Incidenti stradali in calo del 9%
Una bella notizia:
Meno incidenti su strade e autostrade italiane. Dal primo gennaio al 28 dicembre sono stati 122.254, il 9% in meno (-12.122 in termini assoluti) rispetto al 2007. Gli incidenti mortali hanno fatto registrare una riduzione del 5,5% mentre i decessi sono calati del 5,8% (184 morti in meno).
Fonte: corriere.it
I quotidiani vendono meno. L’informazione è ancora viva?
Gilioli pubblica una interessante tabella che mostra pesanti segni meno sulle vendite di quasi tutti i quotidiani nazionali. Ci sono un paio di considerazioni da fare. Primo, che l’agosto 2008 è stato successivo al periodo delle elezioni politiche, che hanno saturato la voglia di sentire parlare di politica e di approfondimenti.
Secondo, è probabilmente vero che oggi la gente legge di più in rete e quindi smette di acquistare i quotidiani, ma prima di esultare bisognerebbe capire se nel passaggio la qualità dell’informazione recepita aumenta o diminuisce.
In rete si ha estrema libertà di scelta, si possono approfondire i temi preferiti, leggere intere enciclopedie su un singolo problema. La mia impressione, però, è che in rete la capacità di attenzione diminuisce drasticamente a causa delle modalità di fruizione (in ufficio, tra una email e l’altra…).
A questo punto dell’articolo il 90% dei lettori avrà già smesso di leggermi. Fosse stato in una colonna di un quotidiano, probabilmente la percentuale sarebbe stata maggiore.
In rete quindi passa di più il messaggio immediato, dalle due alle quattro righe, ed è anche per questo che i quotidiani online mettono pochissimi caratteri in prima pagina per ogni articolo, molti meno rispetto alle versioni cartacee.
Se un argomento è difficile, anche se interessante, spesso in rete lo si inserisce nei segnalibri e si rimanda – spesso all’infinito – la lettura.
Forse il cambio degli strumenti con i quali leggeremo le pagine web in futuro modificherà ancora questi comportamenti, e gli ebook reader sapranno coniugare le comodità ed i pregi di entrambi i media informativi.
In questo contesto bisogna anche aggiungere una riflessione sui contributi all’editoria. Oggi vengono pagati in forma di rimborso spese (ad esempio sulle spese della carta), mentre penso si dovrebbero applicare come detassazione dei contributi per i giornalisti che ci lavorano.
I contributi così come sono oggi incentivano anche l’abbattimento di alberi per le copie invendute, mentre la produzione di informazione è indipendente dalla produzione di carta: se pensiamo che il giornalismo d’inchiesta o quello di approfondimento debba per forza passare per il volontariato, dovremo abituarci a vedere sempre meno informazione di qualità (anche per il rischio sempre maggiore per gli informatori volontari di subire perquisizioni, querele e denunce per stampa clandestina).
L’ultima riga la dedico a Grillo. Dopo la sua battaglia per il Parlamento Pulito ha raddoppiato il numero di inquisiti in Parlamento, dopo quella sulla casta dei giornalisti gli incentivi sono stati ridotti e gli unici a rischiare la chiusura sono i piccoli quotidiani, slegati dai grandi poteri economici.
Dobbiamo esultare del risultato? Il futuro migliore passa da una informazione sostenuta dai grandi gruppi industriali, piegata dalla pubblicità?
L’ospedale Morgagni-Pierantoni riduce le proprie emissioni
Ricevo dall’USL di Forlì un comunicato interessante che dimostra quanta CO2 stia risparmiando il nostro ospedale grazie ad interventi mirati di risparmio energetico ed ottimizzazione dei consumi: circa 1000 tonnellate l’anno in meno.
Un buon esempio, che a mio parere andrebbe seguito in tutti gli edifici pubblici, con mezzi chiaramente tarati all’esigenza. Complimenti.
L’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì cura anche l’ambiente: da
luglio a settembre, ridotte di 350mila tonnellate le emissioni di anidride
carbonica grazie al contenimento dei consumi elettriciL’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì non è attento solo ai bisogni
del paziente ma cerca anche di rispettare al massimo l’ambiente. Nel trimestre
luglio-settembre, grazie alle misure di razionalizzazione adottate dall’U.O.
