Il problema del trasporto pubblico di Roma

Oggi prendo l’autobus. Era zeppo e non riuscivo ad arrivare all’obliteratrice.

Allungo il biglietto a chi era davanti a me e chiedo la cortesia di timbrarlo.

Mi guarda strano, come se gli avessi chiesto un autografo.

Poi prende il biglietto, si gira, cerca di infilarlo. Non capisce dove si trova il buco. Controlla la macchina gialla come si fa con una tecnologia sconosciuta e marziana. Sicuramente non l’ha mai usata nella sua vita, nonostante l’accento indiscutibilmente locale.

Alla fine, grazie all’aiuto di un vicino, trova il buco ed infila il biglietto.

Attendiamo a questo punto lo zip confortante della stampata sul biglietto.

Ma nulla accade. Il display della tecnologia marziana dice implacabilmente che la macchina gialla è fuori uso.

Il biglietto, stropicciato, torna nel mio portafogli senza obliterazione.

Nel bus, pieno, dovevano forse saperlo già tutti, visto che nessun altro ha tentato la stessa operazione, nè prima nè dopo di me.

 

Il problema del trasporto pubblico di Roma
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