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What3Words: una app che potrebbe salvarti la vita

L’incidente accaduto all’escursionista francese ha scatenato un dibattito sull’assenza in Italia del sistema AML (Advanced mobile location), che permette di individuare con esattezza precisa la posizione di chi chiama un numero di emergenza con lo scarto di qualche metro.

Esiste però una app per Android ed iOs che viene consigliata dalla polizia britannica, chiamata What3words, che può comunque essere di vitale importanza se si vuole far conoscere la propria posizione a chi stiamo chiamando. Funziona generando una sequenza di 3 parole che individuano una posizione con una precisione di un quadrato di 3 metri per lato.

In sostanza prima o duranza la chiamata ai soccorsi, si apre l’app e si legge la sequenza di tre parole, che sono molto più semplici delle coordinate numeriche GPS. Con queste 3 parole l’interlocutore potrà individuarci con precisione e raggiungerci.

Se vi perdete alla fontana dei cavalli marini di Villa Borghese, ad esempio, potete dire “calzino.uscita.dritti”

Vi consiglio quindi di installarla e vedere come funziona. Potrebbe anche essere interessante per rispondere la prossima volta che qualcuno ti chiede dove sei.

 

Bologna, 2 Agosto 1980, ore 10

Nella vita, a volte, ci sono degli interruttori.

L’uomo o la donna che eravamo prima, una volta premuto il pulsante, non ci saranno più.

Non sempre sono visibili o si trovano nelle nostre mani. Il film Sliding Doors parte da un evento insignificante che trascina con sé una vita completamente diversa per i protagonisti.

A volte invece sono talmente eclatanti da rimanere nella storia.

2 Agosto 1980, ore 10.

Mio nonno, Nello, è ancora un impiegato delle Poste che lavora alla stazione di Bologna.

Me lo immagino scherzare e fare battute con i colleghi, in questa città si è sempre trovato bene ed è un personaggio molto socievole.

Forse si sarà lamentato del treno che aveva dovuto prendere alle 5 del mattino per andare a lavoro, ma probabilmente nemmeno questo. Una vita più dura di quella alla quale siamo abituati oggi, ma felice.

Alle ore 10:25 accendono un interruttore.

Non solo per lui: l’Italia intera si ferma, incapace di comprendere cosa sia successo.

La vita di tante persone si arresta in un solo secondo, con un grande boato.

Nello è vivo ed incolume, a proteggerlo fisicamente dallo scoppio della bomba bastano poche decine di metri di distanza.

Ma poche decine di metri non lo separano abbastanza dall’orrore.

Rimbocca le maniche del grembiule da postino, indossato sopra il torso nudo per il caldo, e si muove verso le macerie.

Fa quello che fanno in tanti: cerca di liberare spazio sopra i corpi e di fare largo nella piazza antistante, affinché possano avvicinarsi i soccorsi. Lo si vede in un video spingere un taxi in silenzio, prendendo ordini da qualcuno che in quel momento aveva il polso di coordinare le tante braccia disponibili.

Vede quello che vedranno in tanti, e sente un bambino chiedere al padre della sua mamma, rimasta in sala d’attesa ad aspettarli mentre andavano a comprare un gelato.

Vede i pezzi delle vite che si sono interrotte. Non lo capisce subito, ma anche la sua non sarà più quella di prima.

Da simpatico chiaccherone, si trasformerà per qualche anno in uomo taciturno. Quale significato poteva dare alle parole, dopo quel pezzo di realtà che ha dovuto affrontare?

In quegli anni un uomo sano nel fisico non poteva farsi aiutare da nessuno per lo spirito.

Quando si parla di una strage si fa sempre il conto delle vittime e dei feriti, per cercare di quantificare algebricamente la loro portata.

Ma eventi come questo portano dietro un’onda di vite spezzate per sempre in due parti.

Gli interruttori fanno questo, purtroppo.

Interrompono.

Nel Mondo siamo più onesti di quello che pensiamo – in Italia però sotto la media

Un esperimento interessante: sono stati lasciati 17.303 portafogli in 355 città del Mondo.

In media il 51 per cento delle persone che li hanno ritrovati hanno contattato il proprietario per restituire il portafoglio con denaro al suo interno.

In Italia però siamo nella media bassa della classifica.

C’è da dire però che probabilmente il valore del denaro contenuto andava adeguato al costo della vita, per essere più veritiero. Ma il successivo test con un importo maggiore lasciato all’interno del portafoglio ha visto aumentare il tasso di restituzione, invece di diminuirlo.

 

Fonte: Siamo più onesti di quanto immaginiamo:
Un esperimento condotto in 40 paesi ha mostrato come le persone siano più inclini a restituire un portafoglio se questo contiene denaro (in Italia, ehm, siamo un po’ meno inclini)

Le bufale sul 5G

Girano in rete diverse bufale sul 5G, provo a smontare qualche dubbio senza la pretesa di avere la verità in tasca. Quello che so per certo è che diffondere notizie false non ci aiuterà a far chiarezza sui potenziali danni di questa tecnologia, quindi prima di tutto occorre fermare le fake news per lasciar passare le informazioni corrette.