Attività tecniche e patrimonio diretta da Vittorio Laghi, le emissioni in
atmosfera di andride carbonica del polo ospedaliero sono diminuite di 350mila
tonnellate. Un dato che, in proiezione annuale, può significare una riduzione
intorno alle mille tonnellate l’anno. Rispetto all’analogo periodo del 2006,
infatti, si assiste a un considerevole abbattimento del consumo di energia
elettrica, con un lusinghiero -13% nel mese di settembre. Peraltro, tale calo
riguarda in particolare la cabina deputata all’alimentazione delle centrali
tecnologiche, ovvero quella che più incide sui consumi totali.
«Abbiamo cercato di adattare i consumi ai bisogni, eleminando sprechi e
utilizzi superflui attraverso un’opera di ottimizzazione – illustra Vittorio
Laghi, direttore dell’U.O. Attività tecniche e patrimonio – in sostanza si
è trattato di ingegnerizzare i sistemi tecnologici, guidando al meglio i
machinari, così da farli lavorare secondo le necessità e nelle fasce di curva
in cui presentano un miglior rendimento». Input in questo senso sono venuti
anche dalla Regione, che ha varato un programma di attenzione al risparmio
energetico, coinvolgendo i responsabili delle singole aziende in tavoli di
confronto nell’ottica di una razionalizzazione diretta, nel lungo periodo, a
poter predisporre gli acquisti di energia a livello regionale.
A spingere l’Azienda verso la pianificazione di tali misure di contenimento
è stata poi la constatazione, nel corso del 2006, di un trend di incremento,
sia in termini di consumo che tariffari. In questa prima fase d’intervento, la
priorità è stata attribuita al contenimento dei consumi elettrici, con
aspettativa di sensibili effetti di risparmio anche nella produzione di energia
termica. Per raggiungere l’obiettivo, si è cercato di razionalizzare i
settori di maggior impatto sui consumi: dall’erogazione di acqua refrigerata
all’alimentazione elettrica.
«In merito alla distribuzione dell’acqua refrigerata – illustra Vittorio
Laghi – l’obiettivo è stato creare una sinergia fra produzione e
distribuzione del freddo, così da agire con reciproca proporzionalità. A tale
scopo, è stata adeguata la linea di distribuzione principale a portata
variabile per far lavorare le elettropompe con una differenza di temperatura
costante fra “mandata” e “ritorno”, assicurando comunque una
predeterminata pressione nel punto della rete più sfavorito». Ciò ha
consentito di creare un circuito di distribuzione generale a portata variabile,
direttamente proporzionale alla richiesta di acqua refrigerata dei vari circuiti
“a spillamento” all’interno del presidio ospedaliero. «Le sottostazioni
“a spillamento” – spiega Laghi – sono state dotate di una valvola a tre
vie motorizzata, che consente di prelevare dalla tubazione principale generale
solo l’acqua refrigerata strettamente necessaria al fabbisogno istantaneo del
fabbricato servito. Inoltre, sono state montate sonde di temperatura per il
monitoraggio dell’intero sistema».
Misure di razionalizzazione dei consumi hanno interessato anche le 9 sale
operatorie, con l’installazione di rilevatori di presenza che modificano
automaticamente lo stato di esercizio delle UTA (unità di trattamento
dell’aria) da ordinario a stand-by. «In quest’ultimo stato di funzionamento
la portata dell’aria si riduce al 20% circa dell’esercizio ordinario –
rivela il direttore – I risultati sono stati significativi: in una settimana
campione, dal 14 al 21 settembre, abbiamo constatato una riduzione di esercizio
intorno al 40%». Interventi analoghi sono stati effettuati anche in ambulatori,
studi medici, e mensa, attivando, attraverso il sistema di controllo e gestione
informatizzato, la chiusura dei circuiti aeraulici in orari festivi e notturni.
