energie rinnovabili

Patto per il clima: la lista dei partecipanti al convegno di Forlì

Pubblico la lista delle persone che interverranno al convegno sul patto per il clima il 15 di Giugno a Forlì, presso l’Auditorium della Cassa dei Risparmi in via Flavio Biondo ore 15. (Convegno e Mostra di esempi pratici di una economia basata sul rispetto per l’ambiente)

Coordina: Sen. Sauro Turroni

Questo è l’elenco dei partecipanti al convegno:
Rocco Ronchi Ordinario di filosofia teoretica/Univ.tà dell’Aquila
Vincenzo Balzani Professore di chimica all’Università di Bologna specializzato in nanotecnologia
Grazia Francescato Deputata Verde
Loredana De Petris Senatrice Verdi e membro Commissione Ambiente Senato
Enrico Rubboli Econaturale/artigiano-falegname
Franco Falletta Ditta Falletta Sistemi alternativi riscaldaldamento
Mauro Marconi Ecosfera/Raccolta diff.ta porta a porta Forlimpopoli
Giovanni Dominici Biogas Energia srl
Ennio Gianpreti Soems/turbine elettriche
Erica Cortesi Ing.- Cclg- pannelli fotovoltaici
Renato Mariotti Pres. prov.le-Cna Econaturale
Lino Goffredo Ditta Pirrini Paola S.r.l. Energie rinnovabili
Renzo Ricci Dir. tecnico – E.s.co.cre srl efficienza energetica edifici (ESCO)
Michele Mordenti – Presidente FoLUG – Software libero nel Comune di Imola
Max Barzanti – Impianti solari termici
Romeo Giunchi – Gruppi di acquisto solidale
Massimo Dall’Aglio Dir. soc. E-gas- e Florgas impianti conversione gpl
Graziano Rinaldini Presidente Formula Servizi
Maurizio Faeti Tecnoservizi snc
Alberto Nadiani Agenzia Casa Clima Bolzano
Luca Pantieri Fase Engineering
Green line mobility Bici elettriche e altri mezzi ecologici
Paolo Petracci Bioplanet – strategie di controllo biologico (allevamento di insetti utili)
Barbara Martini Movimento Impatto Zero (MIZ) Cesena
Aldo Frulla Ecoverde S.r.l. Raccolta, separazione, lavorazione e riciclaggio dei rifiuti solidi urbani
Sandro Brina LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Clima e biodiversità.
Jin Han Qun per SHUN TAI – Energia Solare
Daniele GuardigliDue Ruote, Scooter Elettrici

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Peak oil – ovvero la verità dietro le guerre

Come tutti certamente saprete in questi giorni il costo del petrolio è salito sopra i 70 dollari al barile. La spiegazione, si dice nei comunicati stampa, è semplice: la crisi con l’Iran causa tensioni che aumentano i costi di questa materia prima.

Ma è veramente così? I costi del petrolio, sempre in aumento da diversi anni, sono sempre causati da tensioni internazionali? Oppure i conflitti e gli inasprimenti dei rapporti tra gli stati produttori ed i maggiori consumatori sono causati dagli aumenti strutturali del costo del petrolio?

In questo articolo voglio introdurre uno studio, ormai diventato storico, ed una proposta concreta per risparmiare energia, denaro e risorse ambientali.

Nel 1957 un geologo americano, M. K. Hubbert, elaborò un modello matematico per studiare la produzione USA del petrolio. Questo modello prevedeva nel 1970 il momento nel quale la produzione del petrolio americana avrebbe avuto il picco, per poi scendere in quantità e qualità dell’estrazione e salire in termini di costi.

Nessuno gli credette, fino al 1971, anno in cui i petrolieri texani scoprirono che l’estrazione era si faceva sempre più difficile, fino a fermarsi a causa dell’aumento repentino dei costi che non la rendeva economicamente equivalente. Nella seconda immagine vediamo le tre ipotesi sulle quantità di petrolio prodotte in funzione del tempo. Se la produzione crescesse al ritmo degli ultimi anni, avremmo l’ipotesi A, con un crollo vertiginoso dovuto alla fine delle scorte.

