Month: Maggio 2017

L’usabilità nelle cose di tutti i giorni

L’usabilità non esiste solo in informatica e sul web, ovviamente, anche se spesso se ne sente parlare in questo contesto.

Un esempio banale può essere la confezione di un pacco di pasta. Cosa serve, nel momento clou? I minuti di cottura. 

Se li nascondi sul retro in dimensione invisibile complichi la vita al tuo cliente, che magari sbaglia cottura e non comprerà più il tuo prodotto in futuro.

Hanno ammazzato il Voucher, il Voucher è vivo!

Premetto che io non ero completamente contrario ai Voucher, che potevano rappresentare uno strumento utile per i lavoretti accessori in casi del tutto eccezionali (il vicino che taglia il prato, la baby sitter che non lo fa di mestiere, ecc.
In un paese dove il sommerso è così vasto come il nostro, avere uno strumento per gestire queste eccezioni rimanendo nella regola sarebbe opportuno.
Però l’abuso che se ne faceva era evidente: spesso utilizzati al posto di contratti veri, per sottopagare dipendenti ultraprecari.
Bastava forse limitarne l’uso in percentuale alla forza lavoro annuale: un 10% massimo delle ore lavorative pagate a dipendenti a tempo indeterminato dall’azienda, ed un tetto massimo dell’importo annuo per persona.

Il successo di uno strumento di questo tipo, per la finalità prefissata, è strettamente legato alla semplicità d’uso: non posso spendere 2 ore del mio tempo per pagare 1 ora di taglio di prato, è logico. Altrimenti è chiaro che gli unici utenti saranno i disonesti.

Il nuovo sistema che si sta ipotizzando in Parlamento invece sembra solo complicare la vita agli utilizzatori:

La principale differenza tra il vecchio e il nuovo sistema sembra essere la maggiore macchinosità di quest’ultimo. In passato famiglie e imprese potevano acquistare senza limiti i voucher in tabaccheria e usarli in qualsiasi momento per remunerare i lavoratori. -cut- . Sistemi di pagamento simili ai voucher esistono in quasi tutta Europa. La principale differenza tra i vecchi voucher italiani e i “mini-job” tedeschi e i “cèchque emploi” francesi è che i primi erano più facili da utilizzare perché non richiedevano iscrizioni a portali online, ma potevano essere acquistati semplicemente in un tabaccaio.

Fonte: C’è un nuovo problema con i voucher – Il Post

A mio parere oggi potremmo avere una APP per cellulari con la registrazione al sito INPS (o SPID), nei quali inserire il codice fiscale del lavoratore, e versare attraverso questa il dovuto. La registrazione ai servizi della pubblica amministrazione sarà sempre più utile, ed efficace se sarà unica e centralizzata (facendo risparmiare tempo).
Oppure si potrebbe pensare ad una “ricarica” tramite tabaccherie ed ATM bancari o postali.
Una volta registrato il committente ed il destinatario, i limiti annuali saranno facilmente verificabili, e per i piccoli lavori saranno finalmente usabili.

Se vogliamo andare avanti, dobbiamo usare la tecnologia per semplificarci la vita, non per complicarla con altri passaggi burocratici, che comportano sempre problemi (eccezioni, controlli, procedure informatiche). Deve essere più semplice rispettare le regole rispetto ad eluderle: come avviene per iTunes, Spotify e Netflix che ostituiscono gradualmente il p2p illegale.

Blue Whale è un fenomeno gonfiato dai media

Anche questa volta “Le iene” hanno gonfiato una notizia, e le parole di Matteo Viviani nel servizio sono ingannevoli e senza prove. Era invece consigliabile non esagerare sull’argomento, perché purtroppo è una di quelle notizie che meno si diffondono meglio è.

 

 

Vorrei dirlo subito, chiaro e tondo: il Blue Whale Challenge, la serie di sfide che porterebbero al suicidio di cui si parla tanto ultimamente, soprattutto dopo un servizio trasmesso da Le Iene il 14 maggio scorso, è un mito senza prove.

Fonte: Blue Whale, mito di morte pericolosamente gonfiato dal giornalismo sensazionale | Il Disinformatico

La diffida dei 5 stelle alla pubblicazione delle loro conversazione

Ma come, i 5 stelle non erano per la trasparenza totale? Se dei parlamentari dello stesso gruppo esprimono dubbi sull’operato del loro candidato sindaco a Palermo, non è diritto dei cittadino conoscerli per meglio scegliere alle prossime elezioni cittadine?

Era necessaria la diffida alla divulgazione?

Cottone, che ha fatto parte di Addiopizzo fino al 2009, nella registrazione racconta di avere molti dubbi sul modo in cui Forello e i suoi collaboratori gestivano le attività dell’associazione, parlando di un sistema secondo lui poco limpido per ottenere guadagni dalle denunce delle estorsioni, incassando i risarcimenti dopo aver difeso le vittime in tribunale, di una gestione poco trasparente dei rimborsi spese per gli avvocati che lavoravano per conto di Addiopizzo e della collegata associazione anti racket Libero Futuro – tra cui lo stesso Forello – e di un’opaca gestione di alcuni fondi europei.

Fonte: Il Post -Una registrazione audio sta agitando il M5S a Palermo

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