Pini

Speriamo che viene Hitler

Quando studiavo storia a scuola mi chiedevo come fosse stato possibile arrivare all’olocausto.

Proprio non riuscivo a comprendere come facessero così tante persone a seguire un progetto di sterminio di quel tipo.

Perché la favola dello scaricabarile, delle decisioni dall’alto, dei comandi incontrastabili, è ovviamente una storiella raccontata per evitare di ammettere che certe opinioni erano diffuse e condivise. Che le piazze erano piene di persone che urlavano e sostenevano un leader (*), che il cancro era diffuso.

15-20 anni fa c’erano senza dubbio persone razziste, ma a differenza di oggi si vergognavano nell’esprimere le loro opinioni di fronte a persone che non conoscevano.

Oggi non si vergognano più, ed augurano i forni crematori con molta tranquillità, in pubblico, durante il lavoro.

Io spero che un giorno tornino a vergognarsi, perché l’altra direzione non solo è sbagliata, ma pure pericolosa.

(*) a proposito di leader. Sono l’unico che non sente il bisogno di qualcuno che agiti le folle, ragionando al posto di tutti i singoli che lo sostengono?

Analisi fredde ed opache

Le elezioni le hanno vinte Bossi e Berlusconi. Inutile farci tanti giri attorno. Il primo ha ottenuto percentuali assurde, il secondo ha tenuto nonostante tutto quello che ha fatto. Questo è il dato: cosa deve fare qualcuno per perdere le elezioni, oltre alle leggi salvaprocessi (propri) e salvalista, le telefonate censorie per la TV, i comizi fuori norma, veder prescritto il proprio corrotto, e così via?

Ha vinto nonostante tutto questo, e questo per me è un dato interessante. Evidentemente, e non è la prima volta, agli italiani va bene così. Non solo, io credo che gli italiani, in gran parte se non in maggioranza, siano così. Per noi le regole sono un optional non richiesto, nel bene (quando si parla di creatività) e nel male (quando si parla di giustizia).

Ed è giusto che questa maggioranza di Governo li rappresenti, se è questo che vogliono.

Un bel segnale, nonostante tutto, è che il bipartitismo è completamente fallito alle urne. Se vorranno imporlo, dovranno farlo con la forza cambiando le leggi elettorali (cosa che ovviamente non si può escludere), facendo fuori quasi la metà degli elettori italiani (a proposito di tutela del voto). Le liste alternative ai 2 big, infatti, sono quasi tutte cresciute cannibalizzandone le perdite.

Dicono, ovunque, che alla sinistra manca un leader. Per me, invece, è il progetto che è sbagliato. A parte i temi politici, che ognuno costruisce come vuole e confronta con l’elettorato, pensare di ottenere un qualche vantaggio eliminando gli alleati è stato un grave errore.

Un errore che ha falciato decine di migliaia di militanti che si occupavano onestamente di politica, che ha mozzato la testa al pluralismo ed aumentato l’astensionismo.

Pensateci bene. Tra amici, quante opinioni diverse si trovano su ogni cavolata? Perché dovrebbero esserci, al contrario, solo 2 visioni complessive di futuro, convergenti tra loro per contendersi i voti degli indecisi?

In ogni sistema bipartitico cala l’affluenza. E quando cala l’affluenza la democrazia rappresenta meno i cittadini.

Se c’è una cosa che continuo a rimproverare ai segretari PD che si sono succeduti a livello nazionale, è proprio questa volontà di crescere sopra i possibili alleati.

Fidatevi, i voti di chi ragiona non si possono coagulare con i “ma anche“. Quindi, se non volete perdere tutte le elezioni finché campate, un consiglio: smettete di prendere accordi con la maggioranza sulle regole che decapitano i vostri alleati (in TV, sulle leggi elettorali, sulle campagne elettorali).

L’alternativa si costruisce mettendo insieme tanti mattoni. I prefabbricati funzionano solo con gli altri.

Comune Aperto: an sè tot precis ( non siamo tutti uguali )

Pubblico anche qui l’ultimo articolo scritto per Comune Aperto, il bollettino informativo dell’amministrazione Forlivese:

Siamo in campagna elettorale. Il dibattito è già scaduto in toni propagandistici e spot pubblicitari, ma io non utilizzerò questo ultimo spazio per urlare più forte degli altri. Le proposte si giudicano con i fatti, non con le parole.

Cercherò, invece, di fare un breve bilancio di questa esperienza, di quanto è stato fatto e di quanto è naturalmente ancora da fare.

Ricordo, nel discorso di apertura dell’attuale Consiglio Comunale di 5 anni fa, la mia voce emozionata e la grande voglia di fare qualcosa per la mia città.

Pensavo, e penso ancora, che una buona azione potesse portare ad un miglioramento del nostro benessere, e che una Politica seria dovesse cercare di superare le demagogie del “son tutti uguali”.

Chi cerca di ingannarvi con questa storia compie un atto gravissimo: complica la vita ai politici onesti e la facilita a quelli che hanno secondi fini.

