Year: 2009

I social network mangiano i bambini e corrompono le menti

In questi giorni si è parlato molto di qualche leggera dichiarazione sui social network. Vespa nel suo programma, senza sapere di cosa si tratta, li ha utilizzati per definire il male che circondava Tartaglia, «vicino ad ambienti del social network».

Queste sparate finiranno nel dimenticatoio presto, spero senza uno strascico legislativo. Anche se fosse, rimarrebbe inapplicato come qualsiasi altro provvedimento scritto da persone che non comprendono nemmeno il contesto, e non solo la realtà, che cercano di normare.

Tutta questa vicenda mi ricorda però quella di Napster, che alla fine del millennio scorso rappresentò tutte le paure dei non connessi nei confronti del popolo della rete. Accidenti, questi si scambiano contenuti da soli, bypassando la nostra distribuzione!!

Napster divenne subito il male da combattere, la causa di ogni malattia e di ogni disgrazia. Non ci credeva, ovviamente, nemmeno chi lo diceva. Ma rappresentava un passaggio importante: cambiava le carte in tavola ed era un punto di partenza che faceva tremare troppe industrie.

Finché si parlò di Napster in quei termini, la piattaforma aumentò i propri utenti, poi finì nel dimenticatoio e morì sotto il peso delle alternative.

Così, secondo me, sta avvenendo per Facebook & C. Ora rappresenta una minaccia per la distribuzione delle informazioni, ma cresce tutti i giorni grazie anche a questa pubblicità.

Forse la cosa è anche voluta, e forse chi si è espresso in questi giorni lo ha fatto solo per trovare il suo piccolo scampolo di pubblicità, ben sapendo che questo argomento è solo un utile diversivo.

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