nazionale

Il rischio per la salute dei body scanner

In questi giorni non si fa altro che parlare della proposta di sostituire i metal detector degli aeroporti con i body scanner, dei dispositivi che sbirciano sotto i vestiti alla ricerca di materiale nascosto e potenzialmente pericoloso. Si è detto tanto sulla privacy, che tutto ad un tratto è meno importante della sicurezza e poco importa, evidentemente, che le stesse voci pochi mesi fa hanno affermato l’esatto contrario sulle intercettazioni telefoniche.

Poco è stato detto, invece, sui potenziali rischi per la salute di queste macchine, e quel poco è quantomeno approssimativo. Dopo aver sentito ad un tg nazionale che sarebbero 10’000 volte meno impattanti di un cellulare, ho chiesto a Gianni, un esperto, nei commenti ad un altro thread.

Le conclusioni sono abbastanza importanti ed ho deciso di farne un articolo, che vi prego di divulgare.

Dal sito di un produttore di body scanner (http://www.xscann.com/xscann_safety.htm) scopro che una scansione sottopone ad una dose pari a 0,0053 mSv (lasciamo perdere che è un dato inverosimilmente basso, teniamocelo…)
ho cercato un po’ di statistica su quante persone viaggiano in aereo tutti i giorni nel mondo. trovato dato pari a 1,5-2 milioni in stati uniti e 4,5 milioni nel mondo. le fonti non sono autorevolissime, ma stiamo sull’idea di un ordine di grandezza di 1 milione di passeggeri al giorno, ipotizzando che i body scanner diventino una prassi mondiale.
Ricordando che il rischio di incidenza patogena letale da esposizione a raggi x è di 5/100.000 per ogni mSv, abbiamo:
0,0053 x 5/100.000 x 1.000.000 = 0,265 morti/giorno (nella vita per patologia radioindotta dalla singola scansione), ovvero (facendo l’inverso) circa un morto ogni quattro giorni, ovvero 97 morti l’anno (di più nei bisestili).

Questo è il conto che va fatto e questo è il dato che va confrontato con la mortalità dovuta a eventi terroristici.

Teniamo conto che:
1. l’ipotesi che tutti i passeggeri del mondo vadano sotto body scanner è descrittiva delle intenzioni, mi auguro non dei fatti
2. quando si parla di morti, si intende numero di persone di cui non si garantisce la sopravvivenza, ovvero il dato è cautelativo, come SI FA sempre in radioprotezione (ex legge)
3. ciò di cui non si parla mai quando si dice che danno pochissima dose è che la si darà a tantissima gente
4. la dose che assorbira un ciccione, uno smilzo, un vecchio, un bimbo o una donna incinta (e quindi il feto) sono mooolto diverse e impossibile da rappresentarsi con quello squallido 0,0053.. ah, per inciso, le radiazioni sono ovviamente impietose nei confronti di bimbi e feti.
per capirsi e per dare autorevolezza a quanto appena scritto, in pratica a questo serve il mio lavoro.

Questo, tra le altre cose, smentisce la dichiarazione che confrontava con i cellulari: se fosse vera, con 3 telefonate al cellulare saremmo tutti temporaneamente sterili.

Considerazione personale: se anche prendessimo per buoni i dati dell’azienda produttrice, cosa ovviamente tutta da verificare, avremmo una incidenza di mortalità di un centinaio di persone l’anno.

Quindi la proposta dei body scanner non vale nemmeno col pretesto della tanto millantata maggiore sicurezza, dal momento che per pareggiare i conti i terroristi dovrebbero far esplodere almeno un aereo tutti gli anni.

Per non parlare, poi, delle patologie meno gravi delle quali non abbiamo nemmeno tentato un rapido calcolo.

Altre 5 domande a Beppe Grillo

Marcello fa 5 domande interessanti a Grillo. Io ne avrei altre 5.

0) Dove investe i suoi soldi?

1) Perché sempre lei? Non ha nessuno di cui si fida, nel Mondo, a parte sè stesso? In ogni cosa deve essere sempre e solo lei il protagonista?

