2 giorni senza politici

“Al via la due giorni di Grillo, senza politici”.

  • A parte Grillo, leader nazionale del partito, con tanto di iscrizioni e liste elettorali.
  • E Favia, consigliere regionale del partito di Grillo, che dice che non vuole confrontarsi con i politici. (!!!)
  • E tutti i consiglieri comunali delle liste di Grillo.

Sarebbe divertente, se non funzionasse così tanto, la neolingua di chi si vergogna di dire che fa politica.

Ma il premio della comicità va senza dubbio a Di Pietro che divulgherà la diretta sul suo sito dell’evento, per tentare di metterci il cappello sopra, pur non essendo stato invitato.

2 giorni senza politici

34 commenti su “2 giorni senza politici

  1. Ma non ci doveva essere anche Bersani?

    Dovevo andarci ma lavoro e finisco alle 22 e la festa ieri è finita alle 23, quindi sono rimasto a bocca asciutta.

    1. Non credo proprio. C’era Samuele Bersani, il cantante, che ha fatto la sua dichiarazione di voto :)

      1. aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh :D:D:D:D

        Avevo capito malissimo!!!!

        Comunque sarebbe interessante snocciolare qualche dato, tipo quello dei rifiuti zero, cioè se ci sono riusciti. Io non c’ero e non ho potuto vederlo.

  2. Ma secondo te, fare politica, è solo confrontarsi con i politici degli altri partiti ? Tutta qua l’idea per il futuro ?

    Bene ha fatto DiPietro invece, che pur con un senso di identità diverso, è capace di evidenziare che in fondo rema la barca nella stessa direzione, quella della legalità e del rifiuto della casta, delle scelte lungimiranti in materia energetica e ambientale. A woodstock si è fatta più politica di quanta se ne potrebbe fare in cento comizi!

    Fare politica è perseguire la strategia Rifiuti Zero.

    E se gli altri partiti si lasciano mangiare i consensi da Grillo, significa che è proprio in loro che c’è qualcosa che non va.

    1. Fare politica è ANCHE confrontarsi con gli altri che fanno politica. Altrimenti non persegui i tuoi obiettivi con successo, ma ottieni splendide sconfitte. Perché rimani con la tua minoranza a fare splendide proteste, che non ottengono la maggioranza dei consensi e non vengono applicate.

      Infatti non contesto che al raduno si sia fatta politica, ma che si voglia in qualche modo rifiutare il nome di politico (= chi fa politica).

      Favia oggi è un politico, così come la vostra consigliera e così come lo è anche Grillo (fa politica extraparlamentare).

      Ve ne vergognate? Non dovreste.

      Quello di Cesena è stato forse uno dei più partecipati raduni politici degli ultimi anni. Ma vi fa schifo pensare che sia un ben riuscito alternativo Festival de L’unità, vero?

      Chi ha parlato di consensi? Sei tu che fai dietrologie.
      Il vostro è un partito, con tanto di iscrizioni, di liste, di presidente (non eletto dagli iscritti).

      1. Per fare un po di chiarezza, ciò a cui il movimento 5 stelle è avverso, non è certo la politica, ma la forma partitica. Un consigliere 5 stelle, se trova qualcuno che propone una idea interessante e condivisibile, lo APPOGGIA, indipendentemente dal fatto di appartenere ad un partito diverso o meno.

        Sembra invece che fra i partiti, ci sia li davvero, una certa forma di vergogna, per cui se sei di uno schieramento avverso allora non lo puoi appoggiare, pena accusa di connivenza con il nemico.

        Sta solo quà la differenza, ovvio che il raduno è stato politico, ma se ci fai caso non c’erano bandiere di partito (nemmeno dei 5 stelle), al massimo un po di senso di identità, con i vari manifesti dei grilli di Ancona, Pescara, Bari, Torino, Firenze, insomma una grande festa di partecipazione.

