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Facebook acquisisce Whatsapp

Ora che anche Whatsapp verrà acquisita da Facebook, le rubriche di chi usa Whatsapp diventeranno di Facebook. Vi consiglio quindi, se non volete che questo accada, di cancellarvi da Whatsapp.

Attenzione, non basta rimuovere l’applicazione dal proprio telefono, ma occorre cancellare l’account:

Riporto un pezzo dell’articolo di Attivissimo sul tema:

Facebook compra WhatsApp. O meglio, compra 450 milioni di rubriche di telefonini

Così ora Facebook possiede Instagram e anche WhatsApp, due dei suoi principali concorrenti in termini di popolarità (specialmente fra i giovanissimi), e incamera nei propri immensi sistemi di schedatura e profilazione commerciale i dati di 450 milioni di persone. L’impero si espande, i rivali vengono assimilati e l’Internet libera soffoca.

Che senso ha pagare cifre miliardarie per un’app praticamente gratuita (a parte un dollaro l’anno, cifra praticamente simbolica)? Semplice: WhatsApp, con il suo vertiginoso tasso di crescita, rischiava di superare Facebook. Già lo faceva in un campo vitale come le foto: ne gestiva 550 milioni al giorno, contro i 350 milioni di Facebook e i 55 milioni di Instagram. Per cui meglio comprarsi il possibile concorrente intanto che è ancora fagocitabile insieme ai suoi soli 32 tecnici.

Si possono vedere le serie tv americane su internet in maniera legale?

Il problema della pirateria, per chi produce beni digitali, è serio. Sappiamo tutti, e l’ho scritto più volte, che la soluzione fino ad oggi messa in campo dal nostro Paese è quella di una forte criminalizzazione del fenomeno. Chi scarica illegalmente contenuti compie un reato penale, sulla carta punibile fino a 4 anni di reclusione.Una pena quantomeno spropositata.

Io credo che la repressione non serva assolutamente a nulla, soprattutto in questo caso, anche vista l’inapplicabilità della legge.

Però si potrebbe diminuire il fenomeno venendo incontro alle esigenze degli utenti, rendendo più semplice il comportamento legale rispetto a quello illecito.

Apple con la distribuzione degli MP3 ha risolto parzialmente il problema: la musica scaricata legalmente ha coperto una parte dell’esigenza, anche se rappresenta una minima parte rispetto alla condivisione alternativa.

Il costo forse oggi rappresenta un ostacolo ad una diffusione più ampia. Con un po’ di coraggio, si potrebbe pensare di distribuire a costi inferiori i contenuti, rendendoli appetibili anche a chi oggi non ci si avvicina. Il costo della distribuzione di un album su file attraverso il web rasenta lo zero. I costi di produzione e pubblicitari sono certamente più elevati, ma una decina di euro per disco sono comunque molti, rapportati ai costi. E visto che il guadagno dei musicisti oggi viene dai live e dal merchandising, si potrebbe osare di più e chiedere di meno.

Ancora peggio, se vogliamo, per i film ed i telefilm. Per i primi, i costi per una visione a noleggio superano quelli del noleggiatore di DVD. E’ vero, c’è la comodità dell’assenza di spostamenti, ma se si vuole una diffusione di massa si devono applicare prezzi non di nicchia.

Per i telefilm e le serie TV invece dovrebbero prevedere la possibilità di vedere a pagamento in streaming oppure scaricare le puntate. Che io sappia non esiste nulla di legale, almeno in Italia, che permetta di vedere le serie tv americane con i sottotitoli. Perché non prevederlo? Io sono convinto che un po’ di appassionati sarebbero disponibili a pagare cifre oneste. Se invece il rispetto della legalità è impedito per indisponibilità del servizio, oppure più complicato o troppo costoso, è naturale che le vie alternative continuino a proliferare.

Il popolo pigro delle petizioni online

L’ho scritto anche tempo fa. L’enorme potenziale di Internet per un aumento della democrazia nel Mondo è attualmente in gran parte sprecato dalla superficialità con la quale lo utilizziamo.

Potremmo sfruttare la rete per informarci di più, abbattere le distanze, discutere approfonditamente, separare barriere fisiche.
Invece in gran parte questa abbondanza di informazioni ci ha ridotto la lettura lunga e ragionata, in favore della massa di informazioni senza approfondimento e senza verifica.

Per quanto riguarda l’attivismo politico, oggi in tanti si sentono soddisfatti per aver firmato l’ennesima petizione online. Senza considerare la sua assoluta inefficacia.

Così la rabbia e l’indignazione vengono incanalate nel recinto sicuro sul web, senza una vera ricaduta nella società.

Condivido al 100% quello che scrive Sofri su Il Post, che vi consiglio di leggere:
Il popolo pigro delle petizioni online

Il vero valore di Facebook

Le aziende che si basano su grossi siti web hanno un valore che è difficile valutare economicamente. Così quando vanno in borsa a volte vengono sottostimate, altre volte altamente sovrastimate.
In questi mesi abbiamo visto il vero valore di Facebook. Non era così difficile prevederlo, e nel mio piccolo ne avevo già parlato con un po’ di anticipo (https://alessandroronchi.net/2012/facebook-non-vale-5-mld-di-eur/)

A tre mesi dal suo debutto a Wall Street, Facebook ha dimezzato il proprio valore in Borsa. Se il primo giorno il titolo è stato scambiato per 38 dollari, attirando anche investitori di peso come il miliardario George Soros che ci ha investito 10,6 milioni di dollari, ora è venduto a 19,79 $, cedendo il 6,79 per cento. Entro dicembre comunque si ipotizza una immissione di altri 1,7 miliardi di dollari in azioni.
Fonte: Il fatto Quotidiano

In realtà non mi dispiace affatto, la rete era migliore prima e senza Facebook, e sarà migliore quando passerà la moda.

Disinstallare l’acquario

Leggendo della presentazione di fantastiche nuove funzioni per smartphone mi viene in mente che ad oggi non posso ancora rimuovere le applicazioni inutili che il fornitore ha deciso di inserire nel mio telefono.

Ad esempio lo sfondo animato dell’acquario, che non ho mai richiesto e non ho mai usato, proprio oggi mi chiede di aggiornarsi e mandare il mio numero di telefono al suo programmatore.

Non voglio nemmeno sapere perché uno sfondo dovrebbe voler accedere ad internet e conoscere il mio numero. Vorrei semplicemente cancellarlo.

Quindi sorrido quando leggo di riconoscimento vocale, telecamere spaziali ed altre minchiate, quando basterebbe molto meno per farmi felice.

Maggiore libertà sulla scelta dei programmi, maggiore privacy e possibilità di decidere quali applicazioni possono accedere ad internet dalla mia tasca tramite un banalissimo firewall.

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