Come cucinare un gatto? Lo spiega la prova del cuoco

A riprova della qualità della nostra TV, la trasmissione “La Prova del Cuoco” spiega come cucinare i gatti. Pronto un esposto dei Verdi.

all’interno della puntata, Bigazzi ha spiegato – ricordando una tradizione del passato – come si fa a cucinare, appunto, il gatto. Ricordando quando “lo si teneva per tre giorni nell’acqua del torrente” per preparare al meglio “le sue carnine bianche”.

Il video, rimosso da Youtube, riproposto da Striscia la Notizia

Come cucinare un gatto? Lo spiega la prova del cuoco

54 commenti su “Come cucinare un gatto? Lo spiega la prova del cuoco

  1. Guarda Alessandro,
    vado controtendenza dicendo che Bigazzi non ha fatto niente di male. E’ supefacente che esista una definizione politica di cosa sia mangiabile e cosa no in base all’affetto. Lui non ha spiegato come torturare un gatto, ma solo come una volta lo si mangiava, quando la gente aveva fame sul serio. Considera che da noi nessuno ti dice niente se mangi la carne di cavallo, cosa che in Inghilterra farebbe inorridire. Un mio caro collega ad un convegno parlò delle caratteristiche organolettiche della carne di cavallo, non conoscendo questo taboo loro, e venne espulso dalla conferenza.

    1. La definizione politica dell’animale da affezione deriva da una questione culturale.

      Possiamo essere d’accordo o meno su queste definizioni, ma il dato di fatto è che esiste una sensibilità diversa rispetto a specie animali diverse, che permettono di difendere i diritti dei cani e gatti con più facilità rispetto alle altre specie.

      Detto questo, anche se l’oca non è un animale da affezione il Foie gras per me rimane una oscenità.

      La sensibilità aumenta con il diminuire della fame, ovviamente. Del resto scandalizza meno la storia dei superstiti dell’aereo che mangiano i cadaveri dei loro compagni deceduti, rispetto a quella di Hannibal the cannibal.

      Una volta era più diffuso mangiare i piccioni ed i piccoli volatili, e così via.

      Detto questo, oggi noi possiamo da un lato tutelare gli animali da affezione e contemporaneamente possiamo ridurre la quantità di carne che mangiamo anche per una questione di salute.

      Se il primo passo è quello di evitare che si parli di mangiare di gatti, per poi estendere questa sensibilità anche ad altre specie (i maiali, ad esempio, sono animali molto intelligenti) per me è necessario farlo.

      1. Pur prendendo atto della distinzione tra animali “da affezione” e non, che dal mio punto di vista rispecchia la sensibilita’ di una grossa fetta della popolazione ma non ha assolutamente niente di razionale, perche’ parlare di come cucinare un gatto dovrebbe rispecchiare la bassa qualita’ della nostra televisione?

        Capisco benissimo che cio’ risulti inopportuno (contestualizzato nella cultura italiana ovviamente), ma non riesco a giustificare un post del genere e l’esposto dei Verdi sopracitato se non nell’ottica di fare leva sulla sensibilita’ del pubblico per portare l’attenzione su un problema di tutt’altra portata. In altre parole, mi chiedo se si stia cercando di suscitare clamore sfruttando un fatto piuttosto marginale (ricetta sui gatti, fatto a mio avviso ben poco di rilievo), per sensibilizzare la popolazione nei confronti dell’attuale consumo inutile/esagerato di carne.

        Se cosi’ non fosse, non ho capito. Se cosi’ fosse, un esposto del genere non ha una matrice vagamente demagogica? Oppure le simpatie della maggior parte delle persone del movimento dei Verdi vanno di preferenza agli animali “da affezione”?

        Vorrei puntualizzare che convivo con due splendidi mici che adoro e non mangerei, e che non sono vegetariano/vegano. Contemporaneamente, quando mangio o vedo qualcuno mangiarsi una salsiccia o una bistecca, sono conscio del fatto che quella bistecca non e’ carne del mio animale preferito unicamente per un fatto culturale. Di conseguenza, se vivessi in un paese di vegani appoggerei in pieno lo “scandalo” in oggetto: considerando la realta’ dei fatti (chi e’ senza peccato…), mi sembra di assistere invece al solito clamore derivante da ignoranza e/o ottusita’ sempre troppo diffuse.
        Saluti

        C.

        1. Cristian, ti fai troppi problemi.
          Un esercizio di dietrologia dove viuoi vedere un fine o chissachè.
          Ignoranza e ottusità, a tuo parere.

          A me sembra invece che l’argomento sia di una semplicità disarmante, a me fa semplicemnte SCHIFO che uno insegnio a cucinare un gatto.

          Poi, dammi pure dell’ignorante.

        2. I Verdi a livello nazionale scrivono una decina di articoli al giorno, e fanno altrettante iniziative per tanti temi.

          Quindi è sbagliato pensare che l’attenzione sia stata focalizzata su questo per strumentalizzare quanto accaduto.

          Semplicemente questa ha ottenuto più interesse di molte altre più importanti, forse perché più comprensibile e diretta.

          Detto questo, è sbagliato pensare che si tratti solo di una questione culturale. Anche a livello normativo (vedi legge 14 agosto 1991, n. 281) gli animali da affezione sono tutelati in maniera diversa da quelli da allevamento, e l’invito a tenerli nell’acqua tre giorni per ammorbidirne le carni potrebbe essere considerata una istigazione a commettere un reato.

          Il fatto che questo provenga da una TV pubblica che dovrebbe avere lo scopo di insegnare anche il rispetto per le nostre leggi e non quello di fare soldi, per me è inaccettabile.

          Visto che si parla continuamente e giustamente di meritocrazia bisognerà anche applicarla, no?