Se la produzione rimanesse costante nel tempo, senza aumenti, avremmo l’ipotesi B, altrettanto drammatica per le conseguenze che la linea verticale avrebbe sull’economia mondiale. Hubbert ipotizzò invece un andamento descritto dalla linea C, dove una volta superato un certo limite la produzione sarebbe diminuita gradualmente, a causa dell’aumentare dei costi e della difficoltà di reperimento del greggio.

Il Peak oil è quel limite, il momento del grafico della produzione annuale del petrolio nella quale l’estrazione è al suo massimo livello. La crescita continua della domanda richiede un aumento della produzione, che non può essere continua a causa dell’esauribilità della fonte. Dopo il picco si produrrà sempre meno petrolio ed i costi aumentano a causa della domanda che non scende dello stesso tasso della produzione.
Il fatto che la decrescita della produzione sia graduale e dolce nel grafico non deve però trarre in inganno: gli effetti sull’economia e sui nostri stili di vita saranno sicuramente importanti e netti, a meno che non ci si prepari adeguatamente per limitare la nostra dipendenza da questa fonte energetica non rinnovabile.

Cosa ci aspetterà dopo il picco? Le conseguenze sono abbastanza prevedibili: un innalzamento dei prezzi delle merci e del trasporto, instabilità politica, recessione economica, guerre per le risorse. Di fatto nulla di particolarmente diverso rispetto alla situazione degli ultimi anni, ma sicuramente ci sarà un peggioramento di tutti questi problemi.

Un geologo irlandese, Colin Campbell, ha fondato un’Associazione per lo studio del Picco Petrolifero (Aspo), che tiene sotto controllo la
il grafico di Hubbert a livello globale e studia numerose alternative energetiche per prevenire la crisi successiva al raggiungimento del picco.

Anche in Italia ne esiste una sezione, di cui sono socio, che vanta numerosi e prestigiosi esperti. Il presidente è Ugo Bardi, docente universitario del dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, ed il comitato scientifico è formato da professori, ricercatori, esperti indipendenti ed autori di testi autorevoli sulle energie rinnovabili.

Secondo questi esperti il picco di produzione del petrolio “pulito” (area puntata della terza immagine) sarà nel 2007, mentre gli altri tipi più difficili da raffinare sposteranno il picco poco più avanti, ma con conseguenze pesanti sull’impatto ambientale.

I metodi per uscire da questa crisi imminente ci sono, ma bisogna investire subito (o meglio da ieri, come hanno fatto altri stati con Governi più lungimiranti) su alternative credibili, efficienti ed economiche.

Il presidente di ASPO ha pubblicato tra gli altri una serie di articoli sulla mobilità elettrica, facendo particolare attenzione agli scooter elettrici. Quasi inesistenti come numero di veicoli immatricolati questi scooter hanno una autonomia di 40-50 km (Il lepton della Oxygen, l’EVT 4000e o l’EVT 168) a 45-50 km/h, fanno 100km con meno di un euro di elettricità, hanno emissioni zero e si ricaricano mentre frenano o vanno in discesa. Niente di futuribile, a Firenze ne esistono già circa 3000 totalmente funzionanti, grazie anche alla diffusione delle colonnine di ricarica ed agli incentivi per l’acquisto.
Questi scooter si ripagano dopo un paio di anni, costano dai 1200€ ai 3000€ a seconda dei modelli e fatto un cambio di batterie anche i modelli usati sono come nuovi (perché hanno meno parti consumabili messe sotto sforzo). Il costo maggiore, quindi, diventa quello della sostituzione delle batterie, da fare ogni 3 anni circa con i modelli attuali al Piombo. Anche includendo questo, siamo ad 1/10 circa delle spese di viaggio di una utilitaria a benzina.