Pensavo, erroneamente, che il ruolo del consigliere fosse relativamente semplice, che bastasse dire cose giuste o avere il consenso dei cittadini per far valere le proprie idee. La possibilità dei cittadini di cambiare le cose è molto più grande di quello che si vuole far credere, e si realizza attraverso il dare il proprio voto alle persone serie, il proprio impegno, il proprio aiuto concreto a chi fa la cosa giusta.

Ricordo ancora la conferenza stampa di presentazione del sito web che avevo aperto come strumento di trasparenza, per raccogliere le idee dei cittadini e confrontarmi con loro senza intermediari. Non venne nessun giornalista.

Ho bene in mente i discorsi che facevo sulle nuove tecnologie ed il software libero, sulla filiera corta, sui gruppi di acquisto solidale, su una nuova economia verde basata su una giusta misura e sulle energie rinnovabili.

Oggi avere un blog per comunicare la politica è diventato uno standard, nel 2004 eravano 3 in tutta Italia. Oggi non è uno scandalo sentire ripetere ad Obama gli stessi discorsi sul risparmio energetico o sul New Green Deal che facevano urlare all’estremismo dei Verdi. La stessa visione conservatrice e poco lungimirante si scagliava contro l’agricoltura biologica o contro le proposte di tutela del nostro San Domenico, ed oggi cerca di attribuirsene impropriamente tutti gli onori.

Gli stessi che cercano di sminuire i Verdi cercando di farli vedere come un movimento capace solo di dire no, in realtà hanno rifiutato molte più proposte innovative di chiunque altro.

In Consiglio Comunale sono uno dei pochi che non ha mai alzato la voce, nemmeno nei momenti di rabbia e forte dissenso. Sapevo che le proposte costruttive di un ventiquattrenne ecologista erano dure da digerire in un ambiente sostanzialmente privo di rinnovamento.

Forlì ha bisogno, come tutte le città, di un po’ di coraggio. Di evolvere, innovarsi, anche cambiare abitudini se è necessario per la nostra salute e la nostra qualità della vita.

Qualunque sia la vostra opinione, date una mano concreta a chi ritenete abbia fatto un lavoro serio ed onesto, con la trasparenza negli obiettivi e concretezza nelle proposte.

Anche se il nostro maggio, ha fatto a meno del vostro coraggio, se la paura di guardare, vi ha fatto chinare il mento, se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento, anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti. (De Andrè)

Carlucci: stop all’anonimato in rete

Ho già parlato male delle idee di Gabriella Carlucci sul diritto d’autore e su internet, ma pare che questa volta si sia superata.
Dopo i 4 anni di prigione a chi viola il copyright , la stampa clandestina per chi tiene un blog, la censura sul web proposta da D’Alia, ora arriva anche il divieto di anonimato.

Sia chiaro, in questo caso non si tratta di perseguire chi commette reati, ma impedire qualsiasi tentativo di pubblicare i contenuti in forma anonima. Così verrebbero a sparire, ad esempio, tutte le denunce fatte dai cittadini che per qualsiasi motivo non possono rendere pubblica la loro identità (ad esempio chi ha paura di perdere il proprio lavoro, ma vuole denunciare la violazione di norme sulla sicurezza).

Internet è un mezzo che dovremmo imparare a considerare come la stampa, che protegge le proprie fonti. Gli strumenti per bloccare eventuali reati ci sono, indipendentemente dalla forma con la quale vengono inseriti negli spazi pubblici.

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.(Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo)

Veltroni si è dimesso

Le dimissioni di Veltroni sono un gesto che avrà pesanti ripercussioni. Finisce l’era della vocazione maggioritaria, del corro quasi da solo, del “ma anche“, speriamo pure quella della demolizione degli alleati. Ora però bisogna fare i conti con le divisioni interne del Partito Democratico, perché sarà dura coniugare le posizioni variopinte al suo interno senza la colla che le ha tenute insieme fino ad oggi.

Si riuscirà a trovare un altro Veltroni, o si scioglierà il PD?

Il centro-sinistra ha bisogno, per vincere, di un partito forte ma non egemone, capace di distinguersi dai suoi avversari politici e non di appiattirsi con loro sui temi più importanti, di una coalizione di forze che nelle loro rispettabili differenze sappiano ri-animare la partecipazione dei cittadini e mobilitarli per un impegno in prima persona.
I partiti unici servono solo al potere per conservare il potere, non per rappresentare le diverse opinioni dei cittadini, ed il bipartitismo non aumenta la democrazia di un paese ma la sua efficienza nel seguire i grandi interessi.

Questo evento, come quello delle scorse elezioni, segnerà un passo importante anche in tutti gli altri partiti. E’ finita, a mio parere, l’era dei raggruppamenti forzati, delle fusioni a freddo per superare sbarramenti, delle corazzate senza idee comuni. Bisognerà tornare alle idee fondanti, non per forza alla frantumazione dei partiti, ma certamente ai valori ed agli scopi che spingono le persone ad impegnarsi, perché sanno che lavorano per uno scopo e non solo per eleggere persone.

Il partito televisivo, piramidale, senza discussioni, presieduto e diretto da una unica persona che fa del suo impegno politico una missione per sfuggire alla Giustizia, l’abbiamo già.

E’ dall’altra parte.

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