Politica

Come si vota a Forlì alle amministrative 26 Maggio 2019?

Le elezioni amministrative si terranno a Forlì il 26 Maggio 2019 dalle 7.00 alle 23.00 , assieme alle elezioni europee. L’eventuale ballottaggio si terrà Domenica 9 Giugno.

Nella stessa scheda si vota per il candidato sindaco e per i componenti del Consiglio Comunale.

Si può votare in uno di questi modi, alternativi:

1) Facendo solo la croce su un simbolo si vota in automatico il candidato sindaco supportato dalla lista, che è quello il cui nome è incluso nello stesso riquadro. Appena saranno disponibili i Fac Simile delle schede aggiornerò l’immagine completa.

 

2) Facendo la croce sul simbolo ed indicando due candidati (un uomo ed una donna) per il Consiglio Comunale nella riga a fianco (la modalità che consiglio).
3) Facendo solo la croce sul candidato sindaco. In questo caso non si esprime nessuna preferenza per il Consiglio Comunale. Vi sconsiglio questa modalità, perché vi permette una scelta parziale.
4) Si può votare una lista ed un candidato non collegato a quella lista, facendo la croce sia sul simbolo sia sul nome del candidato sindaco che si vuole scegliere. Si chiama voto disgiunto.

Per votare sono necessari un documento d’Identità e la tessera elettorale.

Alcune regole generali, per capire a chi dare il voto:

  • Un gruppo di liste che non raggiunge il 3% non avrà nessun seggio in Consiglio Comunale.
  • I seggi vengono attribuiti in maniera proporzionale attraverso il “metodo D’Hondt” alle liste (simboli).
  • Alle liste collegate al sindaco eletto verrà dato il 60% dei seggi in Consiglio Comunale, quindi 20 su 32 in totale.
  • I candidati sindaco perdenti verranno eletti come consiglieri comunali, in caso le loro liste superino la soglia di sbarramento del 3%. Occorre capire questo meccanismo per comprendere se una lista veramente corre per il sindaco oppure solo per il consiglio comunale.

 

I candidati sindaco sono:

  • Giorgio Calderoni, sostenuto dalle liste “Forlì Solidale e Verde”, Partito Democratico, Articolo 1-MDP ed altre 2 liste civiche.
  • Gian Luca Zattini, sostenuto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia
  • Veronica San Vicente Capanaga, sostenuta dalla lista Alternativa per Forlì che è nata dall’unione di Rifondazione, Sinistra Italiana e Diem25
  • Daniele Vergini, 5 Stelle
  • Marco Ravaioli, lista Forlì SiCura

 

I sondaggi danno per scontato un ballottaggio tra Calderoni e Zattini, con un ampio margine rispetto agli altri candidati ma entrambi sotto il 50%. Sarebbe quindi interessante capire le altre liste chi sosterrebbero in caso di ballottaggio, per trasparenza nei confronti degli elettori.

 

I pericoli delle campagne elettorali illecite sui social

AGI ha pubblicato la traduzione integrale del discorso di Carole Cadwalladr al TED Talk.
Lei è la giornalista che ha scoperchiato il caso Cambridge Analityca ed è stata bannata a vita da Facebook per questo.

Espone in maniera chiarissima come la piattaforma sia stata uno strumento fondamentale nella campagna elettorale del voto sulla Brexit e come sia stata illegalmente influenzata l’opinione pubblica, a tal punto da sembrare irreale:

Camminando per la città, ho avvertito una strana sensazione di irrealtà. E me ne sono davvero resa conto quando ho incontrato un giovane davanti al centro sportivo che mi ha detto di aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla per lui. E ne aveva abbastanza di questa situazione. E in tutta la città le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e rifugiati. Erano stufi.

Il che era abbastanza strano. Perché camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del Galles. E quindi ero un po’ confusa, perché non riuscivo a capire da dove le persone avessero preso le informazioni su questo tema. Anche perché erano i tabloid di destra a sostenere questa tesi, ma questo è una roccaforte elettorale della sinistra laburista.

.

Chi ha denaro può fare messaggi pubblicitari mirati sulla base degli interessi e delle paure degli utenti. Parlare alla pancia con argomenti populisti e mirati agli interessi particolari, non più con messaggi generici come quelli della televisione.
Se anche non viene considerata come sponsorizzazione per un certo partito, è chiaro che spingendo la preoccupazione su certi temi si sposta in maniera consistente l’elettorato.

Il voto alle prossime elezioni europee rischia di essere influenzato alla stessa maniera. I soldi spesi nella diffusione di fake news non vengono rendicontati, quindi in un clima di assoluta mancanza di trasparenza chi avrà più denaro sposterà le scelte delle persone.

Ci crediamo immuni, esattamente come crediamo che la pubblicità non influisca sulle nostre scelte, ma l’opinione di massa viene spinta costantemente dalla selezione di notizie che ci appaiano, vere o false che siano.
Spostano voti anche i sondaggi, perché il successo attira successo, figuriamoci le notizie false e molto toccanti!

Anche per questo il giornalismo vero, quello d’inchiesta, quello che lotta contro gli interessi di pochi, andrebbe tutelato e protetto.

