Nucleare: alla faccia del federalismo

Quando si delega una decisione agli enti decentrati, non sempre decidono come vuole il Governo.

Così sul nucleare i nostri “eroi” hanno impugnato le decisioni delle regioni contrarie alle nuove centrali sul loro territorio.

Esattamente il contrario del federalismo.

Nucleare: alla faccia del federalismo

6 commenti su “Nucleare: alla faccia del federalismo

  1. Perché, al federalismo ci ha mai davvero creduto qualcuno a parte gli slogan della Lega ?

    Nemmeno quello fiscale hanno lasciato (vedi tasse locali tipo ICI sottratte dalle casse dei comuni per diventare un meccanismo di rimborso statale).

    In materia di energia e tutela di territorio, per la verità, c’è un meccanismo di competenza concorrente, da quanto ho capito, quindi è possibile per il governo in linea teorica impugnare le decisioni prese dalle regioni e ribaltarle, come più gli aggrada.

    Il sunto di Alessandro però è corretto: “alla faccia del federalismo”

  2. Negli Stati Uniti, patria del federalismo, l’amministrazione Obama ha appena comunicato che la prossima centrale nuclerae verrà costruita in Georgia, storicamente feudo repubblicano; presumo che questo dato non sia stato ininfluente nella scelta del sito…
    Ovviamente, i cittadini del paese federalista per eccellenza non hanno la possibilità di esprimersi, tramite referendum o attraverso leggi del proprio stato, su questioni decise a livello federale.
    Non è previsto dalla costituzione federalista per antonomasia.
    saluti

    1. Questo dipende da come sono distribuite le competenze.

      Negli Stati Uniti il federalismo è verso l’alto, non verso il cittadino. Un paragone allo stato federale USA potrebbe essere l’Unione Europea, se avesse gli stessi poteri d’imposizione.

      Invece sappiamo che le decisioni comunitarie UE si possono facilmente raggirare, semplicemente continuando a modificare le leggi statali che le implementano.

  3. Piani di competenza e divisione dei poteri.
    La politica energetica di uno stato federale non può essere appannaggio dei governi locali, trattandosi di argomento cruciale per la sicurezza dello stato federale medesimo – così come la gestione dei confini, la difesa, i trattati internazionali, eccetera, eccetera, eccetera.
    Alessandro, tu ce l’hai qualche nozione di teoria politica federalista, si?!

    1. Forse non sai che si può parlare anche senza cercare continuamente di offendere.

      L’attuale costituzione Italiana prevede che le politiche di produzione e distribuzione nazionale dell’energia siano materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni.

      Lo Stato indica i principi, le regioni i dettagli.

      Il tentativo di tornare alla competenza esclusivamente statale di questa materia è stato rigettato col referendum del 2006.

      Io penso che lo Stato debba legiferare sui principi e credo che sia di competenza del governo centrale la decisione di tornare alla produzione di energia nucleare. Un altro esempio di principio di competenza centrale, ad esempio, è quello dell’autosufficienza regionale: ogni regione produca quello che consuma (non sto esprimendo un parere nel merito, ma sulle competenze).

      Al contrario la decisione dei siti dove realizzare le centrali nucleari, oppure la ripartizione tra le varie fonti di energia, dovrebbero a mio parere essere di competenza regionale.

      Altrimenti vengono fuori le storture che riportavi: le centrali non andrebbero nel Veneto per la protesta della Lega, ma nelle regioni governate dall’opposizione al Governo.

  4. Vorrei fare notare al gent. sig. Marco Valli una nozione fondamentale che evidentemente gli sfugge.

    L’Italia, dall’abbandono del nucleare del 1987 fino ai giorni nostri, non ha MAI redatto un piano energetico nazionale. Se ci riesci trovamelo, ma ti assicuro che non c’è. L’unica cosa che c’è è il piano di privatizzazione, siamo riusciti a privatizzare la produzione (Le centrali), la trasmissione (Terna) e la distribuzione (Enel). Ma il coordinamento è avvenuto praticamente in forma eslusiva a carico delle regioni, che infatti hanno disparità enormi nello sviluppo della rete.

    La diversificazione delle fonti energetiche è ridotta perchè tutti si sono buttati sul gas naturale, il modo più economico al momento per produrre elettricità (molto più del nucleare).

    Ora, che mi si venga a dire che la politica energetica non deve essere appannaggio dei governi locali, fa un po ridere, visto che il governo centrale è sempre stato latitante in proposito.

    Un piano energetico nazionale è indispensabile, oggi lo stanno facendo, ma alla rovescia, privilegiando le grandi produzioni concentrate e bistrattando le produzioni locali, magari a fonti rinnovabili, che rappresenterebbero una democraticizzazione nello sviluppo delle fonti energetiche.

    Meglio una centrale nucleare per 1 milione di persone, o meglio 1 milione di pannelli solari per ogni persona ?

    La prima è più economica, ma rallenterebbe l’adozione della seconda, che è il vero inevitabile futuro che a mio parere ci aspetta nel medio-lungo periodo.

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