Se facciamo un paragone con la mobilità a petrolio possiamo pensare ad uno scooter elettrico come un mezzo che fa 90 chilometri con un litro, grazie ad una migliore efficienza del mezzo.
Ma questo non è il solo ed unico vantaggio che hanno, e non è solo per questo che ASPO cerca di diffonderne l’utilizzo assieme all’uso delle rinnovabili. Le fonti di energia rinnovabile soffrono di un problema abbastanza pesante: sono discontinue. Alternano tempi di abbondanza e di scarsità nell’arco di una stessa giornata e variano in quantità considerevoli nell’arco dei mesi dell’anno.
E’ chiaro, quindi, che da un lato si debba cercare di produrre da fonti diverse, che si completino a vicenda (vento e sole, acqua e geotermia, etc.), e dall’altro cercare mezzi che permettano di immagazzinarne in grande quantità. L’idrogeno è un esempio: la produzione di idrogeno attraverso energie rinnovabili ha senso, ma l’energia sprecata per questo ulteriore passaggio intermedio è tanta e quasi certamente non potremo permettercela a meno di non ricorrere al nucleare.
I mezzi elettrici hanno quindi un doppio vantaggio: l’investimento ed il mercato di questi va a diretto beneficio della ricerca sulle batterie e sull’efficienza dell’immagazzinamento, permettendo allo stesso tempo un immediato ritorno economico.

Con uno scooter elettrico, quindi, si risparmia e si finanzia un mercato che è ancora troppo poco sviluppato a fronte di una grande potenzialità.

Per ultima è necessario fare una considerazione sul nucleare: anche l’Uranio è alla soglia del picco di produzione. Anche senza pensare a Chernobyl bisogna tener presente che i costi dell’energia nucleare d’ora in avanti aumenteranno. Nessuna azienda privata si sognerebbe mai di pensare al nucleare, a meno che non possa escludere dai bilanci i costi ambientali, lo smaltimento delle scorie, le spese militari per difendere un obiettivo sensibile e pericolosissimo.

Il problema del Peak Oil è importante e solo in questi ultimi mesi se ne sente parlare nei quotidiani ed in alcune trasmissioni lungimiranti, come quella di Fazio. Dopo cinquant’anni di studi teorici che ci avrebbero permesso di prepararci per tempo, ora siamo agli sgoccioli ed i governi continuano a far finta di nulla. Ma anche per questo c’è una risposta degli studiosi: Misperception of Dynamics, di cui parleremo probabilmente in una prossima puntata.

Programma Elettorale Alessandro Ronchi 2004

Ambiente ed Ecologia

Economia e rispetto per il nostro futuro

Lo sviluppo della società non può prescindere dalla sostenibilità del nostro operato. Troppo spesso, in nome di una crescita economica, si ignorano le normali regole del buon senso e si agisce senza pensare che possa esistere un domani.
in questo campo credo che sia necessario valutare sempre con occhio critico l’impatto ambientale dei progetti che vengono portati avanti, favorendo un economia basata anche sul rispetto del nostro territorio e di noi stessi. Questo obbiettivo non è contrastante con lo sviluppo economico, si tratta di cercare di indirizzare le imprese a fare business in maniera adeguata, favorendo la ricerca sulle energie rinnovabili, sulla riduzione delle emissioni industriali, sul risparmio energetico e su tutti quei settori che possano ridurre il nostro impatto con il territorio. Altri paesi nel mondo hanno già iniziato a guadagnare su queste opportunità, creando un mercato su settori per noi ancora inesplorati.
Ritengo quindi opportuno che anche il nostro territorio inizi un processo di questo tipo, favorendo allo stesso tempo economia locale e rispetto per l’ambiente.

Il bilancio ambientale locale

Occorre conoscere, quantificare, valutare e gestire – ogni anno – ciò che influisce sull’ambiente e sul nostro territorio come, ad esempio, quanti rifiuti sono stati prodotti, quanta acqua è stata consumata, quanto suolo è rimasto inedificato, se e come è aumentato o diminuito il verde, il livello di inquinamento dell’aria, quanta energia è stata prodotta e consumata, quante risorse sono state sottratte oppure rese disponibili, etc.
Il bilancio ambientale locale è uno strumento che deve contenere non solo dati numerici (fisici e/o monetari), ma anche indicazioni circa i risultati ambientali delle politiche attuate o da attuare da parte dell’amministrazione pubblica.
Il bilancio ambientale deve seguire lo stesso iter dei documenti pubblici di bilancio con la specifica finalità di integrare la variabile ambientale nel processo decisionale pubblico di governo.