Pure in questo caso, si è registrata una riduzione del fabbisogno energetico di
circa il 40%. Nella torre di degenza, invece, è stata diminuita del 50%, in
orari notturni, la portata di quattro unità di trattamento dell’aria, con un
risparmio energetico del 20%.Contemporaneamente, sono partite le prime misure atte a ridurre il consumo di
acqua. A questo scopo sono stati acquistati 2mila inserti universali aeratori
riduttori di portata e mille regolatori di flusso per doccia: da prove a
campione si è accertato infatti che i primi riducono la portata del 25-30%, e i
secondi del 40-45%. Grazie alla loro installazione si stima di ottenere un
risparmio sull’ordine del 20%.Soddisfazione per i risultati raggiunti viene espressa dal direttore del
presidio ospedaliero Maria Grazia Stagni. «Siamo riusciti a ridurre
sensibilmente i consumi energetici senza incidere in alcun modo su quella che è
la normale attività dell’ospedale – commenta – gli interventi messi in
atto, infatti, non hanno apportato nessun cambiamento per i pazienti, né
riguardo alle ore di sala operatoria né all’utilizzo di acqua. Ciò dimostra
che si possono conseguire obiettivi rilevanti con misure immediatamente
applicabili e per di più prive di conseguenze per l’utenza: basta migliorare
l’efficienza del sistema, calibrando i consumi alle reali esigenze delle
strutture e abbattendo gli sprechi». Una politica, questa, che è diretta non
solo a razionalizzare e ottimizzare le risorse del polo ospedaliero, ma si
propone anche di sensibilizzare i singoli operatori sull’importanza del
risparmio energetico. «Se c’è attenzione all’ambiente sul luogo di lavoro,
è poi più facile applicare gli stessi accorgimenti all’interno della propria
abitazione – illustra Stagni – in questo senso, il piano di riduzione dei
consumi viene a ricopre pure un’importante funzione culturale».
D’altronde, l’attenzione all’impatto ambientale delle tecnologie è da
molto tempo una delle priorità dell’Azienda Usl di Forlì, come dimostra la
nuova navetta gratuita ecologica per il trasporto di persone dai parcheggi auto
fino all’ingresso dei padiglioni dell’Ospedale. Si tratta di un Fiat Ducato
alimentato a metano, omologato per 9 passeggeri, con aria condizionata,
portellone automatico laterale per la salita dei passeggeri e pedana posteriore
elettrica per i disabili
Metti il coperchio sulle pentole
Pochi giorni fa il Ministro delle Attività Produttive Scajola, per fronteggiare la crisi energetica dovuta al taglio delle forniture del metano da parte della Russia, ha chiesto agli italiani di mettere il coperchio sopra le pentole. Oltre a questo invito ha previsto, con un decreto, la riapertura delle centrali ad olio combustibile, chiuse perché inquinanti, vecchie e costose, ed una riduzione delle temperature dei riscaldamenti a 18 gradi (al posto dei canonici 20).
Questa emergenza ha fatto capire agli italiani che non è stato fatto nulla, in tutti questi anni, per ridurre la nostra dipendenza energetica dalle fonti non rinnovabili importate dall’estero.
Qualcuno di questi, sull’onda emotiva degli allarmismi, ha riproposto persino il ricorso al nucleare, tecnologia ormai abbandonata anche da chi lo ha sfruttato negli anni passati.
Antieconomico, pericoloso e legato alla disponibilità di Uranio che non è abbondante in forma utilizzabile allo scopo, il nucleare sarebbe l’ennesima beffa che non risolve il problema.
Nessun governo italiano, fino ad oggi, ha saputo metter mano alla fonte più economica, ecologica ed abbondante nel nostro paese: il risparmio energetico.
In effetti l’idea non attrae molto l’attenzione. Non richiama l’idea di abbondanza, della mitica opulenza di una società “sviluppata”, che non conosce confini alla crescita.
Probabilmente per essere veramente efficace, come concetto, dovrebbe chiamarsi diversamente. Anziché risparmio energetico, quindi, utilizzerò in questo articolo “leggerezza energetica”. Un po’ come le barrette per perdere peso, un metodo per essere felici e meno in colpa verso il prossimo che stiamo inquinando.
Se la pensiamo come fonte, la leggerezza energetica è un bene che stiamo sprecando.
Buttereste dalla finestra centinaia di euro? In realtà in Italia lo stiamo facendo.
Basta fare un confronto tra i consumi energetici degli edifici in Italia, Svezia e Germania. In Svezia lo standard per l’isolamento termico degli edifici non autorizza perdite di calore superiori a 60 kWh al metro quadro all’anno. In Germania le perdite sono mediamente di 200 kWh al metro quadro all’anno. In Italia si raggiungono punte di 500 kWh/m2/anno.
