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Roma e la manutenzione continua

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Foto di Sergio Fortini

La tragedia del bimbo caduto dalla tromba dell’ascensore della Metro A di Roma fa rabbia.
Errore umano, dicono i primi commenti, nell’assistenza fornita per uscire dall’ascensore bloccato.
Ci saranno sicuramente indagini e si scopriranno le colpe del singolo caso.

Però occorre ricordare che Roma è un cantiene continuo, nei suoi spazi pubblici. E’ una cosa che si nota ed è molto evidente a chi capiti di visitarla, per una gita o per lavoro.

Passando spesso dalla stazione Tiburtina, ad esempio, è impossibile non notare il numero di volte nelle quali una delle rampe delle scale mobili ha in pancia operai che stanno cercando di sbloccarla. Se siete curiosi, guardate il blog nonpendolare.it
Cito questo esempio perché è emblematico: questa stazione è stata costruita recentemente, quelle scale sono nuove.

Se su 30 giorni 25 si blocca, la preoccupazione è che nei giorni di funzionamento sia pure pericolosa.
E se quella scala è stata costruita, evidentemente a qualcosa serviva.

Quanti ascensori bloccati, porte che non si aprono, scale mobili che non si muovono, percorsi poco sicuri avete incontrato? A me sembra che sia una cosa frequentissima.

Non è mai capitata, in altre capitali o grandi città, una simile situazione di malfunzionamenti e manutenzioni continue.

Se l’ascensore non si fosse bloccato, non sarebbe successo. O se l’emergenza non fosse così frequente, forse l’evacuazione sarebbe stata condotta con maggiore sicurezza.

Dare la colpa a Marino è stupido, non è cosa nuova. Però prima o poi servirà uno scatto: ingegneri, operai, committenti e politica dovranno cambiare la qualità del loro lavoro, se vorremo evitare questi incidenti e le noie quotidiane di vivere una città bellissima ma con tanti bug.

Le manipolazioni sul blog di Grillo

Il contadino ha tenuto d’occhio, e salvato, i commenti ad un post di Grillo sul suo blog. Scoprendo alcune operazioni sul contenuto dei messaggi e sulle votazioni che li mettono in evidenza:

http://www.vogliaditerra.com/archivio/2013/03/le-manipolazioni-sul-blog-di-grillo/

Congratulazioni per l’indagine.

Jobs Santo Subito

Mi spiace per Jobs, ma i commenti di questi giorni mi sembrano un tantino su di giri.
Jobs ha realizzato, tramite la sua azienda, enormi profitti vendendo in passato computer e di recente oggetti di design. Un design che univa una buona progettazione estetica alla semplicità d’uso dei device, più vicini alle persone che ai programmatori.

Però, però.

I suoi prodotti dialogavano quasi esclusivamente con gli altri prodotti della stessa azienda. Fosse stato per lui, la tecnologia personal sarebbe stata monomarca.

I suoi prodotti erano diventati uno status symbol a tal punto che troppe persone si sono spesso private di necessità maggiori per riuscire a sfoggiare l’ultima versione di un iQualcosa, spesso per utilizzarlo solo come ostentazione di lusso.

Come dice Stallman, la prigione per gli utenti di Jobs era “cool“, a differenza di quella passata di moda creata da Microsoft.
Per mettere un altro mattoncino di questa prigione in troppi hanno fatto la fila fuori dai negozi per precedere gli altri futuri felici possessori.

Jobs non ha inventato l’mp3, ha utilizzato questa invenzione a fini commerciali, e del resto non sembra nemmeno così importante: nessuno, parlando di diffusione digitale dei media, sa chi sono i veri inventori delle tecnologie che ci hanno aiutato in questo.

Jobs non ha inventato i personal computer, o gli smartphone.

Era certamente un formidabile uomo brand, capace di far crescere o calare i profitti di un gruppo multinazionale semplicemente presentandosi al talk di presentazione commerciale di un nuovo prodotto.

Ma non esageriamo, Steve Jobs non ha cambiato il Mondo, e per fortuna non l’ha cambiato come avrebbe voluto lui.

Ci sono elenchi di persone che più di lui hanno cambiato la storia dell’informatica ed hanno permesso quello che abbiamo oggi e quello che verrà domani, ma nessuno al di fuori degli addetti ai lavori li ricorderà mai.

Diamo loro un po’ dello spazio dedicato in questi anni alla pubblicità gratuita che in questi anni abbiamo fatto alla Apple.

Scrivo a Veltroni, ecco cosa farei

Proprio mentre si vede all’orizzonte uno spiraglio di difficoltà per mister B., Veltroni sente l’esigenza di dargli una mano.

A 3 anni esatti (era il 24 Agosto 2007) dalla lettera che fece di fatto cadere il Governo Prodi annunciando la sua volontà eliminare coloro che, in quel momento, gli erano alleati con l’idea della vocazione maggioritaria, fatalmente trasformatasi in vocazione minoritaria.

Allora i commenti furono molto entusiasti, forse sull’onda dell’ubriacatura delle primarie statunitensi, mentre oggi sul Corriere viene coperto di insulti dei lettori.

Caro Veltroni, ecco cosa farei fossi in te: rispetterei la promessa di raggiungere l’altro pezzo di te che hai lasciato in Africa.

Lascia fare agli altri, che cercano una strada per restituire a questo nostro piccolo ma importante Paese la sua dignità.

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