NO ad altre centrali elettriche ed agli inceneritori

La riduzione dello spreco di risorse energetiche e l’introduzione di una adeguata politica che premi e favorisca la raccolta differenziata sono due temi fondamentali in ogni programma portato avanti dai Verdi da sempre. Ora, a differenza di quello che si poteva dire in passato, esistono esempi di realtà dove queste politiche hanno funzionato ed hanno dimostrato che una riduzione del nostro impatto ambientale, a tutto vantaggio della nostra stessa salute, è possibile.
Per questo si può dire NO alla centrale termoelettrica ELETTRA, e NO a nuovi inceneritori, se vengono promosse alternative valide per la risoluzione del problema rifiuti ed energetico.

NO agli organismi geneticamente modificati

In Europa l’80% della popolazione è contraria all’importazione ed alla produzione di OGM. Ciò nonostante, l’unione europea permette l’importazione di una ventina di prodotti geneticamente modificati, anche per non incorrere su sanzioni amministrative da parte del WTO, che effettua continue pressioni sui nostri governi per permettere alle produzioni americane di essere vendute anche da noi. Gli OGM non risolveranno il problema della fame nel mondo, soprattutto se la ricerca viene lasciata esclusivamente in mano alle grandi multinazionali del settore, che brevettano le loro scoperte e rendono dipendenti dalle loro forniture i contadini. A livello locale è necessario mantenere un sistema rigido di controlli per determinare la provenienza delle sementi da coltivazione, e permettere ai cittadini di essere consapevoli di quello che stanno per acquistare e mangiare.

Prodotti Biologici

I prodotti derivanti da coltivazioni biologiche, sempre più richiesti e sempre più utilizzati nelle nostre tavole, sono il frutto di una continua ricerca di metodologie per la produzione senza pesticidi o elementi chimici. A livello locale occorre facilitare tramite adeguate risorse la produzione che rispetta questi criteri ed intensificare i controlli post-produzione per offrire maggiori garanzie al cittadino che effettua questa scelta consapevole.

Informazione e politica partecipativa

Ritengo sia necessario portare avanti un programma di partecipazione attiva dei cittadini nella vita politica comunale attraverso sistemi di comunicazione innovativi. A questo scopo si deve valutare la messa in opera di sistemi che garantiscano queste possibilità, partendo dall’opera dei partiti e delle persone.

Informazione verso ai cittadini delle politiche comunali

I cittadini devono poter informarsi sulle questioni della politica comunale, ma anche nazionale, alle quali sono interessati. In questo modo si fornisce anche un modo per il controllo dell’operato delle forze politiche, ed al contempo una partecipazione attiva che permetta di operare al meglio e in maniera più vicina possibile agli interessi di tutti i cittadini.
Attraverso nuovi strumenti di informazione su internet, è possibile ed importante creare degli spazi dove i cittadini possano partecipare alla vita politica e capire le decisioni che si stanno prendendo.

E’ necessario quindi creare una sorta di piazza virtuale dove discutere, quindi, con il vantaggio di poter partecipare a qualsiasi ora della giornata, tenendo sempre traccia dei discorsi. Un luogo dove sia anche possibile tracciare la storia delle decisioni, l’iter delle idee che passano attraverso le nostre amministrazioni politiche ed i governi nazionali ed europei.

Veicolazione delle iniziative politiche proposte dai cittadini

I cittadini devono poter comunicare ai loro politici i dettagli sulle questioni che ritengono rilevanti, per permettere loro di portarle avanti attraverso gli adeguati strumenti della politica amministrativa comunale.

Creazione di nuovi spazi per il dialogo politico

I cittadini devono inoltre trovare un nuovo spazio per la discussione dei temi centrali della politica, affinché con il dialogo si arrivi ad una decisione ragionevole sulle questioni, assieme all’aiuto dei politici che poi dovranno portare avanti queste decisioni.

Programma Continuo

Tramite internet ed i nuovi strumenti di comunicazione è possibile mantenere vivo un programma politico, che si distacchi dal solito e solo contesto elettorale. Il programma elettorale può quindi diventare uno strumento che accompagni le iniziative del candidato alle elezioni, che una volta eletto potrà pubblicare informazioni su come procedono gli obbiettivi che si era predisposto, aggiungere di nuovi e mostrare il suo operato ai cittadini, che possono svolgere un ruolo di controllo ed allo stesso tempo un ruolo attivo, partecipando alla stesura del programma continuo del candidato che hanno votato. Se verrò eletto queste pagine saranno affiancate quindi da un resoconto di come sto muovendomi per portare a termine i punti che ho proposto in campagna elettorale, ed allo stesso tempo raccogliere altre idee per procedere oltre quello che è stato detto in questa fase.

