Pensioni

Nemmeno un euro in meno

Salvini dice che nessun pensionato prenderà un euro in meno nel 2019. Peccato che i prezzi siano aumentati in media dell’1,1% , quindi anche a parità di pensione gli euro varranno qualcosa in meno. Non sono i primi a bloccare l’indicizzazione, ma non ho mai visto un uso così spregiudicato della parola per nascondere la verità.

Pensioni, è vero che il 70,8% è sotto i mille euro?

Leggendo gli articoli pubblicati dai quotidiani, a partire dai dati sull’osservatorio delle pensioni, sembra che più dei 70% dei pensionati percepisca meno di 1000€.

Ma attenzione, ci sono due trappoline, che fanno passare una idea sbagliata dalla notizia correttamente (ma maliziosamente).

La prima è che le pensioni (prestazioni) non sono i pensionati (persone). Un pensionato può percepire anche più di una prestazione (ad esempio una reversibilità ed una pensione diretta). Quindi il reddito medio dei pensionati è superiore.

La seconda è che si contano tra le pensioni anche alcune prestazioni assistenziali (invalidità civili, assegni sociali), che quindi non fanno testo se si vuole ragionare sulle pensioni da lavoro, mentre sono state escluse le pensioni dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello sport e spettacolo, che farebbero alzare la media.

Inoltre a mio parere le reversibilità andrebbero escluse da queste analisi, perché in questi articoli contribuiscono a creare l’idea di pensioni basse nonostante tanti anni di duro lavoro.

Partendo dai dati dell’osservatorio sulle pensioni pubblicato sul sito dell’INPS  sui quotidiani si è fatta una semplice somma delle pensioni in base agli importi

In realtà la somma di tutte le prestazioni pensionistiche ha una distribuzione più alta, come dimostrano gli atti del Convegno “Pensioni e povertà oggi e domani” – Roma, 1° dicembre 2015: anche considerando le reversibilità e chi lavora ed allo stesso tempo percepisce una pensione, i pensionati che ricevono meno di 1000€ erano il 40,3%

Questo per dire che i dati, pur rappresentando una fotografia della realtà, possono essere spesso rigirati per fornire una informazione fuorviante, in tutti i settori, quindi attenzione: se una cosa sembra troppo strana per essere vera, a volte la risposta più semplice è che non lo è.

La lotta alla Casta ad occhi chiusi

Le tanto richieste modifiche alla pensione dei parlamentari, attuate nel 2007 dal Governo Prodi, hanno ottenuto l’interessante controindicazione che oggi il nostro Parlamento voterebbe qualsiasi merdata per evitare di andare alle elezioni.

Una volta su questioni importanti cadeva il Governo e spesso si tornava ad elezioni, e l’attenzione all’elettorato era chiaramente maggiore perché non c’era la certezza di continuare per 5 anni.

Oggi nulla è cambiato sui privilegi veri della politica, e dove si è messo mano invece di ottenere un vantaggio per lo Stato (ed in cascata tutti noi), è accaduto il contrario.

Il decreto Salva Italia

Il decreto di Monti è il 5° in ordine di tempo per quest’anno. Siccome le prime 4 ce le siamo già dimenticate, le rielenco:

  1. Decreto Sviluppo 2011
  2. Manovra Correttiva 2011 (40 miliardi)
  3. Manovra Bis di Ferragosto
  4. Legge di Stabilità 2012 (Legge Finanziaria 2012)

Fonte: Fisco e Tasse

Quindi la 5° manovra di Monti, sarà forse essenziale per entità, ma sicuramente non obbligata nelle misure. Scegliere di colpire questo o quel settore è una scelta politica, non tecnica. Volete un esempio? La TAV Torino Lione costa circa 20 miliardi (molto probabilmente sottostimati). I nuovi caccia F35 pare costeranno 16 miliardi di euro. Il costo dell’esenzione dell’ICI sugli immobili della Chiesa circa mezzo miliardo l’anno, mentre 1,5 miliardi l’anno costa l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. La Fornero dice che si possono fare modifiche: non si sa come, visto che il decreto è già stato votato e temporaneamente è già valido e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Alla conversione in legge, tra 60 giorni, si tornerà indietro su alcuni tagli già fatti? Inoltre chiedono che eventuali modifiche siano in pareggio sui conti, ma non ci dicono la portata delle singole iniziative, quindi è impossibile.