        Ascoltare politici morti a raduni partitici non ci interessa, ascoltare idee interessanti invece si. Non ci sono capi o presidenti, solo un leader carismatico un po populista un po affabulatore, che ha però il merito di avere convinto tanti giovani ad occuparsi di Politica, nel modo in cui i partiti tradizionali non fanno quasi più, troppo presi dall’istinto di sopravvivenza e autoconservazione di se.

        1. Mi spiace che tu ripeta le parole populiste di grillo (politici morti, ad esempio). Usa parole tue, è meglio.

          Il simbolo dei 5 stelle era ovunque, non fare come il leghista di Adro :)

          Per quanto riguarda invece l’idea che i partiti non dialoghino e non sostengano idee trasversali, ti assicuro che è una impressione sbagliata che deriva dal vivere le campagne elettorali.

          In campagna elettorale ci si scontra anche molto duramente, nelle istituzioni purtroppo c’è anche troppa trasversalità, su alcune questioni.

          Alcune mie proposte sono state votate con il consiglio unanime o comunque con schieramenti trasversali.

          Quindi la differenza non sta lì.

  3. Ma l’articolo è del corriere della sera, sono loro che parlano di “senza politici”.. Favia e i vari consiglieri lo sono..fino a prova contraria (: nei vari interventi, Beppe ha usato questa parola.. “la politica è quella che facciamo noi, quella che si occupa dei problemi della gente, dell’ambiente”: ho sentito male?
    Comunque il confronto va sempre bene.. a Woodstock non c’è stato, pazienza.. comunque non credo sia l’assenza di questo a determinare le sconfitte.. tolte le persone che non sono motivate ad andare a votare, quelle che imitano amici o parenti che scelgono partiti maggiori e chi vota per questi x interesse personale, rimane davvero una piccola fetta ai movimenti (o partiti:mi sto ancora chiedendo se ha ragione o meno Beppe ad affermare che sono superati..) alternativi come i verdi, liste civiche varie.. Nel mio piccolino sono simpatizzante dei verdi e per le comunali 2009 ho seguito qualche incontro del 5 stelle: c’è da sbattersi, ci vogliono tempo e passione.. ammiro chi la fa, io evidentemente non sono abbastanza motivato..
    Z

    1. Hai ragione, però il corriere virgoletta Favia, scrivendo:

      Niente politici: «Con loro non ci interessa confrontarci» dice Favia.

      Magari lui non ha detto così ed è il corriere che ha sbagliato.

      Comunque sia volevo dire 2-3 cose, con il mio articolo.

      Che il movimento 5 stelle è un partito a tutti gli effetti (non ne capisco le differenze positive, visto che almeno i partiti dovrebbero avere uno statuto ed una democrazia interna) , che i partiti sono semplici associazioni che fanno politica, e che non bisognerebbe vergognarsi di dire che si fa politica per/in un partito, ma andarne fieri soprattutto se lo si fa per volontariato e per una giusta causa.

      Oggi c’è un gran bisogno di buona politica, e secondo me evitarne la terminologia solo perché viene associata ad una cosa sporca è sbagliato, perché si lascia la politica al marciume.

      1. Quanto scrive Favia, è da intendere “non ci interessa parlare con politici di PROFESSIONE”, non tanto con i politici in generale.

        Io sono convinto che essere un buon politico non significa necessariamente essere un “tecnico”, ma oggi come oggi il sistema paese è di una complessità tale da non lasciare spazio al politico “tuttofare”, occorre avere DOTI politiche ma CONOSCENZE tecniche.

        Il buon politico è una persona tecnicamente ben preparata, che presta un po del suo tempo alla gestione del bene comune, possibilmente con onestà intellettuale. Senza inseguire la “pancia” della gente, ma proponendo una visione del futuro che è frutto della sua esperienza e prende atto nella giusta prospettiva il sapere scientifico, la filosofia, la matematica, le scienze sociali.

        Il politico di “mestiere” ha fatto il suo tempo, può benissimo lavorare nelle retrovie per la gestione del suo partito, ma dovrebbe essere inibito alla vita politica attiva.

        La politica deve essere come il servizio civile, con in più una qualche quota di meritocrazia, e una buona capacità di sintesi decisionale.