Un link molto diffuso è del sito OASI SANA

La prima foto che contiene il link è di Bordeaux e non ha niente a che vedere col 5G. Si tratta di una vera strage di alberi per “riqualificare” la piazza. Di progetti come questi purtroppo se ne vedono tanti, e se ne sono visti anche a Forlì. Sono sbagliati perché azzerano un patrimonio arboreo. Ma non è una conseguenza dell’introduzione del 5G.

Si tratta di capire come funzionano le correlazioni: se tagliano gli alberi E installano antenne di telefonia mobile, la seconda cosa non è per forza causa della prima. Le conseguenze vanno dimostrate: scientificamente, statisticamente. Forse un ragionamento per assurdo aiuta: abbiamo tagliato gli alberi e nel frattempo la durata della vita è aumentata, ma non possiamo trarne l’informazione che la deforestazione incrementa la salute umana.

E’ vero che gli alberi ostacolano i segnali, anche il WI-FI. Come tutti gli oggetti, in particolare il cemento armato. Ma non vengono demolite le case per far passare il segnale.

Ho cercato e letto l’articolo scientifico del quale viene ripresa questa foto:

 

Il paper potete scaricarlo qui

In un articolo che paventa danni alla salute pubblica, le fonti scientifiche sarebbero quantomai necessarie.

Questo paper indica che l’albero ostacola le onde, ma in quale contesto? Si parla dell’ipotesi di utilizzare gli alberi per nascondere le antenne visivamente per ragioni estetiche, ed il risultato è che  sarebbe sciocco farlo. Ma quanti di noi hanno piantato alberi sul tetto, davanti all’antenna per ricevere il segnale televisivo?

Non è necessario tagliare gli alberi, ma mettere le antenne su posizioni sopraelevate (come sono le attuali) per evitare intralci.

Dal blog di Attivissimo vi cito un articolo che vi consiglio di consultare:

Attivissimo: 5G, miti da smontare e paure pilotate

Ne traggo alcuni pezzi a mio parere interessanti, ma leggetelo tutto:

Sembra inoltre che la paura del 5G, lungi dall’essere un fenomeno spontaneo, sia accuratamente alimentata da chi fa disinformazione per mestiere e per tornaconto: il New York Times ha tracciato la campagna anti-5G di RT America (che è il nuovo nome della filiale americana del canale Russia Today, organo di propaganda del governo russo).

(…)

L’attenzione intorno al 5G è comunque utile, perché spinge a informarsi su alcuni aspetti poco noti di queste tecnologie, per esempio consultando app, come ElectroSmart per Android, che permettono di usare lo smartphone come misuratore di campi elettromagnetici.

Si scopre così che la fonte più intensa spesso non è l’antenna di telefonia mobile, ma (oltre al proprio telefonino) il Wi-Fi domestico o il Bluetooth del televisore smart o degli auricolari senza fili che ci mettiamo direttamente dentro le orecchie, vicinissimi al cervello. E si scopre anche che la distanza dalle fonti conta tantissimo: se cambia da un centimetro a un metro, l’intensità scende di diecimila volte. Se dormite con lo smartphone acceso sul comodino, fateci un pensiero.

Quello che ripeto da anni è di usare gli auricolari a filo e di tenere lontano il cellulare ed i ripetitori wi-fi, specie dalla camera da letto: che senso ha esporsi inutilmente al campo elettromagnetico mentre si dorme, per tante ore?

E se avete paura del 5G, usate il cavo ethernet almeno in casa al posto del WIFI.

 

Domenica 9 Giugno tutti al ballottaggio

Domenica 9 Giugno a Forlì ci sarà il ballottaggio. Più persone di quelle che immaginavo non sanno di cosa si tratta. Nelle elezioni dei comuni con più di 15’000 abitanti se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti c’è un secondo turno, nel quale si presentano solo i due con la maggiore percentuale.

In questa occasione, si sceglie uno dei due, che diventerà sindaco di Forlì. Contestualmente le liste che sono “apparentate” con il vincitore, otterranno il 60% dei consiglieri comunali, il premio di maggioranza.

A Forlì si scontreranno due visioni diverse della città. Una, quella di Zattini, che ha invitato 2 volte Salvini in campagna elettorale e che è in grandissima parte sorretta dai voti della “Lega Nord per Salvini Premier” (anche alle comunali questo era il nome ufficiale).

L’altra visione è quella di Giorgio Calderoni, giudice amministrativo, Consigliere di Stato, Professore universitario. Una brava persona.

Non ho mai apprezzato l’idea di votare contro, ma questa volta mi pare che a Forlì la scelta sia abbastanza facile.

Salvini rappresenta per me esattamente il contrario di quello che voglio dalla politica.

Qualsiasi cosa faccia, quando fa qualcosa, e qualsiasi cosa dica e come la espone, mi fa venire i brividi.

Mi capita sempre di non essere d’accordo con la maggioranza degli italiani. Ad una certa età questo fa anche riflettere. Ma non sono mai stato così sicuro: prima ci stufiamo anche di questo personaggio grottesco e meglio è. Salvini ha meno del 20% del consenso alle urne, che aumenta di percentuale e peso solo grazie all’astensionismo.

Consegnare Forlì ad una persona che fa l’occhiolino ai simboli, ai contenuti ed alla forma dialettica del fascismo avrebbe una valenza anche simbolica.

Ed io questo simbolo non voglio permetterglielo.

Invita i tuoi amici ad andare a votare, è sempre importante ma questa volta un po’ di più.

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