Detto questo, ho notato che in molti hanno commentato positivamente o negativamente la manovra sulla base di indiscrezioni, sciocchezze, sulla capacità oratoria di Monti o sulle lacrime della Fornero. In pochi, anche vista la complessità, hanno letto il testo del decreto almeno in parte, ed in pochi hanno commentato il metodo utilizzato per salvare l’Italia: un decreto legge.

I decreti legge sono provvisori e vanno convertiti in legge in Parlamento. Ora, si potrebbe discutere sull’urgenza nella quale ci troviamo, ma alcune misure intraprese sono talmente strutturali ed importanti da rendere l’uso del Decreto un precedente pericoloso.

Al di là della sostanza, i decreti vengono sovrautilizzati per evitare il voto del Parlamento. Ma il Parlamento è l’organo Istituzionale che più ci rappresenta, quello che abbiamo votato. La Costituzione mette nelle mani del Parlamento la responsabilità di rappresentarci, e proprio per questo non votiamo direttamente il Presidente del Consiglio.

Ora, anche dando per scontato che Monti ed i suoi Ministri siano la persone più oneste del Mondo, con questo Governo e questo decreto abbiamo visto scavalcare ancora una volta la Costituzione. Possiamo essere d’accordo con le misure o no, ma questo non cambia il fatto che la democrazia abbia delle regole. Quando queste non vengono rispettate, si toglie un pezzo di democrazia. Quando agiva in questo modo Berlusconi in molti, giustamente, lo criticavano. La mano è cambiata, ma quello che era sbagliato prima è sbagliato ancora, con l’aggravante che nessuno ha mai votato per Monti, in Italia.

Del resto la manovra contiene tutte misure assolutamente discutibili: nel senso che si possono accettare, convidere o contestare, ma nessuna delle quali è obbligatoria.

La complessità delle modifiche è tale che l’informazione è assolutamente parziale e gli approfondimenti che ho visto non scalfiscono nemmeno la pelle delle misure. I giudizi seri si fanno conoscendo le materie, lo diamo per scontato oppure giochiamo anche oggi al bar sport, facendo tutti gli allenatori?

Faccio 3 esempi:

– La manovra tocca il numero di consiglieri provinciali. Non tocca il numero dei componenti della Giunta. Così a fronte di un massimo di 10 consiglieri (che vengono eletti direttamente) avremo giunte di 15-20 componenti, nominati dal Presidente provinciale. Questo è molto peggio della soppressione dell’Ente, perché si toglie ai cittadini la possibilità di scegliere quali saranno i loro rappresentanti, aumentando la percentuale minima per l’elezione di un componente e riducendo le capacità di controllo dei cittadini nei confronti dell’amministrazione.

il taglio dell’indicizzazione Istat delle pensioni colpisce in particolar modo le pensioni medio-basse. Vengono salvate quelle fino a 950€. Quelle tra 3 volte e 5 volte il minimo erano già indicizzate al 70%, mentre quelle sopra le 5 volte già prima del decreto erano state de-indicizzate. Quindi la manovra Monti toglie, per il prossimo anno, il 2,6% (previsionale indice Istat per il 2012) a chi prende dai 950€ ai 1443€, l’1,82% dai 1443 ai 2405€, 20€ in tutto a chi prende più di quella cifra. Quindi chi colpisce maggiormente? Non i più ricchi, come ci viene raccontato.