        Un politico di professione può fare buoni discorsi, ma assai difficilmente saprà fare buona politica, perchè il suo obiettivo è essere rieletto e guadagnarsi la pagnotta, non pensare con onestà intellettuale al futuro della collettività in cui vive, salvo rare eccezioni ovviamente.

          1. Fa il precario come la maggioranza dei ragazzi della sua età. Lavora saltuariamente per una società di produzione cinematografica, ma non so nulla di più.

  4. Io rabbrividisco quando sento parlare del politico ideale come colui “che presta un po del suo tempo alla gestione del bene comune”.
    Non va bene il “politico professionista” – devo quindi pensare che l’amministrazione di una città, di una regione, di una nazione debbano/possano essere affidati a dilettanti che si prestano come volontari?

    Vabbè, so di aver banalizzato, ma è l’unico modo di rispondere a certe sfronzolate senza senso.

    Beppe Grillo; muove da posizione anche ragionevole perchè è innegabile che ormai da anni in Italia la politica sia corrosa da una importante questione morale. E’ anche comune – purtroppo – che si parli di politica con accezione fortemente negativa. Si dice politica e si ha un senso di vomito perhè è immediata l’associazione con corruzzione, concussione, favoritismi, interessi economici e tutto quanto peggio possibile.

    Tutto questo, però, non giustifica il disprezzo per la politica in senso generale.
    Perchè, giratela come volete, ma l’amministrazione e il governo di una qualsiasi comunità necessitano di persone che si organizzano, che so dedicano, che si spendono.
    Poi, chiamateli come vi pare: movimenti, gruppi, partiti, ma alla fine rimarrà qualcosa che sarà rappresentativo di un tot di teste, poche o molte che siano.

    Probabilmente chi inizia a far politica lo fa per passione, sono convinto che i grillini stessi siano mossi da motivi onorevoli magari condditi con la giusta rabbia di chi cerca di opporsi a qualcosa.
    Ma ad un certo punto del percorso c’è un bivio: da una parte la protesta infinita, l’opposizione a prescindere, il bastiancontrarismo come obiettivo. Ed allora in questo caso, si, può essere sufficiente prestare un pò del proprio tempo e alle grida del “tutto è sbagliato” ci si può dedicare anche come volontariato.
    Dall’altra parte c’è l’esigenza di prendere il timone, di migliorare il sistema che si vuole combattere (c’è da dire che nessuno è convinto di peggiorarlo, quel sistema), di puntare all’amministrazione e al governo.
    Ed allora qui diventa necessaria la preparazione, il “360 gradi” ai problemi da affrontare. Non ultimo il confronto con tutti.

    Quindi, per concludere, non è un problema di “professionista della politica”, il problema non si pone nemmeno in quanto la politica non è la striscia sul giornale locale o sul TG di prima serata, la politica è lavoro, impegno, passione e non ci si improvvisa lasciando da parte il lavoro per 10 anni. Che poi, vorrei sapere come potrebbero fare il chirurgo, l’operaio, il contadino, il negoziante a riprendere l’attività dopo il periodo di volontariato politico.
    Suvvia.
    Il problema, semmai, è trovare il rappresentante bravo, onesto, capace.
    E anche qui il problema non si dovrebbe presentare perchè in un sistema NORMALE viene eletto questo tipo di candidato, non quello indicato dalla segreteria del partito.

    C’è anche un aspetto, non meno preoccupante. Dato per stabilito che la maggioranza dei politici attuali (mi riferisco al parlamento) fa schifo al bugno cieco, va ricordato che comunque i partiti che rappresentano sono stati votati dalla gente, dal popolo.
    Diciamo che il 79% della popolazione ha scelto fra il PDL 8+ Lega) e il PD (+ Di Pietro).
    Temo che questo sia perchè in realtà il popolo non è migliore di chi li rappresenta. Ma questo non significa che non ci si debba confrontare con questa larghissima fetta del paese.
    anzi, paradossalmente l’isolamento va ad alimentare quel sistema che si dice, a parole, di voler contrastare.