          PS: Bigazzi è del 33, non si trova, secondo voi, nessun giovane cuoco che possa degnamente sostituirlo?

          1. Il fatto che la legge tuteli gli animali da affezione in maniera diversa dagli altri animali non dimostra che non si tratti solo di una questione culturale: semmai dimostra il contrario, ovvero che la cultura influenza le leggi (il che non e’ necessariamente sbagliato).

            A parte il discorso di legalita’ o meno dell’istigazione a cucinare gatti, secondo me e’ ipocrita la posizione che rende questione di principio la difesa della vita di taluni animali, e ne esclude altri, _unicamente_ per una questione di preferenza affettiva. In altre parole: “o tutti o nessuno”, contrapposto a “questo si’ perche’ e’ affettuoso, l’altro no perche’ e’ brutto e puzza”.

            Vorrei chiarire che non contesto, in questo discorso, il comportamento di chi cerca di rispettare tutti gli animali (come i vegani) ne’ quello di chi li uccide (come i cacciatori) pur avendo posizioni in proposito che non esprimo perche’ off topic: mi preme soltanto sottolineare che “vie di mezzo” a questi estremi, se non rappresentano dichiaratamente fasi di passaggio, risultano un po’ incoerenti.
            Saluti

            Cristian

            1. E’ appunto questo “o tutti o nessuno” che non condivido. Per salire una scala bisogna fare un gradino alla volta, soprattutto quando si parla di cambiamenti culturali, che sono notoriamente più lenti delle leggi, che a loro volta sono più lente della realtà.

              Se fosse stato così, oggi non ci sarebbe nessuna legge sul maltrattamento degli animali (tutti) perché a nessuno sarebbe venuto in mente di proporla senza i passaggi precedenti (vedi la legge del 1991).

              1. Credo di intendere, per “dichiarata fase di passaggio”, cio’ che intendi tu riguardo al salire una scala gradino per gradino: condivido che sia giusto operare in questa ottica, sostanzialmente perche’ non riesco a concepire scorciatoie o vie alternative.

                Cio’ nondimeno, ritengo questa strategia demagogica, nel senso che si cerca di influenzare la sensibilita’ comune “gradino per gradino”, ma senza dichiarare (non con la stessa voce, almeno) quale sia la cima della scala, nel (piu’ che giustificato) timore di perdere credito presso chi ti ascolta.

                D’altra parte, persone come il Gianfranco che ha scritto commenti a questo post (che credo rispecchi l’opinione comune), sarebbero, almeno per ora, assai poco disposte a prendere coscienza e accettare la responsabilita’ del maltrattamento (per quanto legalizzato) che gli animali (da allevamento in particolare, ma vale anche per la pesca e non so che altro) subiscono a causa dell’uomo.

                Ho il sospetto (che tu puoi sicuramente confutare) che anche all’interno del movimento dei Verdi ci siano molte persone che riconoscono il dovere di salire il suddetto gradino (o un paio di gradini) ma non sarebbero ancora pronte ad arrivare in cima alla scala, ne’ ne vedono la fine, cosa che tu sembreresti invece aver individuato, almeno nel contesto di questo argomento.
                Saluti

                C.

                1. All’interno dei Verdi ci sono moltissime persone Vegetariane o Vegan. Ovviamente non tutte (me compreso).

                  Così come ci sono molte persone che vivono in campagna o in montagna, che si spostano solo in bicicletta o che mangiano solo cibi bio, che fanno acquisti critici su tutto, e così via.

                  Tutti questi diversi aspetti coinvolgono così tanto le abitudini delle persone, che difficilmente riuscirai a trovare un santo che riesce, a dispetto della nostra società attuale, ad attuare una vita corretta sotto tutti i punti di vista contemporaneamente.

                  Bisogna, a mio parere, accompagnare tutti i cambiamenti necessari rendendoli da un lato vantaggiosi rispetto alle alternative peggiori (il porta a porta è un esempio egregio) e dall’altro utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per portare avanti una evoluzione culturale.

                  Dieci anni fa era impossibile scegliere di mangiare solo biologico, se non lo si coltivava in casa. Oggi la situazione è diversa anche grazie ad alcune scelte politiche, che probabilmente definiresti demagogiche: si è partito aprendo un varco, aiuntando i coltivatori che facevano questa scelta, tutelando le produzioni dai veleni, e così via.

                  Avremmo potuto dire che siccome l’aria è già inquinata di suo, era inutile lottare contro alcune sostanze nocive (“tutto o niente”).

                  Il fatto è che questi processi, che necessitano cambiamenti di economia, cultura ed abitudini non sono mai fulminei. Richiedono anni.

                  La direzione di queste iniziative non è affatto nascosta, ma è visibile a partire dallo Statuto, e dall’insieme delle cose che si fanno negli anni.

                  La cosa che non si dovrebbe fare, invece, è cambiare direzione e tornare indietro, ridere del maltrattamento degli animali come ha fatto lo ZOO di 105. Perché questi dati, isolati, non hanno molta importanza, ma col tempo scavano qualcosa che ci impedisce di scandalizzarci, come ci scandalizzeremmo se qualcuno in TV insegnasse come buttare un disabile da una montagna o proponesse campi di concentramento per perfezionare il nostro patrimonio genetico.

                    1. Per diverse ragioni non mi è possibile.

                      Tanto per citarne un paio, mangio ancora con la mia famiglia (che non lo è) di sera e fuori per mense di giorno.

                      Non mangio molta carne, comunque, ho una dieta molto sbilanciata sulla pasta :)

                  1. Ho controllato lo statuto dei Verdi e, di conseguenza, la dichiarazione dei diritti degli animali dell’UNESCO, nonche’ la legge 281 del 14 agosto 1991.