2) Perché il PD per pulire il Parlamento dai condannati dovrebbe eleggere come segretario uno impossibilitato a candidarsi per il Parlamento perché condannato per omicidio colposo?

3) Perché ha fatto la tessera del PD, dichiarando così di condividerne statuto, manifesto dei valori, ed il codice etico?

4) Perché non permette elezioni interne per il suo partito delle liste a 5 stelle, e l’elezione di un organo che discuta di programmi e di scelte politiche e di un portavoce nazionale, prima di fare scenate sulla democraticità altrui?

A Forlì una centrale nucleare?

Mi segnala un amico lettore che nella puntata di Ambiente Italia di sabato 20 luglio, in onda su rai 3 dopo il tg delle 14:15, al minuto 13 della trasmissione è apparsa una strana mappa relativa al nucleare con Forlì tra le fortunate, non commentata tra l’altro in nessun modo dalla trasmissione.

La trasmissione si può vedere su RAI TV:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c41da238-a054-449b-ab4d-905fa046c9ec.html?p=0

Il Consiglio Comunale di Forlì ha votato recentemente un mio ordine del giorno che dichiarava il territorio di Forlì LIBERO DAL NUCLEARE, per sottolineare la contrarietà della Città all’installazione di una centrale nel nostro Comune, tenendo in considerazione ovviamente che la scelta di una città fuori Provincia avrebbe comunque gli stessi problemi.

Non so da dove provenga questa mappa, ma bisogna fare almeno un paio considerazioni.

La prima riguarda coloro che mi accusarono di strumentalizzare un problema inesistente, perché il nostro Comune, a loro dire, non avrebbe avuto questo rischio. Questa mappa è la prova che, ancora una volta, si sbagliavano oppure erano in malafede.

La seconda è che oggi il centrodestra che non ha votato quell’ordine del giorno deve assumersi la responsabilità di quella decisione e spiegarci se intende veramente perseguire anche a livello locale, come sta facendo a livello nazionale, la scelta di costruire impianti di produzione di energia nucleare invece di aprire la strada, come tutti i governi più avanzati nel resto del Mondo, al risparmio energetico ed alle energie rinnovabili.

Lo stesso devono fare tutte le forze politiche, dicendo con trasparenza da che parte stanno.

La campagna elettorale è finita e le buone intenzioni devono trasformarsi in decisioni concrete a tutti i livelli.

Conferenza Italiana del Software Libero a Bologna

Sabato parteciperò alla tavola rotonda “Free, libre, open source software nella Pubblica Amministrazione: “DETTO FATTO” (15:00 16:40) all’interno delle due giornate di conferenza italiana sul software libero,

Questo il comunicato stampa dell’evento, con tutti i dati:
DELLA CONFERENZA ITALIANA SOFTWARE LIBERO

Venerdì 12 e sabato 13 giugno sotto le Due Torri sono attese tutte le anime del software libero tra sessioni, workshop, tavole rotonde e meeting. Unico comune denominatore: fare lo stato dell’arte sul software libero in Italia. Obiettivo messo in evidenza dall’intervento di Roberto Di Cosmo
dell’Università di Parigi VII che apre i lavori con una key note dal titolo “Software libero: sfide e opportunità sociali, pedagogiche, scientifiche e industriali”.

Bologna, 10 GIUGNO 2009_ Fare il punto sullo stato dell’arte, creare occasioni di incontro di tutti i soggetti coinvolti nella diffusione e nell’uso del software libero nel nostro Paese, ma anche favorire momenti di sensibilizzazione per un’utenza più allargata degli addetti ai lavori. Questi gli obiettivi dell’intensa due-giorni che il 12 e il 13 giugno animerà i dipartimenti di Matematica e Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna.