    Dilettanti. Per l’appunto.

    1. >> Io rabbrividisco quando sento parlare del politico ideale come colui “che presta un po del suo tempo alla gestione del bene comune”.

      Io invece no, altrimenti mi dovresti rispondere alla domanda “cosa fa di un politico un professionista” ?

      Forse che se qualcuno viene eletto per alcuni mandati consecutivi diventa automaticamente un professionista ? Abbiamo esempi concreti che dimostrano come, al passaggio del voto, davvero i più meritevoli oggi sono quelli che prendono più voti ?

      In realtà, il compito di un politico è quello di assumersi responsabilità e dotarsi di bravi tecnici che sappiano consigliare bene, questa è la professionalità.

      I cosidetti “professionisti” della politica spesso sono incompetenti, e comunque tendono, con l’abitudine alle posizioni di controllo e di comando, a dotarsi non di tecnici capaci ma di tecnici “amici”, che è tutto un altro paio di maniche.

      Un neofita a 5 anni di tempo per imparare il mestiere, se è palesemente inadeguato si dimette e lascia il posto a qualcuno più bravo di lui, e può comunque sfruttare l’esperienza maturata nel suo partito e aver fatto “gavetta” in senso pratico sia nei partiti che nella società civile (ad esempio nelle associazioni).

      Ho invece il TERRORE dei politici di professione, perchè in realtà non riconosco la politica come una professione, ma solo come un servizio civile. E per quello, penso che due legislature siano più che sufficienti, poi se sei davvero bravo puoi sempre fare il consulente o il decision leader.

      1. C’è anche il pericolo contrario. Chi non si pone il problema di essere rieletto non ha paura di cambiare casacca, di farsi eleggere con una lista ed andare in quella che fa più comodo al momento, di votare tutte le peggiori nefandezze perché ha qualche tornaconto.

        La storia delle consulenze come scappatoia per i migliori non regge: queste non soffrono nemmeno del vaglio degli elettori, e vediamo bene quanto riciclo ci sia nelle cariche degli enti a nomina.

        5 anni possono sembrare tanti, ma nel bene e nel male solo con l’esperienza si possono acquisire alcune capacità che permettono di fare bene il proprio mestiere.

        Ricordo i primi mesi di consiglio, quando ricevevo tonnellate di carta su materie fino ad allora sconosciute.

        Dopo un po’, se ti interessa e se sei capace, riesci a distinguere il materiale scritto per fare volume da quello che realmente contiene il nocciolo della questione che si andrà a discutere.

        Io credo che dovremmo potere (e volere) scegliere meglio i nostri rappresentanti, fidandoci un po’ meno dei comizi e delle campagne elettorali e seguendo magari un po’ più attentamente quello che si fa.

        In realtà invece finché si voterà sulla base degli acquisti della propria squadra di calcio non ci sarà sistema istituzionale che possa garantire una rappresentanza adeguata.

        1. Il pericolo contrario assolutamente non c’è!

          Se ti si rompe l’auto e la cambi da un concessionario, poi però ti rendi conto che ti ha dato una ciofeca piena di problemi, con chi ti lamenti ? Con il tecnico della sua officina o con colui che te la ha venduta ?

          Per la politica è uguale, se il tecnico produce un danno e non un vantaggio per il cittadino, devi prendertela con il POLITICO, perchè domani scelga un tecnico diverso oppure venga mandato a casa (sostituito da qualcuno che sceglerà un tecnico diverso).

          Non conta se il tecnico ha avuto voti o meno, la responsabilità è di chi lo ha assunto.

          Ebbene, sapere che domo 5 o 10 anni TE NE VAI A CASA anche se sei stato bravissimo, è la garanzia suprema che, se tanto bravo poi non lo sei, per lo meno non continuerai a stipendiare gente che non fa bene il suo lavoro.

          Non basta saper sceglere bene i nostri rappresentanti, loro stessi devono sapere che dopo un po di anni VANNO A CASA, anche se sono dei geni della politica.

          Penso sia buon senso, nessuno è insostituibile. Altro che liste bloccate.

