Denuncia

Aeroporto di Forlì: altri 6 milioni di euro di debiti

Ogni anno il debito dell’aeroporto Ridolfi di Forlì aumenta. In Consiglio verrà portata la richiesta di un ripiano di 6 milioni di euro, ai quali seguiranno 9 milioni che in teoria dovrebbero mettere i privati. In Commissione, oltre a ribadire la mia contrarietà al continuo aumento della spesa, ho chiesto chi metterà quella quota se i privati non decideranno di investire, e non ho ricevuto risposta.

Data l’impossibilità di un guadagno per un aeroporto, i privati potrebbero essere interessati solo in un quadro che li veda protagonisti nella trasformazione urbanistica di tutto il territorio adiacente, ora quasi tutto privo di costruzioni. Vale la pena continuare con questo sfruttamento del territorio, senza pensare alle costruzioni invendute e sfitte che già prendono polvere nella nostra città?

Il business plan prevede nei prossimi anni 40 milioni di investimenti, fino ad arrivare a 100 milioni per i prossimi 40 anni.
Il tutto senza un accordo regionale con gli aeroporti di Bologna e Rimini, che continuano a fare la gara tra loro per rubarsi passeggeri (a danno della collettività, visto che sono tutti pubblici), prevedendo l’esternalizzazione ai privati degli utili e l’assunzione di tutti i debiti da parte del pubblico.

Ogni anno questo debito aumenta, nel 2008 erano 4 milioni, nel 2007 3,5 milioni, nel 2005 un milione.

Al contrario di quanto veniva detto, come denunciavamo anni fa con l’aumentare dei passeggeri aumentano anche i debiti, fino ad arrivare ad una situazione insostenibile per il Comune, rimasto isolato anche rispetto ai comuni limitrofi che beneficiano della struttura senza accollarsene le spese.

Provate a dividere per il numero dei cittadini di Forlì queste spese, e pensare se non sia più conveniente fare altro (investendo magari su qualcosa di più redditizio) o diminuire di queste quote le tariffe comunali.

Carlucci: stop all’anonimato in rete

Ho già parlato male delle idee di Gabriella Carlucci sul diritto d’autore e su internet, ma pare che questa volta si sia superata.
Dopo i 4 anni di prigione a chi viola il copyright , la stampa clandestina per chi tiene un blog, la censura sul web proposta da D’Alia, ora arriva anche il divieto di anonimato.

Sia chiaro, in questo caso non si tratta di perseguire chi commette reati, ma impedire qualsiasi tentativo di pubblicare i contenuti in forma anonima. Così verrebbero a sparire, ad esempio, tutte le denunce fatte dai cittadini che per qualsiasi motivo non possono rendere pubblica la loro identità (ad esempio chi ha paura di perdere il proprio lavoro, ma vuole denunciare la violazione di norme sulla sicurezza).

Internet è un mezzo che dovremmo imparare a considerare come la stampa, che protegge le proprie fonti. Gli strumenti per bloccare eventuali reati ci sono, indipendentemente dalla forma con la quale vengono inseriti negli spazi pubblici.

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.(Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo)

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