Sicurezza e Privacy del cittadino

Telesorveglianza

In questi ultimi mesi le amministrazioni locali hanno installato un sistema di telesorveglianza, simile a quello utilizzato da città molto più grandi e con maggiori problemi di sicurezza. L’installazione di telecamere per controllare il territorio, come ha osservato anche il garante della privacy, non aumenta la sicurezza dei cittadini, perché risulta inefficace nella riduzione dei crimini. La videosorveglianza, inoltre, deve rispettare i provvedimenti del garante per la privacy, quindi le immagini devono rimanere per una durata molto limitata nel tempo ed i cittadini devono essere avvertiti con appositi cartelli della presenza delle telecamere. In ogni caso, la politica della telesorveglianza a Forlì dev’essere completamente rivista, in favore di altre soluzioni. Soluzioni che partano con l’obbiettivo di invertire l’idea dei cittadini che un certo livello di illegalità sia normale ed accettabile.
Chi è disposto a rinunciare alle proprie libertà in cambio di un po’ di sicurezza non merita ne la libertà ne la sicurezza – B.Franklin

Politiche giovanili

Aiuti alle iniziative imprenditoriali provenienti dai giovani

Finito il percorso formativo scolastico ed extra scolastico i giovani si trovano spesso nel problema di pensare ad un impegno lavorativo soddisfacente. Le iniziative imprenditoriali promosse dai giovani hanno diverse facilitazioni e risorse esclusive dedicate, ma manca una adeguata comunicazione di queste possibilità che arrivi veramente ai destinatari. Credo che in primo luogo sia fondamentale che questa situazione migliori, e successivamente di concerto con le associazioni di categoria ed i gruppi interessati si possano trovare ulteriori forme di aiuto per le fasi di avvio e di mantenimento delle attività imprenditoriali giovanili

Facilitare l’impiego stabile dei giovani disoccupati

Nel nostro comune il tasso di disoccupazione giovanile è relativamente basso, ma questo non toglie priorità al problema, che rimane centrale nella vita delle persone. Spesso e sempre con maggiore rilevanza l’impiego giovanile è reso problematico da contratti senza una adeguata assistenza previdenziali (i vecchi Contratti di Collaborazione Coordinata e Continuativa ed i nuovi Contratti a Progetto) oppure da contratti di apprendistato che non sono realmente formativi e vengono utilizzati solamente per risparmiare sugli stipendi e sulle tasse. Questo problema, diffuso in tutto il nostro paese, può essere ridimensionato tramite adeguate forme di informazione rivolte sia a chi sta cercando lavoro sia a chi è in cerca di personale. Oltre all’informazione, si devono studiare adeguate forme di sostegno ed aiuto che vadano a compensare le maggiori spese sostenute da chi offre lavori a tempo indeterminato, in modo da diminuire le percentuali di impieghi non stabili a favore di una maggiore sicurezza sul futuro dei dipendenti.

Accessibilità

Eliminazione delle barriere architettoniche

Il comune si deve fare carico di controllare che non vengano create nuove barriere architettoniche che ostacolino l’accesso ai servizi pubblici da parte dei cittadini disabili. Oltre a questo, si deve procedere con maggiore solerzia di quella attuale nella eliminazione degli ostacoli che ancora sono presenti nel nostro territorio. I cittadini devono avere le stesse possibilità di accesso ai servizi, in maniera totalmente indipendente dalla salute fisica, dalle capacità motorie e dal tipo di servizio offerto.