          1. Forse non mi sono spiegato bene, ma non hai capito il centro della mia osservazione. Con tutte persone che sono comunque sicure di andare a casa, sempre ammesso che sia una cosa buona a prescindere, togli qualsiasi assunzione di responsabilità. Se uno ha paura di perdere il proprio lavoro, lo fa con più attenzione, togli alle persone il rischio, vedrai quanta passione metteranno nella loro attività.

            Forse viviamo in mondi diversi.

            Torno alla questione della bontà a prescindere dell’andarsi a casa. Ci sono interi settori dove una persona non può lasciare il proprio mestiere per 5-10 anni.

            Se applichi un criterio di questo tipo di fatto prepari il terreno a consigli comunali, provinciali e regionali di disoccupati, che lo fanno perché non hanno altro da fare, o di persone che lo fanno a tempo perso, a spizzichi e bocconi.

            Io invece credo che questa sia una attività da prendere più seriamente, con una preparazione ed una dedizione che non si possono improvvisare o relegare all’hobby.

            Gli interlocutori con i quali ci si scontra sono persone che guadagnano centinaia di migliaia di euro e che hanno staff di appoggio di decine di persone. Se lo fai disarmato releghi il ruolo della politica a timbrificio delle grandi potenze.

            Ma magari è il tuo obiettivo.

            Sulla questione dei tecnici non entro, è molto complicata e se vuoi ne facciamo un bel dibattito. Il centro della questione è sempre la responsabilità e la facilità con la quale esponi persone che rischiano il proprio lavoro a pressioni che non sono in grado di sostenere.

            Per questo il voto rimane la questione centrale, e la paura di perderlo una motivazione se vogliamo debole ma sempre migliore del nulla assoluto.

            1. Il ruolo della politica è GIA un timbrificio delle grandi potenze, e in parte questo è dovuto proprio allo scarso ricambio dei ruoli di responsabilità (per cui il politico diventa il referente, che una volta instaurato un rapporto ti aiuteranno a prescindere).

              Se vivessimo in un mondo per cui chi è meritevole prende più voti, avresti ragione tu. Purtroppo viviamo in un mondo dove per rieleggere un politico serve solo più visibilità, quindi servono soldi, un partito che ti spinge (o ti mette in lista bloccata), amicizie di corporazioni importanti (confesercenti docet?)

              Ce la possiamo raccontare fino allo sfinimento di quanto è importante la meritocrazia, fatto sta che ci ritroviamo sempre i soliti Fassino, Dalema, Berlusconi, Veltroni, per non dire Dell’Utri, Cuffaro, Cosentino… e giù fino al mafioso. Che meriti hanno avuto mai costoro ? Eppure prendono barche di voti.

              Significa che qualcosa non va, non tanto nella testa degli elettori, quanto nel processo democratico interno dei partiti e nelle regole del gioco (legge elettorale?).

              Viviamo in due mondi diversi evidentemente, ma se riuscissimo a spazzare via finalmente questo schifo, sai quanti vantaggi!! Cose che persino i “dilettanti” improvvisati potrebbero dare un buon contributo.

              Eppoi dai, non farmi ridere, il politico che teme di non essere rieletto non lavora certamente meglio, lavora solo per farsi rieleggere (anzi, spesso scegle il populismo e la facile demagogia, anzichè affrontare seriamente i problemi, anche con misure impopolari).

  5. Forse perché non hai vissuto la mia stessa esperienza, è difficile farti capire quanto facile sia muovere le redini di chi non ha nemmeno il voto da richiedere. Molto più facile rispetto a chi comunque deve mettere la faccia di nuovo in piazza.

    La demagogia sta anche in chi cerca di farsi eleggere la prima volta, non stiamo a raccontarci frottole.

    Il problema secondo me è che tu vuoi deresponsabilizzare gli elettori (che votano gli stessi ma poi si lamentano).

    Invece il fulcro sta tutto lì, fermo restando che si deve dare loro lo strumento per poter controllare e scegliere (quindi informazioni e regole elettorali migliori).