                    Alla luce di tutto, si rinforza incredibilmente l’impressione che la criminalizzazione del povero (nel senso di vittima di se stesso) Bigazzi sia esclusivamente demagogica, nell’ipotesi che non ci siano altri documenti utili da consultare riguardo alla presente discussione (in questo caso, pregherei chi ne abbia conoscenza di segnalarli).

                    Dunque: e’ vero che la legge parla di tutele ad animali da affezione, e’ vero che lo statuto dei Verdi richiama al rispetto delle leggi e al rispetto dei diritti degli animali, facendo riferimento al relativo documento dell’UNESCO. Cosi’ come e’ vero che tale documento (al pari della legge suddetta) criminalizza chi tortura gli animali, indipendentemente dal fatto che si tratti di animali da affezione o no.

                    Emerge, pero’, un paradosso che ha dell’incredibile: supponiamo di allevare un gatto (o anche un cane!) con tutte le attenzioni del caso (vaccinazioni, tatuaggi, iscrizioni ad anagrafi, ecc) e che lo si tratti con rispetto e amore. A un certo punto, supponiamo di farlo sopprimere in un qualsiasi modo che non gli procuri sofferenza. Poi le sue “carnine bianche” siano messe in un torrente per N giorni, e cucinate secondo ricetta e mangiate.

                    Sorpresa: per la legge suddetta (se non mi sono perso dei pezzi) cio’ non costituisce alcun reato. Ma c’e’ di piu’: non costituisce crimine nemmeno secondo la dichiarazione dei diritti degli animali dell’UNESCO, a patto che il gatto (o il cane) fosse stato allevato sin dal principio allo scopo dell’alimentazione umana (ho dimenticato di dire che ce lo eravamo scritti a mo di dichiarazione in un fogliettino prima di accogliere l’animale in casa nostra?) e che le sue proteine vadano a soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero di proteine animali senza eccederlo (ovvero, in tale occasione rinunciamo al coniglio). Di conseguenza non sarebbe nemmeno contrario allo statuto dei Verdi, perche’ non viola la legge e rispetta i diritti degli animali.

                    Se il ragionamento fosse corretto, la rimozione di Bigazzi e tutti gli avvenimenti correlati sarebbero _puramente_ demagogici, sotto tutti gli aspetti.

                    C.

                    1. Cristian, quello statuto è stato scritto vent’anni fa.

                      La storia che ipotizzi è corretta dal punto di vista del bilancio della sofferenza animale: non fa molta differenza se si alleva a scopo alimentare un animale o un altro con le stesse capacità congnitive (ognuno ha un suo modo diverso di vivere, ovviamente, ma assumiamo l’assurdo che venga rispettato).

                      Se hai cercato nello Statuto o nelle dichiarazioni dei Verdi che dicono che gli animali da affezione hanno più diritti degli altri sicuramente non hai trovato nulla, a mio parere giustamente.

                      Però Bigazzi ha fatto altro. Ha detto una cavolata senza specificare, come si vuole far credere, che stava raccontando una storia del passato.

                      Poi, per concludere, ha deriso gli ambientalisti che sicuramente avrebbero protestato.

                      Ora, al di là delle sensibilità di ognuno, che possono essere diverse, la legge tutela in maniera diversa cani e gatti rispetto agli altri animali. Ad esempio ne vieta la commercializzazione di pellicce.

                      Perché secondo te la legge vieta le pellicce di cane, ma non dice nulla su altre?
                      Eppure le pellicce sono completamente inutili, non hanno nemmeno una giustificazione, con le sostituzioni sintetiche.

                      Lo fa perché è stato possibile, fino ad oggi, solamente una tutela per questi due animali, perché non c’è stata ancora una maggioranza di cittadini che abbia preteso che tutte le pellicce siano vietate.

                      Che ci sia una maggiore sensibilità, nel nostro paese, nei confronti di questi animali è innegabile. Se passa il messaggio che si può invitare a mangiare i gatti perché non c’è differenza, dal punto di vista della tutela del benessere animale, rispetto a quello che già mangiamo, non facciamo un favore ai conigli, semplicemente facciamo un passo indietro nella tutela dei gatti.

                      A mio parere questa non è demagogia in senso negativo. Etimologicamente questa parola significa trascinare e condurre il popolo.

                      Quello che si cerca di fare a mio parere è non tornare indietro su una sensibilità acquisita, fare un gradino in avanti piuttosto che uno indietro.

                      Se veramente Bigazzi avesse raccontato una storia del suo passato, specificandone il contesto, non mi avrebbe scandalizzato.

                      Lui invece ha fatto un invito, che ha raggiunto milioni di persone, e per questo è stato sospeso.

                    2. Condivido che lo statuto dei Verdi non specifichi distinzioni tra classi di animali, mi sarebbe sembrato assai incoerente il contrario.

                      Continuo a non comprendere quale sia la “cavolata” di Bigazzi, a meno che non si imponga a priori a tutta la popolazione italiana, tranne a Bigazzi, una presunta affezione ai gatti (cosa che so, purtroppo, essere lontana dal vero).

                      In conclusione del suo discorso, e’ vero, Bigazzi ha deriso gli ambientalisti sottolineando proprio il fatto che questi non avrebbero difeso in egual misura i conigli (a tal proposito mi chiedo: ora che anche alcune razze di conigli stanno diventando animali da affezione, come facciamo?).

                      Come avevo gia’ piu’ o meno esplicitamente specificato, concordo sul fatto che la leva demagogica esercitata su questo specifico evento abbia sicuramente un fine positivo (secondo la mia ultra-soggettiva scala di valori) e quindi, in questo senso, ritengo che si tratti di una demagogia priva della usuale connotazione negativa che le si attribuisce.