Scuola

La scuola come fucina di progetti culturali

In questo periodo di svalutazione dell’importanza della formazione da parte del governo, credo sia necessario fare tutto il possibile affinché la scuola torni al centro delle attività culturali delle nostre città. Lavoro precario, continue necessità di aggiornamento rendono fondamentale per il cittadino una formazione continua anche dopo anni di lavoro, non solo prima dell’inserimento nell’attività professionale.
Le scuole, quindi, devono farsi promotrici di iniziative rivolte non solo ai ragazzi, ma anche ai lavoratori che intendano continuare la loro formazione per un miglioramento delle condizioni di lavoro.
Si devono incentivare i progetti di formazione informatica, linguistica, specialistica, riutilizzando le strutture già disponibili in orari di inutilizzo e realizzando nuovi strumenti, tenendo in seria considerazione anche la formazione a distanza.

La scuola nell’era dell’informazione

I nuovi strumenti disponibili per la veicolazione delle informazioni promettono agli istituti scolastici potenzialità finora rimaste inespresse. Attraverso un miglioramento della connettività verso la rete internet, un adeguamento dei laboratori alle nuove esigenze, una connessione tra istituti diversi, la fruizione di nuovi spazi comuni, sarà possibile fornire sempre più servizi a vantaggio dei cittadini, favorendo allo stesso tempo l’utilizzo delle professionalità interne alle scuole ed incentivando gli stessi docenti che dimostrino buone capacità progettuali.

Università

Promozione dei progetti universitari all’interno degli spazi del Comune

L’Università all’interno della città deve essere non una scatola chiusa, ma un luogo dove sviluppare cultura e far progredire insieme Città ed Ateneo. Gli spazi universitari devono rimanere aperti alle iniziative degli studenti, ed essere anche vetrina dell’Università verso la Città. Le sedi decentrate del nostro Ateneo sono purtroppo molto legate agli orari di lezione, mentre con adeguato personale potrebbero rimanere aperte anche come luogo di scambio culturale per i giovani iscritti, per iniziative legate ai corsi di studio ed agli ambienti di ricerca sviluppati all’interno delle nostre sedi. In questo dobbiamo avvicinarci al modo di utilizzare gli spazi culturali universitari di Bologna, ed allontanarci dal modello scolastico al quale le riforme stanno invece portandoci.

Incentivi allo sviluppo dell’Università all’interno delle sedi di Forlì e Cesena

Si deve cercare il massimo sviluppo possibile delle sedi universitarie all’interno del Comune di Forlì e quello di Cesena, dove con sviluppo non si intende un numero di iscritti che sia in continua crescita, ma un processo che porti a valorizzare agli occhi della comunità internazionale i corsi di laurea locali. Si deve quindi puntare a cercare di migliorare il sistema universitario dell’Ateneo di Bologna nella Provincia, partecipando attivamente come amministrazione nella gestione degli spazi concessi all’Università, cercando di migliorare la vita degli studenti, dei ricercatori, e cercando di attrarre ed insediare al contempo i migliori professori che il nostro Ateneo produce, fornendo una valida alternativa alla mobilità verso altre sedi ritenute più prestigiose.

Dialogo con le Associazioni Studentesche

Per tutta una serie di motivi da parte dei partiti locali non è mai stata posta la necessaria attenzione al dialogo tra amministratori locali ed associazioni di studenti universitari. Tramite appositi canali, invece, si dovrà migliorare questo rapporto, che non potrà che migliorare la vivibilità della provincia per gli studenti ed al contempo incentivare una crescita culturale e sociale che parta dalle sedi universitarie e giunga a beneficio di tutti i cittadini.

Spazi per attività culturali e sociali

Maggiore spazio dedicato alle associazioni culturali

La nostra provincia è una delle zone con il più elevato tasso di associazionismo d’Italia, ed anche per questo è spesso indicata come una delle zone più vivibili d’Italia. Questo dato incoraggiante non deve però demotivare l’incentivazione dell’aggregazione sociale e culturale nei nostri Comuni, ma essere un ulteriore motivo per promuovere iniziative ed aperture di nuovi spazi per l’associazionismo e l’aggregazione dei cittadini. L’aggregazione e lo scambio culturale devono essere presi in seria considerazione come valori di vivibilità di una città, per lo sviluppo ulteriore della cultura del vivere insieme con profitto e dedizione verso i propri scopi all’interno della società.

Promozione iniziative di aggregazione sociale dirette ai giovani

Il Comune e la provincia devono cercare di promuovere le iniziative che tendano ad attrarre i giovani nel tempo libero, attraverso la creazione ed il mantenimento di attività che permettano di disincentivare il movimento verso altre sedi. Favorire l’associazionismo e l’aggregazione è una parte importante di questo processo.