– Nel decreto si cambia la tariffa dei rifiuti. Verrà calcolata sulla base della superficie dell’immobile, e non si dice come faranno i comuni che applicano già la tariffa puntuale (si paga in base ai rifiuti realmente prodotti) e quelli che intendono farlo. In più, la tariffa ricoprirà per una quota “gli investimenti per le opere ed ai relativi ammortamenti”. Questo è esattamente il contrario di quello che hanno chiesto i cittadini, per l’acqua, nel referendum votato a Giugno 2011 (non molto tempo fa, ricordate?), che chiedeva l’eliminazione del recupero tramite tariffa del capitale investito.
Significa, in buona sostanza, che se il gestore dei rifiuti decide di costruire un inceneritore, il suo costo andrà in tariffa e noi lo pagheremo anche se nemmeno un chilogrammo di rifiuti ci andrà a finire. Che è l’esatto contrario del principio delle privatizzazioni e del libero mercato: le aziende assumono un rischio d’impresa per fornire un servizio, il cui costo unitario va in concorrenza con quello di altre aziende.

– Con il sistema contributivo non sarebbe necessario mettere limiti minimi di età o di anni di lavoro alla pensione. Se ho versato abbastanza, con un calcolo della aspettativa media di vita ed una rivalutazione del capitale contribuito, potrei andare in pensione anche dopo 10 anni. Ovviamente la misura sarebbe commisurata alla contribuzione, e probabilmente non sarebbe sufficiente, ma dovrebbero lasciare al singolo la decisione, e limitare i vincoli minimi alla fruizione della pensione minima. Ogni altra norma sarebbe solo utile a far cassa, e sarebbe aggiuntivo rispetto ad un sistema esclusivamente previdenziale. Tra l’altro obbligare al lavoro chi potrebbe andare in pensione, limita i posti di lavoro ed accentra la ricchezza su pochi invece di distribuirla: uno che ha guadagnato 4 volte la media potrebbe decidere di andare in pensione dopo 10 anni e prendere 1/4 di quello che prenderebbe lavorando 40 anni, avere comunque un entrata sufficiente per vivere e lasciando spazio ad altri. Non sarebbe questa la libertà? Quella libertà di cui parlano tutti e che tanti partiti mettono nei propri simboli e nei propri discorsi?

Questo per dire che nel merito se ne possono dire tantissime, e sarebbe giusto farlo. Dovrebbero farlo soprattutto i nostri Parlamentari, eventualmente anche dando un limite massimo ai tempi necessari per la discussione. Invece diamo per buono il tutto, alcuni addirittura “senza se e senza ma”.

La pensione dei Parlamentari non cade con la legislatura

Mentre molti si scervellano per capire se lo scioglimento dei due rami del Parlamento prima dei 2 anni e mezzo impedirà a deputati e senatori di percepire la pensione, che scatta dopo quel periodo, scopro riguardando la normativa vigente che questo è totalmente ininfluente.
I Parlamentari, infatti, hanno la possibilità di riscattare il periodo mancante della legislatura, ed usufruire ugualmente del vitalizio anche senza arrivare ai 2 anni e mezzo di mandato. Pagando i contributi mancanti avranno così diritto alla pensione a vita, dopo 2 soli anni dalla loro elezioni.
Non è una bufala, basta guardare le deliberazioni del Luglio 2007 degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato.

Il 24/7/2007 è stata infatti applicata questa modifica:

– soppressione della contribuzione volontaria, ai fini del riscatto, in modo da far coincidere i periodi di versamento con gli anni effettivi di mandato. Tale soppressione opera per tutti i parlamentari a decorrere dall’inizio della prossima legislatura;

Dall’inizio della Prossima Legislatura: per questa, quindi, non vale. Smettiamo quindi di preoccuparci sulla validità o meno delle dichiarazioni di Calderoli, sono di fatto ininfluenti.
Va dato comunque atto all’attuale Parlamento di avere modificato questa ed altre regole sui diritti dei parlamentari almeno per la prossima legislatura.

Quello che mi chiedo, però, è il motivo per il quale questa informazione non sia stata data da nessuno, visto che il tema è stato comunque sollevato.

Diffondete!

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