                      Vorrei puntualizzare che la negativita’, che io implicitamente attribuisco a qualsiasi tipo di demagogia, non fa parte del suo uso in questo contesto quanto della demagogia in se’. In altre parole, la mia diventa una delusione filosofica, perche’ a quanto pare essa costituisce uno strumento irrinunciabile per “trascinare e condurre il popolo”.

                      Difatti concordo anche sul fatto che, se non se ne facesse uso, passerebbe un messaggio volto a togliere ai gatti quei pochi diritti in piu’ che hanno per loro fortuna acquisito, piuttosto che far riflettere sulla violazione dei diritti di tutti gli altri animali.

                      Pero’ e’ triste pensare che il modo piu’ efficace (se non l’unico) per comunicare (o influenzare) il prossimo consista nell’approssimare (o distorcere) il messaggio in funzione della percezione (approssimata o distorta) della realta’ del destinatario del messaggio.

                      C.

                      P.S. mi scuso per aver risposto senza seguire l’ordine giusto, ma non compare piu’ il pulsante “Replica” sotto il post di Alessandro, forse per eccessivo annidamento di questo ramo del thread

    2. Alcune ultime considerazioni al dibattito;
      mio nonno diceva “cane non mangia cane”, riferendosi al fatto
      che gli esseri umani non devono mangiare animali carnivori,
      ma solo erbivori, per cui l’idea di mangiare carne di gatto
      e’ dal punto di vista nutrizionistico sbagliata.
      Abbiamo visto cosa succede a mangiare carne di mucca o maiale
      a cui erano stati somministrati mangimi inadatti.
      La Rai in quanto servizio pubblico deve tenere in considerazione
      l’aspetto della salute, e quindi giustamente e’ stato “bannato”.
      Un ultima cosa, i “verdi” vengono citati e messi in mezzo ogni
      volta che c’e’ qualcosa che non piace, nel bene e nel male ,
      piu nel male a dir la verità, ma se fossero veramente “verdi”,
      saremmo il primo partito del paese, e tanti problemi non ci sarebbero.
      Un saluto

      1. Che l’idea di mangiare carne di gatto, in quanto carnivoro, sia nutrizionalmente sbagliata credo che non abbia alcun fondamento scientifico.

        Altrimenti ci sarebbe un’incongruenza: l’uomo deve mangiare solo carne di erbivori… perché erbivoro? Non ha senso.

        In realtà l’uomo è onnivoro, ed è in grado di mangiare quasi di tutto.

        Devono essere altre considerazioni, in primis di etica, e poi ambientali e di sostenibilità economica, che ci portano a diventare vegetariani o meglio vegan.

        1. Il mio veterinario mi ha detto che la carne di gatto sa
          di piscio e di topo di fogna…
          hai bisogno delle prove scientifiche per verificarlo?
          Tralasciando lo malattie virali di cui sono portatori,
          che solitamente non si attaccano all’uomo,
          l’intestino del gatto, e comunemente negli animali carnivori, sono pieni di parassiti come gli ascaridi, anchilostomi,trematoidi e cestodi che passano volentieri da un intestino ad un altro;
          (questi poi hanno un sapore squisito…)
          Qui l’etica non c’entra niente, solo uno stupido puo’ consigliare la carne di gatto.

          1. Io non ho bisogno di alcuna prova scientifica per conoscere il sapore della carne, anche perché se ci rifletti molto è soltanto questione di gusti. Non ho mai mangiato né gatti né cinghiali, ma presumo che questi ultimi non abbiano un sapore migliore.

            L’etica c’entra eccome, e non riguarda soltanto i gatti.

            Mi meraviglia che tu ne faccia solo una questione di gusto o di salubrità della carne.

            Ripeto, io sono vegan e non mangio carne di alcun tipo.

            1. “solo una questione di gusto o di salubrità della carne.”
              Solo salubrità prego. E’ l’unica cosa che conta, poichè
              il tema era la trasmissione di un signore in un programma Rai.
              Ha sbagliato. Punto. E chi sbaglia paga, giustamente non puo’
              condurre un programma su una rete nazionale; altri personaggi
              non meno stupidi lo hanno difeso su altre reti, ma di proprità
              diversa e quindi godono di una libertà privilegiata, nel senso
              che possono fare tutto quello che vuole (la direzione).
              Nel caso specifico di una rete pubblica, vige una condotta più
              attenta e severa. Tutti gli altri discorsi sono solo OT.

    3. Durante la seconda guerra mondiale si venivano a creare situazioni di sofferenza alimentare molto gravi. Se in Italia erano mangiati gatti non si può non dire che non lo fossero anche i cani o addirittura i topi di campagna.
      Nel 1951 in Cina si vive un periodo di enorme crisi economica determinata da una politica di Mao Zedong completamente inefficace in ambito finanziario. Nel 1951 in Cina la povera gente non ha di che mangiare, magari un gatto e un cane ma vi saranno testimonianze di persone che mangiarono addirittura cortecce d’alberi. Non inaciditevi di fronte a una frase di tal fatta di Bigazzi. Farlo è anticultura.

      1. Se si va ancora più indietro nel tempo, gli uomini mangiavano altri uomini, e allora Bigazzi dovrebbe suggerire anche ricette sulle adolescenti alla brace.

  2. Premesso che non ho visto la trasmissione incriminata (diciamo la verità: non se ne può più di sentir parlare di cucina e ricette), credo che la distinzione tra animali d’affezione e altri, ad esempio quelli “da reddito” (che tristezza…), vada superata. Se non lo fa la legge, dovremmo cominciare noi, capendo che non c’è differenza tra gli esseri senzienti, e la sofferenza di un gatto macellato è pari pari a quella di un agnello, o di un manzo.