Associazioni

Dialogo con le associazioni

Le associazioni culturali e di volontariato sono uno strumento importante per la crescita qualitativa della vita cittadina e coprono quasi tutti gli ambiti di impegno sociale che si possano trovare a livello locale ed internazionale.
Spesso il dialogo con le associazioni viene delegato ad uffici per le politiche giovanili o Uffici di Relazione con il Pubblico comunali. Io credo che sia importante mantenere un contatto sempre attivo con queste realtà, perché tramite il loro impegno attivo finalizzato al miglioramento della nostra società spesso hanno la possibilità di vedere i problemi da punti di vista obiettivi e proporre soluzioni che i partiti e le amministrazioni locali ignorano.
I gruppi associativi, quindi, devono poter avere adeguati strumenti di comunicazione con le amministrazioni ed i consiglieri, per una collaborazione attiva e di profitto per la nostra città.

Informatica all’interno della pubblica amministrazione

Formati aperti e software libero nelle PA

Credo sia necessario portare avanti un progetto comune che renda migliore il rapporto dei cittadini con gli strumenti informatici messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni, ed al contempo migliorare la produttività dei sistemi di gestione interna, diminuendo la spesa pubblica per questi capitoli del bilancio.
Per questo motivo sono promotore di un appello ai candidati delle elezioni amministrative che riguarda l’uso dell’informatica all’interno delle pubbliche amministrazioni, che condivido in tutti i suoi punti e mi impegno a sostenere con tutti gli strumenti che mi saranno forniti.
A questo punto del programma quindi si deve aggiungere il contenuto di questa proposta:
https://alessandroronchi.net/2004/proposta-di-programma-per-i-candidati-alle-elezioni-amministrative/

Per quanto riguarda Forlì e Provincia, il mio obbiettivo sarà quello di presentare una mozione simile a quelle approvate a Firenze o Siena:
http://softwarelibero.it/portale/legislazione/mozione_comune_siena.shtml
tenendo conto anche delle proposte di legge regionali sul pluralismo informatico presentate dai Verdi:
https://alessandroronchi.net/2004/norme-pluralismo-informatico-adozione-software-libero-pubblica-amministrazione/

Clima: Matteoli, Accordo di Kyoto non basta, fare di più

E fin qui siamo tutti d’accordo. Certo che se almeno venisse ratificato questo protocollo da parte degli Stati Uniti, che impone solamente una riduzione del 6% delle emissioni e che quindi è inadeguato ed insufficiente (ma è sempre un primo passo), allora potrebbe partire almeno questo progetto.
Ricordo che il protocollo di Kyoto per andare in porto dev’essere ratificato da un insieme di paesi che coprano almeno il 55% delle emissioni attuali, e che Stati Uniti e Russia non hanno ancora accettato (se uno qualsiasi dei due firmasse, il progetto potrebbe partire).
Quindi la notizia del progetto portato avanti dal nostro ministro dell’ambiente mi può stare anche bene, ma prima di pensare a nuovi finanziamenti si potrebbe cercare un accordo per portare a termine quelli precedenti.
Oltre a questo problema, bisognerà vedere su quali ambiti andranno a finire i finanziamenti di 30 milioni di euro previsti per questo progetto a due mani, e mi piacerebbe sapere perché Italia e Stati Uniti prendano strade diverse da quelle degli accordi internazionali già stabiliti ed in itinere per portare avanti le soluzioni ambientali.

