Sullo studio del Ramazzini per i danni delle tecnologie cellulari

Visto che questo tema viene riproposto spesso, vi dico la mia opinione a riguardo.

Si tratta di uno studio condotto su ratti, per capire se l’esposizione alle onde di una antenna di telefonia mobile potesse portare ad un aumento delle incidenze di patologie per l’uomo.

Prima di tutto, io sono contrario alla sperimentazione animale.  Ma saltiamo questo importante passaggio.

Lo studio del Ramazzini è stato condotto sul 3G. Non si tratta quindi di un risultato utile per capire se la tecnologia 5G è dannosa o meno.

I ratti sono stati esposti per 19 ore al giorno, dalla nascita a alla morte, alle onde prodotte da antenne molto vicine a 3 diverse potenze: 5, 25 e 50 volt/metro. Più una serie di controllo lontana dalle esposizioni.

Solo alla potenza di 50 volt / metro è stata rilevato un aumento di una patologia rara (schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore).

Questo significa una cosa molto importante, anche a detta della stessa Belpoggi: se manteniamo i limiti attuali delle emissioni, a 6 V/m, lo studio in realtà ci assicura.

 

Ci sono però dei problemi, a mio parere. Il primo, è che i gruppi di ratti sono poco numerosi, e quindi anche un caso in più in un singolo gruppo, può sballare i risultati.

Infatti tutte le conclusioni e gli articoli di divulgazione si basano sull’aumento percentuale sul gruppo di Maschi, che è dell’1,4% per il gruppo a 50 V/M e 0 per il caso di controllo (0,6% nella serie di dati storici, significa che probabilmente il gruppo di controllo è andato meglio del previsto secondo la letteratura).

Ma non si guarda il dato delle femmine: non solo a 50 V/m non c’è un aumento rispetto al gruppo di controllo, ma a 25 V/m si dimezza l’incidenza, ed a 5 V/m si raddoppia.

Probabilmente questo dato soffre quindi dell’incidenza dell’età dei ratti, ed il punto cruciale quindi sarebbe di capire quelle nove femmine del II gruppo se sono morte giovani oppure a fine vita naturale (quando è più frequente avere questo tipo di patologie)

I dati delle femmine per questi tumori non sono stati presi in considerazione: il rischio sarebbe stato quello di dimostrare che è utile esporre le donne a 25 V/m per 19 ore al giorno per tutta la vita, per dimezzare il rischio di questo tipo di tumori.

Servirebbe quindi fare ulteriori approfondimenti, oppure fidarsi delle conclusioni e tenere i limiti attuali vigenti in Italia, riportando dalla media a 24 ore al valore puntiforme (cosa che ha permesso al Governo Monti di aumentare artificiosamente il limite senza ritoccare il numeretto).

Inoltre si può traccia l’incidenza di questo tipo di tumori nella popolazione, visto che la tecnologia 3G è stata introdotta in Italia intorno al 2005.

E certamente tenere sempre a mente che la maggior parte delle emissioni che assorbiamo dipendono dal nostro cellulare e non dalle antenne, a causa della distanza. Questo significa che è il nostro telefono a doverci preoccupare più dell’antenna, e che l’uso dell’auricolare col filo permette di ridurre notevolmente le onde, aumentando la distanza dell’apparecchio dal nostro corpo.

Sullo studio del Ramazzini per i danni delle tecnologie cellulari

Un commento su “Sullo studio del Ramazzini per i danni delle tecnologie cellulari

  1. L’istituto Ramazzini è una cooperativa privata del Bolognese. I loro studi sono polarizzati in maniera evidente. Il fatto che siano citati quasi esclusivamente da complottisti o comunque da chi è affine al cercare a tutti i costi conferme a giudizi precostituiti, la dice lunga sulla loro affidabilità. Inoltre, dal punto di vista statistico, se una misura non è corredata dal tasso di incertezza, il valore dello studio si qualifica da se. Uno scostamento di qualche punto percentuale da un valore atteso non può essere mai significativo, a meno di non avere una popolazione infinita tale da entrare in contrasto con la legge dei grandi numeri. Fare 10 testa di fila lanciando una moneta è sempre possibile anche se improbabile.

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