I boicottaggi altrui

Ho letto questo lungo ed interessante post dei Wu Ming sul loro rapporto con Einaudi.
Mi sento di dar loro ragione, soprattutto quando dicono che c’è in giro troppa gente che si entusiasma per i boicottaggi altrui, che permettono di farsi belli evitando danni personali.

Il 99% di questi che criticano non perderebbe nemmeno un centesimo ed un secondo del proprio tempo, o prenderebbe un qualsiasi rischio sul proprio lavoro. Però si scandalizzano facilmente sulle scelte più o meno coerenti degli altri.

Tra l’altro loro sono riusciti a cambiare qualcosa di importante, con qualche bell’esempio purtroppo poco seguito: da anni i loro testi sono scaricabili anche gratuitamente (pure le novità!), sono stampati in carta totalmente riciclata, scrivono collettivamente.

Loro di fatto già sono riusciti ad ottenere che propri lettori abbiano la libertà di boicottare l’editore, stampandosi personalmente i testi: non è da tutti e non è affatto poco.

Fossero questi gli avversari…

I boicottaggi altrui

3 commenti su “I boicottaggi altrui

  1. Molto interessante il dibattito che è seguito al post che tu citi.
    Aggiungo che sono stati i primi in Italia a pubblicare un libro con carta interamente riciclata, certificato da greenpeace http://www.greenpeace.it/scrittori/
    Ma soprattutto sono dei *coraggiosi*, l’ultimo libro Einaudi è anche scaricabile in formato per e-book per esempio, poi c’e’ wu ming1 che è capace di stare un giorno intero sulla tastiera a contro-commentare a perfetti sconosciuti con una intransigenza e trasparenza incredibile.

  2. anche io ho seguito la polemica sul caso scrittori/mondadori ma sento che il loro volersi equiparare ad un operaio che dovrebbe licenziarsi per non foraggiare il padrone mi lascia francamente perplesso. Difficilmente un operaio, pur continuando a lavorare per il padrone, sbandiererebbe così facilmente la libertà come giustificazione della sua scelta. La maggior parte degli scrittori, e tanto + quanto antiberlusconiani, proclamano invece come sola giustificazione al loro rapporto editoriale la libertà che vi sarebbe comunque garantita per il loro lavoro. In questo modo il governo B. viene legittimato sul piano della libertà di espressione proprio da chi, spesso in altra sede, ne denuncia la pericolosa messa in discussione in Italia.

    1. Questo è vero, però quello è uno spazio di libertà che esiste ed è reale.
      Probabilmente a B. non interessa il piccolo pubblico di questi prodotti editoriali (se messo in contrapposizione da quello enorme di televisioni, radio e carta stampata) e preferisce lasciare libero quello spazio per poterlo utilizzare.

      La domanda è se uno scrittore coscienzioso debba lasciare quello spazio libero, lasciando anche nelle mani degli altri quella piccola percentuale di libertà, oppure rimanere e tenere un presidio.

      I Wu Ming non ne fanno nemmeno una questione di soldi, alcune cose che hanno ottenuto (come la carta, il copyleft, e così via) non sarebbero garantite altrove.

I commenti sono chiusi.

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