Fiducia

Segretari vs Presidenti

Quello che sta accadendo in questi giorni nel PD mostra a mio parere che la scelta di candidare automaticamente il segretario eletto con le primarie come possibile presidente del Consiglio sia sbagliato.

I segretari dei partiti dovrebbero svolgere il loro ruolo in autonomia dal Governo, supportandolo nelle scelte che sono in linea con i principi del Partito, ed opponendosi alle scelte che non lo sono, perché frutto di compromessi. Un modo diverso per contrattare e bilanciare meglio i risultati dell’azione politica della maggioranza.

Il segretario dovrebbe fare il segretario ed il Presidente del Consiglio dovrebbe fare il Presidente del Consiglio. Lo stesso vale anche per il ruolo del Ministro ed il Segretario dei partiti minori, ed a livello cittadino con il Sindaco e gli assessori.

Il segretario potrà ricoprire in futuro lo stesso ruolo, ma non contemporaneamente alla sua carica politica primaria all’interno del Partito. Non per evitare di assumersi la responsabilità di quello che farà il Governo, perché attraverso i suoi voti ne sostiene la fiducia, ma per avere ruoli distinti, una cosa che giova ad entrambe le parti.

Ovviamente questo può funzionare se il segretario eletto avrà una forza adeguata, cosa che non è successa a mio parere con il ruolo di traghettatore e sostenitore delle larghe intese svolto da Epifani.

Buon Anno!

Happy Party People Toasting Cheers Holding Champagne Glasses free creative commons

Ti auguro sinceramente di trascorrere un 2011 bellissimo, specialmente se hai deciso di non bombardare i vicini e terrorizzare i loro animali con dei petardi.

Spegnerò il mio telefono molto prima della mezzanotte, affinché i tentativi di svuotare gli abbonamenti natalizi di SMS non mi rovinino il brindisi.

Se accetti un consiglio, fai altrettanto: tanti messaggi tutti uguali non ti avvicineranno di certo agli amici e parenti che non hai a fianco.

Nella letterina dei desideri per il prossimo anno metterei un po’ più di speranza ed un bel grappolo di fiducia. E’ da un po’ che ne scarseggia e sono sicuro che con un pizzico in più di questi due ingredienti questo posto sarebbe migliore.

Questione di fiducia

Confrontando questa pagina
http://parlamento.openpolis.it/gruppi_camera

con questa
http://parlamento.openpolis.it/votazione/34836

viene fuori questo elenco di deputati eletti all’opposizione che oggi non hanno votato la sfiducia al Governo. Tanto per ricordarcelo, alla prossima occasione.

Lista Italia dei Valori – Di Pietro

  1. PORFIDIA Americo
  2. RAZZI Antonio
  3. SCILIPOTI Domenico

Partito Democratico

  1. CESARIO Bruno
  2. GAGLIONE Antonio (assente)
  3. CALEARO CIMAN Massimo (fortemente voluto come capolista da Veltroni)

UDC

  1. MANNINO Calogero
  2. BACCINI Mario
  3. PIONATI Francesco
  4. PISACANE Michele
  5. ROMANO Francesco Saverio
  6. RUVOLO Giuseppe

Se ne ho dimenticato qualcuno, fatemi sapere che aggiorno.

Indegni della nostra fiducia

Domani segneremo i nomi dei parlamentari scelti dai segretari dei partiti che dovrebbero, semplicemente, stare all’opposizione, ed alla prima occasione conveniente hanno deciso che tutto sommato non ne valeva la pena.

Perché dietro al segretario che ci mette la faccia c’è un esercito di faccioni che dovrebbe rappresentarci (e sono loro che alzano le loro manine in Parlamento), e dal momento che ci hanno impedito di sceglierli questa è una responsabilità che non si può scaricare sugli elettori.

A meno che gli elettori non decidano di nuovo alle urne che, tutto sommato, va bene che un po’ dei propri eletti vada in giro ad offrirsi all’asta.