Ecco la notizia Ansa:

(ANSA) – SACRAMENTO (CALIFORNIA) – Il protocollo di Kyoto non basta piu’. Per proteggere il clima ”diventa indispensabile definire una strategia e attuare misure con orizzonti ed effetti molto piu’ significativi di quelli definiti dal Protocollo” A lanciare una nuova sfida anti-emissioni nocive e’ il ministro dell’ambiente Altero Matteoli giunto a Sacramento in California per firmare un accordo di partnership con il governo statunitense in funzione della ricerca e dell’attuazione di nuove tecnologie per affrontare i cambiamenti climatici. Un accordo che si inserisce nell’ambito della due giorni di workshop che mettera’ a confronto le aziende statunitesni e italiane e che si e’ aperto oggi nella citta’ californiana. Se venisse confermato il trend attuale, entro il 2030 la domanda di energia aumentera’ piu’ del 50% e le relative emissioni di Co2 cresceranno piu’ del 60% rispetto ai livelli attuali a causa dell’incremento degli usi energetici dei combustibili fossili soprattutto nelle economie emergenti di Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo con rischi per gli equilibri climatici. Proprio ”per garantire la stabilizzazione della concentrazione di Co2 a livelli di sicurezza entro la fine del secolo – ha detto Matteoli – gli scenari internazionali prevedono che sara’ necessario avviare, in un periodo compreso tra il 2020 e il 2050, una riduzione globale delle emissioni pari ad almeno il 50-60 per cento rispetto ai livelli del ’90”. Una percentuale che supera di gran lunga l’attuale 5,2% previsto dal protocollo di Kyoto solo per i Paesi maggiormente sviluppati. Ecco perche’, secondo il ministro, ”a cominciare dal 2020 la risposta alla domanda di energia dovra’ essere basata anche su un impiego sempre piu’ diffuso delle fonti rinnovabili, delle tecnologie collegate all’utilizzo dell’idrogeno e delle celle a combustibile, delle tecnologie ‘pulite’ e ad alta efficienza per l’impiego dei combustibili fossili e delle tecnologie per la ‘sequestration’ del carbonio”. In particolare, secondo il piano del ministero dell’ambiente, saranno necessari uno sforzo straordinario di ricerca e innovazione nel senso, ha spiegato Matteoli ”di un vero e proprio shock” tecnologico per rendere economicamente conveniente l’utilizzo di nuove fonti energetiche ‘pulite’ e sicure e, contemporaneamente, favorire la diversificazione dell’offerta rispetto ai combustibili fossili”. Accanto a questo, indispensabile un impegno generalizzato di tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, al fine di ridurre le emissioni e giungere a una stabilizzazione della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Terreno comune di questa sfida e’ la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici sottoscritta a Rio ’92 che gli Usa ”non hanno mai rinnegato”, sottolinea il ministro Matteoli. Convenzione e ‘ponte’ della cooperazione tecnologica costituiscono in sostanza la base per costruire ”un nuovo partenariato tra Unione Europea e Usa sui cambiamenti climatici”. In tal senso il programma di cooperazione tecnologica e scientifica Italia-Usa rappresenta il primo mattone di questo nuovo impegno internazionale che non e’ alternativo a Kyoto ma va oltre quel protocollo. ”Questa riunione bilaterale – ha spiegato Matteoli – rappresenta in modo concreto la volonta’ dell’Italia e degli Usa di dare attuazione alla visione comune dei presidenti Bush e Berlusconi contenuta nella dichiarazione del luglio 2001, che impegna i nostri due Paesi a lavorare insieme sia per rafforzare la ricerca sui cambiamenti climatici sia per sviluppare tecnologie a basse emissioni”. A rispondere a queste esigenze diverse aziende italiane sbarcate in California per confrontarsi con i partner statunitensi. Cattura di Co2, celle a combustibile e micro turbine, produzione di idrogeno energie rinnovabili ed efficienza energetica i macro-argomenti sui quali verte il workshop di Sacramento al quale porteranno il loro contributo tra gli altri, Eni, Enel, Fiat, Enea, Politecnico di Milano, Ansaldo, Solvay. Ma per lanciare questa iniziativa globale Governi-imprese, e’ necessario, ha spiegato Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente e responsabile tecnico dei negoziati con gli Usa, garantire un sistema in grado di dare priorita- ai finanziamenti sulla ricerca tecnologica; di realizzare un quadro di standard internazionali per codificare i vantaggi ambientali ed energetici delle diverse opzioni; riorientare i fondi per il sostegno di questi progetti; introdurre il ‘free-trade’, ovvero il libero commercio delle tecnologie energetiche. Il tutto secondo una prospettiva che abolisca la logica fondata su obblighi e sanzioni, il command and control, e invece abbia come punto di riferimento accordi commerciali comuni”. (ANSA). GU

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