Month: Gennaio 2017

La prevenzione, il giorno dopo

In Italia la prevenzione ed il principio di precauzione sono molto importanti, il giorno dopo una tragedia.

Mi viene l’orticaria nel leggere che forse l’albergo di Rigopiano non era a norma, che era stata ignorata una mappa geologica che individuava l’area come rischiosa e tutte le altre ipotesi di reato.

Non posso evitare di immaginare sedute di Giunta e Consiglio Comunale che discutono del progetto (se lo hanno fatto), l’ipotesi di qualche critica zittita dalle voci schifate di chi non riesce a pensare al futuro senza espansione urbanistica. Quando ci sono denari in mezzo, il principio di precauzione smette di interessare.

La verità è che purtroppo si costruisce ormai ovunque: che sia nell’alveo di un fiume, a 10 metri dal mare o da una frana, sotto un vulcano o nella zona più a rischio sismico del Paese. 

E mentre lo si fa tutti zitti, con i pochi funzionari o politici che denunciano il rischio derisi.

Ma ogni tanto quello che non deve capitare accade, ed il giorno dopo tutti ad invocare quella autorizzazione mancata, quel timbro che non doveva esserci, quel sopralluogo che non è stato fatto secondo le norme. La burocrazia serve, il giorno dopo.

Ma dopo è troppo tardi, non lo impariamo mai.

Salsamenteria Tomba, ovvero come salvare i piccoli negozi storici

Foto by Alfredo Spagna su Flickr: https://www.flickr.com/photos/alfre_pictures/3582024110

Leggo di una petizione online per salvare la Salsamenteria Tomba di Forlì. Mi dispiace che chiuda, è un pezzo di storia di Forlì che se ne va.

Vorrei però invitare chi sta firmando online ad una riflessione: che senso ha? Quante volte siete andati, nell’ultimo anno, ad acquistare da questo negozio?

Se vogliamo salvare i negozi storici, o le piccole nuove realtà che cercano di fiorire fuori dal contesto della grande distribuzione, dobbiamo sostenerli economicamente.

E’ banale, basta fare la spesa in questi posti, invece che fuori. E fargli pubblicità come possiamo: su Facebook, via email, o meglio ancora con una parola agli amici. Fate un gruppo di acquisto, per facilitare la vita del commerciante e la vostra.

Le petizioni non servono a nulla, in questo caso. Nulla.

Semmai una politica urbanistica e di mobilità diversa può aiutare le attività a non chiudere, prima che vadano in crisi.

Dungeon and dragons Shadow Over Mystara, il videogioco più bello di tutti i tempi

Era il 1996, quando è uscito, quindi sono passati circa 20 anni. Io ne avevo sedici ed i videogiochi erano completamente diversi da quelli di oggi. Esistevano ed avevano un senso le sale giochi, prima che diventassero sale slot, ed in un pomeriggio un ragazzino poteva contare su 3/4 gettoni al massimo, spesso meno.

Per noi quindi il ritrovo in sala giochi era un rito collettivo: se giocava un amico lo si guardava. Ci si sfidava, raramente si giocava insieme per non abbreviare questa esperienza.

Poi arrivò il primo D&D: Tower of doom, del quale magari scriverò un’altra volta. Era il primo gioco nel quale si diventava personaggi in gruppo: insieme al quartetto storico di amici riuscivamo a finirlo con un gettone, per una mezz’ora. In sala giochi era un record, e diventò presto uno dei nostri giochi preferiti.

Ma all’arrivo di Shadow over Mystara, cambiò tutto. Considerate che nel 1996 ancora avevamo internet in casa (da me arrivò l’anno dopo), non si potevano consultare le soluzioni, i trucchi, le cose nascoste.

E di cose nascoste questo gioco ne aveva davvero tante, da trovare pian piano.

Questo gioco lo abbiamo scoperto con tonnellate di ore di studio. All’inizio, un fiume di gettoni (era piuttosto difficile), poi, riuscimmo ad imparare ad arrivare alla fine senza mai morire. Un’ora e mezza di gioco ininterrotta, circa.

A volte lo abbiamo finito 2 volte di seguito, con la coda di persone alle spalle.

Perché un’altra caratteristica di questo gioco, in sala, è che ognuno aveva il suo gruppo. E ci si doveva prenotare presto, per non stare a guardare tutto il giorno. E c’era un maestro, un uomo adulto capace di grandi cose, che non saprò mai da chi avesse imparato. Mi piacerebbe ricordare il suo volto o la sua voce, conoscere il suo nome per contattarlo su internet, invece ricordo perfettamente solo il suo personaggio preferito (il ladro).

Credo che gran parte della magia venisse dalla scarsità. Quando giocare una partita costava dei soldi, c’era quella paura di perdere mista alla sfida che oggi, con giochi gratis sui tablet e cellulari, non può più esserci.

Scoprire da soli come ottenere una spada magica, uccidendo il drago rosso e portando il corno al mercato, oppure trasformare una spada maledetta in un prezioso alleato, senza leggere su internet come fare, non ha prezzo.

Tornavamo a casa, spesso, parlando di questo gioco, dopo averci passato tutto il pomeriggio.

Oggi con il mame potrei giocarci, volendo. Lo hanno anche pubblicato su Steam in una versione rinnovata. Però non è la stessa cosa. Posso morire senza imprecare, mettendo un altro “gettone” virtuale, e questo mi toglie gran parte del divertimento.

Ricordo che dopo qualche anno ne ritrovai per caso un baracchino, da 4, al mare. Chiamai al cellulare il quartetto, e ci rigiocammo tutta la sera: nonostante gli anni, ci ricordavamo perfettamente tutto e lo finimmo comunque, quasi a memoria.

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