    Io da queste riflessioni ho maturato anni fa una scelta di vita diversa, e sono diventato vegan: quindi non uso animali né per nutrirmi, né per vestirmi o per qualsiasi altra pratica quotidiana. In questo modo cerco di ridurre al minimo (consapevole di non poterla eliminare del tutto), la sofferenza altrui.

    Vi invito ad una riflessione su questo!

    1. Questo processo però, nella migliore delle ipotesi, richiede tempo.

      Nell’attesa dovremmo disinteressarci del fatto che la tv pubblica insegni a cucinare gatti, secondo te?

      Non è una domanda retorica, sono curioso di sapere come la pensi.

      Anche la distinzione tra animali senzienti e non senzienti lascia il tempo che trova. Per anni la scienza ci ha detto che gli animali non sognavano (perché è una attività che richiede intelligenza, mentre gli animali erano solo istinto), per poi scoprire che sognano anche le tartarughe (notoriamente non tra gli animali più simili a noi come intelligenza).

      La tua scelta alimentare è l’unica che rispetta totalmente gli animali, (anche se gli animali mangiano gli animali, è pur vero che gli allevamenti li facciamo solo noi).

      Però è una utopia pensare che tutti faranno, ed in fretta, la tua stessa scelta.

      Nel frattempo, cerchiamo di fare il possibile, per aumentare la sensibilità, no?

  3. Ok, uno può diventare vegan e quindi professare uno stile di vita – diciamo – più integralista di chi prova SCHIFO a sentir parlare di mangiare il gatto.

    Io che sono carnivoro – eccome se lo sono – non mangerei il cavallo e nemmeno l’agnello per una questione di affinità con questi animali.

    Una questione di cultura o forse solo di abitudini ormai collaudate.

    Ma è così politicamente scorretto definire chi suggerisce come cucinare il gatto (sulla RAI, in Italia, nel 2010) un fesso patentato?

    Quel conduttore è stato sospeso, e ci mancherebbe pure, in un contesto dove il gatto che si mangia è pagato dal mio canone.

    Ma si prenda anche il mio sincero vaffanculo e non si faccia mai più vedere.

    1. uhm
      sono molto freddo rispetto ad uno che parla come cucinare un gatto, ma posso capire che qualcuno si scandalizzi, protesti, risponda, contesti. quello che si vuole. perché così mi immagino un mondo civile: uno dice una cosa, anche stupida. e altri commentano, contestano, sono d’accordo. sono contrari.
      il non si faccia mai più vedere mi spaventa un po’, anzi molto. temo sempre la censura e l’incapacità degli idioti di far valere le proprie idee senza vietare a chi non la pensa come loro di esprimere le proprie idee. preferisco un ‘non dica più stupidaggini del genere’, lo trovo più rassicurante e democratico. quand’anche in quest’era geologica italiana personaggi ben più in vista dicono e fanno cose ben più gravi restando non solo impuniti, ma ben visti dall’opinione pubblica.

      1. Sai, Gianni, a me fai venire in mente gli anni ’70.
        Quelli in cui prolificavano coloro che dovevano trovare il mistico ad ogni costo.
        Hai presente il personaggio di Verdone che guardava in alto alla ricerca di “ze ztezzo”?

        Ma cosa ci vuoi vedere di democratico e rassicurante nel giudizio su una trasmissione mattutina di cucina?

        Il conduttore propone “gattino in umido” e io dovrei essere edulcorato nel mio giudizio?

        A Pavia, una ragazza di 16 anni è in coma per un errore di valutazione nella diagnosi di un’appendicite.
        Cosa facciamo, siccome siamo spaventati di un mondo dove qualcuno paventa il “non si faccia più vedere” per chi sbaglia clamorosamente nel suo mestiere – giustifichiamo certe mostruosità?

        Ok, Bigazzi non ha ucciso nessuno, ma dovendo far compagnia nell’ora di pranzo, suggerendo ricette, mi piacerebbe non rivederlo più in azione nella TV pubblica.

        Sono sgodevole?
        Bene, ti dedico il mio sincero “machissenefrega”.
        Io tanto la ricerca di me stesso l’ho terminata da tanto tempo, mi sono trovato e mi piaccio così.

        Va mo là.

        1. o sono io che ho dato un’errata immagine di me o sei tu che hai voluto vederla, qualunque sia il motivo, la cosa degli anni 70 e di verdone non mi ci si appiccica affatto.
          a me piace che la gente esponga le proprie opinioni, anche che si litighi (lo adoro), trovo pericolosamente debole, anzi debole e pericoloso, che si imponga ‘di non dirlo più’.
          dovrebbe andare così: uno spara una minchiata, l’opinione pubblica si indigna, quello capisce di aver detto una minchiata e fa ammenda. questo lo preferisco. di molto. il resto mi fa da regime. e… no, non sono neanche un estremista di sinistra.
          per non vedere bigazzi all’ora di pranzo, ce l’ho io una soluzione democratica per te: telecomando. se qualcuno pensa che stia difendendo lo schifotv, sbagliato mira ancora: sono pronto con la bara, dominio ai new media!
          bara anche per te, gianfranco, che se hai già terminato la ricerca di te stesso, non ti rimane altro che aspettare.

          1. Gianni,
            è giusto che ognuno esprima le proprie opinioni, ma poi fino ad un certo punto perchè quando le opinioni contrastano con il buon senso o – peggio – con la legge che ci regolamenta, non basta fare ammenda.

            Bisogna tener anche conto del contesto in cui si è professato il conduttore. Un conto è fare del sano cazzeggio in un bar e un altro farlo nella trasmissione che si conduce sulla RAI.

