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Clima: Matteoli, Accordo di Kyoto non basta, fare di più

E fin qui siamo tutti d’accordo. Certo che se almeno venisse ratificato questo protocollo da parte degli Stati Uniti, che impone solamente una riduzione del 6% delle emissioni e che quindi è inadeguato ed insufficiente (ma è sempre un primo passo), allora potrebbe partire almeno questo progetto.
Ricordo che il protocollo di Kyoto per andare in porto dev’essere ratificato da un insieme di paesi che coprano almeno il 55% delle emissioni attuali, e che Stati Uniti e Russia non hanno ancora accettato (se uno qualsiasi dei due firmasse, il progetto potrebbe partire).
Quindi la notizia del progetto portato avanti dal nostro ministro dell’ambiente mi può stare anche bene, ma prima di pensare a nuovi finanziamenti si potrebbe cercare un accordo per portare a termine quelli precedenti.
Oltre a questo problema, bisognerà vedere su quali ambiti andranno a finire i finanziamenti di 30 milioni di euro previsti per questo progetto a due mani, e mi piacerebbe sapere perché Italia e Stati Uniti prendano strade diverse da quelle degli accordi internazionali già stabiliti ed in itinere per portare avanti le soluzioni ambientali.

Ecco la notizia Ansa:

(ANSA) – SACRAMENTO (CALIFORNIA) – Il protocollo di Kyoto non basta piu’. Per proteggere il clima ”diventa indispensabile definire una strategia e attuare misure con orizzonti ed effetti molto piu’ significativi di quelli definiti dal Protocollo” A lanciare una nuova sfida anti-emissioni nocive e’ il ministro dell’ambiente Altero Matteoli giunto a Sacramento in California per firmare un accordo di partnership con il governo statunitense in funzione della ricerca e dell’attuazione di nuove tecnologie per affrontare i cambiamenti climatici. Un accordo che si inserisce nell’ambito della due giorni di workshop che mettera’ a confronto le aziende statunitesni e italiane e che si e’ aperto oggi nella citta’ californiana. Se venisse confermato il trend attuale, entro il 2030 la domanda di energia aumentera’ piu’ del 50% e le relative emissioni di Co2 cresceranno piu’ del 60% rispetto ai livelli attuali a causa dell’incremento degli usi energetici dei combustibili fossili soprattutto nelle economie emergenti di Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo con rischi per gli equilibri climatici. Proprio ”per garantire la stabilizzazione della concentrazione di Co2 a livelli di sicurezza entro la fine del secolo – ha detto Matteoli – gli scenari internazionali prevedono che sara’ necessario avviare, in un periodo compreso tra il 2020 e il 2050, una riduzione globale delle emissioni pari ad almeno il 50-60 per cento rispetto ai livelli del ’90”. Una percentuale che supera di gran lunga l’attuale 5,2% previsto dal protocollo di Kyoto solo per i Paesi maggiormente sviluppati. Ecco perche’, secondo il ministro, ”a cominciare dal 2020 la risposta alla domanda di energia dovra’ essere basata anche su un impiego sempre piu’ diffuso delle fonti rinnovabili, delle tecnologie collegate all’utilizzo dell’idrogeno e delle celle a combustibile, delle tecnologie ‘pulite’ e ad alta efficienza per l’impiego dei combustibili fossili e delle tecnologie per la ‘sequestration’ del carbonio”. In particolare, secondo il piano del ministero dell’ambiente, saranno necessari uno sforzo straordinario di ricerca e innovazione nel senso, ha spiegato Matteoli ”di un vero e proprio shock” tecnologico per rendere economicamente conveniente l’utilizzo di nuove fonti energetiche ‘pulite’ e sicure e, contemporaneamente, favorire la diversificazione dell’offerta rispetto ai combustibili fossili”. Accanto a questo, indispensabile un impegno generalizzato di tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, al fine di ridurre le emissioni e giungere a una stabilizzazione della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Terreno comune di questa sfida e’ la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici sottoscritta a Rio ’92 che gli Usa ”non hanno mai rinnegato”, sottolinea il ministro Matteoli. Convenzione e ‘ponte’ della cooperazione tecnologica costituiscono in sostanza la base per costruire ”un nuovo partenariato tra Unione Europea e Usa sui cambiamenti climatici”. In tal senso il programma di cooperazione tecnologica e scientifica Italia-Usa rappresenta il primo mattone di questo nuovo impegno internazionale che non e’ alternativo a Kyoto ma va oltre quel protocollo. ”Questa riunione bilaterale – ha spiegato Matteoli – rappresenta in modo concreto la volonta’ dell’Italia e degli Usa di dare attuazione alla visione comune dei presidenti Bush e Berlusconi contenuta nella dichiarazione del luglio 2001, che impegna i nostri due Paesi a lavorare insieme sia per rafforzare la ricerca sui cambiamenti climatici sia per sviluppare tecnologie a basse emissioni”. A rispondere a queste esigenze diverse aziende italiane sbarcate in California per confrontarsi con i partner statunitensi. Cattura di Co2, celle a combustibile e micro turbine, produzione di idrogeno energie rinnovabili ed efficienza energetica i macro-argomenti sui quali verte il workshop di Sacramento al quale porteranno il loro contributo tra gli altri, Eni, Enel, Fiat, Enea, Politecnico di Milano, Ansaldo, Solvay. Ma per lanciare questa iniziativa globale Governi-imprese, e’ necessario, ha spiegato Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente e responsabile tecnico dei negoziati con gli Usa, garantire un sistema in grado di dare priorita- ai finanziamenti sulla ricerca tecnologica; di realizzare un quadro di standard internazionali per codificare i vantaggi ambientali ed energetici delle diverse opzioni; riorientare i fondi per il sostegno di questi progetti; introdurre il ‘free-trade’, ovvero il libero commercio delle tecnologie energetiche. Il tutto secondo una prospettiva che abolisca la logica fondata su obblighi e sanzioni, il command and control, e invece abbia come punto di riferimento accordi commerciali comuni”. (ANSA). GU