  6. lasciamo perdere, che è meglio.
    Limitare a 5 o 10 anni un ruolo politico (cioè, una carica elettiva)
    credo sia una questione tanto bizzarra, quanto impraticabile.

    1. Talmente bizzarra e impraticabile che:

      E’ stabilita nella costituzione Italiana per i presidenti della repubblica.

      E’ stabilita con legge dello stato dal 2004 per i governatori delle regioni italiane (salvo interpretazioni non retroattive che hanno portato Formigoni e errani a disattenderla)

      E’ stabilita per il presidente delle principali democrazie mondiali, come ad esempio per la presidenza americana e francese

      E’ stabilita per rlegge per il sindaco dei comuni italiani (salvo alcune eccezioni stabilite dalla legge per i piccoli comuni).

      E’ stabilito il vincolo di due mandati consecutivi per la rielezione come consigliere del parlamento europeo.

      Alla fin fine, è così scandaloso prevederla anche per la rielezione al parlamento italiano ??? Di quanti PARASSITI ci potremmo liberare in questo modo ???

      1. Attenzione, tu ora parli di 2 mandati consecutivi per ogni carica, che ritengo giusta, mentre hai sempre detto dopo 2 mandati a casa.

        Per dire, secondo il criterio dei 2 mandati per carica uno potrebbe farsi 2 anni di assessorato comunale, 2 di provinciale, 2 di consigliere regionale, 2 di assessore regionale, eventualmente la presidenza della regione per 2 mandati, 2 di camera, 2 di senato, ed in alcuni casi reiterare i passi precedenti, fare il sindaco, e così via.

        Non un grosso limite alla professionalità della politica, non credi?
        Ce ne sarebbe per 10 vite.

        In nessun paese democratico che conosca, men che meno l’America, dopo 2 mandati si è mandati a casa, anzi la carriera politica ha un suo percorso più o meno prestabilito. Nessuno finisce alla casa bianca senza aver fatto per una vita il politico, e penso che sia anche un bene. Vedi ad esempio quello che è successo quando lo è stato un attore.

        1. Dai Alessandro,
          E’ ovvio che quando si dice “sue mandati poi a casa” non significa impossibilità di continuare a interessarsi di politica, ma esclusivamente il sancire l’ineleggibilità in caso di terzo mandato consecutivo per lo STESSO RUOLO.

          Se faccio per due mandati il consigliere comunale, posso anche pensare di fare due mandati da sindaco (se mi danno il voto per farlo), ma non certo il terzo mandato come consigliere o come sindaco.

          L’idea non è quella di PUNIRE chi si occupa di politica, ma solo quello di evitare la cristallizzazione e personificazione delle cariche pubbliche.

          Nessuna norma potrà mai impedire a un ex sindaco (vedi Conti a Cesena) di essere infilato in qualche partecipata o insignito di qualche ruolo dirigenziale pubblico o privato, come “regalo” per il servizio svolto. Questo fa parte del malcostume italico, e ci dobbiamo convivere.

          Ma almeno… che si favorisca un certo salutare RICAMBIO della classe dirigente, quando si preoccupa di piantare le tende, questo almeno dovresti concedermelo.

          Anzi, dirò di più, dovrebbe essere d’uso anche nel PRIVATO, quello di fare ruotare i dirigenti, modificare le mansioni (soprattutto quelle di garanzia e di controllo).

          Come può un addetto alla sicurezza, occuparsi bene della sicurezza in azienda, se ricopre quel ruolo da 15 anni ?? Spera solo che non succeda niente, e tira a campare, senza innovazione, senza lo slancio di chi vuole e può rinnovare le regole per migliorare le cose.

          Diciamola così, dopo due mandati FAI ALTRO! Può essere accettabile in questa accezione ?

          1. Sarà anche ovvio, ma quello che avevi detto fino ad oggi lasciava intendere tutta un’altra interpretazione.

            Altrimenti non avresti escluso la professione del politico (quello bravo, si intende, perché gli altri non vorremmo che lo facessero nemmeno per hobby).

