democrazia

Il costo della discussione

Romagnaoggi pubblica un resoconto dei costi del Consiglio Comunale di Forlì, nel quale si fornisce il dato di questi primi mesi di nuova amministrazione. Ogni consiglio, scrive, costa poco meno di 5000€.
Quindi, scrive, è positivo che nei primi 6 mesi ci siano stati 5 consigli in meno. Ci sono ancora margini di miglioramento, scrive.

Considerando che la media dei consigli nella scorsa amministrazione era di 2 al mese, 5 in meno in 6 mesi non sono una sciocchezza, ma quasi un dimezzamento. Ricordiamo che quella prima ancora vedeva un consiglio alla settimana.

Visto che tra il 2004 ed il 2009 i consigli duravano 4-5 ore, e che di certo questi non sono più lunghi, come si fa a dire che questa riduzione non ha inficiato nella qualità della discussione, e che ci sono ancora margini di miglioramento?

La partecipazione e la democrazia hanno un costo. Per fare un bilancio bisogna anche pensare ai costi delle decisioni sbagliate che si prendono senza un adeguato dibattito.

I costi veri della politica sono quelli delle mancate decisioni, delle cose fatte senza un confronto, degli errori non corretti prima delle realizzazioni perché non c’è stata una vera analisi prima, delle cose fatte fuori dal controllo di persone elette democraticamente.

Se continuiamo con questa demagogia sui costi (apparenti) della politica, prima o poi qualcuno si alzerà in piedi a chiedere con forza la monarchia, che non soffre certamente dei costi di funzionamento degli organi democraticamente eletti.

Democrazia partecipata?

Questo è il “NON Statuto”/ regolamento del Movimento di Beppe Grillo, scritto da Beppe Grillo con la partecipazione di Beppe Grillo ed i consigli di Beppe Grillo:

  • Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it
  • La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it. I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it.
  • (…)

  • Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.

Internet Uccide la Democrazia.

Voglio essere chiaro, io penso che la rete abbia enormi potenzialità anche nel migliorare il rapporto dei cittadini con la politica. Da anni il principale scopo del mio tempo libero sul web è proprio l’attivismo.

Per questo avrei dovuto aggiungere un “per adesso, purtroppo” nel titolo.

Il problema che voglio affrontare riguarda invece l’uso che gli utenti oggi fanno di internet per questioni politiche, e della fede irrazionale verso i nuovi strumenti come portatori di nuova e migliore democrazia.
Del resto la situazione attuale dimostra che da quanto internet esiste non è affatto aumentata la partecipazione, o la tutela degli interessi dei cittadini, e non tutti i paesi dove il web è più utilizzato sono esempi di democrazie aperte e partecipate.

L’aumento dell’uso di internet sarà una componente essenziale della democrazia che mi immagino in futuro, ma di certo non è sufficiente.

Oggi la partecipazione politica su web, purtroppo, non ha aumentato il peso delle nostre azioni, ma l’ha circoscritto. La protesta è stata come inserita nel piccolo (quanto crescente) spazio che si è ritagliata nel web, finora senza influenza nella vita reale. Basta pensare al peso che i candidati maggiormente sostenuti dagli internettiani hanno poi nelle competizioni elettorali.

Basta aprire ogni giorno Facebook per capire di cosa parlo: migliaia di gruppi, di petizioni, di sondaggi, che non hanno assolutamente nessuna ricaduta nella società.

Non è colpa del web, ma nostra: internet ha reso più facile per tutti fare queste cose, e queste cose sono diventate talmente facili e diffuse da diventare inutili.

Una volta una raccolta firme era una operazione complessa, che richiedeva un impegno di mesi. Oggi basta qualche minuto per farla partire, e se è abbastanza demagogica ed emotivamente coinvolgente il successo (in termini numerici) è assicurato.

Ma il numero di queste petizioni, come dimostra l’esempio della raccolta di firme settimanali di Repubblica, ne ha completamente azzerato l’importanza.

Il numero di messaggi, di temi che ci raggiungono ogni giorno è talmente elevato che l’attenzione che rivolgiamo a questi dura pochi istanti. Siamo preoccupati per un minuto della strage di animali in Nepal, poi un altro minuto per la fame nel Mondo, uno sulla violenza contro le donne ed immediatamente dopo ci sentiamo appagati del nostro impegno sociale. Detto fatto, tutto nascosto nel cassetto delle migliaia di cose importanti, pronti per la prima serata con la De Filippi.

