. Oggi basta qualche minuto per farla partire, e se è abbastanza demagogica ed emotivamente coinvolgente il successo (in termini numerici) è assicurato.

Ma il numero di queste petizioni, come dimostra l’esempio della raccolta di firme settimanali di Repubblica, ne ha completamente azzerato l’importanza.

Il numero di messaggi, di temi che ci raggiungono ogni giorno è talmente elevato che l’attenzione che rivolgiamo a questi dura pochi istanti. Siamo preoccupati per un minuto della strage di animali in Nepal, poi un altro minuto per la fame nel Mondo, uno sulla violenza contro le donne ed immediatamente dopo ci sentiamo appagati del nostro impegno sociale. Detto fatto, tutto nascosto nel cassetto delle migliaia di cose importanti, pronti per la prima serata con la De Filippi.

Io credo che si debba fare un passo in avanti. Forse l’evoluzione avverrà naturalmente, forse dovremo dargli una spinta.
Tutti sanno tirare un sassolino nello stagno, in pochi riescono a tenere duro spingendo una roccia pesante.

Questa roccia è piena di responsabilità ed impegno. Finché le nostre azioni saranno prive di responsabilità ed impegno personali, come l’adesione al nuovo gruppo di Facebook contro la violenza sulle cimici della Nuova Zelanda, sarà solo tempo perso. Al limite metterà pace nelle nostre coscienze, limitando così la necessità di un impegno concreto.

Quando finalmente inizieremo a metterci la faccia, sudando un po’ per costruire consenso su questioni non universali, quando inizieremo a rischiare su questioni spinose e prese di posizioni scomode, allora avremo fatto questo passo.

Finché l’attivismo politico sul web sarà semplice, di convenienza, quasi inesistente nella sua comodità, allora internet non sarà affatto uno strumento utile per la democrazia. Per questo guardo con attenzione alla manifestazione contro Berlusconi, anche se non mi piace la solita demagogia del “noi siamo altro” per slegarsi da ogni responsabilità pregressa e futura di chi potrebbe condividere lo stesso pezzo di strada.

Per carità, venga pure anche dell’altro, ma creare venti movimenti nuovi l’anno (con durata annuale) per cercare di raccogliere più gente non ha nessun senso.

Se e quando questo diventerà pesante, se saremo capaci di spostare finalmente qualche roccia, allora forse si apriranno strade finora inesplorate e probabilmente molto utili.

Internet Uccide la Democrazia.

4 commenti su “Internet Uccide la Democrazia.

  1. SUlla carta hai pienamente ragione, ma penso occorra fare almeno qualche distinguo.

    Non è vero che ciò che accade su internet non ha alcun riflesso nella società, ce l’ha ma molto minore di quanto vorremmo, basti pensare ai v-day di grillo, completamente nati dal web, usciti allo scoperto nella società ma relegati a fatto di costume (quindi irrilevante politicamente) *dalla classe politica reale*, non certo dalla mancanza di coinvolgimento fisico nelle piazze.

    Quanto accade in TV, d’altro canto, ha un riflesso *esagerato* sull’opinione pubblica… vogliamo riequilibrare un po i due mezzi, entrambi alla fin fine virtuali ??

    Quanto alle petizioni online, anche io penso che siano un po ipocrite e velleitarie, di nessuna utilità pratica, ma ciò non dipende dal fatto che è facile farle e scriverle, quanto dal fatto che nessuno le prende realmente sul serio, anche grazie alla scarsa alfabetizzazione informatica degli italiani. Mi vien da ridere a pensare a quelli che pensano di fare protesta utile insistendo sul “mail bombing” o cose del genere. Quello è un cattivo uso dello strumento informatico, non è protesta.

    I movimenti veri, comunque, ben presto escono dal web e lo usano solo come strumento di coordinamento (davvero insuperabile), e cominciano a “sporcarsi le mani” con la realtà. Coloro che rimangono ancorati al virtuale, se non muoiono, diventano inevitabilmente della materia di cui sono fatti, cioè impalpabili bit.

    P.S. il No-B-Day è nato dal web, ma io prenderò il mio bravo pulmino e andrò in piazza a Roma, vediamo se diranno che non esistiamo.

  2. Io credo invece che una componente dell’inutilità delle petizioni online è che se ne fanno troppe. Sarebbe diverso se ce ne fossero di meno, e più importanti, perché sarebbe obbligatorio tenerle in considerazione.

    E’ ovvio che alla fine, per quanto riguarda la politica, ci si mette di fronte alla scelta degli elettori. Quindi se gli elettori si indignano per tutto, ma alla fine votano coloro che li fanno incazzare sulle questioni pratiche per altri motivi (interessi, una bella faccia, ecc.) quello che viene spostato è appunto nullo.

    Io non faccio alcuna distinzione tra l’impegno sul web e quello fisico. Il problema è esattamente lo stesso: se si manifestasse per ogni cosa l’effetto della singola iniziativa sarebbe annullato.

    Concordo sullo strapotere della TV, ma questo dipende dal fatto che dobbiamo rimanere consumatori invece che persone attive e senzienti.

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