Magari adesso pensate, “beh, parliamo solo di alcuni post pubblicitari, le persone sono più furbe di così, no?”. Se lo faceste vi risponderei: “Buona fortuna, allora”. Perché il referendum sulla Brexit dimostra che la democrazia liberale non funziona più. E voi l’avete messa fuori uso. Questa non è più democrazia – diffondere bugie anonime, pagate con denaro illegale, dio sa proveniente da dove. Questa si chiama “sovversione”, e voi ne siete gli strumenti.

Democrazia diretta, da altri

Il voto che permette la democrazia dipende fortemente da tanti fattori, come la trasparenza e semplicità delle regole ed il grado di informazione sull’argomento di chi è tenuto a scegliere.

Per dire che decide il popolo, non basta farlo votare. Occorre dargli gli strumenti per valutare cosa fare. Un giornalismo ed una informazione indipendente e sana sono ad esempio indispensabili, e spesso vengono attaccati da chi vuole manipolare gli elettori.

Il voto elettronico non fa eccezione, le regole sono le stesse, con qualche complicazione dovuta dalla tecnologia. Ad esempio è necessario che tutti possano conoscere il sistema e che non ci sia un proprietario che può:

  1. Decidere cosa si vota, quando e come
  2. Al momento del voto, avere accesso ai dati dei voti in anteprima
  3. Volendo, modificare i voti espressi o i risultati pubblicati.

Come nei sondaggi o nei referendum, la domanda che si pone a chi sceglie può modificare l’esito. Se chiedessi ad esempio cosa vorresti mangiare stasera, in questo modo:

  • Insalata
  • Carne alla brace, ma lo sai che fa venire il cancro?

Il risultato sarebbe diverso da una richiesta asettica. Anche l’ordine delle risposte spesso influenza pesantemente gli elettori, infatti le posizioni dei simboli sulle schede vengono sorteggiate.

I 5 stelle hanno scelto di presentare così la richiesta di parere ai loro attivisti, in merito al processo contro Salvini sul sequesto dei migranti nella nave Diciotti:

“Il ritardo (!!!) dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”

  • Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere
  • No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere

Ci sono diversi problemi su questo voto, a tal punto anche Beppe Grillo ha fatto pesanti accuse alla piattaforma di cui è fondatore.

Prima di tutto, si vota sì per negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.

In secondo luogo, a dispetto della giustificazione dell’organo online del partito 5 Stelle, non è vero che viene fatta la stessa richiesta che verrà votata dai senatori. Infatti a questi ultimi verrà chiesto se l’accusato abbia agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante» oppure «per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo» . Quel “costituzionalmente rilevante” non è messo lì a caso.

Ma anche se il quesito fosse posto in maniera corretta, non c’è nessun criterio minimo sulla sicurezza della piattaforma: chi controlla che nessuno metta le mani sui database? Che votino solo gli aventi diritto? Che nessuno faccia dei conteggi parziali per vedere come sta andando e non faccia chiamate al voto per “rimediare”?

La democrazia è una cosa seria, ha delle regole molto banali ma molto importanti.

Ad ogni modo, questo voto non vale nulla, qualunque sia l’esito. Per fortuna possiamo ancora votare seriamente alle urne, con tutti i difetti del nostro Paese

Il nemico francese

E’ chiaro che la crisi diplomatica del nostro Governo con quello francese sia causata dalle prossime elezioni europee. 5 Stelle e Lega Nord si trovano al momento senza un nemico, nella narrazione della loro epica campagna (elettorale).

Un nemico serve per unire le forze, rafforzare gli animi, motivare gli elettori. Senza una opposizione forte e visibile, bisogna cercarlo altrove.

Di Maio per questo cerca di avvicinarsi ai gilet gialli, quelli che protestano contro la tassa sull’inquinamento, alcuni incitando alla guerra civile (parole testuali). Per metterci sopra il suo marchio vuole essere dalla parte di chi lotta, possibilmente in maniera eclatante, indipendentemente dalle motivazioni che lo spingono.

Spostare le tasse dai redditi da lavoro alle esternalizzazioni negative come l’inquinamento ambientale sarebbe invece uno degli strumenti necessari per una conversione ecologica della nostra economia.

Ma a Gigi e Matteo non interessano nemmeno i contenuti, questo inutile teatrino serve solo a riempire i quotidiani con le loro facce, a ricordarci le marette delle finali dei mondiali di calcio ed a trovare magari un nemico esterno al quale dare la colpa dei loro futuri insuccessi, quando non si potrà più rispondere “e allora il PD?”



Irregolari il 60% degli ISEE controllati

Un articolo del Corriere della Sera di oggi dice che su 8847 ISEE controllati dalla guardia di finanza, 5435 presentavano irregolarità che non avrebbero permesso l’accesso alle agevolazioni sociali richieste. Significa che hanno trovato un 61,43% di irregolarità.

Ovviamente si immagina che i controlli della GdF siano mirati sulle situazioni più a rischio, ma parti importanti di questo indicatore dipendono da autocertificazioni (ad esempio lo stato di Famiglia) e non da dati certificati da banche dati.

Prima di incrementare le agevolazioni, bisognerebbe automatizzare questi controlli per evitare che finiscano sempre nelle mani di chi dichiara il falso o lavora in nero…

Torna su