            Comunque sia, che tu abbia cambiato leggermente idea o no, il punto è che al di là delle demagogie quello del politico può essere un hobby fino a quando si sta in piccoli consigli (circoscrizione, piccoli comuni), ma a grandi livelli questo ruolo ha bisogno di tutele, di rispetto, di controlli ed anche di una giusta ed onesta retribuzione, come qualsiasi altro ruolo di grande responsabilità.

            1. Bene, questo discorso lo portate avanti da circa 2 anni?
              E siete voi 2 per quel che mi ricordo a discutere sempre su questo argomento.
              Ma ancora oggi non sono riuscito a capire quale dei 2 punti di vista sia il male minore.

  7. Il Presidente della Repubblica può esercitare il ruolo per 14 anni e comunque è eletto dalle due camere.
    Cosa diversa per un deputato, eletto dal popolo.

    Una bizzarria, lo ripeto. D’altra parte si parte da pregiudizi, Marani infatti parla di parassitismo.
    Le regole non devono tener conto dei mal di pancia contingenti, se c’è parassitismo si combatte quello (per esempio, con la legge elettorale); non si uccidono tutti i cani perchè uno ha le pulci.

    Ma insomma, si parla di niente, discorsi da bar, tanto per tenere impegnato Fantrucchi.

    1. Il “male di pancia” contingente che dici tu, dura da almeno 40 anni, ben prima della presunta fine della prima repubblica. Apprezzo invece il riferimento calzante sui cani, anche se mandarli a casa non è propriamente come ucciderli.

  8. Ma poi, prendiamo Formigoni, icona per una precisa parte. O Errani, che per me è in gambissima.
    Per me potrebbero essere rieletti per 50 anni, se mi andassero bene.
    E’ questo il problema?

    Cioè, io tanto per cambiare, devo essere obbligato a scegliere una copia di Formigoni? Magari un ciellino di secondordine?
    Che cazzata è, no, spiegatemelo.

    Cosa diversa se Formigoni fosse stato condannato per reati gravi o per reati contro la cosa pubblica, in quel caso concordo sulla non ammissibilità.
    Ma un uomo qualsiasi, libero, incensurato, onesto, perchè mai non dovrebbe poter candidarsi?
    A Bologna sono ancora alla ricerca di un sindaco come Dozza, se potessero rieleggerlo, perchè non potere?
    No, dobbiamo prendere Guazzaloca o DelBono perchè quello bravo di prima è scaduto come un budino.
    (Peraltro, prima di scadere, a chi risponderebbe?)

    Maddai, ma diventiamo grandi, suvvia.

  9. Formigoni “è” stato condannato per reati di interesse pubblico, ma nessuno lo sa, e infatti è il motivo per cui ce lo ritroviamo ancora li.

    Gira e rigira, è sempre un problema di informazione. Così come un guard-rail deve tutelarci da un salto di corsia, ma non è un affronto trovarcelo a lato anche quando non lo abbiamo “utilizzato”, così il limite di due mandati è a garanzia di un utilizzo equilibrato e consono alle regole del potere, tutelando verso la mancanza cronica di informazione, che come un “incidente” può sempre capitare, anche se non vorremmo che accada.

    E’ come il casco, come l’imbragatura degli scalatori, diremmo forse mai che un muratore è meno bravo se opera legato al ponteggio ? Due mantati poi a casa è un “dispositivo di sicurezza democratica”.

    Alessandro, visto che il bar lo stai gestendo tu, ci porti due birre e un po di popcorn per me e fantrucchi ?

  10. ;-)
    Ho citato Formigoni ed Errani per citarne due a caso, avrei potuto scrivere tizio e sempronio.

    Per quanto riguarda Fantrucchi, non volevo essere irriverente – ci mancherebbe, quel “tenere impegnato Fantrucchi” voleva essere una battuta di risposta al suo “sono due anni che dibattete sulla cosa e io ancora non ho capito chi ha ragione..” (più o meno ha scritto così, rendendo l’idea di come sia una discussione senza fine, perchè a mio parere non ha una base solida da cui iniziare).

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