PA Italiana costretta all’open source

E’ fresco l’articolo di Punto-informatico, che titola “PA Italiana costretta all’open source”.

http://punto-informatico.it/p.asp?i=45193

Mi sento in dovere di commentare questo titolo, che sicuramente è una scelta inappropriata rispetto alla notizia che contiene. Il Ministro Stanca, a seguito della conclusione del lavoro di analisi sul software libero, ha dichiarato che sarà obbligatorio per le pubbliche amministrazioni distribuire i documenti almeno in un formato aperto (che tecnicamente significa dalle specifiche disponibili, ed in pratica significa che si possa aprire con i programmi sceglie l’utente, e non quello che sceglie l’amministrazione). Sull’adozione del software libero, le pubbliche amministrazioni avranno libera scelta, che effettueranno controllando vantaggi e svantaggi di soluzioni libere e soluzioni proprietarie.
Questo passo è molto importante, e da sottolineare. Probabilmente l’autore ricordava le polemiche scaturite a seguito dell’idea del Senatore Cortiana, che aveva presentato una proposta di legge che obbligasse le PA ad utilizzare il sofware libero, nel caso in cui questo fosse stato disponibile.

In conclusione, appare chiaro che la proposta della commissione, come abbiamo già scritto sul ilFioreDelCactus, sia un grosso passo avanti per le libertà dell’utente: nessuna costrizione, nessun obbligo, vantaggi per l’utente e le stesse amministrazioni.

Come già avevo scritto e consigliato con una lettera al Senatore Cortiana, l’uso obbligato di formati aperti in un primo tempo slega i cittadini dall’acquisto dei software necessari alla lettura dei documenti delle pubbliche amministrazioni e, cosa ancora più importante, libera le stesse amministrazioni dalla catena dell'”acquisto_per_comunicazione”.
Per essere più chiaro, farò un esempio: se il Comune di Forlì adotta MS Office 2003, il Liceo di Forlì deve acquistare Office 2003 (anche se possiede una licenza di Office 2000), perché altrimenti non riuscirà a leggere le missive del suo comune. Obbligando il comune ad utilizzare formati come l’rtf, l’xml, l’html, il liceo avrà la possibilità di aprire il documento anche senza aggiornare o acquistare nuovo sofware, con un risparmio immediato per lo stato.