            E il mio “non si faccia più vedere” non è certo riferito alla strada, ma proprio nella TV pubblica, almeno nel ruolo di stipendiato.
            Altrochè fare ammenda. Ci sono cose di cui uno deve rendersi responsabile, altrimenti non c’è più nessun limite, sia che si parli di politica o di pedofilia o di qualsiasi cosa che possa disturbare la sensibilità di chi ascolta (e paga obbligatoriamente).

            Tu mi suggerisci di usare il telecomando.
            Beh, non è questione di gusti televisivi, io non ho mai visto quella trasmissione di cucina. Ho saputo della puntata dai media e ne sono rimasto schifato come contribuente/cittadino e non come telespettatore.

            Cosa vuoi che ti dica, il mio parere non farà molto “radical-snob”, ma come già scritto ho ampiamente superato questo problema vintage.

            1. ok. direi che sono chiare le nostre reciproche posizioni a parte un fatto: continui a contrapporre alla tua idea una posizione radical-snob, vintage, anni ’70, carloverdona, attribuendomela.
              non sono io. non mi piace e non mi interessa. io adoro il confronto, il dibattito e la lite(verbale). mi piace che quando uno dice stupidaggini, qualcuno un po’ più intelligente (o tutti!) glielo faccia notare o meglio ancora, glielo dimostri.
              credo che la tutela per l’opinione pubblica non sia tenere lontano la gente da certe idee come si fa con un bambino con i pericoli, ma fornendo loro strumenti di confronto e valutazione. sono contrario alla compiacenza massmediatica, ma mai vorrei che uno non potesse dire qualcosa così come mai vorrei che uno potesse dire stupidaggini nel silenzio (o ancor peggio) nell’approvazione generale. quest’ultimo credo sia il male peggiore contemporaneo dei mezzi di comunicazione di massa. la soluzione non è nella proibizione, ma nel confronto. non sono per il politically correct, ma per accesi scontri. nel confronto verbale, diciamo così, non sono affatto quel pacifista che vorresti dipingermi. (l’ho ripetuto quattro volte, ora dovrebbe essere chiaro… ;-) )

  4. Quel conduttore è stato giustamente sospeso dalla RAI.

    Dico giustamente perchè (ok, ci saranno i vegani che nel loro integralismo possono avere più voce in capitolo di me, ok – ci saranno gli inglesi che giustamente si scandalizzano a sentir parlare di cavalli )non è tollerabile che il gatto che si mangia quel soggetto lo abbia comprato (anche) con il mio canone.

    Ogni tanto nel tentativo di voler giustificare qualsiasi fesseria o di voler condire con una retorica esigenza culturale qualsiasi cosa apparentemente anti-conformista, si finisce per tollerare la semplice idiozia.

    Perchè come si vuole giudicare un soggetto che insegna come si fa a cucinare un gatto?
    In Italia, nel 2010, su un programma RAI.

    1. Dal mio punto di vista, l’idiozia sta nel giudizio che da un lato classifica come idiota un soggetto che insegna a cucinare un gatto, mentre dall’altro ritiene normale chi insegna a cucinare un maiale.

      Classificare come idiozia cio’ che e’ estraneo alla propria cultura per un semplice fatto di convenienza (il maiale puzza, e’ piu’ saporito e la sua produzione di carne e’ sicuramente piu’ efficiente rispetto a quella dei gatti, altrimenti a quest’ora staremmo mangiando gatti e coccolando maiali) e’ pericolosissimo…
      Saluti

      C.

      1. Cristian,
        ti do una notizia.

        Dalle mie parti è normale mangiare maiale ed è normale tenere il gatto sul divano.

        1. Allora ti auguro di mantenere le tue tradizioni quanto piu’ a lungo, senza essere turbato da altrui costumi.

          C.

        2. Dalle mie parti, invece, in campagna, il gatto non sta sul divano, ma in giro a cercare topi. Voglio dire che era (è) considerato un animale non d’affezione, ma alla stregua di altri animali da cortile. Per questo motivo in tutto il Nord Italia (e, scopro da Bigazzi, anche in Toscana) il gatto faceva parte (e penso che lo faccia tuttora, in qualche caso) del menù popolare. Si dirà che la nostra cultura non lo tollera. Un momento: la cultura urbana e borghese, non quella contadina, per cui non capisco l’isterica reazione alle parole di Bigazzi. Ciò detto, credo che nessun animale debba essere maltrattato (nemmeno un dannosissimo topo). Ma cucinare un animale non vuol dire maltrattarlo, altrimenti, per coerenza, dovremmo eliminare la carne dalla nostra dieta (il che non sarebbe un male!)

          1. Silvano ha scritto:

            > Ma cucinare un animale non vuol dire maltrattarlo

            Nel caso di animali morti per cause naturali, ovviamente.

  5. Dai commenti che leggo mi sembra di notare che effettivamente pochi, se non nessuno, abbia sentito ciò che ha detto Bigazzi, sebbene sia visibile su youtube.

    1. Ti assicuro che l’ho ascoltato, per gli altri posto il link:

      http://www.youtube.com/watch?v=muDGz851jd8

      non dice “in guerra non avevamo da mangiare e mangiavamo i gatti”, come oggi vuole giustificarsi oggi, ma dice “il gatto tenuto 3 giorni nell’acqua corrente del torrente viene fuori con le sue carnine bianche, e t’assicuro, t’assicuro io l’ho mangiato tante volte, che è una delizia”.

