diritto di voto

Statuto Comunale e Regolamento: ovvero esempi pratici di riduzione della partecipazione politica.

In quasi tutti i programmi elettorali ci sono ampi riferimenti alla partecipazione dei cittadini alla vita politica. Poi, però, non manca occasione per un taglio degli strumenti che la permettono, e tutto questo spesso in assenza di proteste o dibattiti da pate di chi viene penalizzato.
Questa volta tocca allo Statuto ed al Regolamento comunali di Forlì, che con una serie di novità concordate in ufficio di presidenza (con unici membri il presidente del Consiglio PD ed il vice-presidente PDL), vuole di fatto limitare di nuovo i poteri del Consiglio Comunale e degli strumenti di partecipazione per i cittadini.

Noi abbiamo chiesto il rinvio della discussione al dopo elezioni, perché il Consiglio si scioglierà tra un mese e non è corretto approvare in fretta e furia nuove regole per limitare il prossimo, come avviene per le leggi elettorali fatte un mese dopo la partenza della campagna elettorale.

Tra le modifiche più importanti ci sono la proposta di rendere segrete le commissioni consiliari (nonostante il testo unico degli enti locali dica espressamente il contrario), l’obbligo per chi elegge un solo consigliere di costituire gruppo unico (limitando quindi l’accesso alle commissioni ed agli approfondimenti pre-consiglio), l’eliminazione dei rappresentanti della consulta degli stranieri dal Consiglio (nemmeno senza diritto di voto), l’eliminazione delle interrogazioni e delle istanze dei cittadini, e molto altro.

Su questo farò una dura battaglia, perché la continua diminuzione del potere degli organi elettivi porta non solo ad una riduzione della possibilità di partecipare dei cittadini, ma anche un peggioramento delle politiche amministrative, che si vedono private del ruolo di indirizzo e controllo che queste hanno.

Oggi si misura la democraticità e la volontà di garantire la partecipazione dei cittadini dei partiti e delle liste previste nel Consiglio. Chi troverà un accordo sul taglio dei poteri ai cittadini ed ai loro rappresentanti sarà meno credibile, tra qualche mese, quando parlerà di nuovo di partecipazione, confronto, democraticità.

Aggiornamento: questi sono i file delle bozze che ci sono stati presentati: statuto-28-gennaio-2009, regolamento-del-cc-con-raffronto-testi-20102008

Referendum, election day, furbizie e demagogie.

Ho seguito un po’ il dibattito sulle accuse alla Lega Nord per quanto riguarda l’election day e lo spreco di denaro pubblico che avremmo se scegliessimo date diverse per elezioni amministrative, europee e referendum.
La cosa mi stupisce un po’, dal momento che per altri referendum la scelta è stata (a mio parere illogicalmente) diversa.

Prendiamo quello sulla procrazione assistita, con la Chiesa ed i partiti cattolici a favore dell’astensione: data 12-13 Giugno 2005. Pochi mesi prima c’erano state le europee (3-4 Aprile), l’anno dopo le politiche.
Però non una sola delle voci che si alzano oggi si espresse a favore dell’accorpamento delle date.

Io sono favorevole all’election day ed all’accorpamento di diverse votazioni per evitare sprechi di denaro pubblico, a patto che ci sia una norma che valga sempre, e non solo quando l’astensione avvantaggia chi è in maggioranza in Parlamento. Basterebbe dire che i referendum vanno SEMPRE accorpati ad altre elezioni, ed eviteremmo anche di accorpare sempre il voto degli indifferenti a quello dei sostenitori del NO.

Oggi chi protesta contro questo spreco lo fa in maniera strumentale (ogni elezione ha un costo), perché l’astensione punirebbe i promotori del referendum. Il referendum premia la lista più forte della maggioranza e punisce gli alleati, e questo significherebbe premiare PD e PDL (guardacaso entrambi favorevoli, oggi).

Oggi alla radio un senatore PD commentava negativamente il rischio del ritorno della frammentazione (tolto il politichese significa: se non alziamo i quorum perdiamo voti). Lo stesso dicasi per i rimborsi elettorali delle elezioni europee: ho sentito la proposta di eliminare quelli alle formazioni che non raggiungono il 4% per destinare questi soldi alle misure contro la crisi.

Ecco che torna la demagogia spicciola: si nasconde il vero obiettivo, che è zittire le voci alternative, tramite il ricorso a temi certamente importanti e toccanti, ma violentati dalla strumentalizzazione politica.

Oggi sia il referendum sia la questione dei rimborsi elettorali sono strumenti per chiudere, una volta per tutte, le porte ai partiti minori.
Questo significa anche che non ci saranno MAI PIU’ nuovi partiti e nuove iniziative politiche, che ovviamente alle prime tornate elettorali non otterrebbero percentuali a 2 cifre.

Se queste norme fossero state introdotte vent’anni fa, l’Italia dei Valori, i Verdi, la Lega Nord, Alleanza Nazionale – tanto per fare qualche esempio – non sarebbero mai esistite.

Riflettiamoci un attimo, prima di pensare che questa “semplificazione” non nasconda semplicemente una volontà egemonica ed antidemocratica.

Altrimenti andiamo fino in fondo, eliminiamo il diritto di voto oppure presentiamo una sola lista alle elezioni.

Del resto le dittature sono i sistemi di governo più semplici.

Perdita del diritto di voto e leggende metropolitane

Purtroppo anche nell’era di internet, dove basta un minuto per la veridicità di una affermazione, le leggende metropolitane continuano a diffondersi.
Una di queste vuole che si perda il diritto di voto se non si va a votare per un certo numero di volte. E’ una bufala. Il diritto di voto è un diritto sancito dalla Costituzione, non un obbligo.
Ci sono alcuni casi nei quali si perde il diritto di voto,che sono elencati nel DPR 20 MARZO 1967, n. 223 all’articolo 2, come nel caso dell’interdizione dai pubblici uffici, ma l’astensione prolungata non è uno di questi.

Un’altra bufala dice che le schede bianche vanno alla maggioranza. Non è così.
Le schede bianche, quelle nulle, ed il non voto non vengono contate, quindi vanno nella stessa percentuale degli altri votanti. Se 20 persone 10 si astengono, 3 votano A e 3 B e 4 C, allora i 10 astenuti hanno tutti espresso la loro volontà in questo modo: 30% A, 30%B, 40%C. Anche l’astensione, l’annullamento e la scheda bianca quindi esprimono il loro voto, decidendo di non scrivere nulla sulla scheda, perché non votando A,B o C hanno lasciato invariata la quota scelta dagli altri. La scelta peggiore di tutte, a mio parere.

Può capitare a tutti di avere una convinzione errata, sbagliare è umano. L’unico rimedio per migliorare e ridurre gli errori è ragionare, mettersi in discussione e verificare i dubbi, non fossilizzarsi e non credere alle rivelazioni per fede.
Stiamo atrofizzando la nostra capacità di analisi a forza di ascoltare a cervello chiuso il sentito dire.

E’ un vero peccato, perché abbiamo a disposizione la più grande biblioteca che il Mondo abbia mai visto alla distanza di pochi secondi di una ricerca automatica.

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