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Sui centurioni al Colosseo

La battaglia contro i Centurioni al Colosseo è semplicemente sbagliata. Se l’obiettivo dell’amministrazione comunale fosse il decoro cittadino, ci sarebbero almeno una ventina di altre iniziative di priorità maggiore, come ad esempio l’eliminazione dei manifesti abusivi per le strade che hanno recentemente causato anche vittime.

I centurioni andrebbero regolarizzati ed al limite controllati affinché non diano fastidio ai turisti che non vogliono fare la foto pacchiana. Però se sono lì significa che alcuni turisti desiderosi di una foto pacchiana sono disposti a sganciare qualche euro. E quegli euro significano uno stupendio per il centurione e potrebbero portare un po’ di tasse per lo Stato.

Che male fanno? Rovinano l’immagine del monumento? E se qualche cittadino si presentasse al cospetto del Colosseo con vestiti non consoni al luogo? Dovremmo vietare ad esempio chi si veste con un costume da giullare di fianco ai monumenti?

Il decreto Salva Italia

Il decreto di Monti è il 5° in ordine di tempo per quest’anno. Siccome le prime 4 ce le siamo già dimenticate, le rielenco:

  1. Decreto Sviluppo 2011
  2. Manovra Correttiva 2011 (40 miliardi)
  3. Manovra Bis di Ferragosto
  4. Legge di Stabilità 2012 (Legge Finanziaria 2012)

Fonte: Fisco e Tasse

Quindi la 5° manovra di Monti, sarà forse essenziale per entità, ma sicuramente non obbligata nelle misure. Scegliere di colpire questo o quel settore è una scelta politica, non tecnica. Volete un esempio? La TAV Torino Lione costa circa 20 miliardi (molto probabilmente sottostimati). I nuovi caccia F35 pare costeranno 16 miliardi di euro. Il costo dell’esenzione dell’ICI sugli immobili della Chiesa circa mezzo miliardo l’anno, mentre 1,5 miliardi l’anno costa l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. La Fornero dice che si possono fare modifiche: non si sa come, visto che il decreto è già stato votato e temporaneamente è già valido e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Alla conversione in legge, tra 60 giorni, si tornerà indietro su alcuni tagli già fatti? Inoltre chiedono che eventuali modifiche siano in pareggio sui conti, ma non ci dicono la portata delle singole iniziative, quindi è impossibile.

Detto questo, ho notato che in molti hanno commentato positivamente o negativamente la manovra sulla base di indiscrezioni, sciocchezze, sulla capacità oratoria di Monti o sulle lacrime della Fornero. In pochi, anche vista la complessità, hanno letto il testo del decreto almeno in parte, ed in pochi hanno commentato il metodo utilizzato per salvare l’Italia: un decreto legge.

I decreti legge sono provvisori e vanno convertiti in legge in Parlamento. Ora, si potrebbe discutere sull’urgenza nella quale ci troviamo, ma alcune misure intraprese sono talmente strutturali ed importanti da rendere l’uso del Decreto un precedente pericoloso.

Al di là della sostanza, i decreti vengono sovrautilizzati per evitare il voto del Parlamento. Ma il Parlamento è l’organo Istituzionale che più ci rappresenta, quello che abbiamo votato. La Costituzione mette nelle mani del Parlamento la responsabilità di rappresentarci, e proprio per questo non votiamo direttamente il Presidente del Consiglio.

Ora, anche dando per scontato che Monti ed i suoi Ministri siano la persone più oneste del Mondo, con questo Governo e questo decreto abbiamo visto scavalcare ancora una volta la Costituzione. Possiamo essere d’accordo con le misure o no, ma questo non cambia il fatto che la democrazia abbia delle regole. Quando queste non vengono rispettate, si toglie un pezzo di democrazia. Quando agiva in questo modo Berlusconi in molti, giustamente, lo criticavano. La mano è cambiata, ma quello che era sbagliato prima è sbagliato ancora, con l’aggravante che nessuno ha mai votato per Monti, in Italia.

Del resto la manovra contiene tutte misure assolutamente discutibili: nel senso che si possono accettare, convidere o contestare, ma nessuna delle quali è obbligatoria.

La complessità delle modifiche è tale che l’informazione è assolutamente parziale e gli approfondimenti che ho visto non scalfiscono nemmeno la pelle delle misure. I giudizi seri si fanno conoscendo le materie, lo diamo per scontato oppure giochiamo anche oggi al bar sport, facendo tutti gli allenatori?

Faccio 3 esempi:

– La manovra tocca il numero di consiglieri provinciali. Non tocca il numero dei componenti della Giunta. Così a fronte di un massimo di 10 consiglieri (che vengono eletti direttamente) avremo giunte di 15-20 componenti, nominati dal Presidente provinciale. Questo è molto peggio della soppressione dell’Ente, perché si toglie ai cittadini la possibilità di scegliere quali saranno i loro rappresentanti, aumentando la percentuale minima per l’elezione di un componente e riducendo le capacità di controllo dei cittadini nei confronti dell’amministrazione.

il taglio dell’indicizzazione Istat delle pensioni colpisce in particolar modo le pensioni medio-basse. Vengono salvate quelle fino a 950€. Quelle tra 3 volte e 5 volte il minimo erano già indicizzate al 70%, mentre quelle sopra le 5 volte già prima del decreto erano state de-indicizzate. Quindi la manovra Monti toglie, per il prossimo anno, il 2,6% (previsionale indice Istat per il 2012) a chi prende dai 950€ ai 1443€, l’1,82% dai 1443 ai 2405€, 20€ in tutto a chi prende più di quella cifra. Quindi chi colpisce maggiormente? Non i più ricchi, come ci viene raccontato.