Io credo che si debba fare un passo in avanti. Forse l’evoluzione avverrà naturalmente, forse dovremo dargli una spinta.
Tutti sanno tirare un sassolino nello stagno, in pochi riescono a tenere duro spingendo una roccia pesante.

Questa roccia è piena di responsabilità ed impegno. Finché le nostre azioni saranno prive di responsabilità ed impegno personali, come l’adesione al nuovo gruppo di Facebook contro la violenza sulle cimici della Nuova Zelanda, sarà solo tempo perso. Al limite metterà pace nelle nostre coscienze, limitando così la necessità di un impegno concreto.

Quando finalmente inizieremo a metterci la faccia, sudando un po’ per costruire consenso su questioni non universali, quando inizieremo a rischiare su questioni spinose e prese di posizioni scomode, allora avremo fatto questo passo.

Finché l’attivismo politico sul web sarà semplice, di convenienza, quasi inesistente nella sua comodità, allora internet non sarà affatto uno strumento utile per la democrazia. Per questo guardo con attenzione alla manifestazione contro Berlusconi, anche se non mi piace la solita demagogia del “noi siamo altro” per slegarsi da ogni responsabilità pregressa e futura di chi potrebbe condividere lo stesso pezzo di strada.

Per carità, venga pure anche dell’altro, ma creare venti movimenti nuovi l’anno (con durata annuale) per cercare di raccogliere più gente non ha nessun senso.

Se e quando questo diventerà pesante, se saremo capaci di spostare finalmente qualche roccia, allora forse si apriranno strade finora inesplorate e probabilmente molto utili.

I Verdi verso un nuovo soggetto ecologista autonomo

Nonostante i TG nazionali nella fretta di chiudere avessero dato la notizia della vittoria della mozione che candidava la De Petris come nuova portavoce dei Verdi, ancora prima che terminassero le operazioni di voto, il risultato delle urne ha restituito la vittoria a sorpresa di Angelo Bonelli.

La sua mozione, che ho sostenuto assieme a tutto il gruppo della nostra Provincia, chiedeva l’abbandono del progetto di un partito unico con Sinistra Democratica e vendoliani ed il rilancio di un partito ecologista in stile europeo.

Questo risultato è la dimostrazione che la democrazia interna dei partiti è fondamentale, perché se è garantita la discussione e le decisioni sono partecipate permette al gruppo di prendere una strada diversa da quella che ha tracciato il leader.

Oggi si apre una nuova e lunga strada, occorrerà ricostruire un gruppo ed una immagine, tornare indietro rispetto alle scelte sbagliate fatte negli ultimi anni e recuperare le teste che nel frattempo per questi motivi si sono allontanate.

Lo spazio politico c’è. In tutto il Mondo le forze ecologiste hanno prima predetto poi dimostrato che economie diverse, rispettose e non avide di risorse, sono possibili.

Ora è giunto il momento di andare avanti e metterle in pratica.

Ecclestone: Hitler sapeva far funzionare le cose

Il patron della formula 1:

Meglio i regimi totalitari alla democrazia, meglio Adolf Hitler per la sua capacità di «saper far funzionare le cose» che i politici moderni. E ancora Saddam Hussein era l’unico in grado di controllare l’Iraq, così come i talebani con l’Afghanistan. (…)

Il 78enne multimilionario britannico nel corso di un’intervista al Times ha stigmatizzato la debolezza dei politici contemporanei, ancora più evidente al cospetto delle virtù delle «forti leadership». «Al di là del fatto che alla fine è stato cacciato e persuaso a fare cose che non so se voleva fare, Hitler era nella condizione di comandare molta gente e di far funzionare le cose – le parole di Ecclestone -. Alla fine si è perso e non è stato un buon dittatore perchè o sapeva che le cose andavano in una certa direzione e ciononostante ha insistito, oppure ha lasciato che andassero così. Quindi non è stato un dittatore».

Non ci si può sollevare da un giudizio con la considerazione che questo pensiero folle proviene “solo” dal presidente della F1.

In realtà questo ragionamento è la conclusione logica di un percorso che parte dalla demolizione del valore della democrazia e dal disinteresse per le sue regole e conseguenze.

Vi consiglio di leggere il libro di Paolo Cortesi “Quando Mussolini non era Fascista” ed individuare i molti parallelismi che si possono scovare con l’attualità.

Purtroppo Ecclestone non è affatto una eccezione, ma ha semplicemente fatto l’errore di citare Hitler nel mezzo di considerazioni qualunquiste sull’efficienza dello Stato, purtroppo molto più diffuse.

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