Ma questo processo, che inizia con lo stop agli aggiornamenti forsennati, non può che portare all’acquisizione, per comodità, di programmi che utilizzino principalmente formati aperti: Openoffice.org, ad esempio, potrà essere utilizzato già subito in sostituzione di altri applicativi d’ufficio, perché svolge egregiamente il compito di apertura e salvataggio di formati aperti.

Se l’unico vincolo a questi programmi erano per esempio le macro di word, essendo scritte in formati proprietari, ora le PA non potranno più utilizzare le macro (o almeno affiancare a questi documenti, analoghi scritti in altri formati aperti), e così spariranno gli ostacoli che ci hanno impedito di fare le nostre scelte in libertà per quanto riguarda il software.

Una bacchettata a Punto Informatico: va bene utilizzare un titolone per dare risalto alla testata, ma travisare il contenuto degli articoli e delle notizie non è bello e causa inutili incomprensioni

Convegno sul free software a Firenze

Da Zeus News:

A partire dal 5 settembre e nei quattro giorni seguenti si discuterà sul free software come alternativa di sviluppo.

A Firenze nel giorni 4/5/6/7 settembre, promosso dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze, dalla Camera di Commercio di Firenze, si terrà un convegno sui temi del Software Libero e dell’E-Government. La partecipazione è gratuita anche se è necessaria l’iscrizione on line.

Nel programma di questa “quattro giorni” ci sembra particolarmente degno di attenzione il seminario dal titolo
“Software libero: alternativa di sviluppo”, che si terrà presso la Fortezza Da Basso di Firenze, il 5 settembre dalle ore 14.30 alle 19.30.

Nel seminario, Giuseppe Orzati di Open Toscana presenterà la sua iniziativa. Angelo Buongiovanni, Assessore della Provincia di Pisa presenterà l’esperienza della sua amministrazione. Interverrano anche Paolo Bizzarri di I-cube per presentare il caso di una Open Source Company, Paolo Didonè di Prosa il suo caso di una Free Software Company.

Saranno presenti anche Georg Greve, Presidente della Free Software Foundation Europe, Bruce Perens, fondatore di Open Source Initiative, ed è previsto anche un collegamento in videoconferenza con Richard Stallman, fondatore del progetto GNU. Le conclusioni le terrà Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana.

Per maggiori informazioni: http://convegni.firenzeworldvision.it/

Consumare meno acqua grazie ai dispersori di spruzzo per lavandini

La siccità di quest’anno richiama l’opinione pubblica sull’importanza dell’acqua e di un utilizzo corretto delle risorse idriche.
Purtroppo i consigli su come sprecare meno risorse vengono fuori solo quando il bene consumato è scarseggiante, invece di essere ripetuti costantemente per entrare nell’uso comune.
Al di là di queste considerazioni, oltre ai consigli già trasmessi in televisione, c’è un metodo veramente poco impegnativo per ridurre i consumi di acqua, e consiste nell’applicare alle docce ed ai lavandini un dispersore di spruzzo.
Water Areator
Questi congegni, dal costo di circa 3-4 euro, permettono una riduzione consistente dei consumi, grazie all’aumento della pressione che forniscono al getto. Come quando laviamo l’auto con la gomma utilizziamo il pollice per chiudere parte del foro ed aumentare la forza del getto, allo stesso modo questi obbligano l’acqua a passare per un foro ristretto, permettendoci di usare meno acqua per ottenere la stessa forza per lavare i piatti. Con lo stesso semplice oggetto è inoltre possibile scegliere due tipi di getti: a doccia e normale, per consentire l’uso più appropriato dell’acqua in base all’esigenza.
Lo stesso principio si può applicare anche alle docce, permettendo una riduzione dei consumi, della spesa ed un utilizzo più appropriato di una risorsa così importante.
Water Areator
Una volta applicato non dobbiamo fare altro per anni, risultando una scelta molto poco impegnativa.
Quello delle foto è il modello della Siroflex, ditta italiana, che si chiama “Double Action Kitchen Aerator” e si trova in tutte le ferramenta.
Il becco è standard e universale, ed è applicabile a qualsiasi lavandino.

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