– Nel decreto si cambia la tariffa dei rifiuti. Verrà calcolata sulla base della superficie dell’immobile, e non si dice come faranno i comuni che applicano già la tariffa puntuale (si paga in base ai rifiuti realmente prodotti) e quelli che intendono farlo. In più, la tariffa ricoprirà per una quota “gli investimenti per le opere ed ai relativi ammortamenti”. Questo è esattamente il contrario di quello che hanno chiesto i cittadini, per l’acqua, nel referendum votato a Giugno 2011 (non molto tempo fa, ricordate?), che chiedeva l’eliminazione del recupero tramite tariffa del capitale investito.
Significa, in buona sostanza, che se il gestore dei rifiuti decide di costruire un inceneritore, il suo costo andrà in tariffa e noi lo pagheremo anche se nemmeno un chilogrammo di rifiuti ci andrà a finire. Che è l’esatto contrario del principio delle privatizzazioni e del libero mercato: le aziende assumono un rischio d’impresa per fornire un servizio, il cui costo unitario va in concorrenza con quello di altre aziende.

– Con il sistema contributivo non sarebbe necessario mettere limiti minimi di età o di anni di lavoro alla pensione. Se ho versato abbastanza, con un calcolo della aspettativa media di vita ed una rivalutazione del capitale contribuito, potrei andare in pensione anche dopo 10 anni. Ovviamente la misura sarebbe commisurata alla contribuzione, e probabilmente non sarebbe sufficiente, ma dovrebbero lasciare al singolo la decisione, e limitare i vincoli minimi alla fruizione della pensione minima. Ogni altra norma sarebbe solo utile a far cassa, e sarebbe aggiuntivo rispetto ad un sistema esclusivamente previdenziale. Tra l’altro obbligare al lavoro chi potrebbe andare in pensione, limita i posti di lavoro ed accentra la ricchezza su pochi invece di distribuirla: uno che ha guadagnato 4 volte la media potrebbe decidere di andare in pensione dopo 10 anni e prendere 1/4 di quello che prenderebbe lavorando 40 anni, avere comunque un entrata sufficiente per vivere e lasciando spazio ad altri. Non sarebbe questa la libertà? Quella libertà di cui parlano tutti e che tanti partiti mettono nei propri simboli e nei propri discorsi?

Questo per dire che nel merito se ne possono dire tantissime, e sarebbe giusto farlo. Dovrebbero farlo soprattutto i nostri Parlamentari, eventualmente anche dando un limite massimo ai tempi necessari per la discussione. Invece diamo per buono il tutto, alcuni addirittura “senza se e senza ma”.

Ecco, non diventerò mai uomo

Il 10 giugno su «Sette» è uscito un articolo che raccontava la storia di Massimiliano De Cinque, un ragazzo di 39 anni che «resuscita» computer per poi regalarli a chi ne ha bisogno (www.progettonuovavita.it).

Il limite superiore di anni sotto il quale rientra la definizione di ragazzo aumenta più velocemente della mia età.

Fonte: xy2.corriere.it

La mandorla e le scimmie di Dio

Questa è la 4° di copertina del nuovo romanzo di Ferdinando Borroni, “La mandorla e le scimmie di Dio”, che si trova anche presso la Botteghina del Libro di via Giorgio Regnoli 48 Forlì.

Un anziano professore tedesco di zoologia viene trovato morto nella sua villa, sulle colline intorno a Firenze. Gli esperimenti sulle scimmie, al limite della legalità e del rispetto per la sofferenza animale che là si svolgevano, sembrano essere la chiave per arrivare alla identificazione del colpevole.

Nel bicentenario della nascita di Darwin il racconto presenta una Firenze cosmopolita, culla di cultura, frequentata da studiosi famosi e colti turisti stranieri, ma anche da gente semplice e alla buona, fra i quali si nasconde lo sfuggente assassino. Qui gli studi sui macachi paiono confermare in tutti, anche a livello delle strutture cerebrali, la comune origine evolutiva.

Questi esperimenti, intorno ai quali ruota la vicenda, sembrano però anche ipotizzare che non sono solo le strutture nervose primitive, quelle maggiormente condivise, ad essere in causa nell’espressione dell’aggressività.

Ma normalmente, nelle specie animali superiori, ai vari livelli di progresso evolutivo, anche aeree cerebrali recenti, quelle più sviluppate e determinanti le funzioni cosiddette superiori, paiono essere in gioco nella regolazione dell’aggressività, che si conferma così fondo oscuro e diffuso del comportamento, anche di quello più evoluto e superbo di una specie civilizzata come è l’ umana.

Citazione in epigrafe:

“Tutte le torture, i patimenti, i terrori imperdonabili inflitti agli animali appartengono legittimamente al dolore infinito della storia e ne modificano il senso, se ne abbia uno.

Appena appena, la memoria scritta ricorda le bestie di cui Roma spopolò la sua Africa; i bisonti sterminati dai pionieri insieme agli Indiani; biasimi pochi.

Gli storici, e perfino i veggenti, di quest’immane urlo che ci fiocina e attraversa tutta la vicenda umana, imprimendosi gravemente sulla legge cosmica del castigo, non tengono nessun conto.

Guido Ceronetti

Aranciata senza arance

Il Senato ha dato il via libera alla commercializzazione di aranciate del tutto prive del succo dell’agrume, il cui limite minimo oggi è il 12%.
Dopo il vino senza uva, il cioccolato senza cacao ed il formaggio senza latte, aspettiamo con ansia il caffé senza caffé ed i romanzi senza parole.

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