Disaster Recovery

Quando capitano dei disastri, l’umanità dà il peggio ed il meglio di sè contemporaneamente.
Vediamo persone che accantonano la propria sicurezza per andare in soccorso dei bisognosi, e gentaccia che ride già pensando alle proprie future speculazioni sulla tragedia.

Lo stesso vale anche per lo sciame di commenti e di analisi. C’è chi cerca di dare informazioni utili o lasciare spazio di comunicazione attraverso un sano silenzio, e chi spara le peggiori stronzate.

Al di là di tutto, non ho sentito una sola persona fare un mea culpa. Se sono cadute abitazioni e capannoni è colpa dello Stato, dei mancati controlli, dei Maya o delle grandi compagnie petrolifere.

Non uno che abbia ammesso che la colpa è anche, per una fettina, un po’ sua.
Faccio un esempio, ma se ne potrebbero fare 1000. Se un candidato si presentasse alle elezioni dicendo che non farà nessuna cosa molto appariscente o roboante, ma userà il denaro pubblico per mettere in sicurezza il territorio, per la sua manutenzione, lo votereste? Datevi una risposta e siate seri con voi stessi. Dal punto di vista elettorale e dell’immagine viene premiato di più un sindaco che inaugura 10 rotonde, oppure quello che evita una tragedia con la prevenzione? Nel secondo caso non sarà nemmeno intervistato dalle tv locali, tanto per dire.

Io credo che un primo passo debba invece quello dell’assunzione delle proprie responsabilità. Il consumatore che chiede che i prezzi siano più bassi ed obbliga le aziende a ridurre stipendi e sicurezza per i lavoratori
Il comune che antepone l’aumento del consumo del territorio alla messa in sicurezza dell’esistente.
Il Governo che permette che l’ente che controlla e fa ricerca sul rischio sismico sia costituito da precari
Lo sciocco (se non in malafede) che oggi dà voce a chi oggi profetizza i disastri di ieri.

Lo scaricabarile non serve a nulla. Permette oggi di liberarsi la coscienza e domani di dimenticare in fretta la lezione che si dovrebbe imparare.

Disaster Recovery

2 commenti su “Disaster Recovery

  1. La tua frase di apertura è molto vera, la faccio mia.
    Oggi purtroppo, per farsi notare politicamente, non basta nemmeno più spararla grossa, bisogna far leva sugli istinti più bassi, per smuovere la nostra innata propensione al giustizialismo. Così siamo tutti intimamente convinti che risolvere i problemi sia riuscire ad attribuire correttamente la colpa a qualcuno.

    E anche se fosse, che ne so, un costruttore a fare outing con un mea-culpa, perchè la legge gli consentiva di calcolare le strutture tenendo conto solo delle sollecitazioni verticalì ? servirebbe a qualcosa ? Lo dovremmo considerare responsabile per un atto che non si poteva prevedere ?

    Una reale soluzione, sta nel trovare gente capace di convincere la cittadinanza che COSTRUIRE IN MANIERA PRUDENZIALE, anche al di la dei minimi di legge, e RISTRUTTURARE L’ESISTENTE anzichè investire in nuove opere, è qualcosa che va a VANTAGGIO della collettività.

    Invece, li vedi tutti in fila a invocare la CRESCITA, come se fare di più sia necessariamente fare meglio.

    Non mi piace il gioco di dare le colpe e pretendere le pubbliche gogne. Coloro che costruiscono qualcosa che crolla, dovrebbero semplicemente essere chiamati a risarcire parte del danno, una sorta di garanzia di 40 anni ? Non so… magari anche solo 30. Ma il principio è che chi costruisce qualcosa ne è RESPONSABILE anche se non ha violato alcuna normativa.

    Solo così, forse, può cambiare realmente qualcosa.

    1. C’è poi un’altra fregatura:
      chi ha costruito bene, edifici non crollati, non ottiene nessun premio. Al contrario chi avrà ricevuto danni alle strutture, verrà aiutato a ricostruire.

      Non è un incentivo a fare bene…

I commenti sono chiusi.

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