Mentre noi, da anni, teniamo gli occhi chiusi e non guardiamo al di là di ieri, negli altri paesi si stanno attuando politiche che permettono di essere meno inquinanti, meno dipendenti dai combustibili fossili e dai prezzi che gli altri stabiliscono per noi.
Mentre è ridicolo che un Ministro arrivi a discutere dei tappi per le pentole, appare chiaro che, prima o poi, dovremo affrontare il problema con la serietà che merita.
Mentre noi pensiamo a come sfruttare gli incentivi europei per falsificare il mercato della produzione delle energie rinnovabili, c’è chi pensa a ridurre le necessità di energia a parità di qualità della vita ed al contempo a realizzare veri mercati alternativi per l’approvvigionamento. Gli esempi da seguire sono sempre gli stessi, non dobbiamo guardare nemmeno troppo lontano. Se investissimo in ricerca sulle rinnovabili, compresa la leggerezza energetica, potremmo risolvere nella maniera adeguata quello che sarà il problema di questo secolo, assieme all’acqua.
Così come è risibile il provvedimento di Scajola, lo stesso modo di ragionare ci viene di fronte anche dietro casa.
L’ultima novità è il progetto di un inceneritore di biomasse presentato per Casemurate di Forlì. Poco lontano dal centro del Capoluogo, all’interno di un centro abitato in mezzo alla campagna, vorrebbero costruire una centrale elettrica che produce energia bruciando 170’000 tonnellate di biomasse all’anno.
Per fare un confronto i tre inceneritori attuali di Hera e di Mengozzi di Coriano bruciano insieme 70’000 tonnellate di rifiuti ogni anno.
Nella categoria delle biomasse rientra quasi di tutto: dalla legna all’erba, dai fanghi di depurazione alla cacca delle galline.
Siccome non produciamo così tanta “biomassa”, probabilmente dovremmo importarla da fuori Provincia, come è capitato ad Argenta, dove viene importato legname dal Canada.
Anche quelle che sono energie rinnovabili, quindi, rischiano di diventare solo un business legato agli incentivi europei, dal bilancio energetico negativo (entra nel ciclo più energia di quella che esce) e conti economici viziati temporaneamente dai certificati verdi.
Purtroppo di leggero, in quello che facciamo, c’è solo il modo di pensare.
Prima o poi il sole ci scioglierà le ali.
vediamoci in collina itinerari guidati a Santa Sofia
19 LUGLIO 2005
VEDIAMOCI IN COLLINA ITINERAI GUIDATI A SANTA SOFIA
I PALAZZI DI SANTA SOFIA
Martedì 19 luglio 2005 appuntamento con una visita guidata a Santa Sofia, organizzata da Unione dei Comuni di Galeata e Santa Sofia, Assessorato Cultura del Comune di Santa Sofia in collaborazione con Cultura Progetto.
La visita, con partenza alle 20,30 in piazza Garibaldi, sarà un breve viaggio nella storia di Santa Sofia e metterà in evidenza le peculiarità e le caratterisitche principali dei paesi dell’Appennino. La posizione del paese, tra Gran Ducato di Toscana e Stato Pontificio, ha fatto di Santa Sofia un comune in una posizione e con una storia particolare. L’itinerario condotto da Alessandra Banchini sarà una irripetibile opportunità per ammirare Palazzo Bianchini Mortani, edificio databile tra cinque e seicento che ha una particolare caratteristica: il suo scalone d’accesso, fino al 1860, era attraversato dal confine tra i due stati.
Ci si addentrerà poi nelle vie del borgo tra antichi mulini e altri palazzi nobiliari, come Palazzo Gentili e Palazzo Pagani Nefetti. Durante il percorso ci sarà occasione quindi di unire la visita ad alcuni gioielli architettonici alla spiegazione della storia del comune, soffermandoci anche sull’economia silvopastorale e dei prodotti dell’Appennino.
Appuntamento quindi martedì 19 luglio, alle 20,30 presso Piazza Garibaldi a santa Sofia.
Per informazioni: Cultura Progetto 0543/35256 – info@culturaprogetto.it – www.culturaprogetto.it