Quando si viene eletti per una carica rappresentativa tanto importante come quella del parlamentare, lo scopo dovrebbe essere quello di cambiare le cose e far diventare realtà alcuni punti del proprio programma.
Questo indipendentemente dal fatto di ottenerne dei benefici elettorali, possibilmente.
Così, fatico a capire le motivazioni che spingono Grillo ad urlare alla trappola, sul caso dell’elezione del presidente del Senato.
Se il PD ha presentato una persona perbene, che si poteva votare, è più serio votarla o sperare nel tanto peggio (Schifani) tanto meglio?
Io la rivendicherei come una vittoria: senza i voti determinanti di Grillo sarebbe stata eletta una persona meno adeguata al ruolo, e lo stesso PD avrebbe proposto nomi diversi, probabilmente peggiori.
Lo stesso varrà per le proposte di legge che potrebbero venire presentate a questo Parlamento. Se per la prima volta si riuscissero a fare delle leggi sulla corruzione, sul conflitto di interessi, sulla incompatibilità tra condannati per reati contro la pubblica amministrazione e parlamentari, non sarebbe una vittoria del partito di Grillo?
Oppure per non avere a fianco nessuno, sarebbe meglio rimandare al 51%?
E se quel risultato non si riuscirà mai ad ottenere, il fatto di non aver contribuito a realizzarle quando era possibile non sarà una colpa ancora peggiore di aver trovato un compromesso?
Avere un gruppo così forte in Parlamento e non ottenere null’altro che comunicati stampa su internet sarebbe veramente uno spreco…