Quattordici ore di lavoro, lascio?

La nuova pubblicità di Conad, sul socio che invece di uscire dal lavoro alle 19 fa aspettare la moglie nel parcheggio fino alle 21, mi infastidisce parecchio.

Perché vorrebbe comunicarci la disponibilità e l’attenzione del lavoratore per il proprio mestiere, ma non fa che ricordare che oggi si lavora di norma fuori dal proprio orario.

Non è più una eccezione, ed il 40% di part time dei nuovi contratti a tempo indeterminato del 2015 sta a dimostrarcelo. Quanti di questi invece di lavorare metà giornata fanno comunque sera?

Se è normale oggi chiedere disponibilità e flessibilità in caso di necessità ed urgenze, ci troviamo di fronte ad una eccezione diventata regola.

Tante persone vengono costrette a rimanere tutti i giorni oltre quando concordato nel contratto. Senza copertura assicurativa, previdenziale, costretti ad accantonare tutto il resto sotto la minaccia di un licenziamento.

Così fanno tutti, e si viene obbligati.

Quindi no, il socio che lascia la moglie ad aspettare due ore nel parcheggio non è affatto un messaggio positivo. Mi racconta che l’azienda non riesce ad organizzarsi per evitare questa necessità, mi comunica che la vita viene dopo il lavoro (mentre questo dovrebbe farne parte non totalizzante), e mi lascia pure il messaggio sessista dell’uomo che lavora contro la donna che si sacrifica ed aspetta.

Quattordici ore di lavoro, lascio?
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