Durante la conferenza, sono infatti previsti sessioni tematiche ed eventi paralleli a carattere sia accademico che divulgativo. Unico comune denominatore: il coinvolgimento attivo dei partecipanti – imprese, enti pubblici, università ed enti di ricerca, sviluppatori, ricercatori, cittadini, operatori del settore ed appassionati – finalizzato all’avvio di collaborazioni e progetti. La copertura dei temi legati al software libero – assicurano gli organizzatori – è garantita: largo spazio sarà dato tanto agli aspetti economici, giuridici e tecnici quanto a quelli etici, sociali e filosofici. Grande attesa dunque per i dibattiti che nasceranno dai contributi presentati nelle aule di Matematica e Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna: non saranno soltanto sviscerate questioni da “insider”, ma ci sarà terreno fertile anche per valutazioni di ordine pratico ed economico sull’uso del software libero nella Pubblica Amministrazione e riflessioni sull’attuale legislazione
nazionale in merito alle licenze d’uso del software. Non mancheranno poi considerazioni generali sulla filosofia che permea il software libero e sul concetto di condivisione dei saperi.

Come ha dichiarato il coordinatore del Comitato Organizzatore Renzo Davoli (Professore Associato di Informatica presso il Dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna e Direttore del Master in Scienze e Tecnologie del Software Libero): “L’obiettivo è quello di allargare la platea dei sostenitori del software libero dagli addetti ai lavori agli utenti dei sistemi operativi e dei programmi, in modo tale da creare le condizioni per una crescita
ulteriore del movimento e un consolidamento della presenza del software libero all’interno degli enti pubblici e delle aziende”.

Novità di quest’anno: lo Speakers’ Corner, pensato per chi, pur non avendo presentato un articolo alla conferenza, vuole raccontare qualcosa – la propria esperienza o una novità – sul software libero.

La III Conferenza Italiana sul Software Libero è patrocinata dal Master in Scienze e Tecnologie del Software Libero dell’Università di Bologna, dal Dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna e dal Dipartimento di Matematica dell’Università di Bologna.

Dove: Piazza di Porta San Donato 5 e via Mura di Anteo Zamboni 7 Quando: 12 e 13 giugno 2009 dalle 9 alle 18

Internet e la Politica.

Mantellini dedica il suo pezzo su Punto Informatico al rapporto tra politici e rete, a 3 settimane dal voto delle amministrative.

Condivido quasi tutto, ma penso che occorra andare oltre e fare una analisi dei motivi che spingono molti politici ad utilizzare la rete come uno spazio in più ma non diverso dove pubblicare i propri comunicati stampa.

Penso che il rapporto tra politica e rete vada valutato più in periferia che a livello nazionale. I partiti ed i candidati ai massimi livelli perdono, per mancanza di tempo, quel contatto diretto con la rete. Semplicemente seguono gli strumenti per la creazione del consenso, ed in Italia oggi lo strumento più potente è la televisione. Quando e se le cose cambieranno, cambieranno anche i rapporti, ed i politici dedicheranno più tempo ad internet che al resto.

In periferia, invece, le cose sono diverse. Spesso la rete è l’unico strumento per comunicare le proprie idee e per questo motivo, dopo qualche tentennamento iniziale, oggi quasi tutti si dotano di un po’ di spazio sul web.

Nel 2004 eravamo in 3 ad utilizzare il blog come strumento per la campagna elettorale, banalmente perché lo utilizzavamo già prima, mentre negli USA era già stata utilizzata per le campagne politiche nazionali.

Oggi lo strumento è più diffuso, come è più diffusa la pratica del “Costruisco il sito per le elezioni e dopo il ringraziamento agli elettori lo abbandono”.

E’ chiaro, anche se non pare che tutti se ne accorgano, che la rete è uno strumento per comunicare le proprie idee e non le sostituisce. Chi si presenta senza sostanza, rischia di esporre la propria posizione a più rischi che benefici.

Come per tutte le cose, vale la selezione “naturale”. Se qualcuno troverà nella rete uno strumento vincente, e se sapremo premiare chi mette la faccia ed il proprio tempo ogni giorno in rete, queste modalità si diffonderanno e, credo, anche la politica un po’ più ragionata ed un po’ meno “spot” sarà premiata con loro.

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