Non basta fare un esposto per lamentare la compravendita di chi hai portato in Parlamento.

Dovevi scegliere prima un insieme di candidati presentabile e decente, non solo privo di condanne, ma anche poco propenso ai saldi alla prima occasione utile.

La tessera di partito ed il Berlusconismo

i-want-youChe schifo i partiti con le tessere e le iscrizioni old style, molto meglio i partiti “fluidi”, senza iscrizioni. Quante volte abbiamo sentito questa sciocchezza, in questi mesi? Ci è stata ripetuta talmente tante volte che quasi quasi sembrava convincente.
Il problema è che partiamo da parole inquinate da significati non loro, che cambiano il nostro modo di pensare senza cambiare il contenuto (come cambiare nome agli inceneritori in “termovalorizzatori” rende loro un aspetto meno negativo).

Le associazioni hanno iscritti, a volte semplici sostenitori a volte attivisti, che eleggono rappresentanti (presidenti, consiglieri) che la dirigono: quali iniziative fare, cosa dire, come spendere il denaro.

I partiti sono associazioni di persone che si occupano di politica e di rapporti con le istituzioni. Visto l’importanza dei temi che trattano, è assolutamente indispensabile che esista una democrazia interna che permetta alle persone di partecipare alle loro decisioni, ed alle elezioni dei rappresentanti ad ogni livello. Questo permetterebbe di evitare anche il nepotismo, la gestione privata o familiare, le piramidi di potere troppo ripide (dove molta base sostiene un piccolo vertice).

L’idea quindi di fare a meno delle persone iscritte ai partiti, per avere solo dirigenza che occupi potere, è assurda. Qualsiasi forma di confronto con la cittadinanza non può che essere diretta, in qualche modo, da quella dirigenza, che a meno di grossi errori di valutazione deciderà temi, persone e maggioranze chiedendo alle persone solo un voto plebiscitario, un sì o un no lontanissimi dalla democrazia vera.

L’America che oggi ha votato Obama e che viene presa come riferimento democratico, è molto più arretrata dell’Italia di qualche decennio fa nel suo rapporto con i cittadini. I cittadini americani hanno talmente sfiducia nel sistema che per metà non votano, e per metà votano 2 persone che fanno a gara per assomigliarsi ed accaparrare gli stessi voti.
Sì e No. Repubblicano o Democratico, Bianco o Nero.
Se oggi il risultato è storico, probabilmente molto lo si deve anche all’illusione di aver trovato un nuovo leader che con una bacchetta magica risolva tutti i problemi.
In realtà i grossi poteri economici hanno sostituito la politica, ed hanno chiesto istituzioni leggere, la scomparsa dei dibattiti politici, l’eliminazione dei partiti, per poter agire in piena libertà e senza regole (con conseguenze tristemente note).

In Italia abbandonata l’educazione civica nelle scuole e nei media, oggi appartenere ad una associazione o ad un partito è visto come qualcosa di infamante, da nascondere o da evitare.
Penso che dovremmo lottare contro questo qualunquismo, e cercare di spiegare che non è tanto il sistema associativo ad essere malato, è la mancanza di una vera base che controlli, voti, discuta, si impegni, a determinare una mancanza di controllo dei cittadini sui partiti.

Se quelli che esistono non vanno bene, se ne possono creare altri (Grillo, pur evitando come la peste la parola partito, di fatto ne ha organizzato uno, senza democrazia interna, iscritti e rappresentanti eletti).

A mio parere non si può sconfiggere il berlusconismo con gli stessi strumenti: un partito agenzia pubblicitaria, nessun congresso per discutere cosa si fa, decisioni imposte da una sola persona.

Se vogliamo superare il nostro sistema dobbiamo imparare che partecipare è importante.
Le elezioni politiche dell’anno scorso dovrebbero aver insegnato qualcosa: che l’astensione, il leaderismo, la vocazione maggioritaria, il “ma anche” possono essere uno strattagemma a visione molto corta, che rischia di seppellire definitivamente la democrazia nel nostro paese.

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