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Ambiente: nasce a Pesaro primo eco-condominio europeo

Il primo condominio europeo interamente ecologico, dal tetto al giardino – trecentotrentatré appartamenti atossici in un’area verde da 97.000 metri quadrati – nascerà in Italia, a Pesaro, grazie ad un progetto di bioedilizia messo a punto da Federabitazione-Confcooperative. Rientra nel programma Shè (Sustainable Housing in Europe), recentemente approvato dall’ Unione Europea e al quale partecipano anche Francia, Grecia, Portogallo e Danimarca. Quello di Villa Fastiggi a Pesaro è uno degli otto progetti italiani, e secondo la Federabitazione partirà prestissimo ed è destinato a fare la parte del leone. L’eco-condominio (un insediamento da 23.000 metri quadrati) sorgerà in una zona di 150.000 metri quadrati complessivi, in larghissima parte destinata a verde. L’ ambiente circostante infatti deve costituire parte integrante degli edifici, a loro volta progettati lontano da campi elettromagnetici e da fonti di inquinamento acustico e sonoro. L’ orientamento degli appartamenti poi è studiato per favorire il risparmio energetico e la massima disponibilità di luce, con il ricorso a fonti
rinnovabili e il potenziamento della ventilazione e dell’ isolamento naturali. E naturalmente i materiali di costruzione sono naturali o completamente atossici. Nel quartiere ecologico non mancheranno ovviamente percorsi ciclo-pedonali, ma è previsto anche un polo commerciale dove fare la spesa. Acquistare una biocasa costerà un po’ di più (circa il 10% rispetto ad un normale appartamento) ma secondo il presidente di Federabitazione Angelo Grasso “le spese aggiuntive saranno presto riassorbite dal risparmio energetico del palazzo, con una riduzione drastica delle bollette di tutte le utenze, e un taglio dei consumi stimato nel 30% annuo”. Per la prima volta infine un progetto di questo genere investe l’edilizia popolare, il settore delle costruzioni che realizza le
maggiori cubature e interessa il maggior numero di famiglie in Italia. Una rivoluzione nel modo di costruire per migliorare la qualità ambientale delle nostre città.

Articolo sul Sito del Cordis sul problema dei brevetti software

Ecco la news, che si trova all’indirizzo:
news

Secondo alcuni manifestanti, la brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici soffocherà l’innovazione
[Data: 2003-08-29]

Il 27 agosto, i sostenitori di una “Europa libera senza brevetti sul software” si sono riuniti davanti al Parlamento europeo per protestare contro la proposta della Commissione sulla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici.

La proposta, che sarà inviata al Parlamento europeo il 1° settembre per la discussione plenaria e la relativa decisione, è stata inizialmente elaborata nell’intento di eliminare le ambiguità nella gestione dei brevetti sui software e le differenze nell’interpretazione dei singoli brevetti da parte degli Stati membri dell’UE.

Da allora, la proposta è passata al vaglio di tre diverse commissioni parlamentari, le quali hanno apportato una serie di emendamenti volti a migliorare la definizione del tipo di invenzioni che saranno regolamentate dalla direttiva. In particolare, è stato modificato il termine “invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici”, affinché non includa i programmi per elaboratore in quanto tali, ma solo i dispositivi come i telefoni cellulari, gli elettrodomestici intelligenti, i dispositivi di comando dei motori, le macchine utensili e le invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici.

Tuttavia, gli oppositori della proposta sostengono che gli emendamenti non sono sufficienti e definiscono la direttiva proposta “un lupo travestito da agnello”. Uno dei manifestanti, Peter Gerwinski della Fondazione tedesca per una libera infrastruttura dell’informazione (FFII), ha dichiarato al Notiziario CORDIS che la proposta della Commissione è illusoria. “Gli estensori del documento stanno cercando di dare l’impressione di vietare i brevetti sul software, ma in realtà li stanno introducendo”.

Il dott. Gerwinski ha fatto riferimento alla prima versione della proposta, che forniva la seguente definizione del termine “invenzione attuata per mezzo di elaboratori elettronici”: “Un’invenzione la cui esecuzione implica l’uso di un elaboratore, di una rete di elaboratori o di un altro apparecchio programmabile e che presenta una o più caratteristiche che sono realizzate in tutto o in parte per mezzo di uno o più programmi per elaboratore”.

“L’attuale testo della proposta – ha affermato il dott. Gerwinski – è stato modificato affinché tale riferimento risultasse molto ben dissimulato, ma il messaggio è lo stesso: i software sono brevettabili”.

Programmatore di professione, il dott. Gerwinski gestisce una società di sviluppo software in Germania. Egli è fermamente convinto che la proposta della Commissione avrà conseguenze disastrose per l’innovazione e il futuro delle piccole società di software. “Quando la brevettabilità del software sarà introdotta in Europa – così come previsto a lungo termine e come già avviene negli USA – sarò costretto a chiudere la mia azienda e ad andare a lavorare per una grande società”, ha affermato il dott. Gerwinski.

Sebbene la direttiva comunitaria vigente (91/250/CEE) escluda il software dalle norme sulla brevettabilità, ben 30.000 brevetti di software sono già stati concessi dall’Ufficio europeo dei brevetti (UEB). “Gli attuali brevetti sono già sufficienti ad impedirmi di creare tutti i miei software”, spiega il dott. Gerwinski, aggiungendo: “Tecniche di base quali la barra di avanzamento sono già state brevettate, schiacciando le piccole imprese e consentendo alle società più grandi di monopolizzare il mercato”.

Tuttavia, secondo l’eurodeputata Arlene McCarthy della commissione per gli affari giuridici del Parlamento europeo, il progetto di risoluzione legislativa tiene conto delle preoccupazioni relative al potenziale impatto esercitato sulle piccole aziende. In uno degli emendamenti al documento, infatti, si chiede alla Commissione di monitorare l’impatto della legislazione sulle piccole e medie imprese (PMI).

Durante la manifestazione, alcuni gestori di siti web contrari al progetto di legislazione hanno dimostrato le potenziali conseguenze della brevettabilità dei software, impedendo temporaneamente l’accesso ai propri siti web. “Abbiamo voluto dimostrare ciò che accadrebbe se un titolare di brevetto impedisse l’utilizzo di un determinato componente di software: tutti i siti web connessi a quel software si bloccherebbero”, ha spiegato il dott. Gerwinski.

Oltre 150.000 persone hanno espresso dubbi in merito alla proposta e hanno firmato una petizione a favore di “un’Europa libera senza brevetti sui software”. Fra i sostenitori di quest’iniziativa figurano circa 2.000 titolari d’impresa e direttori generali, 2.500 sviluppatori e ingegneri di tutti i settori dell’industria europea dell’informazione e delle telecomunicazioni ed oltre 2.000 scienziati e 180 avvocati. A loro avviso, brevetti e software sono incompatibili e il copyright rappresenta la migliore soluzione per tutelare il lavoro degli autori di software.

“Brevettare il software è come brevettare una cipolla e poi impedirne l’utilizzo nelle ricette”, ha spiegato Tinne Van Der Straeten, attivista dei “Giovani Verdi” belgi.

Quest’esempio, conviene il dott. Gerwinski, dimostra efficacemente quanto sia assurdo l’obiettivo dell’attuale proposta. La FFII, pertanto, chiede agli eurodeputati di esaminare più approfonditamente la legislazione proposta e di leggere i commenti formulati dalla Fondazione prima di esprimere il loro voto il 1° settembre.

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