Tecnologia

Una applicazione per sapere quando leggi la posta su GMAIL?

Repubblica.it tecnologia titola così un articolo di oggi:
“Se hai Gmail so quando e dove apri il mio messaggio”: un’app svela tutto su chi legge

Peccato che non sia così. Si capisce leggendo il testo dell’articolo, solo se si è un po’ esperti di informatica e se si arriva fino in fondo.
Un pessimo articolo, dal mio punto di vista, perché sembra che il problema sia di Google, mentre in questo caso non lo è. Inoltre è una tecnica che funziona con qualsiasi client di posta: se nell’email si inserisce una immagine finta, che serve solo a tracciare orario e luogo di chi la scarica, si può sapere molto delle abitudini dei nostri destinatari.

Tra l’altro Gmail è tra i pochi servizi online che ha trovato una soluzione a questo problema: scarica le immagini sui suoi server, e poi li fornisce all’utente da quelli. In questo modo non è possibile tracciare le informazioni, per i mittenti malintenzionati.

La soluzione definitiva è disabilitare la visualizzazione automatica delle immagini e dei contenuti esterni nella posta, cosa che tra l’altro vi fa risparmiare anche banda preziosa se usate dispositivi cellulari.

Sarebbe importante però fare una piccola verifica, prima di pubblicare articoli così allarmistici, perché si rischia di gridare al lupo al lupo e portare gli utenti ad ignorare minacce reali.

Jobs Santo Subito

Mi spiace per Jobs, ma i commenti di questi giorni mi sembrano un tantino su di giri.
Jobs ha realizzato, tramite la sua azienda, enormi profitti vendendo in passato computer e di recente oggetti di design. Un design che univa una buona progettazione estetica alla semplicità d’uso dei device, più vicini alle persone che ai programmatori.

Però, però.

I suoi prodotti dialogavano quasi esclusivamente con gli altri prodotti della stessa azienda. Fosse stato per lui, la tecnologia personal sarebbe stata monomarca.

I suoi prodotti erano diventati uno status symbol a tal punto che troppe persone si sono spesso private di necessità maggiori per riuscire a sfoggiare l’ultima versione di un iQualcosa, spesso per utilizzarlo solo come ostentazione di lusso.

Come dice Stallman, la prigione per gli utenti di Jobs era “cool“, a differenza di quella passata di moda creata da Microsoft.
Per mettere un altro mattoncino di questa prigione in troppi hanno fatto la fila fuori dai negozi per precedere gli altri futuri felici possessori.

Jobs non ha inventato l’mp3, ha utilizzato questa invenzione a fini commerciali, e del resto non sembra nemmeno così importante: nessuno, parlando di diffusione digitale dei media, sa chi sono i veri inventori delle tecnologie che ci hanno aiutato in questo.

Jobs non ha inventato i personal computer, o gli smartphone.

Era certamente un formidabile uomo brand, capace di far crescere o calare i profitti di un gruppo multinazionale semplicemente presentandosi al talk di presentazione commerciale di un nuovo prodotto.

Ma non esageriamo, Steve Jobs non ha cambiato il Mondo, e per fortuna non l’ha cambiato come avrebbe voluto lui.

Ci sono elenchi di persone che più di lui hanno cambiato la storia dell’informatica ed hanno permesso quello che abbiamo oggi e quello che verrà domani, ma nessuno al di fuori degli addetti ai lavori li ricorderà mai.

Diamo loro un po’ dello spazio dedicato in questi anni alla pubblicità gratuita che in questi anni abbiamo fatto alla Apple.

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