      1. Occhio Ale. Hai sbagliato la citazione e infatti hai travisato il senso. Bigazzi in quell’intervento ha pronunciato circa 50 parole, ma tu hai colo solo le ultime 25. Nelle prime 25 parole lui ha detto chiaramente che la ricetta è tradizionale di un posto in Toscana (che non ricordo perché non posso riguardarmi il video, ora). Non ha detto che la ricetta se l’è inventata lui. Non è colpa sua se una volta i gatti non erano considerati animali speciali e a volte li mangiavano. Non è neanche colpa sua se a suo tempo negli anni 30, quando la mamma glieli ha cucinati, gli sono piaciuti. Lui ha semplicemente ricordato agli italiani una tradizione, che oggi non piace, ma questo è del tutto irrilevante.
        Dunque riassumendo: Quel poveretto non ha violato la legge, non ha istigato a violare la legge e ha solo riportato alla luce un aspetto della nostra storia. E allora di che hanno paura i Verdi? Possibile che si sentano minacciati da queste sciocchezze? Io non ho mai capito troppo i Verdi, ma ti garantisco che più li ascolto e meno li capisco.

        1. Nel video che ho visto io non parlava degli anni 30, in quello che hai visto tu sì?

          1. Il fatto che la “ricetta” sia tradizione l’ha detto chiaro e tondo nella intervista incriminata. In una seconda che ha dato a Staffelli qualche giorno dopo ha ribadito tutto e ha aggiunto, cosa non necessaria ma curiosa, che la circostanza nella quale ha mangiato il gatto è negli anni 30, cucinato da sua madre. Di nuovo: è storia che ora può non piacere, ma è storia, non una follia di un uomo su con gli anni.
            Oh, intendiamoci: in tutto questo mio pistolotto è inteso che io non ho la minima idea se tutto ciò che dice Bigazzi sia una bugia o meno. Tuttavia non mi pare che il fatto che Bigazzi sia bugiardo o meno sia in discussione.

            1. No, vedi, è qui che non ci capiamo.

              Se io insegno una ricetta “tradizionale”, spiegando come si fa in un programma di cucina, divulgo una pratica, non faccio una lezione di storia.

              Se a Staffelli ha fatto delle precisazioni in più (le stesse rilasciate alla stampa) lo ha fatto dopo il putiferio, non durante.

              Quindi questa non è affatto una giustificazione.

              1. Cioè secondo te stava effettivamente invogliando la gente a mangiarsi i gatti. Ma dai! Io non arriverei a pensarlo neanche dopo una bottiglia di stravecchio. Però è in effetti uno spasso pensarlo. Quello che sto per scrivere è un paradosso. Te lo specifico perché sennò qui a fraintedimenti non ne usciamo più.
                La prossima volta che parlerò dei campi di sterminio con qualcuno dovrò specificargli che gliene sto parlando solo desideroso di conoscere la storia, non perché voglia insegnargli come si fa.

                1. Dai Luca, la differenza è molto evidente e dipende ovviamente anche dal contesto.

                  In un programma di cucina, dove si insegnano ricette, se uno spiega come cucinare i gatti, insegna come cucinare i gatti. Non è difficile. Magari solo un paio di matti in Italia lo seguiranno.

                  Così come se nel programma della tata, quello dove insegnano come educare i bambini, spiegassero come farsi rispettare frustando con la cinghia i piccoli.

                  O in un programma per giovani si raccontasse scherzando quanto è divertente lanciare sassi per i cavalcavia anziché leggersi un bel libro.

                  Anche con le migliori intenzioni, anche quando il contesto è veramente scherzoso, le conseguenze possono essere negative.

                  In questo caso lui non stava nemmeno scherzando.

                  Io vorrei che la TV pubblica, che non ha finalità commerciali ma culturali e sociali, fosse diversa.

                  Comunque, non pretendo di convincerti, se non ha urtato la tua sensibilità significa che abbiamo sensibilità diverse. Non è un reato nemmeno questo.

  6. Credo sia necessario chiarire 2 cose circa l’affaire Bigazzi:
    1) Non ha violato la legge, e neanche ci si è avvicinato, dal momento che né ha torturato gatti, né ha istigato a farlo. Ha solo mangiato gatti, e lo ha fatto quando addirittura questa legge sulla tortura dei gatti neanche esisteva. Come ha chiarito a Striscia qualche giorno fa, ed era peraltro chiarissimo dal contesto durante il quale ha detto le cose la prima volta, ha mangiato gatti un bel pò di decenni fa, quando la fame c’era eccome.
    2) Alcuni di voi stanno parlando allegramente di sbattere fuori uno dal servizio pubblico. A me suona tanto come una epurazione, ma fate un po’ voi.

    1. Non ha violato la legge, ma rimane la scandalosa uscita.
      Che aggiunta ai quasi 80 anni del soggetto, non so, forse il termine “epurazione” va ad inaugurare l’angolo del buonumore del blog.

  7. Cristian (20/02/2010):
    “Condivido che lo statuto dei Verdi non specifichi distinzioni tra classi di animali, mi sarebbe sembrato assai incoerente il contrario.

    Continuo a non comprendere quale sia la “cavolata” di Bigazzi ..”

    Cioè, fammi capire, i verdi sarebbero incoerenti se stilassero distinzioni fra gli animali?
    E chi sono i verdi? Il Creatore che non può distinguere fra i propri figli?

    Mi sa che il demagogo, anzi – il re dei demagogi, sia tu Cristian.
    Ci manca solo la pretesa che i verdi difendano le zanzare o i viperotti che – notoriamente – buttano nei monti con i loro elicotteri.

    Ah, continui a non comprendere quale cavolata abbia fatto Bigazzi?
    Se è vero, scusa, ma io mi preoccuperei.

    1. Noto con piacere che sfoghi nella discussione con me quello che non puoi sfogare direttamente contro Bigazzi. Visto che assumo implicitamente di farti un favore a tal proposito, ti invito a ricambiare il piacere spiegando esplicitamente (e non solo affermando o ribadendo) le motivazioni della tua posizione: se non ti spieghi, assumo che tu non sia interessato ne’ a stimolare riflessioni ne’ soprattutto a farne, quindi tendo a smettere di risponderti.

