Di Pietro

Inceneritori: è necessario difendere le sacrosante battaglie

Mentre nelle puntate sugli omicidi italiani più famosi si invitano criminologi ed esperti di polizia scientifica, sulla raccolta dei rifiuti si chiamano a parlare Matteoli, Casini, Di Pietro e Nicolais. Una trasmissione d’informazione all’italiana, nel quale nessuno dava voce ai tecnici indipendenti o politici di opinione diversa, che dichiarino quanto inceneritori e discariche siano pericolose per la salute.

Matteoli è arrivato a dire di aver toccato, forse con un brivido di eccitazione, il fumo dell’inceneritore di Brescia, giurando di aver trovato le sue mani pulite.
Una tristezza infinita.

La proposta di questi saggi è la solita: la soluzione sta inceneritori e nelle discariche, qualche scelta contro la volontà dei cittadini bisogna prendersela responsabilmente. La raccolta differenziata viene citata così, ogni tanto, giusto per pulirsi la bocca dalla diossina. Si sente anche nell’intonazione che sotto sotto si ride: raccolta differenziata seria ed inceneritori sono in contrasto, loro lo sanno bene, così si fanno solo differenziate fasulle, che selezionano solo i rifiuti per gli inceneritori.

Di Pietro ha dichiarato ancora una volta la sua opinione favorevole agli inceneritori, in contrasto con quanto detto qualche mese fa (che a sua volta era in contrasto con tutti i voti precedenti). Si è spinto oltre: ha dichiarato che VALUTERA’ COSA VOTARE SULLA SFIDUCIA AL MINISTRO PECORARO SCANIO, proposta dal centro-destra. Magari avesse avuto lo stesso coraggio nei confronti di Grillo, che su questo tema dice le stesse cose dei Verdi e di Pecoraro.

La camorra non esiste più, le ecoballe neppure, la responsabilità oggi sta in chi propone alternative alle richieste di Confindustria e dei suoi potenti soci. I media banchettano già sul cadavere dei Verdi, strizzando l’occhiolino ai poteri forti che ne detengono le proprietà.

Sinceramente non sono stupito del fatto che il centro-destra cerchi di elevare lo scontro politico proprio come fanno Casini e Matteoli, con l’occhiolino consenziente di Nicolais e Di Pietro, che come su molte altre questioni sono d’accordo con chi ha preso i voti con un programma elettorale opposto al loro.

Ora però bisogna che tutti coloro che conoscono la verità facciano la loro parte.

Bisogna difendere le battaglie sacrosante contro impianti pericolosi, alcuni dei quali sono stati bloccati dalla magistratura.

E’ necessario difendere le popolazioni che hanno morti in casa a causa degli impianti che polverizzano gli inquinanti e li rendono invisibili sia all’occhio nudo sia a quello degli enti competenti spesso poco vigili.

E’ necessario difendere chi ha condotto finora questa battaglia, a volte in solitudine, attaccato dalle stesse persone che avrebbero potuto semplificare il conseguimento di quegli obiettivi che erano condivisi.

E più che mai sarà utile segnarsi in un foglio a due colonne chi oggi subisce gli attacchi per la sua contrarietà agli inceneritori e chi invece accusa gli altri di essere contrari alla loro costruzione, strumentalizzando un disastro di enormi proporzioni come fanno i peggiori sciacalli.

Così, magari, domani decideremo di non affidare la nostra vita a chi oggi la minaccia per l’unico fine che sembra conoscere: il denaro.

Di Pietro cambia opinione sugli inceneritori

Di Pietro lancia una accusa, affermando che tra i mali del problema rifiuti di Napoli oltre alla camorra c’è la posizione di chi si è opposto agli inceneritori. Finalmente mostra la sua vera faccia su questo argomento: nell’Aprile 2006 lui stesso aveva detto stop agli inceneritori, sull’onda delle proteste nate in tutt’Italia.
Oggi cambia idea e dice il contrario.
Io continuo a pensare, invece, che gli inceneritori possano essere resi inutili dalla raccolta porta a porta dei rifiuti. Ed in ogni caso, il problema di Napoli deriva dall’idea delle ecoballe, dall’elevata produzione, dall’immenso spreco di denaro pubblico e da tanti anni di gestione da parte di commissari poco competenti, nella migliore delle ipotesi.

Vorrei ricordare che a Napoli si spende più di 200€ a tonnellata per smaltire i rifiuti, contro cifre inferiori ai cento per la raccolta porta a porta, che secondo alcuni in malafede sarebbe la modalità più costosa.

Perché risolvere un problema una volta per tutte, d’altra parte, se fa guadagnare tutti?

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