      Rispondendo al tuo intervento, confermo che da statuto i Verdi non fanno distinzioni tra zanzare e gatti, ne’ tra nutrie e conigli. Cio’ non significa che consiglino l’allevamento di zanzare o cerchino di favorire la diffusione della vipera: nel contesto di questo discorso, significa soltanto che se hai un motivo valido per ammazzare una zanzara, o una vipera, o un coniglio, o una nutria, o un gatto, o un cane, o un mulo (di quelli proprio de’ coccio) secondo loro devi farlo procurando all’animale la minima sofferenza possibile. Inoltre, sempre da statuto, non c’e’ scritto che il coniglio si puo’ ammazzare per essere mangiato mentre il gatto no.

      Cosi’ come non c’e’ nemmeno scritto che non posso affezionarmi a un maiale, o a un pulcino, o a un cavallo: “dalle tue parti”, Gianfranco, la gente puo’ affezionarsi ai cavalli oppure chi lo fa dovrebbe preoccuparsi, come consigli a me di preoccuparmi?

      Dalle mie parti, conosco sia persone affezionate a cavalli, sia persone che mangiano carne di cavallo (non conosco persone appartenenti a entrambe le categorie). Dalle tue parti, Gianfranco, toglieresti un posto di lavoro pubblico a chiunque si affezioni ad animali diversi da quelli a cui ti affezioni tu?

      Per concludere, il significato della parola demagogia e’ stato gia’ riportato da Alessandro. Considerando che
      1) i miei interventi sono, di fatto, anonimi,
      2) ho fatto forse 4 interventi su un post di un blog che ricevera’
      (Alessandro correggimi se sbaglio) qualche centinaio di letture,
      mentre i commenti ne riceveranno forse poche decine,
      che senso ha darmi del demagogo?

      Temi forse che ti si imponga di mangiare la pasta al ragu’ di cane? Nel caso non ti fosse chiaro, la mia idea non sarebbe quella di favorire l’alimentazione con carne di gatti e cani, quanto invece quella di ridurre drasticamente l’utilizzo di qualsiasi tipo di carne (maiale, pollo, manzo, ecc), compatibilmente con le quantita’ consigliate per il mero mantenimento della salute fisica.

      Temi allora che ti si porti via dal piatto l’amata bistecca o la pasta al ragu’? Se e’ questo che ti turba, stai tranquillo che non sara’ certo per opera mia.

      Ma se odi e/o ritieni idiota chi mangia i gatti, mentre in coscienza ti senti perfettamente a posto quando mangi la tua bistecca, allora devi a te stesso una profonda riflessione: ti sei mai chiesto se quel che e’ “normale dalle tue parti” non sia semplicemente il risultato di un’accettazione passiva di quel che hai appreso fino ad ora?

      Di sicuro, Bigazzi ha espresso una posizione che sembra ormai appartenere al passato, ma se tutti si facessero sempre scudo della propria normalita’, come fai tu Gianfranco, il mondo resterebbe in eterno nel presente, senza avere nessun futuro.

      C.

      1. Cristian,
        dalle “mie parti” certe riflessioni mi hanno già stremato i testicoli.
        Scusa, ma la discussione era un pò estranea al parere dei Verdi in quanto partito, del resto non mangio ciò che mi consiglia lo statuto di quello o di un altro partito. E non credo che Alessandro Ronchi sia felice se ad ogni suo intervento lo si misura con lo statuto del suo partito.
        ;-)

        Ma vedi, io non critico (anzi, quasi l’invidio, per chi ci riesce) l’alimentazione del vegetariani o del vegan – posso anche considerare questa cosa come un passo avanti (ovviamente faccio fatica, ma vabbè).
        E non mi scandalizzo nemmeno se qualcuno mangia cavalli o gatti, anche se in questo caso – proiettando a casa mia questa cosa – la considererei un enorme passo indietro (altro che eternemente nel presente, si andrebbe a gran velocità nel passato).

        Io mi scandalizzo per il contesto, ormai non so più come spiegarlo, che è quanto di meno indicato e a mio parere quanto di meno giustificabile.
        Insomma, Bigazzi mangi quello che vuole, ma dovendo – di mestiere – insegnare ricette in una rete pubblica, non è tollerabile che questo venga accettato come normale o come fai intendere tu, come un passo in avanti verso nel futuro.

        Infatti è stato sospeso.

        1. Io spero che Alessandro sia felice nel momento in cui i suoi interventi generano approfondimenti e soprattutto, come dicevo, riflessioni (anche a me capita ogni tanto di essere stremato dalle riflessioni, ma almeno mi si strema il neurone).

          Visto che nel post ha citato un esposto dei Verdi, ho implicitamente assunto che approvasse l’azione dei Verdi e mi interessava sapere come la motivasse.

          Se poi, tu, da quel che ho scritto, deduci che io vorrei che in TV passassero ricette di gatti e cavalli, allora tra noi esiste un enorme problema di comunicazione.

          C.

          1. La discussione che avete intrapreso tu (Cristian) e Alessandro è molto interessante, fa molto riflettere, anche perchè non porta a uno che ha ragione o torto.
            Probabilmente alcuni non ti hanno capito a pieno o per mancanze loro o perchè ti è capitato di mettere la parola povero davanti alla parola Bigazzi.
            é vero che i media hanno parlato in negativo di lui, ma poteva stare più attento e misurare le parole, poi è stato sospeso (quindi forse potrebbe anche tornare sempre che la parola sospeso abbia lo stesso significato di una volta) e non messo alla forca :) (materialmente parlando).

  8. vi ho mandato tutti a quel paese perchè io amo i gatti e il pensiero di cucinarli mi fa arrabbiare molto.
    non volevo offendere…o forse si!!!
    no,scherzo.(cuciniamo i cani)

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